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di Ernest Komanapalli
Non importa se sei il pastore di mille chiese o di un piccolo gruppo, nel servizio di Dio la cosa più importante è la chiamata. Voglio illustrare questo con riferimento a un brano del Vangelo di Luca, in cui leggiamo della chiamata di alcuni dei primi discepoli.
“Mentre egli stava in piedi sulla riva del lago di Gennesaret e la folla si stringeva intorno a lui per udire la parola di Dio, Gesù vide due barche ferme a riva: da esse i pescatori erano smontati e lavavano le reti. Montato su una di quelle barche, che era di Simone, lo pregò di scostarsi un poco da terra; poi, sedutosi sulla barca, insegnava alla folla. Com’ebbe terminato di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo, e gettate le reti per pescare». Simone gli rispose: «Maestro, tutta la notte ci siamo affaticati, e non abbiamo preso nulla; però, secondo la tua parola, getterò le reti». E, fatto così, presero una tal quantità di pesci, che le reti si rompevano. Allora fecero segno ai loro compagni dell’altra barca, di venire ad aiutarli. Quelli vennero e riempirono tutt’e due le barche, tanto che affondavano. Simon Pietro, veduto ciò, si gettò ai piedi di Gesù, dicendo: «Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore». Perché spavento aveva colto lui, e tutti quelli che erano con lui, per la quantità di pesci che avevano presi, e così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo, che erano soci di Simone. Allora Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini». Ed essi, tratte le barche a terra, lasciarono ogni cosa e lo seguirono” (Luca 5:1-11).
Prendendo spunto da questo brano, possiamo individuare sette passi nella chiamata di Dio nella vita di una persona. Gesù stava vicino al lago di Galilea e la gente lo “stringeva”, lo attorniava; la Bibbia parla infatti di una “folla”. Sicuramente erano migliaia: un’altra volta nella stessa zona Gesù ha dato da mangiare a cinquemila persone in una volta. Immaginate di avere migliaia di persone attorno e di non trovare uno spazio dove posare i piedi! Dunque, prima che lo spingano dentro l’acqua, Gesù, per trovare una via di scampo, cerca una barca su cui salire. Guardandosi attorno ne scorge due, una delle quali è di proprietà di Simone, e sale su quella.
L’iniziativa divina
La prima cosa da sottolineare è il contatto. È Gesù a prendere l’iniziativa nel contatto con Simon Pietro. C’è una moltitudine di persone che vuole ascoltare Gesù ed essere toccata da lui, ma Simone invece non guarda Gesù e non l’ascolta. Non gli interessa. È un pescatore vecchio e stanco. Tutta la notte ha cercato di prendere dei pesci e la mattina, stanco e frustrato, vuole andarsene a casa. Vi sconsiglio di rivolgere la parola ad un pescatore che non ha preso niente! È come un pastore che non ha avuto successo nel conquistare le anime: è frustrato e non vuole sapere nulla del ministero degli altri. Gesù dunque dice a questo pescatore frustrato: “Simone, per favore, posso servirmi della tua barca?” Simone si guarda attorno e si accorge che, se non acconsente, non sarà molto popolare, così risponde: “Va bene, puoi usare la mia barca”. E così Gesù può parlare alla folla. Non sappiamo per quanto tempo abbia parlato, mentre Simone aspetta (“Ma quando la finisci, Gesù?”). Dunque, è Gesù a prendere il primo contatto. Simone non Lo cerca, non ha nessun amore per Lui, non Lo ha scelto. È Gesù che gli viene dietro. E così è venuto a cercare anche te.
Sono sicuro che tutti quanti diremmo la stessa cosa: Non sono stato io a scegliere Gesù, ma Lui a scegliere me. Perfino mentre mi allontanavo mi ha cercato, mi ha amato quando non avevo nessun amore per Lui. Ha avuto cura di me, mi ha protetto, mi ha avvicinato sempre di più a sé. Ecco l’amore di Dio! Che Salvatore meraviglioso! Ci è venuto dietro quando non lo cercavamo. L’amore di Dio, la grazia di Dio ci insegue, così come insegue tutti i popoli della terra. Egli ci ama, semplicemente, con un amore incondizionato. Qualunque cosa sono, qualunque cosa sono stato, qualunque cosa diventerò, mi ama comunque. Si è avvicinato e mi ha detto: “Ernest, voglio salire sulla tua barca”. Così Gesù entra nella vita di Pietro.
