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di Rosemarie Bretscher
La mia vita è stata spesa tutta accanto a mio marito al servizio del Signore, e Gli sono veramente grata per averci messi insieme.
Certo, non è stato tutto facile: da “pionieri”, abbiamo dovuto affrontare tante difficoltà. La nostra è stata una vita di avventure ed io, da giovane, non ho mai amato l’avventura: quante volte, quando eravamo più giovani, mio marito mi ha proposto qualcosa di avventuroso, ed io rifiutavo! Ma ora, guardando indietro, vedo come il Signore mi abbia riservato una vita di avventure; e non sono state poi così terribili, perché il Signore è stato sempre al nostro fianco.
Certo, ci sono state delle esperienze non facili per una donna. Quando un bandito ti punta contro un mitra o una pistola, fa una certa impressione! Ma ho chiesto al Signore di liberarmi dalla paura di queste persone ed anche che potessero incontrare Gesù. In queste “avventure”, non ho mai dimenticato la chiamata che Gesù ci aveva fatto, che dovevo essere un aiuto per mio marito e non un impedimento. Non ho mai smesso di guardare a Lui.
È come se vicino a me ci fosse sempre stato un altare su cui mettere tutte le cose che amo. Quando però si è trattato della cosa a me più cara – i figli – non l’ho fatto con molta gioia, ho dovuto chiedere aiuto al Signore perché mi sorreggesse. Quando, per esempio, lasciavo a casa i miei figli (il più piccolo aveva all’epoca solo tre anni), soffrivo molto, ma pregavo Gesù di aiutarmi, e non appena partivo, una grande pace veniva in me perché ero sicura che Egli li avrebbe protetti.
Un’altra cosa che ho dovuto mettere sull’altare è stata la vita di famiglia. A tutte le donne piacerebbe avere una vita di famiglia normale, curare l’educazione dei figli, essere loro vicino, parlare con loro; e anche questo l’ho dovuto mettere sull’altare. Ma ho chiesto a Gesù di prendersi cura di loro e far sì che potessero servirlo sempre e vivere per Lui. E lo ha fatto.
Voglio dunque incoraggiare le mie sorelle a non temere di mettere sull’altare ciò che il Signore chiede loro. Probabilmente non faranno la stessa esperienza che ho fatto io, perché noi eravamo veramente dei pionieri, eravamo soli; ma la visione è sempre stata davanti a me, non ho mai guardato indietro a quello che ho lasciato, ho sempre detto: “Signore, tu mi hai chiamata, e io voglio essere degna della tua chiamata”.
Anche nella nostra vita di coppia le difficoltà ci sono state: mio marito ha un carattere forte mentre io sono più sensibile, e quando sono nati dei contrasti, non sapevo rispondere con la parola, litigavo e piangevo. Ma poi mi ritiravo nella mia stanza e piangevo davanti al Signore dicendogli: “Signore, solo Tu puoi cambiare il suo carattere, solo Tu puoi intervenire in questa situazione”. Poi uscivo ed ero tranquilla, e lo era anche mio marito. Così abbiamo superato tanti momenti difficili, ma non posso nascondere che amo moltissimo mio marito, e questo amore aiuta molto.
Un’altra grande difficoltà l’ho avuta con i figli: quando sono piccoli hanno difficoltà piccole, ma quando crescono le cose cambiano. Anche per loro ho imparato a pormi davanti al Signore. Molte persone che ci circondano pensano che i nostri figli, poiché noi siamo guide per gli altri, debbano crescere più convertiti, già buoni, migliori dei loro genitori …! Dimenticano che anche i nostri figli devono fare una scelta, devono decidere chi vogliono seguire. Il nostro compito è quello di comunicare loro l’amore di Gesù, e anche il nostro comportamento in casa influisce molto sulla loro scelta se seguire Gesù o il mondo.
Per il fatto di lavorare insieme con mio marito, ero sempre al corrente di tutti i problemi che sorgevano nella chiesa – cose che avrei preferito non sapere – per cui ho sempre chiesto al Signore di darci dei collaboratori che ci aiutassero. Lo devo ringraziare tanto di averci fatto incontrare una persona come Giovanni [Traettino – N.d.R.], che ci ha aiutato anche a lavorare il nostro carattere. Infatti dobbiamo collaborare anche noi per migliorare il nostro carattere, per far sì che Gesù operi nella nostra vita, mettendo sull’altare il nostro orgoglio e il nostro modo di pensare.
Ma le più grandi difficoltà si sono presentate nel nostro lavoro. La prima l’abbiamo superata, la seconda anche, con l’aiuto del Signore. Ma è arrivata una terza prova ancora più difficile delle prime due, e abbiamo detto: “Signore, ci arrendiamo, non possiamo farcela da soli, senza amici”. Ed è arrivato Giovanni. Avevamo bisogno di qualcuno che ci aiutasse, ci incoraggiasse, ci sorreggesse e, dal momento in cui abbiamo avuto Giovanni al nostro fianco, abbiamo avuto coraggio, ci siamo sentiti più sicuri; se qualcosa non andava, abbiamo potuto chiedere soccorso. Giovanni mi ha aiutato molto, mi è davvero molto caro.
Ho imparato durante tutta la mia vita ad aggrapparmi a Gesù, a non nascondere nulla a Lui; Egli è stato per me un amico, un tesoro così prezioso che vorrei che tutte le donne imparassero ad aggrapparsi a Gesù. Ne vale la pena, Egli interviene in tutte le occasioni: se c’è la tempesta Egli placa la tempesta, quando il marito comincia ad alzare la voce, rivolgiamoci a Gesù ed Egli viene in nostro soccorso. È importante che impariamo a rivolgerci a Lui in ogni momento del nostro bisogno.
Rosemarie Bretscher, moglie del pastore Ernest di Roccella Jonica (RC), serve il Signore insieme col marito in Calabria da più di 30 anni. Oltre ad essere una “madre” per molti nella chiesa, si dedica particolarmente al ministero dell’intercessione. Questa testimonianza è stata data in occasione di una riunione di sorelle.