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di Emilio Ursomando
Che cos’è una chiesa profetica?
Le parole di Gesù: “Come vedo, opero … come odo, giudico” (Giov. 5:19,30) e: “Perché state a guardare verso il cielo?” (Atti 1:11), risolvono un possibile equivoco: la chiesa “profetica” non è una chiesa “mistica”, tutta sogni e visioni. Gesù viveva di rivelazioni continue, ma che trasformava immediatamente in servizio e lavoro.
Nemmeno si può definire “profetica” una chiesa solo perché vi si esercita il dono di profezia. La chiesa profetica è molto di più, è una chiesa che “incarna” il rhema di Dio, che conosce le opere che Dio vuole fare in quel tempo e le compie.
“Per tutto c’è il suo tempo” – scrive l’Ecclesiaste – “un tempo per amare e un tempo per odiare, un tempo per costruire e un tempo per demolire, un tempo per ridere e un tempo per piangere”.
È la descrizione di una vita “profetica”. Gesù era pastore, evangelista, intercessore, operatore di miracoli, Signore e servo; ma non svolgeva questi ministeri “a caso”. A volte evangelizzava, altre volte pasturava, a volte serviva, altre volte ordinava. Si muoveva secondo il rhema (la rivelazione) di Dio.
La stessa cosa possiamo vedere nel ministero di Paolo: a volte viaggiava, a volte si fermava, secondo il rhema di Dio. E, nella lettera ai Corinzi, ci lancia un avvertimento e un principio per non lavorare a vuoto: “Ogni cosa è lecita, ma non ogni cosa edifica” (1° Cor. 10:23).
La chiesa profetica discerne, tra le tante cose lecite e importanti, qual è l’opera di Dio. Cioè, è una chiesa “dipendente” dal Signore, così come Gesù dipendeva dal Padre: “Cerco non la mia propria volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato” (Giov. 5:30).
Non corre, aspetta. Non “progetta”, cerca la volontà del Signore. Non confida nell’attivismo ma nella strategia dello Spirito Santo (Is. 30:15-18). Ma una volta che Dio ha parlato, agisce! Non ha bisogno di altre sicurezze. Di Abramo, “tipo” di chiesa profetica, è scritto che “partì senza sapere dove andava” (Ebr. 11:8). Dio vuole che ubbidiamo prontamente, non che ragioniamo sui suoi ordini.
“Voi dite che mancano ancora quattro mesi … Guardate invece le campagne come sono già bianche da mietere” (Giov. 4:35). Nota bene: non esiste “la chiesa” e “la chiesa profetica”. La chiesa è, per sua natura, “profetica”. “Mossa” dallo Spirito, “vive” dello Spirito, “opera” per lo Spirito.
In movimento
La Chiesa, come Corpo di Cristo, deve vivere come Cristo. Come allora ha vissuto Gesù? L’apostolo Pietro ci fa una sintesi della vita del Signore: “ … vale a dire, la storia di Gesù di Nazareth … è andato attorno …” (Atti 10:38 Riv). La caratteristica di Gesù era questo continuo essere in movimento tra la gente.
Tranne alcune eccezioni, la chiesa sembra essere invece diventata un centro di assistenza permanente. Un’ora a pescare, un anno a lustrare (spesso a imbalsamare) quel poco pesce che abbiamo pescato.
Il ministero residente ha preso il sopravvento su quello itinerante. Cristo era in continuo movimento, e prima di tornare al Padre si è preoccupato di ricordare questa priorità ai suoi apostoli: “Andate dunque!” (Mt. 28:19).
Questo non significa che non bisogna fare cura pastorale, ma che non bisogna farne troppa. Iper-proteggere, iper-curare, iper-istruire le nostre “pecore” le rende disadattate, nevrotiche, complesse (orgogliose o “intellettualoidi”), insicure, pastore-dipendenti.
“Ho ancora molte cose da dirvi; ma non sono per ora alla vostra portata” (Giov. 16:12). Gesù sapeva quanto cibo potevano digerire i suoi senza diventare grassi e insicuri.
Come fare il latte, come figliare agnelli … Nessun pastore insegna queste cose al proprio gregge. Sono processi naturali che, se l’animale è sano, avvengono spontaneamente. Il pastore che volesse prima insegnare alle pecore come fare queste cose, rischierebbe di ritardare, se non di bloccare, latte e parto.
Non dobbiamo sostituirci allo Spirito. Un credente salvato può già aiutare un altro a salvarsi. Spesso i nostri credenti escono con lo stress di una serie di versetti e metodi da ricordare, più che con la riposante consapevolezza che lo Spirito viene con noi e ci guiderà secondo le diverse necessità.
