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di Gordon MacDonald
Il mondo è pieno di gente disorganizzata che ha perso il controllo del proprio tempo.
È stato scritto del poeta inglese Samuel Taylor Coleridge:
La vita di Coleridge è la suprema tragedia dell’indisciplina. Mai una mente così grande ha prodotto così poco. Egli abbandonò l’Università di Cambridge per arruolarsi nell’esercito; lasciò l’esercito perché non sapeva strigliare un cavallo; tornò a studiare a Oxford ma se ne andò senza laurearsi. Fondò un giornale che andò avanti per dieci numeri e poi cessò la pubblicazione. Fu detto di lui: “Si perdeva in visioni del lavoro da fare, che però restava sempre da fare. Coleridge aveva tutte le doti del poeta, tranne una: quella della fatica sostenuta e concentrata”. Nella sue mente aveva – come disse lui stesso – ogni genere di libri, “completi tranne per la trascrizione. Sono sul punto – disse – di mandare in stampa due volumi di poesie”. Ma quei libri non furono mai composti al di fuori della mente del poeta, perché egli non riusciva a imporsi la disciplina di sedersi e scriverli”.
Coleridge è una vivida dimostrazione del fatto che sia possibile avere grandi talenti, un’intelligenza straordinaria e doni di comunicazione eccezionali, e buttare via tutto per l’incapacità di afferrare il tempo. Il suo talento sprecato nel mondo letterario trova paralleli in altri la cui vocazione è nella famiglia, nella chiesa o in ufficio.
Sicuramente nessuno di noi, alla fine della propria vita, vuole guardare indietro con rammarico a tutte le cose che avrebbe potuto fare e che non ha fatto. Ma, per evitare questa sorte, è necessario capire come possiamo prendere il controllo del tempo che Dio ci ha dato.
Preventivare il tempo
Il principio base dell’organizzazione personale è semplice: bisogna preventivare l’uso del tempo!
La maggior parte di noi ha imparato questo a proposito del denaro. Visto che raramente abbiamo abbastanza soldi per tutte le spese che vorremmo fare, riteniamo saggio sederci e stabilire le nostre priorità economiche.
Nel caso del denaro, non trovo difficile stabilire le mie priorità. Dal momento che io e mia moglie siamo impegnati per il regno di Dio, la prima voce fissa delle nostre uscite è quella della decima e delle offerte a Dio. Poi ci sono le spese regolari: il mangiare, la casa, le utenze, i libri (siamo entrambi d’accordo che questi siano un genere di prima necessità); per ciascuna di queste voci abbiamo imparato a preventivare una cifra adeguata. Solo allora possiamo cominciare a pensare alle spese facoltative, quelle che rappresentano “desideri” piuttosto che “necessità”: una cena al ristorante, un elettrodomestico in più, un cappotto un po’ più bello. Chi non ha compreso la differenza tra le spese fisse e quelle facoltative finisce solitamente sommerso dai debiti; e questo è l’equivalente economico della disorganizzazione.
Allo stesso modo, dunque, quando il tempo scarseggia, bisogna applicarvi lo stesso principio. La persona disorganizzata deve adottare il sistema del preventivo, il che significa determinare la differenza tra impegni fissi – ciò che siamo obbligati a fare – e quelli facoltativi, le cose che vorremmo fare.
Il Signore del tempo
Leggendo la Bibbia sono colpito dalle lezioni pratiche che possiamo imparare dalla vita e dall’opera di Gesù. I Vangeli ce lo mostrano sottoposto a continue pressioni, inseguito sia dagli amici che dai nemici. Ogni sua parola veniva controllata, ogni azione analizzata, ogni gesto commentato. Egli non aveva praticamente nessuna vita privata.
Gesù viveva dunque sotto lo stesso genere di pressioni e di interferenze come noi oggi. Ma non si ha mai la sensazione che andasse di fretta, che dovesse correre per recuperare il tempo perduto o che fosse colto di sorpresa. Non solo era bravissimo a gestire il suo tempo “pubblico” senza beneficio di una segretaria, ma riuscì anche a riservare periodi sufficienti di tempo per la preghiera e la meditazione solitaria e per stare in disparte con quei pochi uomini che aveva raccolti intorno a sé da discepolare. Tutto ciò era reso possibile perché aveva preso il controllo del proprio tempo.
Vale la pena di domandarci come il nostro Signore dimostri la sua padronanza del tempo. Come ha fatto per essere così organizzato?
