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di Lirio Porrello
Quando si è formata la nostra comunità, non pensavamo che Dio ci avrebbe portato al punto di avere una visione per l’intera nazione. Ma lo Spirito Santo ha fatto cose al di là dei nostri pensieri. Noi non siamo persone speciali. Quando io ho cominciato a predicare, non avevo una particolare abilità o conoscenza: salivo sul pulpito con le ginocchia che mi battevano. Ma quando impariamo a conoscere Dio, tutto è possibile. L’Italia non ha bisogno di grandi uomini, ma di piccoli uomini che imparino a conoscere il nostro grande Dio!
Deve prodursi in noi un forte desiderio di cercare Dio in persona, e man mano che Lo conosceremo, i desideri del Suo cuore diventeranno anche i nostri. Egli ha un gran desiderio per questa nazione: che sia visitata dal risveglio.
La preghiera sbagliata
Per tanto tempo abbiamo pregato e cercato Dio nel modo sbagliato. Ricordo che all’inizio della mia conversione, pregavo: “Signore, dammi fede!”; ma non ha mai funzionato. Poi ho scoperto che “la fede viene dall’udire, e l’udire dalla Parola di Dio” (Rom. 10:17). Non bisogna dunque pregare per avere fede, ma ascoltare la Parola per averla.
La fede non crescerà mai se non ascoltiamo la Parola di Dio sui temi per i quali vogliamo averne. E se noi pastori non predichiamo certe cose, i credenti non avranno mai fede! Possiamo pregare tutto il giorno che aumenti la fede, ma non accadrà nulla fino a che non abbiamo il coraggio di predicare la Parola di Dio così com’è.
Un altro mio errore in passato è stato quello di pregare per avere potenza, solo per ritrovarmi debole come prima. Sicuramente qualcosa non funzionava! Poi ho letto in Atti 1:8: “Voi riceverete potenza quando lo Spirito Santo verrà su di voi, e mi sarete testimoni…”. Ero già stato battezzato nello Spirito Santo e parlavo in lingue tutti i giorni; ma non sapevo di aver ricevuto la potenza, così continuavo a chiederla a Dio! Secondo la Parola, invece, l’avevo già, nello Spirito Santo che era in me. Dovevo solo scoprire come usarla.
Quello che ci serve è qualcosa che faccia funzionare sia la fede che la potenza. Questo “qualcosa” si chiama franchezza; ed era questa che chiedeva la chiesa primitiva.
Menzogne del diavolo
Una trappola che il diavolo usa è quella di farci credere che Dio opererà miracoli, guarigioni e liberazioni solo quando saremo perfettamente santi. È una grande bugia, perché Paolo scrive che nella chiesa di Corinto “non manca alcun dono”, eppure erano “carnali” e “camminavano secondo l’uomo” (1° Cor. 1:7, 3:1-3). Io non mi reputo una persona molto spirituale – anzi, vedo sempre più cose in me che devono cambiare – ma ciò non ha impedito a Dio di operare segni e prodigi e di cacciare demoni per mezzo di me.
Non avevamo all’inizio molta esperienza nel pregare per i malati, ma credevamo che si sarebbero realizzate le cose scritte nella Parola di Dio. Un giorno, mentre predicavo, sentii nel mio spirito che c’era una persona sorda per la quale dovevo pregare. Correvo un rischio: non avevo alcuna garanzia che ci fosse qualche sordo, e comunque non avrebbe potuto sentire il mio annuncio! Ma lo dissi, e la sorella del sordo, che gli stava vicino, alzò la mano; avvicinatomi, misi le dita nelle sue orecchie e sgridai lo spirito di sordità … e quando cominciò a udire, il primo a restare sbalordito fui io!
Oggi invece queste cose sono diventate assolutamente normali per noi. Molte volte non abbiamo neanche bisogno di pregare: spesso durante il culto riceviamo rivelazioni e parole di conoscenza sulle guarigioni, oppure le persone vengono guarite nei loro posti, mentre adoriamo il Signore.
