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di Mike Bickle
Il modo in cui la nostra comunità gestisce le parole profetiche durante i regolari culti della chiesa si è evoluto nel tempo. Per i primi due anni, consentivamo che quasi tutto andasse avanti spontaneamente, senza nessuna delle procedure che oggi abbiamo. Durante quel periodo, e anche dopo, in numerose occasioni qualcuno della chiesa ha portato una parola profetica che ci ha dato grandi benefici.
Una profezia imbarazzante …
Dopo un paio di anni dagli inizi della Metro Vineyard, il 1° febbraio 1985, un membro del nostro gruppo profetico si alzò e disse che il Signore gli aveva parlato in maniera molto chiaro e potente. Annunciò che entro quattro mesi – prima del 1° giugno – il Signore ci avrebbe dato un edificio. Aggiunse che due uomini in giacca e cravatta ci avrebbero avvicinati e avrebbero fatto un’offerta troppo vantaggiosa da potersi rifiutare.
Avevamo allora 700 membri e nessun edificio. Le nostre riunioni si tenevano in una scuola … e le riunioni erano tante! Tutto ciò che possedevamo doveva essere tirato fuori e rimesso via per ogni riunione. C’erano numerosi svantaggi che rendevano questo sistema noioso per tutti.
E ora, quel profeta stava dicendo alla chiesa ciò che tutti avevano una gran voglia di udire: che le cose sarebbero cambiate entro pochi mesi. Al sentire quella parola, tutti applaudirono e acclamarono con grande entusiasmo.
Io invece, che stavo di fianco a colui che dava quella profezia, mi sentivo preso dal panico più completo. Non sapevo proprio cosa fare! La parola era così chiara: due uomini in giacca e cravatta … un’offerta troppo bella da rifiutare … il 1° giugno … un edificio che non dovevamo cercare (e da tempo cercavamo con tutte le forze, senza successo) … C’erano in palio tante cose. Cosa sarebbe successo, se lasciavo passare quella parola senza commento e senza correzione, e poi non si fosse avverato?
Le ripercussioni sul profeta sarebbero state poca cosa nei confronti di ciò che la gente avrebbe detto a me per aver consentito che fossero messi nel sacco da quella “profezia”! Quel ministro godeva di una buona credibilità e aveva dato in passato delle profezie importanti che si erano rivelate esatte; nondimeno, ogni tanto commetteva ancora degli errori. Non riuscivo a pensare ad altro se non a tutta la gente delusa che mi avrebbe voluto linciare il 2 giugno, se Dio non avesse sfornato un edificio entro il 1°! Mancavano solo quattro mesi … Come pastore, quella parola profetica mi metteva sull’orlo di un precipizio.
Anche il comitato incaricato della ricerca di un edificio non ne rimase entusiasta. Credo che i suoi membri si sentivano un po’ minacciati dall’accaduto: avevano già dedicato tante ore di fatica alla ricerca di una soluzione permanente. E a me non era chiaro cosa fare del comitato. Se credevo alla parola profetica, andava sciolto; se no, dovevo incoraggiarlo a portare avanti il suo lavoro. Il fatto è che, in fondo, non credevo alla parola: pensavo che probabilmente il ministro profetico avesse interpretato male ciò che Dio gli aveva rivelato. Dissi dunque al comitato di continuare la sua ricerca.
Dopo, dissi al profeta quanto lo avrei apprezzato se avesse parlato con me, prima di mettermi in una posizione così difficile. Un episodio increscioso di qualche mese prima aveva già avviato la nostra ricerca di un modo di governare la profezia nei culti domenicali. Avevamo appena iniziato ad imparare come dare una guida pastorale in quest’area; ma, credetemi, quell’episodio diede una grossa spinta al processo.
… compiuta alla lettera
Durante i tre mesi successivi, il comitato continuò a cercare un edificio. Ma all’inizio di maggio, non aveva trovato nulla da considerare neanche come possibilità. Io sudavo forte e stavo già preparando il mio discorso di discolpa per la nostra riunione, presso la scuola, il 2 giugno.
