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di Ernest Bretscher sr.
Carlo, un giovane che di solito sprizzava energia da tutti i pori e stimolava con il suo zelo tutto il gruppo giovanile della chiesa, sedeva là, la testa bassa, arrabbiato con se stesso. Non faceva che ripetere: “È stato più forte di me … Ho perso la testa … È successo ma non doveva succedere …”.
Piangeva amaramente Natalina, una cara giovane che da anni trasmetteva con esemplare impegno l’amore di Dio ai bambini della scuola domenicale. “Non so che cosa mi ha preso … Non avrei mai voluto arrivare a tanto … Non sai quanto mi vergogno di me stessa … Ora che devo fare? Non oso più presentarmi davanti ai bambini …”.
Camminava avanti e indietro, avvilito al massimo, Franco, un anziano della chiesa venuto per rinunciare al suo incarico. “Se soltanto qualcuno mi avesse tagliato la mano il giorno disgraziato in cui ho dato un pugno a quel provocatore. Ora ho una denuncia penale addosso. Non ce la faccio più al pensiero di quello che ho fatto. Non avrei mai sospettato che in me ci fosse ancora tanto odio e rabbia …”. Poi si sedette, il viso tra le mani, distrutto da quanto era successo.
Tutti i tre credenti convertiti da anni e che amavano veramente il Signore Gesù, realmente decisi a vivere per Lui, a seguirLo, a servire Lui e la chiesa. Per quanto fossero diversi i peccati in cui erano caduti, hanno fatto la medesima esperienza, amara e inaspettata, quella descritta dall’apostolo Giacomo nella sua lettera: “Ognuno è tentato dalla propria concupiscenza [dal proprio desiderio, dai propri pensieri] che lo attrae e lo seduce. Poi la concupiscenza, quando ha concepito, genera peccato; e il peccato, quando è compiuto, produce la morte. Non v’ingannate, fratelli miei carissimi …” (Giacomo 1:14-16).
Questi tre credenti, come tanti altri carissimi fratelli e sorelle, si sono lasciati ingannare per ritrovarsi poi in lacrime, avviliti, scoraggiati, svergognati, depressi e feriti, con la morte nell’anima per aver peccato in modo talmente inaspettato e insensato. Dopo aver fatto o detto cose mai volute, si ritrovano profondamente mortificati davanti alle conseguenze disastrose dei loro atti.
Ingannati sì, ma da chi? Dal diavolo, dalle circostanze, dagli atteggiamenti degli altri? Sarebbe troppo facile, non sufficiente come giustificazione. Tali espedienti, inutili scappatoie, non servono ad altro che ad ingarbugliare maggiormente le già precarie situazioni.
La Scrittura dice con molta chiarezza che la causa di simili situazioni va ricercata nel proprio cuore, nella propria mente e nei propri pensieri. Là sorgono quei desideri e quelle voglie che, se coltivati, coccolati e accarezzati, sono capaci di costruire nel cuore un mondo di sogni, di fantasie e di immaginazioni che sviluppano poi un enorme potere di condizionamento interiore, fino a portare alla realizzazione concreta di quell’atto peccaminoso che precipiterà il credente nella disperazione.
Ogni opera satanica ha il suo “dolce”, “innocente” inizio nel pensiero del credente. “Dal cuore vengono pensieri malvagi, omicidi [violenze], adultèri, fornicazioni, furti, false testimonianze [bugie], diffamazioni …” (Matteo 15:19). “Che male c’è – insinua Satana – nel pensare a quella bella ragazza, di immaginarti in un dolce abbraccio. Sognare di stare vicino a lei, il solo desiderio di un piacevole rapporto intimo, non può essere male. La capacità di immaginare, di creare visioni mentali, di poter vivere in un mondo di fantasie non è anche un dono di Dio?” egli continua a sussurrare all’orecchio, che è ben lieto di dargli ascolto per potersi cullare in quell’attraente, affascinante irrealtà.
Satana non ha fretta. Egli sa che ogni seme (e il pensiero è come un seme) porterà frutto se è lasciato crescere. Sa (purtroppo anche attraverso millenarie esperienze) che col tempo il pensiero e la fantasia si trasformerà in un desiderio sempre più forte, che fatalmente, e spesso in momenti o in modi inaspettati, esploderà nel peccato consumato.
