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di Emilio Ursomando
“Come un pastore va in cerca del suo gregge il giorno che si trova in mezzo alle sue pecore disperse, così io andrò in cerca delle mie pecore, e le ritrarrò da tutti i luoghi dove sono state disperse in un giorno di nuvole e di tenebre” (Ez. 34:12).
Così, anche oggi, Dio va in cerca della sua Chiesa, divisa, smarrita, oppressa. La causa è in quel “giorno di nuvole e di tenebre” che non è ancora del tutto passato. Folate di Spirito, più volte nel corso dei secoli, hanno disperso la nebbia; ma banchi di nebbia restano tuttora ad oscurare il cammino del popolo di Dio. Oggi, però, si sta alzando di nuovo il vento! Già in molti Paesi il vento dello Spirito sta dissipando la nebbia; e anche sulla nostra nazione comincia a soffiare una brezza, brezza che diverrà un vento impetuoso e attraverserà l’Italia, scrollando tutto ciò che ha nome di vivere ma è morto, che si presenta come Regno ma non lo è (Ebr. 12:26-29). Sarà una nuova potente pentecoste!
Quel giorno “il residuo fedele di Israele” riprenderà vigore e “si vedrà la differenza tra chi serve Dio e chi non lo serve” (Mal. 3:16-18). La Chiesa riemergerà dalle macerie, la luce si leverà nelle tenebre e moltitudini verranno ad adorare il Signore! Sarà l’adempimento della profezia di Isaia: “Avverrà, negli ultimi giorni, che il monte della casa dell’Eterno si ergerà sulla vetta dei monti, e sarà elevato al di sopra dei colli; e tutte le nazioni affluiranno ad esso. Molti popoli v’accorreranno, e diranno: Venite, saliamo al monte dell’Eterno, alla casa dell’Iddio di Giacobbe…” (Is. 2:2-3).
Dio sta guardando l’Italia
Che ce ne accorgiamo o no, che siamo d’accordo o no, Dio sta restaurando la Chiesa; e il Suo piano di restaurazione riguarda anche l’Italia. Dio ha gli occhi su di noi! Egli sta spargendo sul Suo popolo lo spirito di grazia e di supplicazione (Zac. 12:10), la Chiesa sta ricominciando a pregare, e questo farà venire il Regno; perché, ricordiamo, il Regno viene solo dove è invocato e atteso (Mat. 6:10).
Come sempre all’inizio di ogni opera, Dio sta scrutando il nostro Paese, alla ricerca di uomini che sappiano stare sulla breccia, uomini pronti, come Daniele, a digiunare e ad intercedere perché quello che pure il Signore ha rivelato si adempia (Dan. 9:1-3, Amos 3:7). E poiché questi uomini in Italia ci sono, un po’ dovunque, vedremo la potenza di Dio all’opera anche nel nostro Paese!
E’ vero, se alziamo lo sguardo oggi nel cielo di Dio, non vediamo granché: appena una nuvola piccola e distante, come quella che apparve al servo di Elia, che certamente si scoraggiò (1 Re 18:44). Ma non si scoraggiò il profeta! Egli vedeva “oltre” aveva assistito al consiglio dell’Eterno e sapeva che quella nuvoletta era soltanto l’inizio. Sta scritto: “Non disprezzare il giorno delle piccole cose” (Zac. 4:10). C’è una piccola nuvola ferma sull’Italia, ma è soltanto l’inizio. Più preghiera salirà verso il cielo e più la nuvola crescerà, finché scoppierà e rovescerà la pioggia del cielo sul nostro suolo arido e assetato.
È vero, la pioggia è vicina. Chi ha orecchi per udire, può sentire addirittura il rimbombo dei primi tuoni che dall’Asia, dall’America e dall’Africa si avvicinano all’Europa e a noi. E non sarà il solito piccolo rovescio che farà spuntare soltanto qualche filo d’erba per qualche giorno. No, la chiesa sta maturando, ci sono uomini che stanno imparando lezioni importanti da Dio, Egli sta infiammando molti cuori con la visione della sua Chiesa gloriosa. Adesso Dio ha degli uomini che credono che la Chiesa può essere grande, e così il Suo piano può realizzarsi.