La potenza della Parola
Poi, una volta finito di parlare e di ministrare alla gente, gli dice: “Andiamo a pescare”. Probabilmente Simone avrà risposto: “Gesù, tu sarai un grande predicatore, ma sono io il pescatore. Lo so io quando andare a pesca. Se vuoi pescare, ti porterò a fare una pesca che ricorderai per tutta la vita”. Questo ha detto, anche se con altre parole: “Maestro, tutta la notte abbiamo cercato di prendere dei pesci. Comunque, se lo dici tu, andiamo”. “Alla tua parola …”. Che cos’è successo a Simone? Ha ascoltato le parole di Gesù! “La fede viene da ciò che si ascolta, e ciò che si ascolta viene dalla parola di Cristo” (Rom. 10:17). Se riesco a credere alla predica, posso credere anche per i pesci. Alla tua parola, Gesù, andiamo a pescare!
L’India possiede delle isole situate più vicino alla Tailandia e la Birmania che non all’India stessa: per arrivarci ci vogliono due ore di aereo da Madras, oppure tre giorni di nave. Al tempo dell’Impero Britannico quelle isole venivano usate come carcere per i prigionieri politici, e ancora oggi c’è un grandissimo carcere dove sono rinchiusi migliaia di prigionieri, così che quando si parla delle isole Andaman si pensa al carcere. Anche a me Dio mi ha mandato la Sua parola, dicendo: “Va’ nelle isole Andaman”. Ed io: “Ma Signore, perché quelle isole? C’è solo il carcere!” Ma, in ubbidienza alla parola di Dio, ci siamo andati. Ora, su quelle isole vivono quattro tribù principali. Tre di esse sono abituati a quelli che vengono dalla terraferma e ci hanno accolti con amicizia. Ma una tribù è rimasta sempre ostile, non ha mai voluto avere a che fare con altra gente. Sono di bassa statura (più piccoli di me, per loro sono molto alto!). Non indossano vestiti e la loro alimentazione principale è pesce e miele: usano l’arco e le frecce per prendere pesci, che mangiano crudi, e si mettono una polvere sulla pelle per andare a cercare il miele selvatico nella foresta. Fabbricano certe frecce molto lunghe e affilate, che usano anche per uccidere qualunque straniero si avvicini. Ecco la gente che volevamo evangelizzare!
Gli ufficiali della sicurezza ci dissero di non andare oltre un determinato punto. Abbiamo eretto un megaschermo nella foresta e per cinque anni, una volta al mese, abbiamo proiettato il film della vita di Gesù, in mezzo alla foresta, senza sapere se ci fosse qualcuno a guardarlo o meno. I funzionari della sicurezza ci avvertivano: “Sappiate che la vostra vita è a rischio”. Ma la nostra squadra (io stesso sono andato una sola volta) non ha mai visto una freccia … Nel dicembre scorso, dopo cinque anni, abbiamo stabilito finalmente il primo contatto. Noi non conosciamo la loro lingua ed essi non parlano la nostra, così non avevano potuto comprendere la lingua del film. Ma sono stati toccati dalle immagini della crocifissione di Gesù, si sono avvicinati, hanno fatto degli scambi usando i solo gesti. È la prima volta che qualcuno prenda contatto con questo popolo. Abbiamo fiducia in Dio che riusciremo a penetrare nella foresta, a conoscere quella gente e imparare la loro lingua, e che il vangelo di Gesù cambierà la loro vita.
È dunque Gesù che stabilisce il contatto, e quando si ascolta la Sua voce avviene un cambiamento. Così è stato nella vita di Simone. Era stanco, ma la parola di Gesù l’ha rinvigorito, così ha detto: “Va bene, ci andrò!” Quando Gesù entra nella tua vita, c’è un cambiamento dentro e anche visibile; la gente dice: “Quello è stato con il Maestro: c’è in lui qualcosa di diverso”. Forse prendevano in giro Simone per essere andato a pesca a quell’ora. Ma non importa, alla parola di Gesù è andato. È meraviglioso vedere come Gesù viene e cambia il nostro modo di pensare, i nostri obiettivi, le aspirazioni del nostro cuore, tutto, e da allora in avanti è Lui a dirigere la nostra vita.
Infatti quando inviti Gesù a casa tua, viene come un ospite. Ma una volta entrato, diventa il Padrone e noi siamo ospiti Suoi! Siamo noi ad ubbidire a Lui, quando sale sulla nostra barca. Ricordate quei due discepoli che andavano a Emmaus e che quasi obbligarono Gesù, dicendo: “Entra in casa nostra, è tardi”? Ma una volta entrato, è stato lui a prendere il pane e spezzarlo – compito che spetta al padrone di casa – e a invitare loro a mangiarne. Gesù dunque diventa il padrone, il capo! Una volta sulla barca di Simone, gli dice: “Cala la rete qui!” Simone avrebbe potuto rispondere: “Io conosco questo mare di Galilea da cima a fondo”. Ma comunque cala la rete, ed essa si riempie di tutti i pesci più grossi che ci sono nel lago di Galilea, tanto che le rete si sta per rompere. Il contatto con Gesù ci cambia la vita!
