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di Charles Simpson
La chiesa locale è il primo e visibile banco di prova dell’unità. E noi crediamo che qui c’è il lavoro forse più importante e concreto che può essere fatto per preparare la Sposa. L’articolo di David Tomlinson tocca questo tema più da vicino.
Tuttavia, io voglio sottolineare il fatto che il Signore sta suscitando un interesse tutto nuovo per i ministeri di Efesini 4, in modo particolare per quelli di apostolo e di profeta. Certo, molto cammino deve essere fatto per trovare la misura giusta del loro utilizzo e per comprendere meglio la specificità della loro funzione nel Corpo di Cristo, in modo particolare per quel che attiene alla loro funzione trans-locale. Però c’è qui un’area dalla quale verrà molto incremento alla costruzione della Chiesa e della sua unità su base organica e carismatica, non istituzionale e burocratica.
L’adorazione
Quanto più ci esponiamo alla luce del volto del Signore, tanto più siamo trasformati a Sua immagine. Quanto più ci uniamo a Lui, tanto più siamo “costretti” e spinti ad unirci gli uni agli altri. Io prego che anche nel nostro paese, come altrove, si sviluppi un grande movimento inter- o transdenominazionale di preghiera e di adorazione; che più chiese desiderino venire assieme per il solo scopo di adorare e celebrare il Signore assieme. Questo produrrà un cambiamento decisivo nel clima spirituale dei rapporti tra le chiese.
Il messaggio del Regno
Il governo e la giustizia di Dio nella vita di ogni credente, di ogni famiglia, di ogni chiesa locale, di tutta la Chiesa. Quando si vede che il compito della Chiesa, sotto la Signoria di Cristo, è quello di portare il Regno di Dio su questa terra, molte attività e lealtà sono abolite o radicalmente ridimensionate. Come fermarci a costruire i nostri piccoli Enti o denominazioni quando Dio ci chiama a costruire il Suo Regno?
Ma ora tutte queste cose che lo Spirito sta dicendo alla Chiesa sono in preparazione dell’unità che desideriamo ma non è ancora realizzata.
Il grande rischio è che pur ascoltando e vedendo queste cose l’orgoglio della tradizione, della denominazione, della dottrina ci frena e ci impedisce di rischiare in avanti.
L’obiettivo di Dio
Nei primi versi della Genesi, vediamo che Dio creò l’universo come un tutt’uno, e ogni volta che ne creò una parte, la guardò e disse: “È buono”. Era integrato nel resto del creato e armonizzava con il tutto.
Sin dall’inizio della creazione, l’intenzione di Dio per l’universo è sempre stata l’integrazione armoniosa del tutto. L’ordine si fonda sull’armonia. Sia che guardiamo le più piccole cellule viventi, o le supergalassie, osserviamo corpi che interagiscono e sono in rapporto fra loro. Ogni cosa ha rapporto con qualche altra. Perciò, quando osserviamo una parte del creato, la possiamo comprendere bene solo se prendiamo in considerazione il modo in cui si integra in qualcosa di più ampio, ‘ed anche il modo in cui è composta essa stessa di particelle più piccole correlate fra loro. Forse l’eresia più grande è’ la nozione che qualunque cosa, persona o struttura sociale possa raggiungere lo scopo della sua esistenza nell’isolamento.
Possiamo così capire meglio il mistero della venuta di Cristo. Dio ci fa intravedere qualcosa del Suo piano, ma esso è molto più grande dei piccoli pezzi che vediamo. Egli intende “raccogliere sotto un solo capo, in Cristo, tutte le cose, tanto quelle che sono nel cielo, quanto quelle che sono sulla terra” (Ef. 1:10). Cristo, il capo di ogni cosa, deve avere sulla terra un corpo che manifesti pienamente il carattere e la gloria di Dio, riempiendone tutto il creato. Se dunque pensiamo di poter andare avanti nei propositi di Dio e nello stesso tempo negare quell’intenzione, o concentrarci esclusivamente su un solo suo aspetto, falliremo ogni volta. Avremo stabilito la nostra rotta in contrasto con gli scopi di Dio, e la frustrazione sarà inevitabile.
La causa della disintegrazione
Ogni cosa, ogni struttura in tutto il creato deve avere in sé una forza e una stabilità tali da non cadere a pezzi quando viene integrata in strutture più ampie. Integrità non significa solo “dire la verità”: si riferisce alla solidità della struttura e alla capacità di integrarsi in qualcosa di più grande.
Oggi sembra, che le società di tutto il mondo stiano cadendo a pezzi, o per lo meno sono estremamente instabili. Ma il giusto modo di affrontare questo problema mondiale non è su scala mondiale. La nostra tendenza è di proporre soluzioni di massa. Ma la disintegrazione dipende da una mancanza di stabilità e di integrità interna nelle singole parti. Allo stesso modo, potremmo avere una bella automobile, ma un guasto ad una piccola parte la ferma. Tutto il resto funziona, ma la macchina non si muoverà finché quella parte non sia aggiustata.