Miracoli ordinari
Tutto questo non ha niente a che fare con la maturità spirituale: è soprattutto questione di insegnamento. Abbiamo almeno venticinque cellule nella chiesa, e ognuno dei responsabili sa cacciare demoni e pregare per i malati in maniera efficace. Uno di loro, infermiere professionale, lavora nel reparto paraplegici dell’ospedale e ci ha portato diversi pazienti perché pregassimo per loro. Molte volte non abbiamo visto nessun risultato; ma una ragazza di vent’anni, totalmente paralizzata, dopo quindici giorni fu completamente guarita e oggi cammina normalmente.
Avevamo sempre immaginato che avremmo provato chissà che cosa nel vedere queste opere di Dio, ma invece anche il soprannaturale diventa normale. Voglio incoraggiarvi a credere che in qualsiasi condizione spirituale vi troviate, se siete dei veri figli di Dio, si può manifestare il soprannaturale nella vostra vita: basta un po’ di insegnamento e di disponibilità.
Il soprannaturale è importante nella chiesa, perché molta gente che non legge la Bibbia è attirata da queste cose, e alcuni così vengono alla salvezza. Ricordo una persona che venne per la prima volta al culto e a un certo punto il Signore mi fece annunciare: “Da quella parte c’è qualcuno che ha un dolore nella spalla; chiunque tu sia, Dio ti vuole guarire”. Fu guarita all’istante, dopo anni di sofferenze, ma non disse niente: prese la sua guarigione e se ne andò. Ma la domenica successiva, ritornò a dire: “Voglio accettare questo Gesù che mi ha guarito”. Dio stesso aveva testimoniato della propria realtà. È buono parlare del Signore; ma il soprannaturale è come un campanello che suona per attirare le persone.
Entrare nel soprannaturale
Per entrare nel soprannaturale, dobbiamo capire che siamo soprannaturali. La Bibbia dice: “Se uno è in cristo, egli è una nuova creatura” (2° Cor. 5:17); non che debba diventare una nuova creatura. La nuova nascita è soprannaturale!
La manifestazione della potenza di Dio nella nostra vita non dipende da noi, la nostra giustizia, i nostri sforzi (digiuni, preghiere, sacrifici…) e neanche le ore di preghiera e di lettura della Bibbia, che pure sono utili e necessarie, ma da Dio stesso e dalla nostra comunione con Lui. Viviamo in un paese fortemente condizionato da una teologia legalista. Anch’io una volta credevo che Dio non mi potesse benedire se non pregavo tre ore prima di predicare. Ma Egli mi ha fatto capire per esperienza che la benedizione non dipende dalle mie opere, ma dalla Sua grazia.
Una grande lezione che Dio mi ha impartito è che la pace, la gioia, l’amore e l’edificazione non vengono attraverso la mente, ma attraverso lo spirito. Quando parlo in lingue, dico cose che la mia mente non comprende, ma sono edificato e ho pace. Ho ricevuto molte rivelazioni mentre lodavo Dio in altre lingue. Non so quanto tempo gli altri servi di Dio passano in questa maniera, ma la mia esperienza insegna che più tempo passiamo con lo Spirito Santo, più Egli si fa conoscere da noi.
Ho trovato importante anche interpretare le cose che dico in altre lingue. A volte sono stato depresso, scoraggiato e preoccupato, ma ho visto che nel momento in cui lascio spazio allo Spirito Santo, Egli intercede attraverso la mia bocca e posso comprendere ciò che Egli dice, e questo mi consente di salire a un livello spirituale superiore.
Molti si chiedono come mai Dio voglia parlare in una lingua che non comprendiamo. Ma parlare in lingue è solo un inizio. Se imparate a dire, in fede, cose che non comprendete, verrà il momento in cui le comprenderete! La Bibbia dice: “chi parla in altra lingua preghi di poter interpretare” (1 ° Cor. 14:13), e qui non si riferisce alla chiesa, ma alle nostre devozioni personali.
