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Tempi di Restaurazione: Raccontaci qualcosa dell’opera di cui sei responsabile in Inghilterra e altrove, e come si è sviluppata.
Terry Virgo: Ho la mia base in una chiesa di Brighton, città di circa 300.000 abitanti, dove abito da circa dieci anni; c’è ormai un migliaio di credenti che si riuniscono ogni domenica. Prima di questo, sono stato per dieci anni in una cittadina lì vicino. Durante quegli anni, cominciavo a ricevere richieste di aiuto da parte di altre comunità che stavano lottando con le implicazioni della vita carismatica al loro interno, e anche da piccoli gruppi che volevano formare nuove chiese. Così mi sono dovuto assentare sempre di più dalla mia comunità per servire queste altre, e in breve tempo mi sono ritrovato a visitare regolarmente una ventina di chiese in un raggio di 3.040 km.
Poi mi sono trasferito a Brighton, e attualmente lavoro con 65 chiese in Inghilterra – per lo più entro un raggio di 120 km da Londra – che abbiamo suddiviso in varie “regioni”. Sono aiutato da una squadra di dieci uomini, tratti dalle chiese che servo, i quali visitano con me o per me le chiese che chiedono il nostro aiuto. Recentemente, abbiamo preso l’iniziativa di dare vita a diverse nuove comunità, invitando i nostri giovani a partecipare a progetti di evangelizzazione durante l’estate, oppure per uno o due anni, allo scopo di formare nuove chiese. Questo infatti sta diventando il nostro obiettivo principale, e stiamo pregando molto per sapere in quali città dobbiamo fondare altre nuove comunità.
Nella nostra opera ci sono pastori/dottori che servono la loro chiesa locale; e cominciamo a vedere un moltiplicarsi di evangelisti, che abbiamo incoraggiato a lavorare insieme perché i più maturi possano stimolare i più giovani. Cinque anni fa eravamo piuttosto introversi – pensavamo soprattutto alla restaurazione all’interno delle nostre chiese, al recupero di una vita di chiesa secondo il Nuovo Testamento – ma ora stiamo guardando molto di più verso l’esterno, senza comunque trascurare l’altro obiettivo.
TdR: Tu viaggi in tutto il mondo e conosci diversi uomini che Dio sta usando oggi in maniera particolare. Qual è, secondo te, la cosa più importante che Egli sta facendo nel mondo e nella chiesa ai nostri giorni?
- V.: Credo che Egli sta suscitando un nuovo desiderio di una vita di chiesa secondo il modello del Nuovo Testamento, in cui lo Spirito Santo non sia più imprigionato dalle nostre istituzioni. Non basta cercare di rendere un po’ più vivaci le cose “vecchie”, aggiungendovi magari una dimensione carismatica.
Noi dunque siamo impegnati in una lotta contro l’istituzionalismo, contro la barriera tra un “clero” professionale e i “laici”, e a favore di una chiesa che sia una comunità di amici, una famiglia, basata su un amore vero e non su culti e riunioni. Vogliamo abbattere il muro di divisione tra il “sacro” e il “secolare” ed essere il popolo di Dio, non solo negli incontri di chiesa, ma anche quando siamo a casa. Sono convinto che tutto questo ha enorme importanza per la vita della chiesa.
In questo contesto, si pone anche la questione di un recupero delle strutture neotestamentarie della chiesa, nelle quali i conduttori vengono stabiliti da Dio in conseguenza dell’ascensione di Cristo (Efesini 4): è Lui che dona apostoli, profeti, evangelisti, pastori e dottori per portare la chiesa alla sua pienezza. Credo che Dio vuole portare la chiesa al suo pieno sviluppo, ed è a questo fine che Egli sta dando di nuovo questi doni descritti in Efesini capitolo 4.
TdR: Allora, sta emergendo spontaneamente una simile tendenza in luoghi diversi?
- V.: È veramente incredibile come Dio sta dicendo le stesse cose a persone che in passato non avevano avuto il modo di incontrarsi. Quando poi entrano in contatto, scoprono che stanno portando avanti un discorso molto simile, che hanno ricevuto direttamente da Dio. Per esempio, negli ultimi due anni ho potuto conoscere il dott. Kriengsak della Thailandia, il quale, pur vivendo in una società completamente diversa – un paese buddista – sta costruendo la chiesa con una visione praticamente identica alla nostra. Ho conosciuto anche uomini in America, in Sud Africa, qui in Italia e in altre nazioni, e ho notizie di altri in Nuova Zelanda, che stanno operando in maniera molto simile. Certo, possiamo sempre imparare l’uno dall’altro – e Dio intende che lo facciamo! – tuttavia, questi uomini stanno ricevendo direttamente da Dio una visione quasi identica.
Una delle opere più notevoli è appunto quella in Thailandia. Il dott. Kriengsak è andato a completare i suoi studi universitari in Australia con una borsa di studi governativa, e là, per la prima volta, ha udito il Vangelo e si è convertito a Cristo. Durante i cinque anni vissuti in Australia, ha cominciato a pregare con grande intensità per la sua nazione, e Dio gli ha dato una chiamata a piantare chiese in ogni regione della Thailandia.