Ma il 10 maggio, due uomini invitarono me e un collega a pranzo. La prima cosa che fecero fu di scusarsi per il modo in cui erano vestiti: si sentivano troppo eleganti con il completo e la cravatta (indumenti che raramente indossavano), ma erano appena venuti via da un appuntamento un po’ speciale. Poi dissero che avevano un edificio da proporci. Quegli uomini d’affari cristiani sentivano un peso per portare i giovani a Cristo e avevano comprato uno stadio da calcio al coperto con l’obiettivo di evangelizzare i ragazzi, ma la cosa non stava andando come avevano sperato.
“Abbiamo saputo del vostro ministero – ci dissero – e vogliamo che il nostro edificio diventi vostro. La stagione calcistica termina il 28 maggio, e vogliamo che ne prendiate subito possesso perché non ci siano atti di vandalismo”. Così, tre settimane dopo – cioè, sabato 1° giugno – ricevemmo le chiavi, cominciammo a rimettere tutto in ordine, e domenica 2 giugno tenemmo la nostra prima riunione là dentro. Quel locale da 2000 posti ci fu offerto a un prezzo così basso che riuscimmo a pagarlo interamente entro tre anni. Fu veramente un’offerta troppo buona da rifiutare.
Accadde esattamente quello che era stato profetizzato: due uomini in giacca e cravatta ci fecero un’offerta che non potevamo rifiutare, e lo fecero entro il 1° giugno. Ero ricolmo di gioia.
Tutto questo sarebbe potuto accadere senza nessuna profezia nel culto domenicale. Sarei stato molto più contento di ascoltare la parola profetica privatamente e di tenerla nascosta dentro di me: sarebbe stato certamente meglio per i miei nervi! Ma Dio sapeva esattamente ciò che faceva. La maggior parte dei nostri membri viveva in un quartiere piuttosto benestante della città. Il nuovo edificio, invece, era situata a 15 km da dove ci incontravamo prima e in una zona più povera. Gli esperti sulla crescita della chiesa ritengono che un simile spostamento sarebbe negativo per qualsiasi chiesa e risulterà in una perdita di membri. Ma la profezia era così precisa che la chiesa accettò la nuova situazione come volontà di Dio, e dei 700 membri della comunità, perdemmo solo tre o quattro famiglie. Per mezzo di quella parola profetica, Dio preparava non solo l’edificio, ma anche la gente.
Approccio lassista
Quando si parla di governo della profezia, molti cristiani si preoccupano, temendo di spegnere lo Spirito Santo. Ma tali persone non ha compreso la lunghezza, l’altezza, la profondità e la larghezza dell’amore e della pazienza di Dio verso il Suo popolo. Lo Spirito Santo non si offende e non si spegne così facilmente, specialmente nei confronti di gente che cerca sinceramente di fare la Sua volontà, anche quando sembra sbagliare tutto. Egli è molto sicuro di sé, molto potente e molto dolce.
Anch’io ero così: pensavo allo Spirito Santo come una colomba sensibile e capricciosa che avrebbe preso il volo al più piccolo disturbo. Di conseguenza, in quei primi due anni, a eccezione di cose evidentemente fuori binario, lasciavo passare ogni tipo di messaggio profetico senza correzione e senza alcun tentativo di governarlo. Nella mia mente, in quei tempi, ogni tentativo di governare il flusso profetico equivaleva ad ostacolare ciò che lo Spirito Santo voleva fare. Solitamente ricevevamo tre o quattro parole profetiche in ogni culto, talvolta fino a otto o dieci. Un paio di volte la gente era così piena di entusiasmo che, purtroppo, si continuò a profetizzare molto tempo dopo che Dio aveva finito di parlare.
