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di Ian Galloway
Una riflessione sul pastore Lawrence Khong e la Faith Community Baptist Church di Singapore.
Visione e strategia
Non basta avere una visione, per quanto sia chiara! Amiamo la visione: la predichiamo, la preghiamo e la profetizziamo. Ma la chiesa ha bisogno non solo di visione, ma anche di una strategia per tradurla in atto. La strategia serve per incanalare le attività e le energie verso la realizzazione della visione e per eliminare quelle cose che sono nel migliore dei casi marginali e nel peggiore, controproducenti.
Gesù, quando manda fuori i Dodici, dà un classico esempio di una visione abbinata a una strategia coerente e fattibile. La visione che lo motiva è la vista della folla appesantita e indifesa e di tutti i suoi bisogni. Allora prega Dio di mandare operai a portare loro la buona notizia del Regno (Matt. 9:35-38). La strategia, poi, traduce in atto i vari elementi di questa visione del “Regno che va incontro alla gente”, perché esso sia non solo annunciato ma anche dimostrato. Il risultato è che il popolo viene toccato in modo concreto (Matt. 10:1-13).
La strategia racchiudeva più elementi: il popolo al quale era indirizzato il messaggio, il messaggio stesso, i mezzi per dimostrare concretamente il messaggio, le finanze e indicazioni per il modo di incontrare la gente del posto e allo stesso tempo trovare alloggio. I vari componenti della strategia cooperano potentemente insieme e mirano alla realizzazione della visione. Per implementare la strategia è richiesto, e viene dato, un alto livello di ubbidienza.
La nostra esperienza di chiesa locale è che abbiamo investito moltissimo in termini di insegnamento, direzione e preghiera nella visione e nei valori, che si sono consolidati nel tempo. Li riceviamo e li amiamo così come sono stati dati dagli apostoli e dai profeti. Siamo una chiesa “New Frontiers”. Non si mettono in discussione i valori in “New Frontiers”!
La nostra strategia, invece, è rimasta piuttosto indefinita e soggetta a cambiamenti. La visione e i valori sono coerenti e complementari tra loro: funzionano nella stessa direzione. Ma spesso non siamo stati così rigorosi riguardo alla strategia.
La chiesa a cellule è una strategia coerente, della quale tutte le parti sono definite e collocate per funzionare insieme e farci progredire in modo sistematico verso la realizzazione della visione, e che nello stesso tempo assicura che non viene compromesso nessuno dei nostri valori biblici. La strategia della chiesa a cellule ha un valore apostolico e profetico. Al pari della visione, l’abbiamo ricevuta come derivante da Dio stesso, e non dagli uomini. Sempre più numerosi, uomini di statura apostolica stanno battendo questa strada, consolidandone i principi-chiave e condividendone le vittorie.
La nostra chiesa è debitrice verso la visione, l’insegnamento e la pratica di Lawrence Khong e della Faith Community Baptist Church (FCBC) di Singapore, chiesa che è cresciuta dai 600 membri iniziali ai quasi 10.000 attuali. Quando vado a visitarla – e ci sono andato già due volte – mi ispira e mi conforta in maniera straordinaria. Mi ispira perché è una grande chiesa con tante attività: i collaboratori a tempo pieno sono più di 300 (più numerosi di tutti i membri di tante nostre chiese!), e la gente accoglie il Vangelo e si converte al cristianesimo. Mi conforta perché la vita dietro le quinte è del tutto normale. Le cellule, i responsabili di cellula e i pastori sono “come noi”. Subiscono pressioni, hanno un lavoro che porta via tanto tempo, una famiglia e anche quella persona “difficile” nella cellula! Ci sono le stesse nostre lotte per far crescere la chiesa e per comportarsi in modo degno di Gesù.
Una strategia coerente
Dato che la chiesa a cellule è una strategia coerente, è saggio non cercare di adattarla, soprattutto nella fase iniziale. Il commento di Simon Pettit a Stoneleigh ’97 ci colpisce ancora: “Non mi è piaciuto il concetto della chiesa a cellule”, egli disse con la solita disinvoltura. “Il motivo è che non ci avevo pensato io!”
