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di Bob Mumford
Si è molto parlato, in questi ultimi anni, del ruolo della donna nella famiglia, nella chiesa e nella società. La conseguenza di un corretto insegnamento biblico è stata che molte donne hanno incominciato a trovare il loro posto giusto in sottomissione ai mariti, sicure sotto l’autorità delegata da Dio. Per quanto benefico sia stato questo insegnamento, però, io mi sto rendendo conto che la causa principale dei problemi nella casa, nella chiesa e nella nostra società non va ricercata nella ribellione delle donne, ma nell’assenza di veri mariti e veri padri. Moltissimi uomini sono per natura o passivi o irresponsabili, o dominanti ed insensibili nella loro posizione di capo della famiglia. Entrambi gli estremi risultano da una fondamentale insicurezza nel fatto di essere uomini, o da un’ignoranza della vera natura del ruolo dato loro da Dio. E’ naturale, in queste condizioni, che una donna, privata della sicurezza e della protezione del marito, sia costretta a prendere le redini della casa, trovandosi così di fronte alla doppia responsabilità di essere contemporaneamente madre e padre verso i figli. E’ facile gridare a una donna: “Sei ribelle!”, ma questa è la conseguenza del fallimento di un uomo che non ha avuto abbastanza intendimento e spiritualità per raccogliere la vita che la donna ha deposto ai suoi piedi all’altare matrimoniale. Dopo anni di frustrazioni e ferite, lei è costretta a riprendere la sua vita perché il marito ha mancato nel suo ruolo di guida. Gli effetti della mancanza di padri autentici sono chiaramente visibili anche nella nuova generazione di giovani, sbandati ed insicuri nell’affrontare il mondo. Ho letto lo studio di uno psicologo su sette giovani donne che avevano tentato il suicidio. Nessuna delle sette aveva un buon rapporto col proprio padre. Un altro ricercatore ha detto: “Non ho mai visto un omosessuale che avesse un buon rapporto col padre”. Voglio esaminare questo problema nel contesto di quello che vedo accadere spiritualmente nel mondo. C’è un combattimento spirituale che sta avanzando, un attacco frontale contro il governo e il regno di Dio, che si sviluppa su quattro fronti:
- Il fronte sociale. L’umanesimo ateo sta cercando di spingerci verso una società senza classi e distinzioni dove regna quel tipo di “pari diritti” che permette al lavoratore di dire al padrone: “Mi piace prendere il caffè piuttosto che lavorare, e se cerchi di impedirmelo mi rivolgo al sindacato”. E’ uno spirito che distrugge il rispetto e la responsabilità per ottenere sempre più “diritti”.
- L’ostilità ad ogni autorità. Può essere il poliziotto, il senatore o l’uomo di Dio. C’è una generale mancanza di rispetto per chiunque sia in autorità.
- La perdita degli esempi da imitare. Avete mai notato che tutti vi dicono cosa fare, ma che nessuno vi mostra come farlo? Abbiamo perso i nostri “eroi”. I nostri giovani non hanno nessun esempio da seguire: gli eroi di oggi sono i capelloni e i delinquenti che si fanno beffe della polizia.
- Il padre inadeguato o assente. C’è un attacco concentrato e deciso sulla paternità. Avete mai notato quanti programmi televisivi ci sono su famiglie con un solo genitore? Ci stanno dicendo che la famiglia tradizionale non è più necessaria. Se in qualche programma c’è una famiglia con due genitori, il padre è generalmente un idiota che non sa amministrare la sua casa, far quadrare il bilancio o correggere i figli; non sa cosa indossare o con che cosa lavarsi la testa. Ha bisogno che la moglie e i figli si prendono cura di lui per poter tirare avanti nella vita. Il messaggio è chiaro: non abbiamo più bisogno di padri autentici. Ma molti psicologi ci dicono che un bambino sviluppa la sua immagine di Dio dal proprio padre; perciò, se il padre può essere eliminato dalla vita di un fanciullo come influenza formativa, questo pone le fondamenta per una generazione che non ha una chiara immagine di Dio.