Ogni struttura è composta da parti. L’individuo è una parte dell’insieme. Poi viene la famiglia, che è anche una complessità: è una, e tuttavia composta da diversi. Poi c’è la Chiesa, che in un senso ancora maggiore è una e nello stesso tempo molti. Al di là di questo, la città, la nazione, l’intero universo sociologico (per non parlare di quello fisiologico e spirituale), tutti sono uno, eppure molti, con substrutture complesse. Ed ognuna di esse ha una struttura biblicamente definibile.
Cadere a pezzi
Perciò, quando gli individui si disintegrano, crollano anche le famiglie, perché composte da individui. Oggi sempre più famiglie si spostano di città in città, lasciandosi alle spalle radici e identità. Le persone trovano sempre più la loro identità nella professione, piuttosto che nelle radici e nel carattere. C’è un numero crescente di famiglie dove marito e moglie badano soprattutto alle loro carriere e dove paternità e maternità sono state ridotte più o meno al solo fatto della procreazione. Anche i membri delle chiese cambiano continuamente.
Ci sono nella società conflitti razziali e religiosi, contrasti tra generazioni, rivalità fra i sessi e lotta di classe. Sembra che tutte le parti ignorino l’insieme per correre dietro al miraggio dell’autorealizzazione. Non c’è dunque da meravigliarsi se stiamo sperimentando una disintegrazione sociale così tremenda. La mentalità del conflitto ha contagiato il nostro mondo intero. Aggiungiamo a questo il crollo dei valori morali e una tecnologia che aumenta con una progressione geometrica, e abbiamo tutti gli ingredienti per un’autodistruzione generale attraverso la disintegrazione delle strutture.
Lavorare per l’integrazione
Il nostro atteggiamento fondamentale verso il Creatore, il creato, l’uno verso l’altro deve essere ribaltato se vogliamo salvarci. Non possiamo sopravvivere nell’isolamento, perché facciamo parte di un insieme. Dobbiamo riscoprire e riconoscere quelle strutture che Dio ha ordinate. E per ricostruire l’insieme, dobbiamo cominciare dalle parti. Purtroppo, i cristiani si indirizzano spesso verso grandiosi progetti, trascurando i dettagli. Abbiamo bisogno invece di orientarci verso il risanamento delle parti, non verso i progetti generali e la costruzione di un’immagine superficiale.
Strutture ordinate da Dio
Per prima cosa, dobbiamo riconoscere quegli aspetti del nostro mondo che sono ordinati da Dio e che servono veramente. Una delle peggiori cose che possiamo fare e cercare di mettere insieme tutti i pezzi, quando ne abbiamo alcuni estranei. Molti di noi sono frustrati perché stanno cercando di mettere insieme cose che Dio non ha mai ordinate. Abbiamo dunque bisogno di fermarci e guardare la creazione e la storia, chiedendo: “Signore, che cosa hai ordinato tu?”
Non possiamo costruire delle comunità, se prima non mettiamo a posto gli individui. Ecco perché e così importante comprendere il rapporto fra spirito, anima e corpo nell’individuo. Abbiamo bisogno di capire prima la nostra identità come individui, e qual è la vera definizione di una famiglia.
Negli ultimi cent’anni, e specialmente negli ultimi trenta, le nostre scuole hanno inculcato in molte menti delle idee nuove, non dimostrate e anzi errate sulla natura della persona e della famiglia. E poi ci chiediamo come mai la società sta cadendo a pezzi! É ancora più difficile capire perché, continuiamo a rivolgerci a queste stesse fonti di pensiero ateo che già sono fallite per interpretare la nostra situazione. Incomprensibilmente, i credenti continuano a prendere le informazioni da una fonte che nega Dio.
Realizzarsi in strutture più ampie
Ogni struttura internamente sana e stabile cercherà spontaneamente di armonizzare e correlarsi con strutture più ampie. Questo e fondamentale per la mia comprensione del creato. Nessuna struttura è autonoma, ma sa istintivamente di appartenere ad una realtà più ampia. Le persone sane, per esempio, cercano naturalmente un rapporto di famiglia (a meno che non abbiano una chiamata particolare); le famiglie sane cercano rapporti nella chiesa, le chiese con la città e le città con la nazione. Ogni chiesa, poi, cercherà rapporti con espressioni più ampie del regno di Dio. Anche le nazioni sane formeranno rapporti internazionali salutari e di reciproco beneficio. Credo fermamente che questo principio sia una legge della natura, stabilita da Dio: ogni struttura sana cerca di esprimersi e di realizzarsi al di fuori di se. Ogni vita materiale, spirituale e sociale, quando funziona bene, cerca di integrarsi in strutture più ampie.
Mancato inserimento
La mancanza di integrarsi in strutture più ampie indica una tendenza all’isolamento, e perciò rivela una condizione malsana o una disfunzione. La disintegrazione sociale è solo un sintomo del problema fondamentale, il quale si esprime in molti modi: col settarismo, con la paura, col dubbio, col senso .di colpa, con l’egoismo. Se una cellula si ribella e rifiuta la struttura fisiologica di cui fa parte; se una persona si ribella e rifiuta la famiglia di cui fa parte; o se una famiglia rigetta la comunità, il rigetto indica uno stato di malattia o di disfunzione. La reale sorgente dell’alienazione è una mancanza di salute e stabilità interna. Un esempio biologico di ciò sarebbe il cancro. Le cellule cancerogene vogliono vivere, ma rifiutano di integrarsi con altre cellule: non vogliono funzionare come parte dell’insieme. Attingono vitalità dal corpo, si moltiplicano, ma non si integrano con gli altri.