C’è già stata una pioggia che ha dato vita al movimento pentecostale nel nostro Paese e che ha portato tante benedizioni all’Italia; ma la pioggia che viene sarà ancora più grande. Essa darà alla Chiesa la potenza di far tremare “anche i cieli” oltre che la terra. Il fondamento su cui poggia il trono del diavolo scricchiola paurosamente. C’è grande animazione nei luoghi celesti, e Satana sta per scendere con furore contro la Chiesa perché sa di avere poco tempo (Apoc. 12). La Chiesa, il Corpo di Cristo, sta per manifestarsi! Sarà gloriosa, com’è glorioso Cristo, il suo Capo (Ef. 1:22)! Si avvicina un tempo di guerra, ma anche un tempo di gloria e di vittoria. Entro pochi anni, se saremo fedeli, vedremo i principati e le potestà che sono nei luoghi celesti cadere rovinosamente sotto l’urto potente dell’Unto di Dio (la Chiesa!) ed intere città venire a Cristo …
Ma …
Ma intanto, la Chiesa va costruita! Puoi disporre di un cannone ultrapotente che ti consentirebbe, con un solo colpo, di sbaragliare il nemico; ma se è smontato, non potrà mai sparare. E così è della Chiesa in Italia: è “smontata”. Ma considereremo questo fra poco. Ora è necessario convincerci di questo: Il Regno di Dio sulla terra si estende attraverso la Chiesa (Lc. 10:8-11), il che è come dire che, se la Chiesa non funziona, il Regno tarda a venire. Perciò Dio sta restaurando la Chiesa! Spero che questo sia chiaro a tutti, perché altrimenti Dio dovrà aspettare un’altra generazione … e noi continueremo a vivere nella debolezza, a gemere, aspettando il ritorno di Gesù come una liberazione dalla debolezza e non (come invece sarà) il coronamento di una vittoria già gloriosa: la vittoria della Chiesa. Dio ci ha chiamati alla vittoria (Lc. 10:19). Egli si aspetta da noi vittorie, conquiste, non continue richieste di aiuto. Usciamo dalla debolezza! Come fece col paralitico tanto tempo fa, Dio ordina oggi alla sua Chiesa: “Alzati, sparecchia il tuo letto e cammina!”
… la Chiesa va costruita
Ma la Chiesa, abbiamo detto, è “smontata”. Mille credenti che vengono assieme la domenica per adorare il Signore non sono necessariamente una chiesa. Sono potenzialmente la chiesa, così come tre tonnellate di mattoni non sono già una casa, ma solo potenzialmente una casa. C’è bisogno di qualcuno che li metta uno sull’altro, con un certo criterio, perché pile di mattoni possano diventare un muro e poi una casa. La Chiesa va costruita. Spesso le nostre chiese non sono altro che pile di mattoni! Dio non può scendere ad abitarvi (Ef. 2:22) e le anime non possono trovarvi rifugio (Ag. 2:9).
La Chiesa va costruita, proprio come si costruisce una casa. E questo è un lavoro che Dio ha affidato agli uomini, ad alcuni uomini, che Egli ha dato come dono alla chiesa (Ef. 4:8,11) ed ai quali ha conferito un’abilità particolare che li rende capaci di “costruire” la casa di Dio (che siamo noi) nel modo voluto dal Signore.
L’apostolo Paolo parla di sé come di un “esperto architetto” (1 Cor. 3:10), ma ci sono altri architetti che non sono “esperti”, forse non sono nemmeno architetti, al massimo saranno manovali. È triste quando la chiesa cade nelle mani di qualcuno che, pretendendo di essere un architetto, è solo un manovale! E così che vengono fuori “chiese” dalle forme più strane: alcune sembrano prigioni, con sbarre e inferriate, altre fortini con sentinelle sempre sospettose e sempre all’erta perché “il nemico può arrivare da ogni parte: non fidatevi di nessuno!”. Mi chiedo: come possono queste chiese prendere il mondo se sono così impegnate a difendersi?