Appena rientrato in patria, egli ha fondato a Bangkok una chiesa che è già molto grande e che continua a crescere rapidamente. Il suo obiettivo è ora quello di fondarne almeno 600 entro la fine del decennio. È già arrivato a cinquanta, e conta di avviarne altre ottanta quest’anno. Tutto il suo modo di pensare è quello del Nuovo Testamento (egli vive in un paese che non è ingombrato datante organizzazioni cristiane) e ha una chiarezza e un modo di procedere neotestamentario estremamente fruttuoso, e che io ho trovato molto stimolante.
TdR: Quali sono le tue impressioni della situazione in Italia e delle nostre chiese?
- V.: La mia esperienza è molto limitata, dal momento che sono venuto in Italia solo due volte per pochi giorni. Ma quello che ho visto mi sembra molto incoraggiante. Parlando con Giovanni Traettino, mi sono reso conto che la nostra visione è molto simile, forse identica, ed è stata una benedizione per me vedere altri fratelli che vogliono lavorare insieme come squadra, onorando il dono di leadership che Dio ha dato a lui, e vedere i buoni rapporti che ci sono con uomini di altri ambienti. Tutto questo mi sembra promettere molto bene per il futuro.
Credo che è molto importante che i responsabili di squadre e di opere s’incontrino come amici, che abbiano dei rapporti non istituzionali né tantomeno di rivalità; e mi pare di aver visto già qualcosa di questo genere qui in Italia. Poi il senso della presenza di Dio, l’atmosfera di adorazione, la coraggiosa iniziativa di spandere ai quattro venti i membri della squadra apostolica, mi sembra tutto molto positivo.
TdR: Quali sono, secondo te, i bisogni più grandi oggi delle chiese evangeliche sul piano internazionale?
- V.: Sono profondamente convinto che dobbiamo riscoprire non solo l’atmosfera della chiesa del Nuovo Testamento, ma anche il fondamento posto in essa dagli apostoli. Smarriremo la strada se penseremo solo in termini di strutture, per esempio, o di un tipo di adorazione più libero o più carismatico; è vitale recuperare anche la dottrina del Nuovo Testamento.
Viviamo in un’era di filosofie esistenziali, in cui ognuno fa ciò che è giusto ai propri occhi e vive per il momento attuale. Temo che questa mentalità si sia diffusa anche nelle chiese evangeliche. Molti guardano il Vangelo in modo filosofico, come se stessimo ancora “cercando la verità”, anziché partire dal presupposto che Dio ci ha parlato nella Bibbia e che noi dobbiamo semplicemente “custodire la verità che è stata una volta per sempre tramandata ai santi”. Noi cristiani non siamo affatto alla ricerca della verità, abbiamo ricevuto la Parola che Dio ci ha rivolto. Dobbiamo sottometterci a ciò che Dio ha detto e approfondire le ricchezze del Vangelo dei Nuovo Testamento.
TdR: Stai parlando dunque di un ritorno ad una teologia basata solidamente sulla Bibbia?
- V.: Proprio così. Ora, non intendo quell’ortodossia fredda che spesso ha impedito alla gente di capire ciò che vogliamo dire, ma piuttosto una riscoperta del glorioso Vangelo neotestamentario della grazia del Signore Gesù, di ciò che noi siamo in Cristo e ciò che Dio ha fatto per noi in Lui: il dono gratuito della giustizia che non lascia spazio alla condanna e ci rende perfettamente accettevoli a Dio.
Sono convinto che molti evangelici hanno una comprensione estremamente scarsa di queste cose, perciò credo che questo sia una delle necessità più importanti. Dobbiamo anche arrivare a una posizione di fede per avere la vittoria sul peccato, anziché accettare la sconfitta come norma, e diventare molto più robusti nella nostra attesa della vittoria. L’intero clima in molte chiese è fortemente influenzato dal senso di sconfitta in cui tanti credenti vivono, e questo deve cambiare!
TdR: Secondo te, quali dovrebbero essere i principali obiettivi dei conduttori delle chiese per i prossimi dieci o venti anni?
- V.: Tra le molte cose che potrei dire, un obiettivo di prima importanza è creare delle profonde amicizie con uomini che non fanno parte dei nostro piccolo cerchio. Sono convinto che Dio vuole creare un’unità che sia spirituale e non solo ecumenica. Giungeremo alla maturità solo nella misura in cui i cristiani, e particolarmente i responsabili delle chiese, entreranno in rapporto tra loro, stringendo autentiche amicizie e aprendo il cuore gli uni agli altri, per discutere poi delle dottrine e, se necessario, cambiare.
Si sta realizzando oggi una straordinaria unità del Corpo di Cristo che non dipende né da istituzioni o organizzazioni né dal fatto di sottoscrivere le stesse affermazioni dottrinali: nella misura in cui uomini di statura apostolica, che servono diversi gruppi di chiese, realizzano tra loro una profonda amicizia, potremo vedere un’unità che abbraccerà un gran numero di credenti.