La prima cosa che mi colpisce è che egli comprendeva chiaramente la propria missione. Aveva un compito centrale da portare a termine, e misurava il proprio uso del tempo contro quel senso di missione.
Ciò è evidente durante il suo ultimo viaggio verso Gerusalemme dove sarebbe stato crocifisso. Luca (cap. 18) racconta come, avvicinandosi a Gerico, udì le grida di un cieco e – con costernazione tanto degli amici come dei critici – si fermò. Essi si irritarono perché Gesù non sembrava capire che ci mancavano ancora sei o sette ore di cammino per arrivare a Gerusalemme, dove dovevano arrivare per compiere il loro obiettivo: la celebrazione della Pasqua. Ma, come divenne presto evidente, lo scopo di Gesù era un altro. Per lui, toccare le persone sofferenti era un obiettivo più importante, uno che meritava l’investimento del suo tempo.
Poco dopo quell’incontro Gesù si fermò di nuovo, questa volta sotto un albero per farne scendere un noto esattore delle tasse, Zaccheo, e proporgli un colloquio privato a casa di lui. Di nuovo la folla intorno a Gesù si irritò, prima per l’ulteriore interruzione del viaggio, poi a motivo della reputazione di Zaccheo. Dal loro punto di vista sembrava che Gesù stesse facendo un cattivo uso del proprio tempo. Ma dal suo punto di vista era tempo speso bene, perché corrispondeva ai criteri della sua missione.
Luca riferisce le parole di Gesù al riguardo: “Il Figlio dell’uomo è venuto per cercare e salvare ciò che era perduto” (19:10). I discepoli avevano difficoltà a capire questo, e Gesù doveva continuamente ripetere loro l’obiettivo della propria missione. Finché non l’avessero compreso, non avrebbero mai capito come e con quali criteri egli organizzava il proprio tempo.
Una seconda chiave per capire il modo in cui Gesù s’impadroniva del tempo è che egli conosceva i propri limiti. Quando Egli venne in terra come Figlio di Dio in carne, mise da parte alcuni suoi diritti di Principe del Cielo e accettò, per un certo tempo, i limiti dell’umanità per identificarsi pienamente con noi. Aveva gli stessi nostri limiti, ma li affrontava efficacemente, esattamente come dobbiamo fare noi.
Non dobbiamo sottovalutare il fatto che Gesù ricercasse tempi di solitudine con il Padre celeste prima di ogni decisione e ogni atto importante del suo ministero pubblico. Prima di iniziarlo, stette quaranta giorni nel deserto in comunione con il Padre. Prima di scegliere i Dodici passò la notte in preghiera. La mattina dopo un’intensa serata a Capernaum si ritirò di buon’ora sulla montagna per pregare. Poi ci fu il ritiro sul monte della Trasfigurazione per prepararsi al cammino conclusivo a Gerusalemme. E infine, il Getsemani.
Gesù conosceva bene i propri limiti. Strano a dirsi, egli ricordava ciò che noi spesso dimentichiamo: che bisogna riservare un tempo adeguato per raccogliere le forze e la determinazione interiore necessarie per compensare le nostre debolezze nei conflitti spirituali. Conoscendo i propri limiti, Gesù considerava tali momenti una voce indispensabile nella propria gestione del tempo. Perfino i suoi compagni più intimi avevano difficoltà a capire questo.
Mi sembra che Gesù abbia poi incluso nel suo uso del tempo un terzo elemento importante: riservava tempo alla formazione dei Dodici. È illuminante notare come egli, dovendo toccare un mondo di milioni di abitanti, abbia dedicato la maggior parte del proprio tempo a pochi uomini privi di cultura. Investì il meglio delle sue energie per insegnare loro le Scritture e condividere con loro la sapienza celeste; li portava con sé nei momenti decisivi per consentire loro di osservare ogni sua azione e ascoltare ogni parola; riservò dei momenti particolari per spiegare loro il significato profondo dei suoi discorsi alle folle; impegnò delle ore preziose per sentirli riferire sui compiti assegnati loro, per rimproverarli quando venivano meno e per incoraggiarli quando facevano bene. Più di una volta noi saremmo forse stati tentati di domandare perché Gesù dedicasse tanto tempo prezioso a quei pochi proletari quando avrebbe potuto invece dedicarsi a uomini in grado di apprezzare la sua abilità teologica. Ma Gesù sapeva che cosa sia veramente importante. E dove sono le tue priorità, lì sarà anche il tuo tempo.