Le strutture che rifiutano di integrarsi non possono essere guarite dal semplice fatto di “stare insieme”. Se per esempio ho un mal di testa, e spiritualmente sto molto giù, non voglio stare in mezzo ad una folla, voglio stare solo. La soluzione non è di obbligarmi a stare con gli altri, né di dire: “Dai, fratello, stiamo insieme”. L’unità non può realizzarsi in questo modo, perché la coercizione non produce armonia. La persona che si isola non è semplicemente asociale: sta cercando di proteggere una condizione interiore di anormalità. Ovviamente, questa è una reazione naturale: se ti sei ferito, proteggi la ferita. Il male non è là protezione, ma la ferita o la malattia. Se qualcuno ha un problema e non vuole rivolgersi all’esterno, non si risolve il problema predicando l’unità. Potremmo così renderci conto del problema; ma predicare l’unità alla chiesa può portare frustrazione se non affrontiamo i problemi fondamentali che ci separano.
La cosiddetta “unità” che risulta da una coercizione che dura nel tempo è un’aberrazione, e appena si toglie la coercizione, ritornerà ad una struttura più naturale. Perciò so che il Marxismo non è un programma attuabile per il futuro, perché dipende dalla violenza e dalla coercizione per mantenere le sue strutture. Ogni sistema che deve continuamente ricorrere alla violenza è artificiale e non può durare. Nello stesso tempo, noi che viviamo in una società capitalistica dobbiamo ricordarci del principio dell’insieme: nessuna unità ordinata da Dio può essere derubata o manipolata a beneficio di un’altra senza incorrere in gravi conseguenze.
Elementi di una struttura sana
Credo che ci sono quattro caratteristiche delle strutture sane.
- Una struttura sana – individuo, famiglia, società, chiesa o nazione che sia – deve accogliere la rivelazione divina che ogni struttura è un prodotto della volontà di Dio. Per essere sani, dobbiamo riconoscere che Dio ci ha creati, e così ci comporteremo con ogni cosa come “al cospetto di Dio”. Una simile rivelazione deve essere realizzata personalmente da, ogni individuo: non può essere imposta. Credo fortemente nel principio della libera volontà: quando la libertà viene tolta da una qualsiasi struttura, essa contiene i semi della distruzione.
- Una struttura sana deve avere la rettitudine e l’equità come base di ogni interazione. Quando vengono meno la giustizia e l’equità all’interno di una struttura, essa cade a pezzi.
- Una struttura sana deve avere legami efficaci e funzionali tra i vari membri. Quando scoprii per la prima volta 1 Corinzi 12 e i doni dello Spirito Santo, lessi che siamo “membra l’uno dell’altro”. Credevo all’epoca che tutto ciò che leggevo nella Bibbia sulla Chiesa descrivesse quello che siamo effettivamente, anziché capire che dobbiamo diventare quello che leggiamo nella Bibbia. Una chiesa non è un corpo perché la chiamiamo così. A meno che i membri siano effettivamente connessi e legati insieme, avremo solo una massa di protoplasma religioso. Un vero corpo in salute ha membri ben definiti e legati insieme, ognuno dei quali funziona in un modo suo specifico.
- Una struttura sana ha supervisione ad ogni livello. Definirei la “supervisione” come la possibilità di ottenere la visione di colui che ci sta sopra. Ho bisogno del punto di vista di quelli che sono sopra di me per potermi adattare al quadro più ampio. E qui c’è un grande problema, perché molta gente vive tutta la vita disponendo solo del proprio punto di vista limitato. Di conseguenza, tutte le loro opere alla fine non si integrano in quello che Dio aveva in mente.
Perché una struttura sia sana, le parti che la compongono hanno bisogno di supervisione di modo che le loro opere si adattino all’insieme. Non sarebbe meraviglioso se potessimo vedere tutte le cose con gli occhi di Dio? se tutto ciò che facciamo fosse realmente intonato con ogni altra cosa che Egli fa? Purtroppo, cerchiamo sposso, di far abbassare Dio al nostro livello, di limitare il Suo potere nei confini della nostra mentalità perversa, di far scorrere la Sua gloria attraverso il nostro piccolo rubinetto. Che Dio ci conceda di elevarci in qualche modo e dire: “Signore, allarga la mia visione, fammi vedere il quadro più completo di modo che quello che faccio io si adatti a quello che fa il mio fratello, perché nessuno di noi è il tutto, ma solo una parte”.
Questo articolo fu pubblicato da New Wine Magazine, Mobile, USA, giu. 1983. Copyright 1983 by Integrity Communications. Traduzione e adattamento per gentile concessione.
Charles Simpson, già’ pastore battista, è fondatore e principale pastore della “Gulf Coast Fellowship” di Mobile, USA e presidente della “Integrity Communications”.