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di Francis MacNutt
Quando incominciai a pregare per le guarigioni, volevo sapere come praticare la preghiera della fede, come esprimerla con le parole giuste. Sapevo che era importante l’imposizione delle mani, ma la vedevo secondaria rispetto alla preghiera vocale.
Ora, invece, sono arrivato a capire che anche il contatto fisico può costituire già di per sé una preghiera potente.
È evidente che talvolta Gesù guariva soltanto con le parole, come nel caso della donna cananea che aveva chiesto la guarigione della figlia a distanza: “«Donna, grande è la tua fede; ti sia fatto come vuoi». E da quel momento sua figlia fu guarita” (Matt. 15:28).
Ma in altri casi, egli non disse nulla: guarì con il tocco soltanto. La donna con l’emorragia si nascose tra la folla e fu guarita semplicemente toccando l’orlo della sua veste (Mc. 5:28). A quanto pare, Gesù non era nemmeno a conoscenza della sua presenza fino a quando divenne “conscio della potenza che era emanata da lui” (Mc. 5:30; si veda anche Matt. 14:35-36).
Spesso – soprattutto in ospedale – non sarebbe appropriato pregare ad alta voce. Io conosco una suora che è infermiera: ogni mattina, quando va al lavoro, chiede a Gesù di usare le sue mani per confortare e per guarire, che diventino le Sue mani; poi va con amore a svolgere il suo lavoro. Ha trovato che gli stessi malati avvertono una differenza quando è lei a massaggiare loro la schiena o a lavarli. Noi siamo partecipi della vita di Dio stesso, per cui non dovrebbe sorprendere se qualcosa della Sua potenza vivificante si comunica quando tocchiamo un malato.
Quando dobbiamo pregare a lungo
Sto imparando anche che talvolta non preghiamo abbastanza a lungo per i pazienti affetti da malattie croniche. Se c’è realmente una trasmissione di potenza vitale, una specie di irradiazione della vita di Dio, questa ha bisogno di tempo per diffondersi e vincere la malattia e la distruzione che è già all’opera nei tessuti del corpo.
Quando preghiamo per lungo tempo, esauriamo rapidamente la nostra scorta di parole. Ma se rimaniamo semplicemente lì, toccando le persone e magari pregando in lingue, sembra che questo dia un grande beneficio: è una preghiera potente in se stesso.
Se c’è in una persona una malattia grave quale un grosso tumore, può darsi che occorra un certo tempo perché la potenza vitale di Gesù possa dissolverlo. È come un’irradiazione divina. Difficilmente una sola sessione di cobaltoterapia distruggerà tutte le cellule cancerose, e allo stesso modo, non dobbiamo meravigliarci se occorre più di una seduta di preghiera per guarire una malattia cronica. Troppe volte ho visto i tristi risultati nei cristiani ai quali, dopo che si sia pregato una volta sola, è stato detto di accettare la guarigione come un fatto compiuto.
Talvolta, è vero, bisogna “reclamare la guarigione”, se Dio rivela che è questa la cosa giusta da fare. Ma quando gli evangelizzatori fanno così come questione di principio con tutti coloro per i quali pregano, spesso fanno gravi danni e impediscono ad alcuni di ricevere la piena guarigione che avrebbero ricevuto se invece, riconoscendo di essere ancora malati, avessero chiesto agli amici di passare ancora del tempo pregando per loro. Intendo con questo mesi o perfino anni di preghiere intermittenti, o in alternativa, fino a otto ore di preghiera concentrata in una volta sola.
Immersione
Io chiamo questo “bagno di preghiera”. È come se fosse necessario far penetrare fino in profondità l’effetto della preghiera in qualcosa che è molto arido e che bisogna ravvivare.
Ho scoperto inizialmente questo fattore del tempo alcuni anni fa nel pregare con i malati artritici. Supponiamo di pregare con una persona le cui mani sono danneggiate dall’artrosi. Ogni tanto un malato di questo tipo guarisce in maniera spettacolare, di solito in una grande riunione di preghiera. Ma, per lo più, nel pregare da solo per casi del genere, notavo qualche piccolo miglioramento: le dita si raddrizzavano un po’, il polso e la mano acquistavano un po’ più di movimento; spesso il dolore diminuiva o scompariva. Insomma, un cambiamento percettibile, ma nulla di simile a una guarigione completa.