Molte cose stupende accaddero in quegli anni; ma ci furono anche degli avvenimenti negativi: profezie non azzeccate e parole autentiche che furono mal interpretate. Una parola autentica che non viene interpretata e applicata nel modo giusto può essere dannosa quanto una profezia sbagliata. Ma, per lo più, fu lasciato a ognuno di interpretare e applicare le profezie come meglio poteva. Chi era con noi in quei tempi ricorda il senso di libertà e di entusiasmo delle riunioni. Tutto sommato, sembrava una bella avventura: qualcuno soprannominò la nostra chiesa: “La comunità dove non ci si annoia mai”!
Tuttavia, ciò che io ricordo sono le ore e ore di appuntamenti con gente scoraggiata, delusa e ferita. Stavo imparando delle lezioni importanti sul mio approccio ingenuo alla leadership, che mi faceva lasciare che praticamente tutto potesse essere detto nelle riunioni pubbliche.
Libertà e struttura
Ci sono almeno otto elementi fondamentali che, secondo noi, contribuiscono all’edificazione in un culto di adorazione “normale”. Essi sono:
1) l’adorazione di Dio attraverso la musica;
2) la predicazione della Parola;
3) le testimonianze;
4) un tempo di ministero in cui possiamo pregare per i malati, i feriti e gli inconvertiti;
5) uno spazio in cui Dio può parlare alla chiesa tramite i doni profetici;
6) la comunione fraterna;
7) i battesimi e la Santa Cena;
8) le questioni pratiche (annunci, raccolta delle decime, ecc.).
Alcuni credenti hanno l’idea sbagliata che la libertà significhi semplicemente cambiare l’ordine di questi elementi. Ma il solo fatto di avere la predicazione prima dell’adorazione non vuol dire che ci sia in quella chiesa la libertà dello Spirito.
Altri pensano che qualsiasi tipo di struttura sia indizio di uno spirito di controllo. Ma, a mio parere, Dio è l’autore di tutti questi otto componenti del culto pubblico. A lui piacciono la comunione, l’adorazione, la predicazione … e sì, perfino gli annunci, che promuovono la comunicazione necessaria nella famiglia della chiesa. Ciò che noi facciamo è “issare la vela” e, se il vento dello Spirito passa sulla chiesa, cercare di captarlo. Ma non presumiamo che una brezza imprevedibile debba per forza soffiare su ogni riunione. Quegli otto componenti sono profondamente biblici e rappresentano una dieta sana ed equilibrata per la chiesa.
È ingenuo pensare che ci sia conflitto tra la struttura e la libertà. Io conosco molti pastori che credono sia sbagliato dare una struttura al loro culto: la gente può fare tutto quello che vuole, con pochissimi limiti. Questo può essere divertente per qualche mese, ma alla fine di un anno, di solito la gente ne è stufa. Dopo che ognuno ha fatto quello che vuole per dieci volte, la gente non è più così entusiasta di tanta spontaneità. Dio ha dato alla chiesa il dono della leadership per una ragione: non certo per restringere la vera libertà, ma per facilitare, dirigere e conservare il flusso della vita. Possiamo godere di una grande libertà, senza dovere per forza cambiare l’ordine del culto ogni settimana.
Come gestire la profezia?
La maggior parte delle chiese che conosco che permettono l’espressione dei doni profetici, lo fanno programmando uno spazio per la profezia. Il culto inizia con una lode esuberante, rallenta il passo con canti di amore e di adorazione e infine si ferma completamente per aspettare in silenzio che si comunichino delle parole profetiche.
Alla Metro Vineyard, invece, nel corso degli anni abbiamo sviluppato un altro modo per amministrare i doni profetici e per farci spazio nei culti regolari della chiesa. L’obiettivo della leadership è quello di facilitare il flusso della vita e della potenza. Perciò, non sempre abbiamo una pausa in cui aspettare le parole profetiche durante il culto, e quasi mai ci sono profezie spontanee gridate dal mezzo della congregazione.