Molte volte il Signore mi ha comunicato gli attacchi che il diavolo avrebbe sferrato contro di noi durante il culto. Per un certo periodo, si manifestava qualche spirito maligno ogni volta che predicavo. Ma abbiamo capito come fare: abbiamo designato una persona che se ne occupasse, senza che la predicazione venisse interrotta, e da quel momento non ci sono state più interruzioni del genere.
Quando cominciamo a scoprire il mondo spirituale delle tenebre, possiamo commettere l’errore di dare molta più importanza a queste cose che non a Gesù. Piuttosto dobbiamo occuparci del Signore e adorarLo, ed Egli metterà in fuga l’avversario. Quando si parla troppo di demoni, l’attenzione si concentra su di loro e alcuni cominciano ad aver timore. I demoni esistono, ma non bisogna lasciare che il diavolo ne approfitti per spaventare i bambini nella fede.
Franchezza
Dobbiamo dunque cercare Dio per la manifestazione del soprannaturale, chiedendoGli franchezza. Il vocabolario dà come sinonimi di questa parola: “sicurezza, ardimento, scioltezza, baldanza, disinvoltura, coraggio, audacia …” Ma andiamo a vederne alcuni esempi nella Scrittura.
In Atti 4:13, le persone religiose furono colpite dalla predicazione di Pietro e Giovanni, non perché essi avessero una grande cultura, ma dalla loro franchezza: “Essi, vista la franchezza di Pietro e di Giovanni e avendo capito che erano uomini illetterati e senza istruzione, si meravigliavano e riconoscevano che erano stati con Gesù”.
Gesù era conosciuto come uno che non aveva paura di dire senza mezzi termini ciò che pensava. Nessuno restava indifferente nei Suo confronti: chi non era per Lui era contro di Lui. E questa nota della franchezza e del coraggio compare sempre in tutti i risvegli. In Brasile e in Argentina i credenti non hanno forse la conoscenza che abbiamo qui, ma hanno la franchezza; e ne abbiamo bisogno anche noi, se vogliamo vedere il risveglio.
In Atti 3:16, nell’episodio dello zoppo guarito, Pietro spiega: “Per la fede nel nome di Gesù, quest’uomo che voi vedete e conoscete è stato fortificato dal suo nome; e la fede, che si ha per mezzo suo, gli ha dato la completa guarigione delle membra, in presenza di tutti voi”. Pietro non pregava per avere fede: sapeva di averla già, ed ebbe anche il coraggio di metterla in atto. Fratelli, voi avete fede! Se siete stati salvati, è per la vostra fede! Il nostro problema non è quello di non averne abbastanza, ma di non avere il coraggio di metterla all’opera, credendo che la potenza dello Spirito Santo è pronta a manifestarsi in ogni momento!
Il nome di Gesù
In Atti 4:10, Pietro spiega la guarigione: “Sia noto a voi e a tutto il popolo d’Israele che ciò è stato fatto nel nome di Gesù Cristo il Nazareno, che voi avete crocifisso”. La Chiesa ha bisogno di capire l’autorità del nome di Gesù. In alcune chiese ho visto usare il Suo nome contro i demoni per due o tre ore, senza che accada nulla; anzi, in certi casi si è continuato a pregare per anni senza risultato. Evidentemente qualcosa non va.
La verità è che quelle persone non hanno fede nel nome di Gesù, lo ripetono come una formula magica, mentre la Bibbia dice che opera la fede in quel nome. Se sappiamo che il diavolo è stato sconfitto e che il nome di Gesù è al di sopra di ogni altro nome, quando lo usiamo, deve succedere qualcosa! Il guaio è che il diavolo sa di essere sconfitto, ma che non lo sanno i credenti!