La paternità di Dio
Dio stesso porta il nome di “Padre”; Gesù, in Isaia, è chiamato “Padre Eterno”. La paternità fa parte della stessa natura di Dio. Abbiamo bisogno di capire che quando chiamiamo Dio “Padre”, non ci riferiamo ad un sesso, ma ad un ruolo che Dio compie per il Suo popolo. Abbiamo collegato troppo la paternità al sesso e alla perfezione, invece di vederla in termini del ruolo di guida, insegnamento, protezione e cura di ogni aspetto della vita. Dio, in quanto Padre, ci ha dato un modello di governo sia nel campo naturale che spirituale. Egli è un Padre che governa attraverso i padri, nella famiglia, nella chiesa e nella nazione. Se ci riuscisse a distruggere la famiglia, e specialmente il padre, la base del governo di Dio nel mondo sarebbe colpita.
La famiglia: terreno di prova
Ecco ciò che dice il Nuovo Testamento riguardo a chi vuole responsabilità nella chiesa: “Deve essere uno che governi bene la propria famiglia (penso che ciò si riferisca sia al campo naturale che spirituale), e tenga i figliuoli in sottomissione con tutta riverenza. (Questo significa che governa tramite la sua parola: non deve perdere la pazienza, urlare, minacciare e percuotere per indurre all’obbedienza). Che se uno non sa governare la propria famiglia, come potrà aver cura della Chiesa di Dio?” (1° Tim. 3:4-5). Questi versetti ci fanno capire che ogni ministero valido deriva da una famiglia sicura e solida e da un padre che sappia essere tale. Il Signore non cerca dei professionisti usciti da una scuola biblica, ma forma i Suoi ministri nelle loro famiglie. Se non riesco a portare pace e ordine nella mia propria casa, come posso insegnare ad altri come farlo? Quasi tutta la mia formazione per il servizio di Dio è stata nell’imparare ad essere un marito e un padre nella mia famiglia. La famiglia è la cellula base della Chiesa e della società. Se abbiamo padri forti nelle case, avremo anche guide nella Chiesa. Anche la Chiesa ha bisogno di padri. Paolo era un padre per Timoteo, lo ha cresciuto nel Signore. Parte della debolezza della Chiesa è stata causata dall’assenza di veri padri che abbiano l’autorità e il coraggio per esercitare realmente la paternità. Bisogna riempire il vuoto in coloro che non hanno mai avuto un vero padre, e che non riescono ad affrontare la vita e mantenere un posto di lavoro. Hanno bisogno di padri che li aiutino, e se non c’è il loro padre naturale, la Chiesa deve supplire a questo.
La potenza paterna
Vorrei elencare sette qualità della paternità che sono state perdute o smorzate in molti mariti e padri, ma che possono essere recuperate nella “scuola della famiglia”:
- Fedeltà. Un padre deve imparare ad essere fedele ai suoi patti ed impegni anche quando è difficile. Deve curare teneramente ed amare la moglie, restando fedele al patto matrimoniale, anche quando sembra impossibile sopportarla. Deve essere fedele anche al patto con i figli, anche quando scappano di casa o si drogano. Fu la fedeltà del padre a riportare a casa il figlio prodigo.
- La necessità di comunicazione, anche se dolorosa e difficile. Egli impara ad istruire e a comprendere i suoi figli di sei come di venti anni; ad esprimersi e ad affrontare i problemi con coraggio senza minimizzarli o nasconderli. Impara anche ad ascoltare e capire ciò che la sua famiglia ha da dirgli. Non è insicuro davanti alla disapprovazione; non si arrabbia quando i figli gli dicono dove sbaglia, ma ascolta e capisce il bisogno di amore anche nell’indifferenza e ribellione del figlio.
- Riconoscere e saper fronteggiare il rifiuto e controllare la manipolazione. Se la moglie dice: “Sei l’uomo più stupido che io abbia mai conosciuto”, non tiene il broncio in un angolo, ma dice: “Cara, capisco i tuoi sentimenti e ti amo”. Se il figlio dice: “Me ne vado di casa perché non mi lasci vedere la TV”, il padre risponde: “Non puoi minacciarmi. Ti aiuterò a fare le valigie”. Se la moglie dice: “Mi comprerai quel maglione, vero caro?” risponde: “No, amore. Ti ho detto che non avremmo comprato vestiti in questo mese”. I padri conoscono la manipolazione e il rifiuto e imparano ad affrontarli.
- Pluralità, comunità e vita di Corpo. Sono convinto che la maggior parte dei padri cristiani vengono meno al loro compito per ignoranza, non per mancanza di interesse o di sforzi. Nella pluralità del Corpo c’è il consiglio, il sostegno e la disciplina di fratelli impegnati che aiuteranno un padre a superare i momenti burrascosi.