Il terzo passo è la ricompensa: la rete si riempie, e quando cercano di tirarla su, è talmente pesante che si sta rompendo (v.6). Quando seguiamo Gesù, ci sarà sempre una ricompensa! A chi lascia genitori, fratelli, sorelle, Dio restituisce molto di più: ci dà tanti fratelli e sorelle e ci riempie di gioia. È la ricompensa di appartenere alla famiglia di Dio.
Pagare il prezzo
Ora, questi primi tre passi sono meravigliosi, ma il quarto è quello più importante e cruciale. I primi tre dipendono da questo, come anche i tre successivi. Infatti tutti noi predicatori e pastori, arriviamo ad un punto cruciale della nostra vita. Siamo stati contattati dal Signore, Egli cambia la direzione della nostra vita, ci ricompensa per averlo seguito; e tutte queste sono benedizioni. Ma il quarto passo cruciale è il costo. Chiunque segue Gesù deve essere pronto a pagare un prezzo.
Simone ebbe la rete piena di pesci; ma i pesci non erano sulla sua barca, erano ancora dentro la rete. C’è differenza tra l’avere dei pesci nella rete e sulla barca: non dovete contare i pesci nella rete ma quelli che sono già sulla barca! Simone allora dice: “Non ce la faccio da solo”; si guarda attorno e vede altri che pescano nelle stesse acque. Magari diceva: “Non li voglio! Non hanno Gesù sulla loro barca, ed io sì. Essi non hanno preso dei pesci, mentre io ne ho presi tanti. La mia barca è benedetta a motivo di Gesù; come posso invitarli ad aiutarmi?” Ma non ci sono alternative. Se non lo fa, perderà i pesci. E a questo punto Simone è stato molto saggio.
Avrebbe potuto dire: “Questa è la mia barca, è la mia rete, i miei pesci e il mio Gesù. Solo io ho Gesù sulla mia barca, per cui non ho bisogno di nessuno”. Ma il piccolo strappo che c’è nella rete si farà più grande e presto tutti i pesci scapperanno. Così chiama gli altri: “Giovanni, Andrea, venite ad aiutarmi. Ho bisogno del vostro aiuto”. Colui che ha Gesù sulla propria barca chiama gli altri dicendo: “Ho bisogno del vostro aiuto”. “Tu, hai bisogno del mio aiuto? Ma hai Gesù sulla tua barca”. “No, ho bisogno di te, fratello. Ti prego, vieni”. Così si avvicinano. “Guarda la rete: è pieno di pesci”. “Simone, non ci possiamo credere. Siamo felicissimi per te. Non abbiamo mai visto così tanti pesci in una volta. Che dobbiamo fare?” “Aiutatemi a portare a bordo questi pesci!” “Ah, nessun problema, ti daremo una mano”. E … cominciano a prendersi tutti i pesci più grossi! Sicuramente questa non succede da voi in Italia!
Il cuore di Simone salta diversi battiti … “Ho chiesto loro di aiutarmi, e mi portano via i pesci! Certo, avrei dato loro qualcosa per il loro aiuto, e invece si stanno prendendo tutto il meglio!” È così vero questo, e nel ministero farete tante volte quest’esperienza. Ma io ho imparato una cosa: “È Dio che fa crescere”. La chiesa appartiene a Gesù, il quale ha detto: “Io costruirò la mia chiesa” (Matt. 16:18). Egli sta facendo un lavoro straordinario. Sta perfezionando la chiesa, e presto vedremo il Re perché la Chiesa si sta preparando.
Così svuotano le reti e le due barche sono piene; e ce n’è abbastanza per tutt’e due. Non importa a chi si riempie la barca. Se si riempie prima la tua chiesa, sono felice … ora aiutami a riempire anche la mia!
23 anni fa sono andato nella città di Hyderabad. Avevo già una chiesa meravigliosa e un ministero consolidato, ma il Signore mi ha detto: “Va’ in quella città”. E, credetelo o meno, per un anno intero ho predicato solo a mia moglie. Ho messo cento sedie, lei si sedeva in prima fila, e per un anno intero ho predicato come se la sala fosse stata piena! Grazie a Dio, ora c’è una chiesa di più di mille membri e ne sono nate altre venticinque. Questo lo ha fatto Dio!