Pietro non ha pregato per lo zoppo, come probabilmente avremmo fatto noi, ma ha sollecitato la sua fede, prendendolo per mano e dicendogli: “Io non ho né argento né oro, ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù cristo il Nazareno, alzati e cammina!” Era consapevole che l’autorità del nome di Gesù è passata alla Chiesa. Infatti Gesù, prima di andare via, aveva detto: “Ogni autorità mi è stata data in cielo e sulla terra; andate dunque nel mio nome e fate discepoli …” Noi siamo diventati i Suoi rappresentanti legali, autorizzati ad agire nel Suo nome: quando lo facciamo, è come se agisse Lui stesso.
Quanti di noi sanno usare l’autorità di Gesù? Spesso chiediamo al Signore di fare cose che Egli ha detto a noi di fare! Per esempio, Gesù non ha detto: “Pregate per i malati ed io li guarirò”, ma: “Imponete loro le mani nel mio nome, ed essi guariranno”! E il Suo nome che opera, tramite la fede in esso.
Unità
In Atti 4:24, la Chiesa si trova sotto minaccia. Che cosa fanno i credenti? “Alzarono all’unanimità la voce a Dio e dissero: Signore, tu sei il Dio che ha fatto il cielo, la terra, il mare e tutte le cose che sono in essi …” L’unione e la concordia moltiplicano l’unzione della Chiesa. È uno dei compiti più difficili di un pastore portare la sua comunità a realizzare questo. Abbiamo bisogno dell’aiuto di Dio, soprattutto per quelle persone che non vogliono capire la sottomissione e l’ubbidienza e il valore dell’unità.
Nel Salmo 133 è scritto: “Quanto è buono e piacevole che i fratelli dimorino assieme nell’unità!”, e conclude: “…perché è là che l’Eterno ha posto la benedizione, la vita in eterno”. Questo Salmo parla di unzione, dell’olio che scorre sul capo di Aaronne e fino all’orlo della sua veste. Aaronne, il sacerdote, è un tipo del nostro Sommo Sacerdote, Gesù. Noi siamo in Lui, e su ogni parte del Suo corpo c’è l’unzione; ma è del Corpo, non del singolo. Un individuo può avere un’unzione personale, ma l’unzione più grande è quella del Corpo di Cristo. I pastori non devono solo ricevere l’unzione, ma devono equipaggiare il Corpo di Cristo a fare l’opera del ministero (Ef. 4:12).
Nella nostra comunità non vogliamo esaltare l’unzione del pastore, ma quella di tutta la comunità: vogliamo insegnare a tutti come muoversi nei segni. Perfino i bambini che vanno all’asilo pregano per i loro compagni, ed essi guariscono dalle loro malattie!
Troppi pastori hanno paura, si sentono minacciati da chi nella loro chiesa abbia una particolare unzione. Io non ho questo problema: magari avessi più persone del genere! L’Italia ne ha tanto bisogno! Tutte le cose che Dio vi dà, condividetele: “Date e vi sarà dato … perché con la misura con cui misurate, sarà altresì misurato a voi” (Lc. 6:38). Chi ha ricevuto l’unzione deve comunicarla ai suoi fratelli. Se teniamo i doni di Dio per noi, li perdiamo. Se invece le condividiamo, Dio ci farà abbondare sempre di più.
Il coraggio di sbagliare
Le prime volte, certo, si può sbagliare, ma chi ha timore di sbagliare non impara mai! Anch’io, come dico spesso ai fratelli, sono fallibile. Dio mi può dare delle parole di conoscenza, ma le ricevo per fede, e la mia fede non è ancora perfetta: posso commettere degli errori, per i quali sarò pronto a chiedere scusa.
Se mettiamo sui nostri figli il peso di non sbagliare mai, sicuramente ne faremo dei perfezionisti nevrotici. Devono invece sentirsi sereni, liberi di sbagliare e pronti ad accettare la correzione nella sicurezza di essere comunque amati e accettati. Allo stesso modo, Dio è con noi e ci ama nonostante i nostri sbagli.
