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di Giovanni Traettino
In questo numero di ‘Tempi di Restaurazione’ abbiamo voluto occuparci delle guide:
- a) perché è un tema strategico per la maturazione e la moltiplicazione della Chiesa;
- b) perché raramente, e tra molte reticenze e pudori, i conduttori delle comunità nel nostro paese si occupano di se stessi – senz’altro perché troppo presi dagli altri – ma in questo modo omettendo di dare un contributo decisivo alla crescita loro e delle comunità affidate alle loro cure. Ricordiamoci che difficilmente la chiesa sta meglio del suo conduttore;
- c) la letteratura in italiano – di campo evangelico – disponibile sull’argomento è quasi inesistente, e le esperienze in corso (se ce ne sono) non sono documentate.
Utile sarà, quindi, l’esame dei contributi che qui proponiamo. Gli autori sono uomini con un chiaro e riconosciuto dono di governo.
Le comunità cui appartengono sono esse stesse leaders di correnti di rinnovamento importanti nel movimento neo-pentecostale e carismatico degli ultimi anni. Si tratta dunque di idee forgiate al fuoco dello Spirito Santo e provate dall’esperienza.
Steve Clark esamina il modello neo-testamentario degli anziani in controluce con alcuni modelli correnti nella Chiesa oggi.
Vergil Vogt sottolinea che il requisito principale dei leader pastorale è il carattere più che i doni.
Bryn Jones sostiene la necessità per ogni leader di una certa ‘misura di insicurezza’. In questo modo saremo portati ‘a cercare la comunione e la dipendenza da Dio, e a stendere la mano d’associazione ai nostri fratelli ministri’.
Bob Mumford tocca la problematica della famiglia del pastore.
Paul Anderson partendo dalla sua esperienza nel formare altri conduttori, sottolinea la centralità di rapporti e cura individuali.
L’esperienza da noi fatta nelle comunità tra le quali ci muoviamo ci porta a confermare questi risultati.
A ciò si aggiungono alcune altre convinzioni e intuizioni che abbiamo potuto mettere a fuoco, e maturare nel corso degli ultimi due o tre anni. Sono solo degli appunti di lavoro da sviluppare successivamente e su cui riflettere insieme.
Il primo bisogno di chi guida (il leader) è di essere guidato. Perciò il suo primo requisito è di esser ‘ripieno dello Spirito Santo’. Dopo di che egli vorrà soprattutto seguire.
Guiderà perché lo Spirito lo costringerà dall’interno e le circostanze e i fratelli lo confermeranno da fuori.
Come il Battista, sarà sempre pronto a cedere il passo a chi viene dopo di lui, ed a riconoscere chi è più grande di lui.
Chiamata, identità, sicurezza. La sicurezza è requisito essenziale del leader. Molte forzature e squilibri nascono dall’insicurezza. La sicurezza ha la sua sorgente primaria e fondamentale nella rivelazione personale della chiamata di Dio. Questa rivelazione, scritta nei nostri cuori, diventa consapevolezza della chiamata. La consapevolezza della chiamata, confermata nei nostri cuori dallo Spirito Santo, si fa unzione, e rende potente il nostro ministero. In questo processo ci viene rivelata la nostra identità, il nostro nome per così dire, e la nostra funzione.
I fratelli sopra, a fianco e sotto di noi saranno la conferma esterna ed obiettiva della validità della nostra esperienza.
È vitale per l’equilibrio, la sobrietà e la sicurezza di ogni leader che sia sottomesso ad un fratello, cui riconosca autorità, maturità e spiritualità, che abbia una reale sorveglianza sulla sua vita e sul suo ministero.
II leader cristiano è un ‘capo-servo’. La gloria del leader è stata manifestata in Gesù-servo. In Gesù il servizio non è solo una lezione per gli altri. Nella Sua umiliazione (Fil. 2), Egli ci ha rivelato la natura stessa di Dio: un Dio-servo. Il servizio fa parte della natura di Dio.
L’umiltà è il carattere costitutivo, essenziale dei leader cristiano. Egli è una persona sottomessa, anche se è un grande apostolo. Fedeltà, lealtà, ammaestrabilità lo segneranno tutti i giorni della sua vita.
Vita da vita. Il processo di formazione e di riproduzione dei leaders si alimenta dal rapporto con il ‘maestro’, la sua vita, il suo stile, il suo cuore, il suo ministero.
La vita precede il ministero. II ministero è il servizio ed il messaggio di una vita.
Profeti tendono a riprodurre e ad attrarre profeti, pastori, pastori e così via.
Vita a vita. Il leader è uno che segue colui che lo precede. Nessuno può precedere se non segue e se non può dire: ‘fate quello che faccio io’.
Nessuno è in grado di governare effettivamente gli altri se prima non governa se stesso. Il governo di sé precede e condiziona il governo degli altri.
Un leader naturale non è necessariamente un leader spirituale. La fiducia in sé è molto utile, ma non sempre è la migliore alleata della fiducia in Dio. Ritenere di conoscere gli uomini non aiuta sempre a dipendere da Dio per il discernimento degli spiriti.
La capacità di prendere decisioni autonomamente non incoraggia a ricercare la volontà di Dio. Il piacere del comando può diventare fine a se stesso e minacciare seriamente l’obbedienza a Dio.
La ricerca dell’interesse personale può inquinare seriamente e ad ogni stadio le motivazioni per il servizio a Dio e agli uomini. Lo spirito di indipendenza è nemico mortale ed irriducibile dello Spirito di Cristo. L’ubbidienza e la sottomissione sono un servizio alla maturazione ed all’unità anche dei leaders, oltre che di tutti i credenti e della Chiesa.
Il leader deve praticare le discipline dell’ascolto, del silenzio, e dell’attesa di Dio come indispensabili all’intervento soprannaturale nella sua vita e nel suo ministero.
Il diritto di governare per essere efficace deve andare insieme con l’abilità di governare. Non tutti quelli che governano ne hanno la capacità.
L’abilità professionale non deve mai sostituire l’unzione dello Spirito Santo.