Abbiamo un microfono nella prima fila, accanto al quale sta uno dei nostri pastori con il compito di sorvegliare il ministero profetico in quella riunione. Invitiamo e stimoliamo i credenti a venire avanti in qualsiasi momento e di parlare con lui. Se egli conosce l’affidabilità della persona, le mette semplicemente il microfono in mano; altrimenti, parlando sottovoce, l’aiuta a discernere se la parola profetica è per tutta la chiesa oppure una parola personale; cerca inoltre di capire se è il momento giusto di comunicarla. È possibile infatti avere una parola profetica legittima, ma il momento sbagliato: forse bisognerebbe comunicarla dopo il sermone e subito prima che si preghi per le persone, anziché durante l’adorazione.
Se diverse persone si avvicinano contemporaneamente, di solito egli determina in quale ordine le parole vanno comunicate. Molto spesso arrivano diverse persone con lo stesso messaggio. In questo caso, il pastore riassume tutte quelle profezie e le dice alla chiesa, anziché lasciare che ognuno dia la propria profezia individualmente: nel momento giusto, egli attirerà l’attenzione di chi guida l’adorazione, il quale aprirà uno spazio nel culto per la parola profetica. Se sembra più appropriato, potrà salire sul pulpito e riassumere egli stesso diverse parole profetiche, oppure invitare due o tre persone a venire al microfono e parlare alla chiesa.
Abbondanza di rivelazioni
In una grande chiesa che incoraggia il ministero profetico, c’è da aspettarsi che da 50 a 100 persone abbiano un sogno, una visione o una parola profetica ricevuta durante il culto o nel corso della settimana. Ma il solo fatto di aver ricevuto una rivelazione da Dio non significa che debba essere detta dal pulpito. La sfida è trovare un modo per discernere ciò che Dio ci sta dicendo, e poi comunicarlo alla chiesa in maniera ordinata. Molte rivelazioni non sono date per essere condivise pubblicamente, ma sono in realtà parole personali dirette a quell’individuo. È anche possibile che dieci persone abbiano la stessa parola, sogno o visione. Non è necessario che tutt’e dieci la raccontino; piuttosto sono insieme il modo in cui Dio conferma l’autenticità di quel che viene poi comunicato o riassunto da uno solo.
Con il modo in cui oggi operiamo, ci sono di solito pochissime pause programmate nel nostro culto di adorazione, e poche profezie spontanee vengono date dal corpo delle chiesa. I cantanti profetici spesso ci comunicano la parola profetica di Dio attraverso bellissimi canti e musiche. Il pastore incaricato di guidare il ministero profetico durante il culto è sostenuto dagli altri conduttori della chiesa, e funge un po’ come un controllore di volo. Il dono della leadership che si manifesta in questo campo serve a facilitare il flusso ordinato della rivelazione profetica.
Avere nella propria congregazione 200 persone con le antenne spirituali drizzate, ansiose di vedere Dio interrompere il corso ordinario di ogni culto, è una sfida per la leadership! La peggiore cosa che possa accadere è che i leaders (i quali credono che Dio sarà più contento se viene rispettato l’ordine prestabilito) e il popolo (che desidera delle interruzioni spontanee) entrino in conflitto sulla questione. I pastori devono essere disposti a seguire il flusso dello Spirito; nello stesso tempo, i credenti spirituali devono riconoscere la reale necessità del dono di governo perché il culto si svolga nel modo stabilito da Dio.
Quando qualcuno viene da noi con una rivelazione che suggerisce un significativo cambio di direzione nel culto, che però non è evidente a tutti, di solito gli diciamo che preferiamo aspettare altre conferme. In 2° Corinzi 13:1 è scritto: “Ogni parola sarà confermata dalla bocca di due o tre testimoni”. So che né questo testo, né la sua fonte nell’Antico Testamento (Deut. 19:15) si riferisce in primo luogo alla valutazione delle parole profetiche; nondimeno, è valido il principio di confermare ogni importante cambio di rotta per mezzo di due o tre testimoni. Allo stesso principio si allude in 1° Corinzi 14:29: “I profeti parlino in due o tre e gli altri giudichino”. Di solito arrivano altre conferme profetiche quando Dio vuole cambiare la direzione di un culto di adorazione.