Il compito del pastore non è solo quello di guidare il gregge che ha, ma anche di “raccogliere altre pecore”. Lo dice Gesù in Giovanni 10, dove spiega le sue responsabilità di Buon Pastore (v.16).
Il pastore protegge e serve le pecore mentre figliano e producono latte. Le pecore sterili, quelle che non producono né agnelli né latte, di solito i pastori le macellano. Naturalmente non parliamo di uccidere qualcuno, ma che il ministero pastorale è finalizzato alla salute, ma anche alla riproduzione delle pecore. Il tralcio non esiste solo per essere curato e riscaldarsi al sole; deve portare frutto, ha detto Gesù, altrimenti viene tagliato (Giov. 15:1-2). Il tralcio egoista non deve essere curato, e così la pecora sterile.
“Nessuno di noi infatti vive per sé stesso” (Rom. 14:7). “Quelli che sono piantati nella casa dell’Eterno … porteranno ancora frutto nella vecchiaia …” (Sal. 92:14).
Far conoscere il Padre
Gesù è venuto a far conoscere il Padre. Come ha fatto? “Andando attorno”. Noi dobbiamo continuare questo lavoro. Come? Andando attorno. Una chiesa “profetica” va attorno.
Non basta pregare! “Come crederanno … se non c’è chi lo annunzi?” (Rom. 10:14). “Nessuno accende una lampada e poi la copre con un vaso, o la mette sotto il letto; anzi la mette sul candeliere, perché chi entra veda la luce” (Lc. 8:16).
Dobbiamo andare! Come guariranno i malati se non tocchiamo il loro corpo? Come usciranno i demoni se non li sgridiamo?
Gesù moltiplicò i pani e i pesci, poi i discepoli presero a distribuirli alla folla, cominciando dalla prima fila. Ma cosa avrebbero detto gli altri, se, invece di sfamare la seconda, avessero servito una seconda porzione alla prima? Avrebbero protestato e gridato: “Noi non abbiamo mangiato!” “Nessuno – afferma l’evangelista Oswald Smith – deve essere nutrito una seconda volta, finché c’è qualcuno che non ha mai ricevuto il pane di Dio”.
La storia di Gesù è: “è andato attorno”. Come descriveranno la nostra? “È andato in chiesa cinque volte la settimana”. Ma quando mostreremo la lampada così? La parabola del buon samaritano deve farci riflettere. Il sacerdote e il levita proseguirono per la loro strada, il samaritano si fermò accanto al ferito. “Ma lui non aveva impegni urgenti, non aveva l’incontro alle 19 in comunità”. Se i nostri incontri ci fanno passare insensibili in mezzo al dolore del mondo, dobbiamo domandarci se è proprio lo Spirito di colui che è “andato attorno a fare del bene” che incontriamo ogni sera!
Motivazioni pure
“Se nel mio cuore avessi avuto di mira l’iniquità [la gloria personale], il Signore non m’avrebbe ascoltato” (Sal. 66:18 Riv.)
Andare, non per una “nostra” grande chiesa, ma per la gloria di Dio!
Molte evangelizzazioni non portano frutto a causa di motivazioni impure che Dio vede nel nostro cuore. “Quando avete digiunato … avete forse digiunate proprio per me?” (Zacc. 7:5). Perfino i nostri digiuni possono essere sterili, se la motivazione non è la gloria di Dio.
Tutto, nella vita di Gesù, era finalizzato alla gloria del Padre. Mentre compiva miracoli, “il Padre in me fa le opere sue”; mentre incantava con il suo amore, “io sto mostrando il Padre”. Nella sua preghiera: “ … sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà …”. Nella formazione dei discepoli: “… in questo è glorificato il Padre”. Tutto per la manifestazione e la glorificazione nel mondo del Padre!
“Io sono venuto a far conoscere il Padre”; non a farmi un nome nella storia. “Sarà il Padre a darmi gloria, non l’uomo”. Questo era nel cuore di Gesù, e deve essere anche nel nostro.
La crescita, il discepolato, la benedizione, l’unzione, tutto deve essere finalizzato al lavoro (“Andate!”), e tutto il nostro lavoro deve essere finalizzato alla gloria “del Padre”.
Se cerchi l’unzione per te stesso, per diventare più grande, non la troverai: “ … per questo mi ha unto, per evangelizzare … liberare … guarire” (Lc. 4:18). L’unzione è per i “servi”, per chi “fatica”.
- “Il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo” (Lc. 9:58)
- “Digiunò quaranta giorni” (Mt. 4:2)
- “Gesù andò sul monte a pregare, e passò la notte pregando Dio” (Lc. 6:12)
Ci aspetteremmo di trovare una persona distrutta, esausta. Ascoltiamo invece le sue parole:
- “Venite a me … e io vi darò riposo” (Mt. 11:28).