Per queste ragioni – perché conosceva la propria missione, perché era spiritualmente acuito dai momenti passati da solo con il Padre e perché sapeva chi fossero gli uomini che avrebbero portato avanti la sua missione dopo che fosse tornato in cielo – Gesù non ebbe mai difficoltà a rifiutare inviti e richieste che a noi sarebbero parsi buoni o allettanti.
Le leggi sull’uso del tempo
È arrivato il momento nella mia vita in cui lo studio della vita di Gesù mi ha fatto desiderare profondamente questa capacità; ho desiderato prendere delle decisioni sensate per l’uso del mio tempo e liberarmi dal ritmo di vita frenetico di chi sta sempre correndo per recuperare il tempo perduto.
Era possibile questo? Sì, ma la maggior parte delle lezioni che ho da condividere con voi le ho imparate per amara esperienza. Le ho riassunte come “le leggi del tempo non afferrato”. Ecco cosa ho scoperto:
Legge n° 1: Il tempo non afferrato tende verso le mie debolezze.
Nei primi anni del mio servizio per il Signore, poiché non avevo adeguatamente definito la mia missione, né ero stato drastico nell’affrontare le mie debolezze, trovai che investivo spesso quantità sproporzionate di tempo in cose in cui non ero abile e che non ne restava abbastanza per le cose che avrei potuto fare con eccellenza ed efficacia.
Conosco molti leaders cristiani che dedicano fino all’80 per cento del loro tempo a cose che non fanno particolarmente bene. Per esempio, il mio dono maggiore è nella sfera della predicazione e l’insegnamento. Sono un amministratore mediamente capace, ma questo non è certo il mio talento principale.
Perché, allora, quando ero più giovane, dedicavo quasi il 75 per cento del mio tempo all’amministrazione e relativamente poco allo studio e alla preparazione necessari a un buon sermone? Perché il tempo non afferrato tende verso le nostre debolezze relative. Poiché sapevo di poter predicare un sermone accettabile con un minimo di preparazione, in effetti non davo dal pulpito tutto ciò di cui ero capace. Ecco che cosa accade quando non affrontiamo drasticamente questo problema.
Alla fine, fui drastico: con l’aiuto di alcuni collaboratori, decisi di delegare tutto il lavoro amministrativo della chiesa a un collega. Non è stato facile, perché volevo sempre avere l’ultima parola su ogni decisione ed esprimere un parere su ogni argomento. Dovetti imparare a lasciare le cose nelle sue mani. Ma funzionò! Alla fine potetti liberare una quantità enorme di energie da investire nelle cose che, con l’aiuto di Dio, ho più probabilità di fare bene.
Già sento dire qualcuno: “Questo sarebbe ottimo se ci fossero i soldi per pagare qualcuno per fare le cose in cui sono debole”. E forse in alcuni casi il solo aiuto che riuscirò a darvi è quello di farvi capire perché vi sentite frustrati quando il tempo non basta mai. Ma devo aggiungere che può essere più possibile di quanto non pensiamo trovare dei modi creativi di delegare. Prima, bisogna sedersi e domandare: chi è più bravo a fare che cosa? Questo si applica in famiglia, in ufficio e nella chiesa.
Legge n° 2: Il tempo non afferrato è esposto all’influenza delle persone dominanti del mio mondo.
Una famosa “legge spirituale” afferma: “Dio ti ama e ha un piano per la tua vita”. Ma coloro che non hanno il loro tempo sotto controllo scoprono che … questo è vero anche delle personalità dominanti!
Chi non ha stabilito i propri programmi per l’uso del tempo trova che altri vengono a imporgli i loro programmi e priorità. Da giovane pastore scoprii che, siccome il mio tempo non era ben organizzato, ero una facile vittima di chiunque volesse venirmi a trovare, mi offrisse un caffè o volesse la mia presenza in un comitato. Poiché la mia agenda era disorganizzata, non riuscivo a dire di no … particolarmente dal momento che, da giovane, avevo il desiderio di piacere agli altri!
Non solo fui derubato del meglio del mio tempo per questa mancanza di organizzazione, ma anche la mia famiglia rimase spesso privato di ore preziose che avrei dovuto dedicargli. Così andò avanti: le personalità forti intorno a me controllavano il mio tempo meglio di me perché non avevo preso l’iniziativa per ordinare il tempo prima che arrivassero.
Legge n° 3: Il tempo non afferrato cede alle esigenze di tutte le emergenze.
Il titolo di un libretto di Charles Hummel esprime egregiamente il concetto: La tirannia dell’urgente. Tutti coloro che hanno qualsiasi forma di responsabilità e di guida nella propria professione, nella famiglia o nella chiesa si troveranno continuamente circondati da avvenimenti che reclamano la loro attenzione immediata.