Profezie senza unzione
La maggior parte dei pastori e dei conduttori di chiesa ha provato, almeno qualche volta, il timore che si possano dare nella chiesa delle parole strane o antibibliche in nome della profezia. Ma, se si ha una procedura già pronta per far fronte a un simile avvenimento, ci saranno meno pressioni sia sui conduttori che sul popolo.
Ci sono diversi tipi di correzione che di volta in volta sarà necessario esercitare. Nella nostra chiesa, mentre la maggior parte delle parole profetiche si dànno dal microfono davanti, non ne facciamo una regola rigida. Ma chiedere alle persone di dare le profezie al microfono serve tre scopi. Prima, consente a tutti di sentirla chiaramente. In secondo luogo, ci consente di registrarla. E poi, dà ai responsabili il modo di poter parlare con le persone, quando è necessario, prima che parlino.
Tuttavia, succede ogni tanto che qualcuno dia dal corpo della chiesa una parola che non edifica, che anzi sembra senza ispirazione, vitalità e pertinenza. Non mi piace definire queste “false profezie”, perché ciò potrebbe suggerire che la persona sia in preda a uno spirito cattivo. In 1° Corinzi 14:3 è scritto: “Chi profetizza parla agli uomini un linguaggio di edificazione, di esortazione e di consolazione”. Una parola può non fare nessuna di queste cose; ma se non dà direttive e non rappresenta un errore dottrinale, allora, anche se manca di unzione, non lo consideriamo un problema troppo grave. Solitamente lasciamo correre la prima volta, e forse anche la seconda.
Ma dopo due pretese “profezie” che non recano unzione o edificazione, andiamo dalla persona a proporle con dolcezza che, in futuro, sottoponga le sue parole agli anziani seduti davanti. Se poi succede una terza volta, le faremo obbligo di sottoporre le “rivelazioni” ai responsabili prima di alzare la voce nel culto pubblico. Se non dà ascolto a questa terza correzione privata, la quarta volta lo bloccheremo e lo correggeremo pubblicamente. Questo è accaduto poche volte in dodici anni, e in ogni occasione abbiamo preso tempo per spiegare all’intera congregazione il procedimento che si è seguito con quella persona.
Se non si fa così, altri che hanno doni profetici possono rimanere paralizzati dalla paura di essere rimproverati in pubblico; quando invece comprendono l’intera procedura, avranno la sicurezza che i responsabili non li tratteranno con durezza se dovessero sbagliare nel muovere i primi passi. Non devono essere in preda al terrore che, se profetizzassero qualcosa di sbagliato, saranno subito corrette davanti a tutta la chiesa. La chiesa deve potersi fidare che i responsabili affronteranno tali situazioni con dolcezza, altrimenti lo spirito di fede e di libertà nella chiesa calerà rapidamente. In quel caso il ministero profetico sicuramente s’inaridirà e cesserà.
Correzione istantanea
Ci sono invece due tipi di parola profetica che correggiamo subito, anche se quanto più dolcemente possibile. Il primo è una parola profetica data alla chiesa come rimprovero o correzione, senza prima passare attraverso i conduttori della chiesa. Io non andrei mai in un’altra chiesa a dare una profezia di correzione o di direzione, senza comunicarla prima alla leadership locale. Se essi accolgono la parola, chiederò che siano loro a presentarla alla chiesa: di solito, infatti, è molto più efficace che siano i responsabili locali a dare una parola di correzione, piuttosto che un ospite che la chiesa non conosce bene. È tuttavia possibile che i conduttori mi chiedano di comunicare io stesso la parola; ma farei questo soltanto dopo che si è spiegato a tutti che lo faccio dietro loro richiesta.
Se invece, durante il nostro colloquio privato, i responsabili dovessero rigettare la parola profetica, ma io fossi ancora convinto, senza ombra di dubbio, di aver udito da Dio, potrei avvertirli dicendo: “Secondo me, siete profondamente inguaiati”. Ma non darei mai pubblica-mente una parola di correzione in una chiesa al di fuori della sua struttura di leadership e di autorità.