Abbiamo sempre questo strano bisogno di reinventare la ruota. Una chiave per mettere in pratica la cellula è semplicemente di andare fino in fondo. Il miglior modo di riuscire è di adottare un modello già stabilito e collaudato nel fuoco della vita. Noi abbiamo adottato con successo il modello della FCBC. Alcuni dubitano che un tale modello possa essere trasferito dall’Oriente all’Occidente. È una cosa curiosa, ma da quel che ci viene riferito, la chiesa a cellule si adatta bene a qualsiasi tipo di cultura.
Quando la FCBC intraprese la strada delle cellule, c’erano delle opposizioni. “Questa idea viene dall’Occidente”, dissero alcuni. “Noi cinesi siamo molto riservati. Non è possibile riprodursi nello spazio di due anni. Non saremmo nemmeno capaci di stringere i rapporti entro quel tempo!”. Naturalmente, in Occidente si sente spesso dire: “Questo è un concetto che viene dall’Oriente: a loro piace essere messi in riga. Non è possibile per noi inglesi stare sempre agli ordini. Lo Spirito Santo non fa così!”
La chiesa a cellule è interculturale sì, ma è anche una sfida a ogni singola cultura. Tocca argomenti delicati che forse abbiamo evitati. Un simile modello deve essere pienamente integrato nella vostra filosofia del ministero e permeato dal vostro sapore, dal vostro stile e dal vostro cuore. E deve essere messo in pratica con vera fede: non si può semplicemente imitare. Però c’è una differenza significativa tra “assorbire” e “adattare”. Attenzione agli adattamenti! Si potrebbe inavvertitamente compromettere un elemento chiave.
Per esempio, la supervisione e il sostegno ravvicinato dei responsabili delle cellule è fondamentale. Ciò significa un contatto e un interscambio settimanale. Incontrarsi una volta al mese o ogni mese e mezzo non è sufficiente. Per imparare a giocare bene a tennis, ci vuole molta pratica e anche un bravo allenatore. Non abbiate paura di avvalervi dell’uno e dell’altro.
Quali sono allora i principi-base di questo modello della “chiesa a cellule”? Non si tratta di una nuova teologia, né di un cambiamento di valori, ma richiede soprattutto un cambiamento di mentalità. Dobbiamo riflettere più approfonditamente sul modo di realizzare le cose in cui crediamo.
PREREQUISITI ESSENZIALI
- Un impegno verso una chiara visione e una strategia per crescere
La nostra visione non è solo per una chiesa di elevata qualità, né solo per una chiesa che cresce. Va molto più in là! La nostra visione è di conquistare la nostra nazione a Cristo. È per una chiesa in ogni città e a portata di mano da ogni paesino. La nostra visione è di mandare gente a stabilire delle chiese in Europa e oltre. È di cambiare la faccia del cristianesimo in tutto il mondo. È per un risveglio. Una visione che va oltre il vostro ministero, oltre la vostra chiesa e il vostro ambiente è un elemento indispensabile!
Senza lo stimolo di una tale visione, non troverete la motivazione per pagare l’elevato costo necessario per fare la transizione alla strategia della chiesa a cellule. Inoltre, come già accennato, la visione da sola non basta. Sia la leadership, sia i membri della chiesa devono essere pienamente convinti che questa strategia è stata data da Dio per il lungo termine. Non è una “soluzione rapida”, anzi sarà fonte di ulteriori pressioni e di una mole di lavoro maggiore rispetto ad altre strategie per la chiesa. Nella chiesa a cellule non ci sono nascondigli. Tante cose diventano trasparenti, tangibili e quantificabili.
Probabilmente il periodo di transizione durerà almeno quattro anni, prima di vedere le cose consolidate e funzionanti. Questo fatto crea parecchi problemi. È sempre in agguato la tentazione di tornare ai vecchi sistemi per risolvere le difficoltà, con il conseguente compromesso o indebolimento della nuova strategia emergente. Ci potrebbero essere delle strutture parallele da mantenere in qualche modo, senza cadere nello scoraggiamento. Ci vuole tempo per formare bene i nuovi responsabili, i quali hanno bisogno di fare esperienza per imparare a tradurre in pratica le cose imparate, ma anche di supervisione per assicurare che le esperienze che fanno siano costruttivi! Una visione chiara e una strategia chiara sono indispensabili per superare questo tipo di ostacolo e di sfida.