Un giorno è venuto da me un pastore metodista a dirmi: “Voi pentecostali siete molto arroganti, credete di avere tutte le risposte”. Gli ho risposto: “Ti prego, perdonami, fratello. Tu sei il grande ministro di Dio in questa città, ed io non ne so molto”. Non abbiamo parlato del battesimo nello Spirito Santo, abbiamo semplicemente preso un caffè. Un anno più tardi abbiamo mangiato insieme per la prima volta e mi ha detto: “Ernest, voglio che tu mi parli del battesimo nello Spirito Santo”. “Poiché me l’hai chiesto – risposi – lo farò”. Quando gliene avevo parlato un po’, mi dice: “Quando posso riceverlo?” “Se vuoi, subito”. Alzò le mani e il Signore lo colpì con lo Spirito Santo; parlò in lingue per due ore. Io non l’ho aiutato. Nella sua chiesa trecento persone sono state riempite di Spirito Santo; ogni venerdì c’è un culto di guarigione. È una chiesa metodista, ma questo non ha importanza; l’importante è l’unzione di Dio. Non costruite barriere, ma ponti! “Io ho bisogno di voi, fratelli, vi amo”: è questo l’approccio che Dio vuole. Il giudizio appartiene al Signore, non a noi.
Il quinto passo è la consolazione. I pesci dunque sono ormai dentro le barche; ma mentre gli altri riempivano la barca, a Simone succede qualcosa. È spaventato (v.9) e scoraggiato: “Quando viene il momento di prendere i pesci, guarda cosa succede: li prendono gli altri!” Allora Gesù lo consola: “Non temere!”.
Anche ai pastori viene la paura: “Che cosa accadrà, che ne sarà del mio futuro, della mia famiglia?” Gesù risponde: “Non temere!” È ancora sulla tua barca, è sempre sulla tua barca, e può riempirla cento volte. Non ti scoraggiare! Tutti noi, talvolta, siamo scoraggiati e pieni di timore per la nostra vita, il nostro ministero. Ma Gesù viene e ci consola, ci mette un braccio attorno alle spalle e ci dice: “Va bene!”. Nella famiglia di Dio abbiamo bisogno di padri, capaci di mettere la mano sulla spalla dei pastori più giovane e di dire: “Va bene, non ti preoccupare, ce la farai. Dio ti ama e verrà da te”.
Impegno
Il sesto passo è nel versetto 11: “Lasciarono ogni cosa e lo seguirono”. Quando ebbero portate le barche a terra, lasciarono tutto. “Ma sei matto, Simone?” “No, non sono matto. Ho preso un impegno”. Tutti noi prendiamo continuamente degli impegni. Nel matrimonio, la moglie si prende un impegno nei confronti del marito e viceversa. Ci assumiamo impegni con i figli, con la famiglia, con la chiesa. Un pastore è “sposato” con la sua chiesa: questo lo ripeto spesso (e ogni tanto mia moglie mi dice: “Va bene, prendi il tuo letto e mettilo nella chiesa!”).
Il nostro impegno è ad amare e seguire Gesù, non importa che cosa accada. Un giovane uomo d’affari ha ascoltato il vangelo e ha accettato Gesù. La sua famiglia l’ha cacciato fuori. È venuto via con tre bambini; nessuno gli voleva affittare una casa ed è finito vivendo in una capanna. Qualcuno l’ha invitato a mangiare e ha cercato di ucciderlo con il veleno: il giorno dopo è venuto per vedere il morto, ma l’ho trovato vivo e in ottima salute, e così, vedendo ciò che aveva fatto Gesù, Lo ha accettato anche lui. La figlia maggiore di quel convertito si ammalò e morì; nessuno venne a consolarlo, anzi lo rimproverarono. Ma quella famiglia aveva preso un impegno a seguire Gesù, e lo ha seguito. Oltre ad fondare cinquanta chiese, hanno educato otto figli che seguono il Signore. Sei di loro sono ministri a tempo pieno e gli altri due a tempo parziale.
Quell’uomo era mio padre. Ha ascoltato un missionario che gli predicava il vangelo, ha preso un impegno e il Signore sta benedicendo la sua opera.
L’ultimo passo è: la comunione. Perché lasciarono tutto a seguire Gesù? I pesci erano stati una benedizione per un giorno, ma seguire Gesù vuol dire benedizioni tutti i giorni. Amici, predichiamo la parola di Dio, comunichiamo quello che lo Spirito Santo ci sta dicendo; ma abbiamo anche bisogno di un tempo di comunione con Gesù. Io devo avere comunione con Gesù, altrimenti tutto il resto è vano. Questa è la cosa più importante della vita. Io voglio dirGli quanto Lo amo! “Sei prezioso per me, Gesù, sei il più bello tra diecimila”. Amen!