Lo stesso meccanismo viene messo in opera in Concetta, moglie da anni sinceramente dedicata al marito e alla famiglia ma forse non totalmente appagata nelle sue aspettative di un marito forte, deciso, premuroso, sicuro di sé e pieno di attenzioni verso di lei. Pian pianino nota che nel suo cuore sorge un pensiero: “Forse ho sbagliato il mio matrimonio. Se mi fossi sposato con Antonio invece che con Luca, sarei più felice. Beata quella donna che ha sposato Antonio!”
A poco a poco (Satana non ha fretta!) comincia ad immaginare una vita a fianco di un uomo simile a Antonio. Nei suoi sogni ad occhi aperti, “vede” e “vive” un matrimonio con l’uomo dei suoi sogni. “Che male c’è – bisbiglia Satana. – È la realtà che conta, e in realtà tu rimani sempre fedele a tuo marito”. Quando poi i tempi sono maturi secondo il piano di Satana, non gli sarà difficile mettere sulla strada di Concetta l’uomo dei suoi sogni, sapendo che sarà breve e facile il passo dal sogno alla realtà del adulterio.
Se Franco, dopo l’ennesima provocazione da parte del vicino, gli ha sferrato quel pugno è perché – da chi sa quanto tempo – il suo pensiero era rivolto a quel problema. Quante volte nella sua immaginazione aveva fatto pagare al vicino le sue cattiverie! Quante volte aveva “goduto” dentro di sé di vederlo “al tappeto”! Quante volte aveva preso soddisfazione al solo pensiero che, in fondo, è più forte di lui! Si immaginava “vendicato” dei suoi affronti e gioiva di tale intimo pensiero. E quando si presentò l’occasione di uno scontro personale, tutte le indebolite barriere interiori di Franco furono infrante e l’inaspettata potenza dell’immaginazione si scatenò con violenza. Il progetto satanico è riuscito! Il figlio di Dio è abbattuto. Al suo Signore è stata recata un’altra ferita; e anche la chiesa soffre col suo membro piangente (1° Corinzi 12:26).
La capacità di servirsi della mente per creare situazioni, ambienti, luoghi o cose immaginari, per “vedere” cose invisibili, per “costruire” cose astratte è indubbiamente un dono di Dio. Fa parte della natura di Dio, della natura profetica che chiama e vive le cose che ancora non sono come se fossero (Romani 4:17). Creando l’uomo a propria somiglianza, Dio gli ha trasmesso anche questa meravigliosa facoltà di progettare le cose nella mente prima di realizzarle nel concreto. Il pensiero porta in sé un enorme potenziale creativo destinato a essere utilizzato per la gloria di Dio. Così era fino al momento in cui Satana riuscì a intrufolarsi nella mente e nel pensiero dei primi genitori, manipolando e adulterando una mente pura e santa in una mente impura ed iniqua per servirsene come incubatrice per pensieri corrotti, pervertiti e immorali.
E con dolore Dio vide che “il loro cuore concepiva soltanto disegni malvagi in ogni tempo” (Genesi 6:5) e che “il cuore dell’uomo concepisce disegni malvagi fin dall’adolescenza” (Genesi 8:21).
Satana cerca di convincere il credente che Dio non sia interessato ai pensieri ma solo alle azioni concrete, cercando di insinuare che i pensieri non possono essere peccato se non sono seguiti dai fatti. “Nessuno può essere responsabile dei suoi pensieri, nessuno può controllarli”, egli dice. Ma Satana è bugiardo e la verità non è in lui. Al contrario, tutta la Scrittura ci fa conoscere che Dio è massimamente interessato ai pensieri, perché da essi nascono le opere malvagie. Egli insiste: “Guàrdati dall’accogliere nel tuo cuore un cattivo pensiero” (Deuteronomio 15:9). “Poiché, come [l’uomo] pensa nel suo cuore, così egli è” (Proverbi 23:7, Nuova Diodati). “I sentimenti e il cuore dell’uomo sono un abisso” (Salmo 64:6). “Non maledire il re, neppure con il pensiero” (Ecclesiaste 10:20). “Il Signore scruta tutti i cuori e penetra tutti i disegni e tutti i pensieri” (1° Cron. 28:9). “I pensieri malvagi [impuri]) sono in abominio al Signore” (Proverbi 15:26). Perciò “lasci … l’uomo iniquo i suoi pensieri e si converta al Signore” (Isaia 55:7).