- Fiducia nella persona e nell’opera dello Spirito Santo
La visitazione dello Spirito Santo fa di noi quello che siamo. La chiesa è la dimora di Dio, e senza di Lui non c’è chiesa. Una chiesa a cellule senza Dio è una tragedia! La chiesa a cellula è un otre, progettata per crescere, allargarsi e contenere in modo appropriato il vino dello Spirito. Molti sembrano contrapporre la struttura e lo Spirito: “Abbiamo bisogno che lo Spirito si muova di più qui, di più libertà, più spontaneità. Ecco dov’è Dio.” Altri controbattono: “Ci vuole più struttura qui, dobbiamo organizzarci meglio, definire meglio le cose”. Sono invece vere entrambe le cose, e sono vere insieme. Abbiamo bisogno della potente presenza di Dio e della dimostrazione dello Spirito Santo. Abbiamo anche bisogno di maggiore coerenza e strategia nelle strutture. Il vino nuovo richiede veramente un otre nuovo. Senza la struttura nuova, sia il vino che l’otre si guasteranno. Ma un otre vuoto è un assurdità!
- Un leader unto da Dio
Tutte le volte che Dio agisce, Egli sceglie un conduttore al quale fa delle promesse da trasmettere poi al popolo. Non si può diventare una chiesa a cellule se non esistono dei capi pieni di fede e sicuri di essere unti e chiamati da Dio.
La strategia delle cellule è una struttura che rapidamente equipaggia, fa emergere e mobilita altri leaders. Questo è uno dei suoi punti forti. Comunque la nostra esperienza ci ha dimostrato più che mai il bisogno di una guida forte ed efficace, soprattutto da parte dell’anziano responsabile. Poiché c’è una maggiore mobilitazione, occorre una maggiore direttiva.
I PRINCIPI FONDAMENTALI
- La cellula è la chiesa
Come Lawrence ama sottolineare: “Come la differenza tra cielo e terra, tra oriente e occidente, è la differenza tra una chiesa che ha delle cellule e una chiesa a cellule!” Questo è fondamentale. Tante chiese hanno delle cellule come un elemento della loro vita di chiesa, che funzionano a fianco di altri progetti e altri ministeri. Invece la vera chiesa a cellule fa della cellula la chiesa. Ciò significa molte cose:
- La cellula diventa la porta aperta della chiesa: per far parte della chiesa, bisogna far parte della cellula. Il capo-cellula promuove e verifica quella “unione di cuore” con la chiesa che è l’essenza dell’appartenenza ad essa. Il nuovo membro è convertito? Sta approfondendo i rapporti con gli altri? La visione, la strategia e i valori della chiesa stanno diventando i suoi? Ha fiducia nella leadership che Dio ha donato alla chiesa? Sta investendo il suo tempo, i soldi e i talenti nella chiesa? Per poter adempiere questo incarico così vitale, i capi-cellula devono essere formati, sostenuti nella fede e sorvegliati. La porta di ingresso della chiesa rimane sempre una porta relazionale, “a faccia a faccia”, così non c’è limite al numero delle persone che possono essere aggiunte.
- Nulla deve fare concorrenza alla cellula. Tutte le risorse e i ministeri della chiesa funzionano a sostegno delle cellule. Niente deve deviare le persone dalle cellule. Altre forme di servizio non devono soppiantare le cellule, richiedendo troppo tempo o troppa energia.
- Tutte le funzioni della chiesa sono integrati nella cellula. Preghiamo, adoriamo, riceviamo i doni dello Spirito Santo, veniamo istruiti, cresciamo nella santità, evangelizziamo, facciamo amicizia, serviamo la società, evangelizziamo le nazioni! La cellula racchiude tutte queste molteplici sfaccettature. Ci assicura una crescita completa, non parziale, nel discepolato, in tutta l’ampiezza e la larghezza di quello che Dio ci propone.