- Autorità verticale e una sola volontà. Avete mai provato a guidare una famiglia dove ognuno vuole fare i comodi suoi? Un vero padre saprà far valere la sua autorità in seno alla famiglia. Egli sa governare la sua casa tramite la sua parola; non ha bisogno di maltrattare, urlare, costringere e manipolare la famiglia.
- Un padre sa mantenere le priorità in un equilibrio biblico. “Priorità” vuol dire che la mia famiglia viene prima di sport, hobby, amici, lavoro, ministero, consiglio pastorale e casa. Imparare a mantenere in giusto equilibrio tutte queste cose è una sfida per chiunque.
- Maturità nel campo delle crisi familiari. Vi sono delle situazioni in cui non c’è tempo per digiunare e pregare prima di decidere. Di solito è più o meno così: “Papà, il bagno perde”. “Caro la stufa è in fiamme”. “Papà, il cane è scappato!” Questo è un lavoro per Superpapà! Non pensate talvolta che nemmeno Superman riuscirebbe a governare la vostra casa? E’ qui che un uomo impara ad essere un pastore. Questo fa parte dell’addestramento che Dio ci dà, perché si incontreranno gli stessi tipi di situazioni critiche quando si comincia a curare il popolo di Dio.
I risultati della potenza paterna
Sono almeno sette gli effetti che il padre efficace può recare nella sua casa e nella Chiesa:
- Benedizioni interne ed esterne. Facendo degli studi su Abramo, Isacco e Giacobbe, ho dovuto constatare che la benedizione patriarcale non voleva dire porre mani vuote su teste vuote. Quando il padre ebreo poneva le mani sul figlio e lo benediceva, impartiva qualcosa di eterno, divino e soprannaturale. Non era un gioco. Il rapporto che ho avuto con mio padre è stato molto difficile: mi ci sono voluti nove anni per superare tutte le ferite e il senso di rifiuto. Durante la sua ultima malattia ebbi modo di stargli molto vicino, e sorse in me un gran desiderio di ricevere la sua benedizione paterna prima che morisse. Ora, non l’avevo mai sentito pregare tranne che ripetere sempre le stesse fra sette. Comunque, un giorno gli chiesi di pregare per me. Egli cominciò a ripetere le solite espressioni, ma ad un tratto la sua voce cambiò. “Padre – disse – benedici questo mio figlio. So che lo porterai fino alle estremità della terra …”. Sentii lo Spirito Santo attraversare il mio corpo come una corrente elettrica. Appena finito, egli entrò in coma, ma seppi che mi aveva realmente impartito la benedizione di Dio. La benedizione si manifesta anche esteriormente. La Scrittura attesta continuamente che quando un uomo si trova sotto la benedizione di Dio, viene colmato di prosperità economiche e fisiche. Stiamo scoprendo che quando gli uomini assumono il giusto ruolo nelle loro famiglie, Dio inizia a benedire queste con prosperità, pace e salute.
- La potenza paterna ci radica nella realtà e ci permette di maturare nella sicurezza. I bambini hanno bisogno di crescere in una libertà misurata e limitata. La nostra società ha prodotto un’intera generazione di giovani immaturi, frustrati, irresponsabili ed inguaiati, solo perché qualche idiota ha detto: “Non inibiteli! Abolite ogni limite! Lasciate che il piccolo Gianni segua i suoi istinti!” Il piccolo Gianni devasta la scuola, fa impazzire i genitori, si droga e infine morirà per dose eccessiva o finirà in galera, e noi non sapremo il perché! I bambini hanno bisogno di fare errori ed esperienze di vita, ma hanno anche bisogno di certe barriere per non uccidersi né rovinare la loro vita. Questo compito spetta al padre. Abbiamo bisogno di limiti anche per crescere in Dio. Appena il Signore comincia a benedire il tuo ministero, cominci a vedere qualche guarigione e dare qualche profezia, è facile sentire delle voci che dicono: “Tu sei Elia!” Una moglie, dei figli e dei fratelli che ci amano ci faranno guardare in faccia la realtà e faranno presta a ridimensionare quella “rivelazione”. E’ una gioia per me veder emergere dei giovani con un ministero forte e valido, che sono potuti maturare senza tutto il dolore, i problemi e le sofferenze che abbiamo passato noi, perché hanno avuto un padre spirituale per correggerli, incoraggiarli ed istruirli nella loro vita familiare. Un bambino ha bisogno di un padre e di una madre per crescere bene. La madre sviluppa la sensibilità della sua natura interiore (sebbene anche il padre possa contribuire a questo), mentre il padre lo fa crescere e dirige la sua attenzione sulle cose esterne per affermarsi ed affrontare la vita. Quando un bambino inciampa e si sbuccia il ginocchio, la mamma dirà: “Ah, poverino ti sei fatto la bua!” Ed egli ha bisogno di questo. Il padre, invece, gli fa: “Dai, figliolo, smettila di piangere: non ne morirai”. Per crescere ha bisogno di entrambi. I figli maschi, particolarmente, hanno bisogno dell’esempio di un padre per diventare uomini.