È dunque ovvio che il credente è responsabile dei suoi pensieri e che quelli iniqui, malvagi o impuri costituiscono peccato quanto le opere. Tali pensieri, disegni, immaginazioni e sogni richiedono confessione, ravvedimento e richiesta di perdono. Davanti a Dio non c’è differenza tra il pensiero e l’atto. “Io vi dico che chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore” (Matteo 5:28).
Se il pensiero e il desiderio non fossero considerati peccato da parte di Dio quanto l’atto stesso, l’ultimo dei dieci comandamenti che parla del (solo) desiderare la casa, la moglie o qualsiasi altra cosa appartenenti al prossimo, sarebbe inutile. Sarebbero bastati i comandamenti: “Non commettere adulterio” o “Non rubare”.
La redenzione di Cristo anche per la mente e il pensiero
La redenzione acquistata da Gesù mediante il sangue del Suo sacrificio è sufficiente per liberare l’uomo tutto intero dalla schiavitù di Satana. Lo spirito, il corpo e l’anima (con tutte le sue emozioni, pensieri, immaginazioni, sentimenti, desideri) sono stati svincolati dalla potestà di Satana. E chi è stato affrancato dal Figlio di Dio è veramente e totalmente libero. Appartiene ora al credente di conservare e difendere questa libertà, questa indipendenza, dalle insinuazioni del diavolo perché l’intero suo essere – lo spirito, l’anima e il corpo – siano conservati irreprensibili per la venuta del Signore (1° Tessalonicesi 5:23).
È un compito certo non facile perché il centro vitale del credente, cioè la sua mente e i suoi pensieri sono esposti del continuo ai più diversi attacchi del nemico. La resistenza a tali incessanti aggressioni richiede non soltanto una volontà e una determinazione assoluta ma anche una discontinua vigilanza. “Vegliate: il vostro avversario, il diavolo, gira come un leone ruggente cercando chi possa divorare. Resistetegli!” (1° Pietro 5:8-9).
Resistere a un nemico quando ha già invaso il territorio è più difficile che resistergli e fermarlo alla frontiera. La “frontiera” della nostra vita è il cuore, è l’area del pensiero. Sul terreno del pensiero si decide la vittoria o la sconfitta. Ecco perché Paolo insiste, scrivendo che “le armi della nostra guerra non sono carnali, ma hanno da Dio il potere di distruggere le fortezze, poiché demoliamo i ragionamenti (insinuazioni) e tutto ciò che si eleva orgogliosamente contro la conoscenza di Dio, conquistando ogni pensiero all’ubbidienza a Cristo” (2° Corinzi 10:4-5).
L’arma la più efficace è certamente la Parola di Dio, vivificata dallo Spirito di Dio. Non c’è pensiero o desiderio segreto del cuore che le possa sfuggire. Servendosi di essa nel momento di pericolo, qualsiasi pensiero o intenzione nascosta viene bloccato sul nascere. “Infatti la parola di Dio è vivente ed efficace, più affilata di qualunque spada a doppio taglio, e penetrante fino a dividere l’anima dallo spirito, le giunture dalle midolle; essa giudica i sentimenti e i pensieri del cuore” (Ebrei 4:12).
Gesù stesso, nei momenti più decisivi della Sua vita, anche durante i giorni della tentazione nel deserto, ha vinto con la Parola i pensieri e desideri “nati” nel suo cuore. Ad ognuna delle tre note tentazioni, quella di trasformare una pietra in pane, quella di un atto spettacolare, quella di ottenere il regno sulle nazioni prostrandosi davanti a Satana, Gesù rispose sempre con forza: “Sta scritto …”e così fece “prigioniero” i suoi pensieri per sottometterli all’ubbidienza della volontà di Dio espressa nella Sua Parola.