Ma torniamo alla preghiera di Atti 4:29-31: “Ed ora, Signore, considera le loro minacce e concedi ai tuoi servi di annunziare la tua parola con ogni franchezza, stendendo la tua mano per guarire e perché si compiano segni e prodigi nel nome del tuo santo Figlio Gesù. E, dopo che ebbero pregato, il luogo dove erano radunati tremò; e furono tutti ripieni di Spirito Santo, e annunziavano la parola di Dio con franchezza”.
Essi chiesero dunque tre cose:
- di poter annunziare la Parola di Dio con franchezza. La prima cosa che chiesero non furono le guarigioni, né i miracoli, ma di avere Quando la Chiesa è minacciata, anziché discutere sul come superare quel momento, deve chiedere a Dio franchezza, perché se ha il coraggio di annunciare la Parola di Dio con forza, le guarigioni e i miracoli ne accompagneranno la predicazione.
- che Dio stendesse la Sua mano per guarire. E le guarigioni avvennero.
- che si facessero segni e prodigi. Questo non avverrà mai se non crediamo e non confessiamo che Egli si servirà di noi per farli. Di fronte alle situazioni di bisogno, avremo poi l’occasione per mettere in atto la nostra fede.
Il combattimento della preghiera
Sapete a che cosa serve l’armatura del credente? Ad entrare nel combattimento della preghiera! Paolo scrive in Efesini 6:18-21: “… pregando in ogni tempo con ogni sorta di preghiera e di supplica nello Spirito, vegliando a questo scopo con ogni perseveranza e preghiera per tutti i santi, e anche per me affinché, quando apro la mia bocca, mi sia dato di esprimermi con franchezza per far conoscere il mistero del vangelo.., affinché lo possa annunziare con franchezza, come è mio dovere fare” Dunque, anche il grande apostolo Paolo chiede alle chiese di pregare perché abbia franchezza.
Voi pastori, volete che le vostre chiese cambino? Pregate che Dio vi dia franchezza, e la chiesa preghi che il pastore l’abbia nell’annuncio della Parola. Se Dio ha esaudito le preghiere della comunità di Palermo in mio favore, può farlo anche per voi! Chiedete franchezza, e le cose avverranno.
Fino a che ci limitiamo a parlare delle differenze tra una religione e un’altra, nessuno ci dirà niente. Ma non appena cominciamo a parlare con franchezza della differenza tra la morte e la vita, tra il regno di Dio e il regno delle tenebre, e a dire alla gente di ravvedersi perché altrimenti è perduta, qualcuno comincerà a reagire male e a perseguitarci. Ma siamo qui sulla terra proprio per dare fastidio! Siamo degli invasori che predichiamo un Regno e disturbiamo il diavolo!
Leggiamo in Atti 14:3: “Rimasero là molto tempo, parlando francamente nel Signore, il quale rendeva testimonianza alla parola della sua grazia, concedendo che segni e prodigi si operassero per mano loro”. Dove ci sono segni e prodigi, c’è sempre la predicazione della Parola con franchezza: questo è quanto la Bibbia ci insegna. In Filippesi 1:20 è scritto: “… secondo la mia fervida attesa e speranza, che non sarò svergognato in cosa alcuna, ma che con ogni franchezza, ora come sempre, Cristo sarà magnificato nel mio corpo, o per vita o per morte”.
In Atti 19:8, Paolo ad Efeso “parlò con franchezza per tre mesi”, annunciando la Parola di Dio. Questo fu sempre il suo metodo: “La mia parola e la mia predicazione non consistettero in parole persuasive di sapienza umana, ma in dimostrazione di Spirito e di potenza” (l° Cor. 2:4). Ecco la caratteristica di tutti i risvegli: le persone non si limitano a parlare della potenza di Dio, ma la dimostrano. Ci sono i fatti, le testimonianze, i segni.