E allora? Certo, si può ringraziare Dio per una diminuzione del dolore, ma non si può dire che la persona sia guarita. Perché un risultato così ambiguo? Era evidente che occorreva dedicare più tempo alla preghiera, anche alla luce degli insegnamenti di Gesù sulla perseveranza (Lc.11:5-12; 18:1-8). E ho constatato che spesso, se si era già verificato qualche grado di guarigione, continuare con la preghiera risultava in un grado maggiore. Se, per esempio, la prima preghiera aveva sortito una guarigione al 10 per cento, pregare per altri quaranta minuti poteva risultare in un miglioramento del 50 per cento.
Questo fu per me una nuova scoperta che non avevo letto da nessuna parte. E portava con sé un nuovo problema: soprattutto nelle gradi riunioni pubbliche, non c’era la possibilità di dedicare alle persone così tanto tempo. Più comprendevo il fattore-tempo, più mi sentivo male a vedere alle dieci di sera una massa di persone in fila per la preghiera al termine di una riunione. Vista la severità di alcune loro malattie, mi sembrava di derubarli se non dedicavo il tempo necessario al loro caso. Sapevo che alcuni fra loro non sarebbero guariti subito, ma che probabilmente potevano guarire se solo qualcuno avesse avuto il tempo di immergerli nella preghiera. Infatti, la mia preghiera poteva impedire loro di ricercare questo tipo di cura, dal momento che io avevo già pregato: potevano considerare questo una mancanza di fede da parte loro.
Così, ora, insegno a coloro che si sentono alleviati ma non completamente guariti di non esitare a cercare qualcuno che preghi più a lungo: forse la mia preghiera darà inizio alla loro guarigione e quella di un altro la porterà a termine.
Come fare un bagno di preghiera
Poiché la preghiera, a differenza delle terapie mediche, non ha controindicazioni né effetti collaterali, l’unico limite è la nostra forza: dal momento che la preghiera comunque ci stanca, dobbiamo porre dei limiti e prenderci delle pause.
Si può pregare a intervalli regolari: i genitori possono pregare cinque minuti al giorno per un bambino ritardato, o un amico 15 minuti ogni settimana per un caso d’artrosi. È anche possibile prendere un tempo consistente tutto in una volta – un pomeriggio o una giornata intera – per un caso grave. Ma ordinaria mente si farà così solo se c’è una chiara indicazione da parte di Dio: o tramite una rivelazione particolare, o perché si vede che è già iniziata la guarigione.
Talvolta ciò che ha inizio con una breve preghiera – per esempio, un tumore comincia a diminuire di grandezza – può continuare ad accadere per parecchie ore dopo la fine della preghiera quando il malato se n’è andato a casa. Altre volte, il miglioramento sembra andare avanti solo mentre continuiamo a pregare. Io non lo capisco: sto solo riferendo quello che ho osservato, affinché non poniate dei limiti a Dio ma rimaniate aperti a ciò che sembra necessario in ogni singolo caso.
C’è sempre qualcuno che domanda perché sia necessario pregare tanto a lungo con le persone, facendo notare che Gesù di solito guariva con una sola parola. (Questo è un esempio del tipo di legalismo che fa tanti danni fra i cristiani … !) Si può rispondere che perfino Gesù ha dovuto pregare due volte con un cieco (Mc. 8:22-26), e che egli ci stimola a perseverare nel chiedere giorno e notte (Lc. 18:1,7). Inoltre, l’esperienza mi ha insegnato che talvolta è indispensabile prendere del tempo per pregare; e infine, che funziona! Se qualcun altro esercita un ministero più potente del mio e riesce a guarire una grave malattia cronica con una parola, sono assolutamente favorevole a questo. Ma voglio incoraggiare quanti sono ancora principianti a dedicare più tempo a questo tipo di preghiera quando è necessario.
Francis MacNutt lavora da oltre vent’anni per il recupero del ministero della guarigione fra i cristiani e insieme con la moglie, Judith, dirige la “Christian Healing Ministries” di Jacksonville, USA. È autore di diversi libri.
Questo articolo è tratto dal suo libro The power to Heal, di cui è in preparazione un’edizione italiana presso l’editrice “Il Dono”, C.P. 193, Mantova. Usato per gentile concessione.