L’apostolo Paolo conosce l’efficacia della Parola di Dio nel combattere le forze spirituali della malvagità che tentano di penetrare nella mente e nello spirito degli uomini e ne fa menzione di questa “spada” vincente quando insegna sulla guerra spirituale e la necessità di vestire l’armatura di Dio. (Efesini 6:10-18).
Quello che è stato efficace per Gesù e poi per Paolo, sarà altrettanto efficace per il credente odierno nella sua lotta contro i pensieri del suo cuore.
Nel far “prigioniero” ogni pensiero e sottometterlo al dominio di Cristo, al dominio dello Spirito Santo, discipliniamo il cuore perché non dia incubazione e vita alle semenze del peccato. È l’unico modo per conservare puro e santo l’uomo tutto intero e preservarlo dal peccato e dalla morte.
Il modo di far “prigioniero” il pensiero e il desiderio
Non c’è dubbio che la prima necessità è quella di voler riconoscere che il nemico da far prigioniero sono proprio i pensieri, i desideri, le voglie, le fantasie e le immagini che tentano di infiltrarsi nella mente (nel cuore). Se non si vuole riconoscere che essi sono la semenza che dà vita al peccato e alla morte, si è sconfitto in partenza. Se non si vuole resistere alla semenza, non si potrà neanche resistere al suo frutto, cioè all’atto del peccato. Conservare nell’intimo certi pensieri o fantasie, “giocare” con essi e “godere” nel segreto del cuore è come “mettersi del fuoco in petto”. Ma può un uomo fare ciò senza che i suoi abiti si brucino? si chiede Salomone (Proverbi 6:27).
Ma riconoscere solamente che Dio giudica il peccato mentale nello stesso modo di quello materiale non è sufficiente. Occorre confessare tale peccato al Signore. “Se confessiamo i nostri peccati, Egli è fedele e giusto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità” (1° Giovanni 1:9).
L’esperienza di Davide può essere di grande aiuto nel cammino per disciplinare la nostra vita mentale. Dopo aver fatto la tremenda e tragica esperienza del come i suoi pensieri lo avevano condotto prima verso l’adulterio, poi verso l’omicidio, in uno stato di profondo dolore esprime il suo pentimento nella confessione dei suoi peccati. Poi, dal profondo del suo cuore innalza questa preghiera, quel grido di supplica: “O Dio, crea in me un cuore puro!” (Salmo 51:10). Anche in altri salmi egli espone il suo cuore e la sua mente all’investigazione senza riserve da parte dello Spirito Santo, da parte di Dio: “Investigami, o Eterno, e mettimi alla prova; purifica col fuoco la mia mente e il mio cuore” (Salmo 26:2 NDiod). “Esaminami, o Dio, e conosci il mio cuore. Mettimi alla prova e conosci i miei pensieri. Vedi se c’è in me qualche via iniqua e guidami per la via eterna” (Salmo 139:23-24).
A una tale preghiera che da un cuore contrito sale davanti al trono di Dio, Egli risponderà con gioia. Egli darà la forza per resistere, per disciplinare e sottomettere i nostri pensieri per dare i suoi pensieri che sono molto più alte (Isaia 55:7-9), che sono pensieri di pace (Geremia 29:11), di giustizia, di santità. Allora, dopo aver fatto “prigioniero” i pensieri e le voglie della carne per sottometterli allo Spirito, dopo aver sgomberato il cuore (l’incubatrice per future azioni) dalla semenza peccaminosa, non sarà difficile di ottemperare alla volontà di Dio, il quale “custodirà i vostri cuori e i vostri pensieri in Cristo Gesù. Quindi, fratelli, tutte le cose vere, tutte le cose onorevoli, tutte le cose giuste, tutte le cose pure, tutte le cose amabili, tutte le cose di buona fama, quelle in cui è qualche virtù e qualche lode, siano oggetto dei vostri pensieri” (Filippesi 4:7-8).
- “Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio!”(Matteo 5:8).
- “Certo, Dio è buono … verso quelli che sono puri di cuore”(Salmo 73:1).
- “Chi salirà al monte del Signore? Chi potrà stare nel suo luogo santo? L’uomo innocente di mani e puro di cuore”(Salmo 24:3-4).