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di Geoffrey Allen
Da alcuni anni è in corso un grosso dibattito, non solo in Italia ma in molti paesi del mondo, sulla natura e sul ruolo della donna.
Si richiama l’attenzione su questioni che anche per noi credenti sono di importanza fondamentale. Per esempio:
- Quali sono le differenze tra l’uomo e la donna? Sono unicamente fisiche e biologiche, o anche psicologiche, attitudinali e spirituali?
- Quali debbono o possono essere i ruoli del maschio e della femmina nella famiglia, nella società e nel mondo del lavoro? Quanta validità hanno i ruoli stereotipati degli ultimi cento anni, che – ricordiamolo – appartengono più alla società industriale (ormai in crisi terminale) che non a quella tradizionale e rurale che costituisce lo sfondo di gran parte della Bibbia?
- Come bisogna considerare la riproduzione in un mondo che, secondo molti, è già sovraffollato? Ed è un’area di competenza esclusiva delle donne, o anche i maschi devono avere voce in capitolo?
- Qual è il ruolo delle donne nella chiesa? Quali compiti e funzioni sono aperti a loro? Ce ne sono alcuni che debbono essere riservati esclusivamente ai maschi? L’ordinazione ministeriale (o in termini cattolici, sacerdotale) è solo per gli uomini? E in base a quale distinzione?
Molte donne cristiane si ritrovano confuse e disorientate riguardo al loro valore personale, al loro ruolo e alla loro identità. Le ragazze si domandano: Mi sposerò? Nel caso affermativo, su quali basi e con quale impostazione? È giusto dedicare anni allo studio per ottenere una laurea o una qualifica professionale, per poi non sfruttarla al pari dei maschi? Devo allora puntare tutto su una carriera nel mondo del lavoro? Ma in tal caso, se avrò dei figli (quanti?), sarò costretta a trascurarli? E se no, non sentirò forse di avere sprecato gli anni migliori della mia vita?
L’eguaglianza tra i sessi si è rivelata talvolta un miraggio. Nei paesi dell’ex blocco comunista, per esempio, le donne si sono ritrovate spesso con uguali doveri, se non maggiori (dovevano obbligatoriamente andare fuori a lavorare, ma poi i mariti lasciavano a loro anche tutta la gestione della casa e la responsabilità dei figli) e con privilegi minori (una sola donna è arrivata a sedersi nel Politburo sovietico). Ma è questa una valida ragione per abbandonare l’ideale tradito?
Purtroppo in questo dibattito, come in tanti altri, la chiesa, invece di essere all’avanguardia, si ritrova spesso a seguire il mondo e a ripeterne a pappagallo gli argomenti.
È con la speranza di offrire il nostro contributo per chiarire tali questioni alla luce della Parola di Dio che dedichiamo questo numero di Tempi di Restaurazione alla “questione femminile”.
E ora, la parola alle donne …