Sottomettiamoci al governo di Dio e non ostiniamoci a fare a modo nostro. Dio ha stabilito dei ministeri. Egli li ha stabiliti (Ef. 4:11)! Non competiamo con loro e non li temiamo. Ci sono stati dati da Dio, per il nostro perfezionamento! Così quando, spiritualmente parlando, abbiamo un “guasto nella nostra chiesa, non cerchiamo di “coprirlo”. Preghiamo il Signore, ma se il guasto non si risolve, allora chiamiamo il tecnico (il ministro) competente, o il danno non si riparerà mai e, dopo un po’, ci ritroveremo con l’acqua alla gola! Quello che invece molto spesso accade è che i pastori si sforzano (o decidono) di fare tutto da sé. Di qui la causa di tanti problemi, nelle chiese … e nella vita dei pastori.
Avere una visione
Per costruire, servono i ministeri, ma c’e un’altra cosa che occorre per costruire l’edificio nel modo giusto: parlo del “progetto”. Per costruire una casa, dobbiamo possedere un progetto; per costruire la chiesa, che è una casa spirituale, dobbiamo avere un progetto spirituale. Sto parlando della visione.
Dobbiamo ricevere una visione della chiesa, altrimenti mancheremo il progetto di Dio, costruiremo la “nostra” chiesa, che ai nostri occhi potrà sembrare perfetta ma che agli occhi di Dio apparirà più o meno così:
Non mi sentirei molto bene se Dio, quel giorno, mi mostrasse uno di questi disegni e mi dicesse: “Ecco la chiesa che hai costruito!”. E tu?
Dobbiamo cercare il progetto, dobbiamo chiedere visione al Signore. E Dio vuole darci la visione di come costruire la Sua casa. Quando Egli chiese a Mosè di costruire il tabernacolo, gli disse anche: “Guarda di fare ogni cosa secondo il modello che ti è stato mostrato sul monte” (Ebr. 8:5).
Crescere nella visione
Forse abbiamo ricevuto un giorno una visione da Dio. Ebbene, anche una rivelazione autentica ricevuta nel passato può diventare un ostacolo per il presente. Dobbiamo crescere nella visione o potremo diventare, inconsapevolmente, avversari di Dio. Questo ci insegna la storia della Chiesa: ogni movimento che pure era nato dallo Spirito (vedi Lutero, i Battisti, i Pentecostali) è finito per diventare avversario del nuovo movimento che Dio stava suscitando. Certo, Dio non vorrebbe creare sempre nuovi movimenti, ma il problema è che noi tendiamo a fermarci, ad arroccarci intorno alla rivelazione ricevuta ed a difenderla da chiunque, piuttosto che continuare a crescere nella comprensione dell’infinita sapienza di Dio.
C’è un principio nella Scrittura: “Acquista sapienza, a costo di perdere tutto quello che hai, acquista sapienza” (Prov. 4:7). Era il principio praticato da Paolo e che egli ha cercato di insegnarci scrivendo: “Dimenticando le cose che stanno dietro e protendendomi verso quelle che stanno davanti, proseguo il cammino …” (Fil. 3:13).
Dobbiamo crescere nella visione! Tutti gli uomini che hanno guidato il popolo di Dio avevano una visione, e sono riusciti a guidarlo fin dove arrivava la loro visione. Mosè aveva una visione e fu questa a dargli la forza di attraversare il deserto e, giunto all’ingresso della Terra Promessa, di passare il testimonio a Giosuè. Dio gli aveva dato la visione della Terra Promessa e fin li arrivò il suo servizio e il suo cammino. E lo stesso è vero per Giovanni Battista: la sua visione era l’incontro con l’Agnello di Dio. Quello sarebbe stato il culmine ed il termine del suo ministero. Ubbidiente alla sua visione, si trasse da parte quando sulla scena comparve Gesù e passò il testimonio al Figlio di Dio. I suoi discepoli erano contrariati perché vedevano molti lasciare Giovanni e seguire Gesù, ma Giovanni aveva una visione e poté dire: “L’amico si rallegra alla voce dello sposo” (Gv. 3:29). Non c’era invidia, non c’era amarezza in lui: aveva una visione!