- “Io sono il pane della vita” (Giov. 6:35).
Era l’unzione, l’unzione che scendeva sul servo di Dio.
L’unzione
Fino ai trent’anni, Gesù visse una vita devota ma senza alcuna manifestazione potente (impariamo, mentre aspettiamo l’unzione, ad essere corretti nella nostra vita “naturale”!). Poi venne l’unzione, e fu questa a trasformare Gesù. Lasciatemi dire, a questo punto, che ci sono quattro tipi di unzione.
- L’unzione per se stessi. “ … Ti ha unto con olio di letizia” (Ebr. 1:9). I cristiani abbattuti e depressi non possono portare gioia a nessuno. Devono prima ricevere l’unzione per se stessi! “Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto grazia su grazia” (Giov. 1:16). Possiamo dare solo ciò che abbiamo.
Credo però utile una precisazione per evitare frustrazioni: l’unzione non viene dallo “sforzarsi” né dal tentativo di “cambiarsi”, ma dal “riposare” sul petto del Signore, dalla “contemplazione” del suo volto (Sal. 68:13, 2° Cor. 3:18). - L’unzione per il mondo. “Ordinò loro di non allontanarsi da Gerusalemme … «Ma riceverete potenza quando lo Spirito Santo verrà su di voi»“ (Atti 1:4,8). Non basta il desiderio, neanche la fede, neanche la conoscenza biblica. Occorre l’unzione di Dio sopra di noi!
- L’unzione che precede. A volte Dio ci “spinge” fuori, mettendo la sua passione in noi. È l’unzione che precede l’opera. “L’amore di Cristo ci costringe …” (2° Cor. 5:14). “Se dico: «Io non lo menzionerò più, non parlerò più nel suo nome», c’è nel mio cuore come un fuoco ardente, chiuso nelle mie ossa; mi sforzo di contenerlo, ma non posso” (Ger. 20:9).
- L’unzione che segue. Altre volte, l’unzione “segue” all’ubbidienza. “Andate … predicate … ed ecco, io sono con voi” (Mc. 16:15, Mt. 28:20). Gesù disse che la Sua presenza avrebbe “seguito” l’ubbidienza nell’andare. E infatti, “se ne andarono … e il Signore operava con loro” (Mc. 16:20). Come cominciare allora? Andando! Spesso l’unzione ci raggiunge tra la gente, davanti al bisogno: “Vedendo le folle, ne ebbe compassione” (Mt. 9:36); “ … fissati gli occhi su di lui, e vedendo che aveva fede …” (Atti 14:9).
Non dobbiamo uscire con la testa piena di versetti, tecniche e schemi o finiamo sotto pressione e diventiamo ciechi alla realtà che ci circonda. Teniamo invece gli occhi aperti sulle persone intorno a noi e il soprannaturale ci verrà addosso in modo “naturale”. “Non sta a voi far sbocciare il fiore. Dio lo fa così, semplicemente”, scrisse il saggio poeta Tagore. Mentre andiamo per amare, Dio ci darà il suo amore e nel suo amore è contenuta la grazia per ogni necessità.
“Il regno di Dio non viene in modo da attirare gli sguardi” (Lc. 17:20). Anche se poi di fatto li attira, Gesù vuole dirci che non dobbiamo puntare a cose spettacolari, ma ad amare Dio e il prossimo. L’amore è la via per eccellenza alla manifestazione di tutte le virtù di Dio.
Non dobbiamo tendere spasmodicamente allo “spettacolare”, altrimenti usciamo dalla guida dello Spirito Santo. Non cerchiamo miracoli; cerchiamo la gente e troveremo l’unzione, perché l’unzione è per i bisogni della gente. Spesso Gesù, dopo una guarigione o un miracolo, raccomandava di tenere la cosa segreta. Perché? I miracoli erano la risposta del cuore di Dio al bisogno dell’uomo. Avviciniamoci ai bisogni, avviciniamoci all’uomo e scopriremo l’unzione.
Usciamo!
Il nostro Signore è andato attorno, mosso dalla passione per gli uomini. Usciamo anche noi con fiducia nell’Emmanuele, in Colui che viene con noi. Egli ci parlerà, ci ungerà, guarirà attraverso le nostre mani, consolerà attraverso le nostre parole. Usciamo e faremo la stessa esperienza di Gesù, scopriremo cioè che “il suo giogo è dolce e il suo carico è leggero”, perché Egli fa il lavoro con noi.
Non aspettiamo ancora. Una chiesa “profetica” incarna ed esprime le caratteristiche, i sentimenti, la vita del Signore che rappresenta.
Gesù ci aspetta per le strade. Siamo il suo Corpo. Egli ha bisogno di noi!