- La cellula si moltiplica attraverso l’evangelizzazione
Una cellula dovrebbe riprodursi entro i due anni, altrimenti è in pericolo di ristagno e di sconfitta. Mentre all’inizio le cellule si moltiplicano per assimilazione piuttosto che per evangelizzazione, l’obiettivo finale di ogni cellula è quello di raggiungere le anime perdute. Quindi ogni cellula rimane sempre un gruppo aperto. L’enfasi è che i membri devono guardare verso l’esterno ed essere amichevoli, accoglienti ed evangelistici nella vita quotidiana, non solo in momenti speciali. Gli ospiti sono persone da accogliere per fare amicizia, inserire, salvare e aggiungere alla cellula: il fatto di sentirsi parte del gruppo precede la salvezza. La vita della cellula è progettata per promuovere continuamente entrambi questi aspetti. Fare esperienza di Gesù insieme nella cellula è fondamentale, ma l’obiettivo che emerge dalla visione deve essere la moltiplicazione attraverso l’evangelizzazione.
Nel promuovere e proteggere questa transizione alla priorità dell’evangelizzazione, il ruolo della leadership è fondamentale.
- Occorre una supervisione ravvicinata
La chiesa a cellule non è una libera aggregazione di piccoli gruppi. Piuttosto, esse devono essere l’espressione coordinata di un’unica visione. È vitale che nel guidare la cellula, i capi-cellula promuovano quella visione, anziché servirsi della cellula per promuovere i propri progetti indipendenti. Tuttavia, i capi-cellula devono essere uomini e donne con una propria fede e creatività. Limitarsi a seguire le istruzioni produce una struttura priva di vita e senza Dio.
La chiave per evitare questo duplice pericolo sta nella supervisione ravvicinata, nella formazione e nel sostegno personale. In questo modo i potenziali capi possono essere identificati e introdotti nella guida della chiesa anche quando sono ancora molto giovani spiritualmente, senza però compromettere la qualità e l’efficacia della chiesa.
Questa supervisione ravvicinata è una questione di struttura, di tempo e di risorse. I capi-cellula rendono conto ai capi-zona (che sorvegliano due o tre cellule ciascuno), i quali a loro volta rendono conto ai pastori a tempo pieno (che sorvegliano da dieci a trenta cellule ciascuno). Questa struttura assicura la dimensione personale, faccia a faccia e cuore a cuore, ad ogni livello.
È però difficile realizzare la struttura completa sin dall’inizio. Chiaramente ci vogliono dei capi-zona che hanno già esperienza come capi-cellula, quindi capaci di comunicare ai nuovi leaders un modello della vita di cellula basata sull’esperienza pratica. Perciò all’inizio non ce ne saranno, perché devono ancora fare una buona esperienza come semplici capi-cellula, e questa mancanza può comportare pressioni. È dunque essenziale incontrarsi spesso, specialmente all’inizio.
- La chiesa è più della cellula
La strategia della chiesa a cellule non vuol dire rinunciare ai programmi e ai dipartimenti, né che esista solo un insieme di cellule. La FCBC sottolinea tre “pilastri” della chiesa a cellule:
- la struttura a cellule, che racchiude ed esprime la vita della chiesa;
- la formazione dei leaders, senza la quale la struttura delle cellule sarebbe insostenibile;
- e poi, il ministero ai poveri e il servizio alla società. “Touch Community Services” (Servizi per toccare la società o il quartiere) attualmente sponsorizza e coordina più di quaranta progetti nel Singapore e ha costruito un rapporto di grande favore con il governo e il popolo, dando allo stesso tempo una dimostrazione dell’amore di Dio senza condizioni.
L’integrazione efficace di questi tre elementi è un’arma potente. La FCBC ha ministeri e dipartimenti per bambini, giovani e studenti, per la vita matrimoniale e la famiglia e perfino un dipartimento di informatica gestito da sette persone a tempo pieno! Ma tutti sono organizzati in modo da sostenere le cellule.
Le cellule hanno bisogno anche di una leadership efficace che offra un esempio concreto di una vita di adorazione, nella Parola e nelle opere, comunicando istruzione, visione profetica e unità di intenti. Questo poi dà una carica e una motivazione fresca al culto domenicale, che deve essere ricolmo di visione, di verità e della presenza dinamica di Dio.