Che Dio ci conceda l’umiltà e la rivelazione per saper riconoscere colui che viene dopo di noi! Allora troveremo la forza di tornare nell’ombra e di cedere il passo con gioia, senza opporci, al nuovo che viene. Abbiamo bisogno di visione. Senza visione non puoi vedere la nuvola e ti smarrirai con la chiesa. La visione è la forza di ogni uomo di Dio. Mosè rimase fedele e stabile anche nel deserto perché aveva una visione; Israele vi cadde perché non l’aveva.
Dio vuole darci una visione, Egli vuole che ognuno di noi abbia una visione per la sua vita. Siamo un popolo profetico, ognuno di noi ha un rapporto diretto con lo Spirito Santo e può conoscere la via! Ma Dio non ci darà la rivelazione della sua volontà mentre siamo impegnati nelle “nostre” cose. Tutti gli uomini di Dio di cui leggiamo nella Bibbia ci insegnano questo. Sappiamo che Mosè incontrava Dio sul monte, ma forse non sappiamo altrettanto bene che spesso dovette attendere giorni interi, prima che la parola gli venisse rivolta da Dio (Es. 24:16-18). Dio non rivelerà mai il Suo consiglio ad un credente che ha “fretta” La rivelazione si riceve sul “monte” della preghiera, dell’ascolto e dell’attesa paziente.
La giusta visione
Chi ha fretta può anche ricevere una visione, ma solo chi sa restare in ascolto ai piedi del Signore, riceve la giusta visione. Più tempo rimani davanti a Dio e più il Signore ha la possibilità di illuminarti intorno alla Sua volontà, di estendere la tua visione. Una visione più è vasta, più è giusta. Spesso commettiamo degli errori perché appena ci accorgiamo di aver ricevuto una rivelazione corriamo via, senza dare al Signore la possibilità di continuare il Suo discorso con noi. Abbiamo bisogno di ricevere una visione più larga, e la visione che Dio vuole darci è questa: costruire forti chiese locali (e questa è una visione), ma in funzione della costruzione della Chiesa universale (questa è “la giusta visione”)!
Ascolta e credi: non potrai mai costruire una buona chiesa locale, senza la visione della Chiesa universale! È quest’ultima, infatti, che ci consente di dare alla nostra chiesa una “forma che le permetterà poi di inserirsi nel progetto più vasto della Chiesa in Italia e nel mondo. Paragonando la Chiesa ad un immenso puzzle”, di cui ogni comunità è un tassello, voglio mostravi alcune “deformazioni che, se si verificano nelle nostre chiese locali, impediscono poi la nostra unione con il resto del Corpo.
1° Tassello deformato: La CHIESA-CACTUS
È la chiesa tutta-spine (spesso le spine sono i versetti biblici!) Produce credenti-cactus. Dovunque passano, lasciano feriti. Ha l’apparenza di una chiesa forte, ma in realtà è una comunità che ha paura. È nutrita ogni giorno di diffidenza e si difende da tutti. E una comunità che vive (o muore?) di lotte intestine, causate dal fatto che ognuno sanguina e considera sempre l’altro come la causa delle sue ferite. Ha bisogno di liberazione, tramite la parola profetica ed un sano insegnamento apostolico.
2° Tassello deformato: La CHIESA-PALLA
È una comunità “gonfia” (vedi la Chiesa cattolica romana, ma purtroppo anche alcune chiese protestanti ed evangeliche). Le “aperture” laterali, che avrebbero consentito l’incastro nel resto del Corpo, si sono “gonfiate”. Produce credenti-palla. Questa comunità dice: “Non ho bisogno di nessuno e di nulla. IO sono la Chiesa vera!” Tutta fiera delle sue tradizioni, vive di ricordi. Non concede spazi. È inutile al Corpo ed anzi ne ostacola la costruzione. Ha bisogno di umiliarsi davanti al Signore e di ravvedersi del proprio orgoglio spirituale.