Un sabato pomeriggio sentii squillare il telefono e, alzando la cornetta, udii una voce femminile molto emozionata. “Ho bisogno di un appuntamento immediato!”, esclamò. Ma, quando la donna disse il suo nome, mi resi conto che non avevo mai parlato con lei e che aveva visitato la nostra chiesa solo in poche occasioni.
“Per quale motivo dobbiamo parlare proprio ora?”, domandai. È una domanda importante, una che l’esperienza mi ha insegnato a fare. Anni fa, da più giovane, avrei accolto subito il senso d’emergenza e le avrei dato appuntamento tra dieci minuti nel mio ufficio, anche se avessi già riservato quel tempo per la famiglia o per lo studio.
“Il mio matrimonio è in crisi”, rispose la donna. “Quando si è resa conto che era in crisi?” – domandai. “Martedì scorso”, fece lei. Allora le rivolsi un’altra domanda: “Secondo lei, da quanto tempo si stava preparando questa crisi?” La sua risposta fu indimenticabile: “Be’, è in arrivo da cinque anni”.
Nascosi la mia reazione spontanea e chiesi: “Siccome ha previsto questa crisi per cinque anni ed è arrivata martedì scorso, perché è tanto necessario parlarmi proprio ora? Devo sapere questo”. Allora venne la risposta: “Oh, avevo del tempo libero oggi pomeriggio e mi sembrava una buona occasione per vederla”.
La legge n° 3 significa che ordinariamente avrei ceduto al suo desiderio di vedermi subito. Ma, a quel punto della mia vita, la maggior parte del mio tempo era già impegnato, per cui le dissi: “Posso capire perché lei crede di avere un grave problema. Ma sarò molto sincero: domani devo predicare tre volte, e francamente la mia mente è presa da questa responsabilità. Siccome lei sta affrontando questa situazione già da alcuni anni, e ha già avuto diversi giorni per riflettere sulla situazione, le suggerisco di telefonarmi lunedì mattina per fissare un appuntamento in un momento in cui avrò la mente molto più libera. Così potrò darle tutta la mia attenzione, il che non sarebbe possibile oggi pomeriggio. Va bene così?”
Le sembrava un’ottima idea e poté capire le mie ragioni. Entrambi rimanemmo abbastanza contenti: lei sapeva che sarebbe arrivata a parlarmi, ed io avevo riservato il mio tempo per la cosa che era più importante quel sabato pomeriggio. Una cosa apparentemente urgente non aveva guastato il preventivo del tempo. Non tutto ciò che grida più forte è la cosa più importante.
Legge n° 4: Il tempo non afferrato finisce per essere investito in cose che ottengono l’acclamazione pubblica.
In altre parole, è più probabile che dedicheremo il nostro tempo non preventivato a quelle cose che otterranno la lode più immediata e più evidente da parte degli altri.
All’inizio del nostro matrimonio, io e mia moglie scoprimmo che potevamo attirare parecchi inviti a banchetti e riunioni di vario genere se fossimo stati disposti a cantare assoli e duetti. Era bello ricevere gli applausi della gente e sentirsi desiderati. Ma il canto non era la nostra vocazione o la nostra priorità: lo erano la predicazione e la cura pastorale. Purtroppo non c’era tanta domanda di giovani predicatori, ed era una tentazione fare esattamente ciò che ci faceva desiderare dalla gente.
Dovevamo prendere una decisione critica. Avremmo impegnato il nostro tempo per fare ciò che la gente voleva che facessimo? Oppure ci saremmo dedicati alla cosa più importante: imparare i mestieri della predicazione e della cura pastorale. Per fortuna abbiamo fatto la scelta giusta e non ce ne siamo mai pentiti.
Abbiamo dovuto affrontare scelte del genere per tutta la nostra vita insieme; e più di una volta ho preso la decisione sbagliata. Una volta mi sembrava prestigioso essere invitato alle riunioni di qualche uomo politico o essere intervistato a una radio cristiana, ma non era la priorità per l’uso del mio tempo.
Queste leggi del tempo non afferrato torneranno sempre a perseguitare la persona disorganizzata, fino a quando non deciderà di afferrare l’iniziativa, anticipando le altre persone e gli avvenimenti della vita.
Gordon MacDonald è un pastore e insegnante biblico statunitense. Questo articolo è stato adattato, per gentile concessione, dal suo libro Ordering Your Private World (Chicago, 1984).