Tre direzioni
Dobbiamo usare franchezza in tre direzioni. Prima, verso il cielo: “Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, affinché otteniamo misericordia e troviamo grazia, per ricevere aiuto al tempo opportuno” (Ebr. 4:16). Molta gente si accosta a Dio dicendo: “Abbi pietà di me!”, ma Dio ci ha detto di avvicinarci a Lui “con piena certezza di fede”, sicuri che Egli ci ama e che vuole esaudirci.
Poi, verso il diavolo e i demoni. In Proverbi 28:1 è scritto: “L’empio fugge anche se nessuno lo insegue, ma il giusto è sicuro come un leone”. La Bibbia dice che Gesù è il leone di Giuda, mentre il diavolo è solo “come un leone”. Egli è un gran codardo. Noi siamo giusti, per la giustizia di Dio, per cui egli deve fuggire da noi! (Giac. 4:7). Una volta, mentre predicavo, una donna cominciò a vomitare. “Spirito maligno – esclamai – non ti permetto di vomitare qui, perché poi le sorelle devono pulire. Nel nome di Gesù, va’ a vomitare nel bagno!” Subito quella corse in bagno a vomitare!
Infine, dobbiamo usare franchezza verso le situazioni sulla terra. Gesù ci ha dato autorità nel Suo nome anche sui fenomeni naturali: le tempeste possono essere sedate e i temporali deviati nel Suo nome. Anche i maghi fanno queste cose, e invece la Chiesa pensa di non poterlo fare. La potenza di Dio è forse inferiore a quella del diavolo? Dobbiamo usare il nome di Gesù per cambiare le situazioni.
A Palermo abbiamo pregato per la pioggia perché stavano finendo le riserve di acqua. Alcuni credenti dicevano alla gente: “Dio vi sta punendo! Dovete ravvedervi, altrimenti non pioverà!” Ma abbiamo letto nella Bibbia che Dio “fa piovere sui giusti e sugli ingiusti” (Matt. 5:45). Da noi ci sono molti ingiusti, ma anche qualche giusto, così abbiamo detto a Dio: “Crediamo che farai piovere sui giusti e sugli ingiusti!” E già comincia a piovere!
Abbiamo pregato con insistenza anche contro i demoni che stanno dietro la mafia, e grazie a Dio, da qualche tempo non si sentono quasi più notizie di omicidi mafiosi a Palermo. Ce ne sono in tutte altre zone, ma a Palermo no. Dio è potente!
In conclusione, leggiamo Marco 16:20: “Essi se ne andarono a predicare dappertutto, mentre il Signore operava con loro e confermava la Parola con i segni che l’accompagnavano”. Non solo Pietro e Giovanni, ma tutti andarono a predicare dappertutto. Nei tempi normali si predica solo nelle chiese, ma quando viene il risveglio, si predica ovunque! Se saremo fedeli nel predicare la Parola di Dio, Egli la confermerà con i segni. Dobbiamo solo avere fede che sarà così.
Ma stiamo predicando la Parola di Dio, o le nostre tradizioni? O ci limitiamo a dare dei messaggi prudenti che non ci compromettono? Annunciamo un Vangelo che tocca i cuori, o miriamo ad evitare le critiche? Ho scoperto che noi pastori, qualunque cosa facciamo, saremo criticati. Allora preferisco essere giudicato perché predico la Parola di Dio con franchezza, anziché per qualcos’altro! Troppe volte pensiamo alla figura che faremo; ma pensate alla figura che fa Dio quando diciamo che la Sua Parola è vera e poi ci comportiamo come se non lo fosse!
Solo quando predicheremo con franchezza, vedremo il risveglio anche in Italia. Dobbiamo collaborare tutti, condividendo ciò che Egli ci dà, perché ci apparteniamo gli uni gli altri, facciamo parte del medesimo patto e serviamo lo stesso Dio. Tutto è nostro, noi siamo di Cristo e Cristo è di Dio!