3° Tassello stavolta sano: La CHIESA-PROFETICA
Non mi riferisco alle chiese dove viene esercitato il dono della profezia. La “chiesaprofetica” è una chiesa che ha la visione del Corpo e produce credenti sicuri e liberi. Liberi dalla paura degli altri, liberi da ogni pregiudizio. È una comunità che comprende di essere solo “parte” del Corpo e di avere bisogno della comunione e del sostegno delle altre membra. E una comunità che cerca di “farsi tutto a tutti” per consentire l’avanzamento del Regno di Dio. È pronta a rinunciare a se stessa come realtà isolata ed indipendente. Desidera obbedire al comandamento del Signore Gesù che ha pregato: “Padre, che siano UNO!”. Sicuramente Dio la inserirà nel Suo progetto di restaurazione della Chiesa.
A quale delle tre rassomiglia la tua chiesa? Il piano di Dio non è “super-cristiani” o “supercomunità”, ma LA CHIESA! Molte chiese, invece, vengono costruite più con la visione di essere tutto che di essere “parte”. Spesso dimentichiamo che la nostra chiesa è soltanto “una stanza” della Casa di Dio, e non “la casa”. Così, quando abbiamo tirato su un numero soddisfacente di stanze, piazziamo una pesante porta all’ingresso, magari blindata, vi attacchiamo su il nostro nome, poi chiudiamo la porta… e cominciamo a vivere l’illusione della Chiesa. Questa è mancanza di visione. Siamo “parte”, non “tutto”. Ricordiamolo: il Corpo ha bisogno di noi e noi del Corpo.
Le vostre case … La mia casa
Aggeo 1:4 contiene una protesta del Signore contro il popolo perché trascurava la Sua casa. “E questo il tempo di abitare le vostre case ben rivestite di legno, mentre questa casa giace in rovina?” E la stessa questione Dio solleva con noi. “Le vostre case” sono le nostre comunità; “la mia casa” è la Chiesa. Dio ci mette in guardia dalla tentazione di impegnare una cura esclusiva ed eccessiva per le “nostre”, case e di trascurare la costruzione del Corpo di Cristo.
Nel Salmo 87:2, è scritto: “Dio ama le porte di Sion più di tutte le dimore di Giacobbe”. È importante che comprendiamo come Dio vede e fa le cose. Qui Dio ci sta dando un messaggio: Egli è interessato alla costruzione del Corpo, della Chiesa. Egli ama le dimore di Giacobbe, ma ama di più Sion, cioè la Chiesa. L’implicazione che ci riguarda è semplice: dobbiamo amare, sì, le nostre comunità, ma più delle nostre comunità, dobbiamo amare la Chiesa! Dobbiamo cioè ricordare, mentre costruiamo le chiese locali, che se non puntiamo all’unità di tutte le “membra” del Corpo di Cristo, dopo una breve fiammata di vita, ci ridurremo ad ossa secche (Ez. 37)!
Un brano da rimeditare
L’apostolo Paolo mette in guardia la Chiesa contro questa tentazione affermando: “Nessuno può dire: non ho bisogno dite” (1 Cor. 12:20-21). È importante capire che nessuno può dirlo! Per quanto grandi o forti possiamo sentirci, per quanta strada possiamo aver fatta con il Signore, noi rimaniamo “parte”, bisognosi dell’aiuto degli altri. Il giorno in cui la grande chiesa di Seul dovesse essere tentata di dire: “Io non ho bisogno”, sarebbe la fine. Dopo un po’ si ritroverebbe ad essere un grande osso, perché la vita è nel Corpo!
1 Cor. 12:12-26 parla dell’unità nella diversità, parla dell’indispensabilità di ogni membro, anche di quello apparentemente più insignificante (Ef. 4:16). Ma questo brano può essere inteso ed insegnato in due modi diversi, secondo l’ampiezza della nostra visione. Certo, è giusto intenderlo ed insegnarlo in relazione alla comunità; ma anche in relazione alla Chiesa. Se no, finiremo per convincerci involontariamente che “la Chiesa siamo soltanto noi”. Di qui al settarismo il passo è molto breve!