- La paternità è fonte dell’identità, della sicurezza e dell’autorità. Molti di noi non hanno mai ricevuto dei complimenti se il lavoro era fatto bene; anzi si pensa che non sia umile dare peso all’approvazione degli uomini oltre che di Dio. Eppure ogni volta che il Padre voleva dire a Suo Figlio qualcosa di vitale e significativo in un momento critico del Suo ministero, si esprimeva pubblicamente in termini di lode e di approvazione: “Questo è il Mio diletto Figliuolo nel quale mi sono compiaciuto” (Mt. 3:17). Anche Gesù aveva bisogno di sapere che suo Padre era contento di Lui! Per anni siamo stati privati di qualcosa che è vitale ed importante per la paura di non essere abbastanza umili nell’accettare un’approvazione umana. Tutti noi abbiamo bisogno che qualcuno che rispettiamo ci dia una sincera e scritturale approvazione quando ne abbiamo bisogno. Conosco un fratello di 30 anni, pieno di talenti, brillante, piacente, che ha due lauree, un ottimo lavoro, insomma tutto ciò che un uomo possa desiderare. Ma i suoi sentimenti interiori sono così abbattuti e il suo senso di inferiorità è così grande che gli è difficile portare aventi qualsiasi rapporto di una certa profondità. Fino a poco tempo fa, non aveva mai sentito da suo padre le parole: “Figliolo, sono orgoglioso di te”. Dio lo sta guarendo, ma è un processo lento e difficile. Un altro, giovane mulatto, mi venne incontro dopo una riunione dove avevo parlato sulla paternità. Con le lacrime agli occhi mi disse. “Stasera per la prima volta ho ritrovato me stesso. Non avevo mai capito chi ero realmente. Adesso capisco cosa volete dire quando parlate della famiglia di Dio. Egli mi ha dato un vero pastore e ora so a chi appartengo”.
- La paternità dà all’autorità una forma visibile e pratica. I nostri giovani oggi sono ribelli e sgarbati perché non hanno mai avuto a che fare con una vera autorità in casa, dove avrebbero dovuto averla. I genitori lasciano che i loro ragazzi si comportino come selvaggi e poi si meravigliano quando essi vanno a scuola e prendono a pugni i loro insegnanti! C’è un principio nella Scrittura che dice: “Non è possibile che io ami Dio se non amo mio fratello”. Credo che valga lo stesso principio anche per l’autorità: Dio amministra il Suo governo attraverso il Suo Corpo, ed impariamo ad obbedirgli obbedendo ai nostri fratelli. Ho dovuto imparare ad obbedire ai miei fratelli, e quando l’ho imparato, mia moglie e i miei figli hanno iniziato ad impararlo. La gente è molto spaventata dall’autorità, perché viene esercitata da persone che non sono padri e che non hanno un cuore da padre. Ma Dio è un Padre: Egli governa tramite i padri, e non vuole che nessuno guidi il Suo popolo fino a quando non abbia dimostrato di essere padre! L’autorità in mano ad un uomo che è un buon padre non è pericolosa.