UNA MENTALITÀ RINNOVATA
- Tutto è rapporto
Tutto ciò che facciamo come chiesa può essere comunicato, motivato e organizzato in un contesto a tu per tu. Tutti possono essere ben collegati gli uni agli per amarci veramente. Questo ha poi un impatto evangelistico. La gente prende le decisioni sulla base dei rapporti, molto più di quanto ce ne rendiamo conto. “Io credo – dice la persona convertita. – Ora ditemi che cosa credere!” “Andate e fate discepoli di tutti i popoli”, disse Gesù, “battezzandoli … e insegnando loro ad osservare tutte le cose che io vi ho comandato” (Matt. 28:19-20 NDiod). “Insegnare ad osservare” viene dopo …
- Si impara attraverso le esperienze vissute nelle cellule
Spesso abbiamo insegnato la Verità come concetto: gli esperti chiamano questo “apprendimento cognitivo”. Si riempiono libri e manuali di materiale, ma nel concreto non cambia molto. Insegnare ai credenti ad ubbidire è invece un apprendimento effettivo. Cerchiamo di comunicare la verità in modo da arrivare al cuore dell’uditore e produrre “l’ubbidienza della fede”. Per raggiungere questo scopo, l’apprendimento deve comprendere la condivisione della vita, l’esperienza della verità, non solo una descrizione di essa. Nella cellula, l’insegnamento dato la domenica viene ripreso allo scopo di renderlo efficace, attraverso il dialogo e la condivisione onesta delle proprie esperienze: l’enfasi è posta sempre sull’applicazione pratica.
- Tutti vengono mobilitati
Questo è un aspetto importante della vita di cellula: tutti fanno tutto, e lo facciamo tutti insieme! Se vogliamo invitare gente da fuori a un incontro speciale, tutti danno gli inviti. Se preghiamo, pregano tutti. Le decisioni della leadership si moltiplicano, attraversando tutta la chiesa. È potente, efficace e molto appagante.
- Tutti possono diventare leaders
Se qualcuno ha del potenziale, verrà individuato, provato, formato e collocato. La vita di cellula ha sempre bisogno di nuovi leaders. Poiché c’è una supervisione ravvicinata, il sistema non dipende da persone altamente dotate: una cellula crescerà sulla base dell’ospitalità, del calore e della fedeltà, cose alla portata di molti. I capi devono essere provati fino in fondo; non ci sono né scorciatoie né favoritismi. Gli anziani fanno le loro valutazioni in base a criteri concreti.
- La cellula funziona come un corpo per evangelizzare
C’è stata in passato la tendenza a sottolineare l’individuo come agente di evangelizzazione. Ma in effetti, l’evangelizzazione più efficace è quella fatta in gruppo. Se qualcuno della cellula ha degli amici interessati, tutti fanno amicizia con loro. La persona nuova diventa “nostra”, e viene coinvolta in una piccola comunità che funziona in modo unito. Già di per sé questo dà valore al messaggio. D’altronde, è molto più divertente pescare in compagnia da una barca che tutto da solo sulla riva …
- La struttura richiede e nutre la fede
Una cellula che non cresce, muore. La chiesa è progettata in modo tale che se non funziona per fede, non funziona affatto. Non è possibile nascondersi dietro l’ennesima riorganizzazione e la “nuova” motivazione di una “nuova” strategia. Ci vuole fede! Le preghiere disperate vengono incoraggiate e si è più consapevoli della dipendenza sul “Dio che fa crescere”. Il messaggio della fede deve essere vissuto. Ecco il bello!
In conclusione
Si potrebbe aggiungere – come è stato già fatto altrove – molto di più; in particolare sull’evangelizzazione, sul posto dei ministeri specializzati, sul ruolo della leadership e sulle pressioni del periodo di transizione. Comunque non c’è dubbio che questa strategia apostolica, con la priorità che dà all’evangelizzazione e il pensiero rigoroso che richiede, sta rivoluzionando la nostra vita.
Ian Galloway è l’anziano responsabile della Newcastle City Church in Inghilterra.
Tradotto da New Frontiers Magazine, estate 1999, per gentile concessione.