Se dunque qualcuno si alza in piedi e dà una profezia che suggerisce una nuova direzione, un rimprovero o una correzione per la nostra chiesa, senza averla prima sottoposta alla leadership, risponderò: “Apprezzo il fatto che tu cerchi di ascoltare Dio per questa comunità e ti preoccupi per noi. Tuttavia, sarà meglio che tu comunichi questa parola ai nostri conduttori e lasci che la discerniamo insieme. Ti invitiamo, se vuoi, a partecipare a questa procedura; ma per ora, non seguiremo la tua direzione: torneremo a riferirti più avanti”. È molto importante insegnare alla gente a rispettare i limiti dell’autorità spirituale nel portare a una chiesa locale una parola di correzione o di direzione.
L’altro tipo di parola profetica che correggeremo immediatamente è una che contenga delle implicazioni dottrinali non ortodosse. Di nuovo, bisogna impartire la correzione con dolcezza e gentilezza: non è questo il momento per il pastore di fare il duro e far vedere di quante pallottole dispone nel suo “fucile pastorale”! Dobbiamo sempre ricordare che abbiamo a che fare con esseri umani preziosi, redenti dal sangue prezioso di Gesù. Se trattiamo con durezza l’errore del singolo, quella durezza distruggerà la libertà e l’apertura nella chiesa. Se dunque una profezia includesse qualche significativo errore dottrinale, inizierei dicendo: “Sono sicuro che era fatto con le migliori intenzioni, ma la parola data mette in discussione una dottrina che noi riteniamo biblica”; e poi, affermerei chiaramente la dottrina messa in discussione.
Dio parla per mezzo di noi
È un’idea così semplice: Dio vuole parlare al corpo di Cristo e per mezzo di esso. La potenza della rivelazione può passare anche attraverso il membro più nuovo. La chiesa è composta di persone che sono tutte abitate dalla potenza e dalla presenza dello Spirito Santo. Nessuno ha un monopolio dello Spirito Santo, il quale opera sovranamente nella chiesa e per mezzo di essa, come vuole. Le nostre procedure non sono perfette, ma spesso funzionano bene per facilitare l’operazione della potenza e della rivelazione dello Spirito attraverso tutta la chiesa.
Un giorno, dopo la predicazione, durante le preghiere per le persone nel bisogno, uno dei nostri leaders si trovava come al solito vicino al pulpito a raccogliere dalle gente parole di conoscenza da comunicare dal microfono mentre le persone venivano per ricevere una preghiera personale. Mentre pregavo per una certa signora, per cinque minuti non sembrava accadere nulla. A quel punto, Michael comunicò dal microfono una parola di conoscenza data da un credente su un pancreas disfunzionale, e la signora per la quale stavo pregando mi disse che la parola riguardava lei. Fino a quel punto avevo pregato in termini generali; ma improvvisamente, lei cominciò a sentire la potenza di Dio che toccava il suo corpo. Non sapeva cosa fare. Più tardi, seppi che era con noi quel giorno per la prima volta, essendo stata accompagnata da un’amica, e che non aveva mai visto niente di simile: ecco perché era tanto in ansia. La incoraggiai a calmarsi, spiegandole che era la potenza dello Spirito Santo che la stava toccando e che non c’era nulla da temere. Mentre le parlavo, aprì gli occhi e cominciò a gridare: “Ci vedo! Ci vedo!” Non avevo la minima idea di cosa stesse accadendo. Poi, abbiamo saputo che aveva una grande macchia cieca in un occhio causata dal diabete, e che era scomparsa istantaneamente mentre pregavamo quella mattina. Il Signore aveva usato quella parola di conoscenza profetica da parte di un membro della chiesa per far scoccare una guarigione meravigliosa. Quel giorno la chiesa si rallegrò grandemente davanti a Dio.
Ecco il modo in cui Dio sta usando ciò che si può chiamare genericamente “il profetico” nella nostra comunità, e il modo in cui abbiamo imparato a gestirlo nei nostri culti.