- La paternità efficace produce uomini veri. Una parte dell’offensiva contro le nostre famiglie mira ad effeminare gli uomini. Nella nostra comunità, abbiamo scoperto che in molti matrimoni dove i problemi non sembrano risolversi i mariti sono femminili nel loro modo di guidare la famiglia. Non voglio dire che siano omosessuali; ma che le loro emozioni, reazioni e prospettive sono quelle di una donna. Così ci sono effettivamente due donne che provano a vivere insieme, e la cosa non funziona. Le mogli diventano frustrate, ferite ed emotivamente insoddisfatte. La vera maschilità si ha quando un uomo riesce a dominare le sue emozioni e il suo approccio alla vita per non agire né reagire da donna. Emotivamente, gli uomini effeminati desiderano sempre essere approvati da quelli che sono sotto la loro guida. Un vero uomo, invece, vuole essere rispettato, ma non gli importa se piace alla gente o meno; va avanti, indipendentemente da ciò che la gente pensa di lui. C’è una differenza tra un sano desiderio di approvazione, e voler piacere agli uomini. Un uomo deve anche accettare la riprensione come un uomo: affronta te stesso e i tuoi errori, senza scaricarli sugli altri! Un uomo, un padre, prende l’iniziativa; egli non si limita a reagire ai problemi dopo che si sono creati. Egli ha una visione di quello che Dio sta facendo e dice: “Ecco la via, seguitemi”. Se non sai dove stai andando, non aspettarti che gli altri ti seguano! L’ideale di uomo è Gesù. Bisogna distinguere tra la vera forza maschile e la prepotenza . Lo spaccone e l’uomo che vuole imporsi con la forza sono deboli ed insicuri non meno del tipo effeminato.
- La paternità sviluppa il carattere. La perseveranza è segno di autentico carattere: l’incapacità di accettare responsabilità e di completare quello che abbiamo cominciato è la piaga della nostra società. L’abilità di affrontare i conflitti e lo scontro: tanti uomini sono o paurosi o falsi quando è il momento dello scontro diretto. Se non riusciamo ad affrontare il conflitto con le nostre famiglie, e l’uno verso l’altro, come potremo reggere contro il mondo? La forza interiore: dico”interiore”, perché non mi riferisco ai muscoli, ma a quel tipo di forza che consente di non abbattersi in quei momenti in cui la tendenza naturale sarebbe di cadere in autocommiserazione, risentimento, apatia e amarezza.
- Infine, vorrei elencare ciò che la paternità efficace elimina: Una sbagliata enfasi sulla grazia. Un cristianesimo effeminato parla troppo della grazia, trascurando il desiderio di maturità del Padre. Gesù fece grazia, quando disse alla donna presa in adulterio: “Non farlo più”. Io sono un predicatore della grazia e sono a mia volta un prodotto della grazia di Dio. Ma sono anche un prodotto del bastone di Dio! Amo quel bastone come amo la grazia! Sono necessari tutt’è due. Leggete Ebrei capitolo 12 e vedrete cosa intendo dire.
Errati motivi per il ministero. Se qualcuno ha motivazioni di ministero diversi da quello di piacere al Signore, una stretta relazione con un padre spirituale le correggerà per il bene suo e quello del Corpo.
Ecclesiasticità. Con questo intendo dire che l’autorità viene riconosciuta in strutture piuttosto che in relazioni paterne. Un vero padre deve la facciata religiosa professionale, per essere una vera persona che si possa amare, toccare, sentire.
Autoritarismo. Un vero uomo non deve mai minacciare né fare appello alla sua posizione; governa mediante la sua parola. Se vedete un uomo che domina il gregge come un piccolo dittatore, usandola paura e i versetti biblici, non è un padre.
Confusione di ruoli. Gli uomini devono tagliarsi i capelli e vestirsi in modo maschile; le donne, pettinarsi e vestire come donne. Questo non lo dico io, lo dice la Bibbia! Gli uomini devono essere maschi e le donne femmine. I padri che agiscono come uomini danno ai loro figli un modello da imitare.
Soffocare i figli. Ci sono genitori che fanno ruotare ogni cosa intorno ai figli; li proteggono e non danno mai loro modo di fare errori e crescere come ragazzi normali. Uno dei modi più sicuri per spingere i ragazzi a ribellarsi e sviarsi è di trattarli come se avessero ancora quattro anni. “Fai questo! Fai quello! Non parlare, taci e fai quello che ti dico io!” Se fai così, ti crei dei grossi problemi.
Nella chiesa si crea lo stesso problema quando il pastore non permette al suo gregge di far nulla senza aver prima ottenuto il suo consenso. Quando le persone cominciano a muoversi in Dio, hanno bisogno talvolta di essere trattate così, ma non possono restare lì, hanno bisogno di crescere e maturare e imparare come essere nel modo giusto indipendenti in Dio.
Il grido del mio cuore è: “Dio, mandaci uomini!” Uomini che vadano a casa e siano padri con la P maiuscola. Uomini che non si limitino ad indicare la strada, ma che guidino gli altri a seguirli. Uomini che imparino bene le loro lezioni e che ne escano trasformati, pronti a fare la volontà di Dio.