Sopratutto è importante che sia presentato correttamente il v. 27, insistendo particolarmente sull’ultima parte del verso, più che sulla prima. Esso va spiegato anche alla luce del v. 25, affinché non si creino divisioni nel Corpo, della qual cosa si avvantaggerebbe unicamente il diavolo. Egli mette infatti il suo maggior impegno nell’impedire la costruzione della Chiesa… e, guardandola realtà di oggi, sembra che le sue macchinazioni abbiano abbastanza successo.
La Chiesa: un esercito!
La Chiesa oggi è divisa in tanti drappelli più o meno grandi, con tanti piccoli “capi”, ognuno con una sua strategia diversa. In più, all’interno dei drappelli, ribellioni, cospirazioni, colpi di mano, diserzioni. È vero, c’è anche qualche drappello che vince, ma la sua resta comunque una piccola vittoria, irrisoria, confrontata con quello che è il piano di Dio per la Chiesa. Non prenderemo mai la terra, così!
Ma la volontà di Dio per la Chiesa è molto diversa. Il Signore non sa che farsene di drappelli, Egli è “l’Eterno degli eserciti”! Il Suo piano è che la Chiesa sia un esercito. Un solo, grande esercito, con capi abili e truppe sottomesse e fedeli, che non siano alla ricerca di promozioni ma il cui unico obiettivo sia quello di contribuire alla vittoria del Re. Dio punta ad un unico, comune attacco e trionfo. Questo avverrà quando, come scrive l’apostolo Paolo, la nostra obbedienza sarà “completa” (2 Cor. 10:6).
Satana prevale perché ha un esercito, compatto, ben organizzato, dove ognuno svolge il suo compito col massimo impegno (Ef. 6:12). Sarà forse perché il diavolo domina con la forza, mentre il nostro Dio regna con l’amore…? Comunque sia, è importante che realizziamo profondamente una cosa dentro di noi: la volontà del nostro Signore è che siamo UNO, che non contiamo a sentirci soddisfatti per piccole vittorie “locali”, ma che raggiungiamo il Suo obiettivo, che è quello di prendere il mondo.
Puntare oltre
La misura del nostro ministero è in stretto rapporto con la visione che abbiamo del piano di Dio. La visione di Gesù andava “oltre” Gerusalemme. La sua visione era per il mondo, e fu questa che Egli si sforzò di comunicare agli apostoli nei 40 giorni che si trattenne con loro, dopo la Sua resurrezione. Durante i tre anni del Suo ministero aveva insegnato loro come “entrare” e “vivere” nel Regno, adesso stava comunicando loro la strategia per “estendere” il Regno. “Voi mi sarete testimoni in Gerusalemme, e in tutta la Giudea e Samaria, e fino alle estremità della terra” (At. 1:8).
Dobbiamo ricevere una visione che vada “oltre”: oltre Roma, oltre Napoli, oltre Catania, oltre Torino, oltre gli stretti confini della nostra comunità. A qualunque punto siamo arrivati oggi, dobbiamo puntare oltre; se no, ti fermerai, si fermerà la tua visione, si fermerà il tuo ministero, si fermerà il tuo zelo e si fermerà la tua chiesa. Non saremo mai “arrivati”. Finché saremo in vita, ci sarà sempre un “oltre” da conquistare. Solo quando lasceremo questo mondo ed entreremo nel Regno dei cieli, potremo fermarci (forse!). Ma oggi è tempo di camminare, di correre in avanti e l’uno verso l’altro. È tempo di crescere nella visione del piano di Dio. È tempo di unirsi, per fare conquiste sempre più grandi per l’avanzamento del Regno di Dio su questa terra.
“Allora quelli che temono l’Eterno si sono parlati l’uno all’altro, e l’Eterno è stato attento ed ha ascoltato… Essi saranno, nel giorno che io preparo, saranno la mia proprietà particolare… E voi vedrete di nuovo la differenza tra chi serve Dio e chi non lo serve…” (Mal. 3:16-18). Serviamo il Signore! Costruiamo la Chiesa! E ricorda: “Dio ama Sion più di tutte le dimore di Giacobbe” (Sal. 87:2). L’amore per Sion comincia dove finisce l’amore per te stesso, per il “tuo” ministero, per la “tua” chiesa. Il Signore ti benedica e ti dia visione. La “giusta” visione!