Credo che Dio vuole che questo si verifichi negli ultimi tempi su larga scala, sul piano internazionale, che Egli creerà rapporti tra squadre apostoliche che si stringeranno le mani e uniranno i cuori attraverso i continenti. Allora essi potranno parlare a nome di migliaia e migliaia di credenti uniti in un rapporto di amore. Il mondo oggi è diventato piccolo, e questo rende possibile degli sviluppi straordinari.
TdR: Stai parlando dunque di unità per evangelizzare e per costruire la chiesa?
- V.: Sì. Dio ci ha parlato due o tre anni fa, dicendo: “Voi stringerete le mani con gruppi di uomini che io sto suscitando in ogni parte del mondo”. Allora non avevamo nessun contatto di quel genere; ma da allora ho potuto conoscere uomini in diverse nazioni, compresa la vostra, con i quali ho avvertito quasi immediatamente una profonda unione di cuori che non è dipesa dagli anni di amicizia, ma è stato donato dallo Spirito Santo. Al primo incontro con Giovanni [Traettino] i nostri cuori si sono uniti, e più tardi ho potuto constatare che egli sta facendo da padre ad altri conduttori, i quali a loro volta sono seguiti dai membri delle loro chiese, come avviene per me in Inghilterra. Quando questo avviene, Dio può operare.
Ho saputo negli ultimi mesi che alcuni fratelli negli Stati Uniti che ora sono in stretto rapporto con John Wimber vanno dicendo le stesse cose. Dio ha dato loro una visione di qualcuno che tirava fuori dall’acqua una lenza, e man mano che emergeva, si videro legate ad essa molte altre lenze, così che mentre se ne tirava una, venivano fuori tutte insieme. L’interpretazione fu che, man mano che vengono stretti i rapporti tra gruppi di leaders, Dio darà loro una potenza maggiore. Così molte cose che attualmente sono solo teorie perché ci manca la potenza del libro degli Atti riceveranno un nuovo dinamismo insieme alle nuove strutture, e ci sarà un’incredibile effusione di potenza che farà il giro dei mondo, preparando la via per una chiesa secondo il Nuovo Testamento nella generazione finale in ogni parte del mondo.
TdR: Alcuni conduttori cristiani stanno parlando di completare l’evangelizzazione del mondo entro l’anno 2000. Come reagisci a questo discorso?
- V.: Secondo me, bisogna chiedersi che cosa intendiamo per “l’evangelizzazione del mondo”. So che alcuni pensano che una maggioranza degli abitanti della Terra possa convertirsi, ma io non so valutare se questo potrebbe avvenire. Certamente ci sono dei brani delle Scritture che promettono che la casa di Dio, cioè la Chiesa, sarà “la più alta di tutte le montagne” e che “tutte le nazioni affluiranno ad essa” (vedi Is. 2:2).
Io credo in una chiesa gloriosa ai tempi della fine; ma credo anche che saremo odiati da tutte le nazioni per amore di Gesù. Prevedo cioè una chiesa gloriosa che vivrà in mezzo a un mondo ostile – è questa infatti l’atmosfera del libro degli Atti – una chiesa numerosa e potente che potrà, si, soffrire il martirio ma sarà piena della gloria di Dio. Potremo benissimo vedere una trasformazione potente della situazione. Se questo avverrà in un solo decennio, cioè entro la fine del millennio, non lo so. Comunque dobbiamo impegnare le nostre energie come se lo credessimo!
A volte le persone sono aiutate psicologicamente dal fatto di guardare a una data come il 2000, e questo non è da disprezzare. Furono fatti molti progetti per la fine del secolo scorso – ci furono diverse iniziative per completare l’evangelizzazione del mondo entro il 1900 – e il risultato è stato una forte avanzata missionaria, che secondo alcuni ha preparato la strada ai grandi risvegli nel Galles e a Los Angeles che si sono diffusi poi in tutto il mondo. Sono dunque assolutamente favorevole a che preghiamo e ci adoperiamo a questo fine; ma non credo che possiamo organizzare Dio!
TdR: Ho notato nella tua risposta qualcosa di molto interessante: ho fatto una domanda sull’evangelizzazione mondiale, e tu hai risposta in termini di costruzione della Chiesa. È significativo questo?
- V.: Assolutamente! Infatti la Chiesa è l’agente e anche lo scopo dell’evangelizzazione mondiale; che deriva dalla chiesa e mira a costruire la chiesa. L’obiettivo è quello di preparare una Sposa per Cristo, e la fine dei mondo verrà, dice la Parola, quando “la Sposa si sarà preparata” (vedi Apoc. 19:7). Perciò il nostro obiettivo è una Chiesa gloriosa, una Sposa gloriosa per Gesù. Lo scopo dell’evangelizzazione è sempre quello di costruire la Chiesa!