SCARICA PDF di questo articolo
di Ernesto D. Bretscher
Ero fiero. In meno di un anno, da niente si era sviluppata nella città di Salerno una comunità che contava 50 anime. Ce l’avevo messa tutta. E sembrava che il Signore mi avesse davvero benedetto.
Ma nel giro di pochi giorni, ciò che con tanta fatica avevo costruito, si disintegrava senza che potessi farci molto. “Quello che tengo in corpo io te lo devo dire …” mi strillava un fratello, e un altro: “… e guarda che io non ho peli sulla lingua …” E in men che non si dica, mi scaricarono addosso tutte le loro frustrazioni, tanto da farmi sentire il più inadeguato, incapace e stupido dei ministri che esistevano sulla faccia della terra. Diedi al Signore le mie dimissioni. Il quale – c’era da aspettarselo – le rifiutò. Ma da quel tempo non mi lasciò mai più solo.
Grazie a quella drammatica crisi, conobbi un pastore inglese, Chris Chilvers, intimo amico proprio delle persone che mi fecero sentire piccolo così. Venne per cercare di riconciliare i contendenti e, mettendo a repentaglio la sua amicizia con loro, prese le mie difese. Non ci riuscì, la comunità si sfasciò, ma lui divenne per me un maestro e un fratello maggiore. E mi incoraggiò a ricostruirla su basi un po’ diverse: le relazioni d’amore. Mi diceva: “Dio è amore. Se costruisci le persone su Dio, riceveranno la capacità di amare. A te rimane solo educarle ad amare. E amare significa relazioni, amicizia, rispetto, lealtà, impegno”. Mi invitò ad andare a trovarlo in Gran Bretagna, e mi fece vedere come funzionavano i rapporti nella sua comunità.
Rimasi impressionato. Non mi sembrava una comunità, piuttosto una famiglia di persone che si volevano bene. Tornai in Inghilterra nel 1978 per una conferenza, la Dales Bible Week, che mi impressionò non solo per la presenza di migliaia di credenti, ma per i contenuti degli interventi dei diversi ministri. L’enfasi era sulle relazioni fraterne necessarie tra le diverse membra del Corpo di Cristo. Le membra non possono andare per i fatti loro, sono coordinate e distribuite con armonia in tutto il corpo, ognuna con la propria funzione. La Chiesa, chiamata corpo di Cristo, deve trovare il modo perché, sia sul piano locale che su quello nazionale e internazionale, le diverse membra vivano armoniosamente tra di loro. Sentii parlare della diversità dei ministeri in relazione tra di loro facenti funzione di legamenti (Ef. 4:11-16), di squadre apostoliche in relazione tra di loro, di comunità diverse chiamate a diventare famiglie spirituali in relazione tra di loro. Tornai in Italia capendo che le chiese evangeliche erano ancora ben lontane dal modello biblico e cominciai a pregare per l’unità della Chiesa.
Nel frattempo mi ero rimesso al lavoro, e la ricostruzione della comunità diventò il laboratorio per imparare le lezioni più importanti della mia vita. Oggi, grazie a Dio, dopo diversi anni di alterne vicende, gode di buona salute e fa parte della rete di comunità che sono espressione della nostra spiritualità.
Un cammino comune
Nel dicembre dello stesso anno (1978), ebbi il privilegio di fare la conoscenza dell’allora pastore battista Giovanni Traettino, che scoprii essersi incamminato per la stessa via. Molte domande fondamentali nelle nostre vite erano simili. Eravamo alla ricerca del Signore, delle Sue risposte … di tante risposte! Entro la fine del 1980, oltre a mio padre Ernesto Bretscher (di formazione pentecostale), il Signore unì i cuori di diversi fratelli, fra i quali Geoffrey Allen (missionario di origine anglicano carismatico), Emilio Ursomando (pentecostale ADI) e Massimo Loda (Assemblee dei Fratelli), tutti alla ricerca della volontà del Signore per noi tutti, per la Chiesa. Ci incontrammo come se fossimo stati guidati a un appuntamento divino. E non solo diventammo amici, ma portatori della stessa sofferenza per la Chiesa.
Pensammo che il modo migliore di iniziare il nostro cammino fosse quello di metterci in discussione. “Ravvedetevi dunque e convertitevi, perché i vostri peccati siano cancellati e affinché vengano dalla presenza del Signore dei tempi di ristoro e che egli vi mandi il Cristo che vi è stato predestinato, cioè Gesù, che il cielo deve tenere accolto fino ai tempi della restaurazione di tutte le cose” (Atti 3:19-21). Con una serie di conferenze, iniziammo uno stimolante percorso di riflessione sulle condizioni della spiritualità del mondo evangelico.
Divenne evidente che il lungo cammino della riforma, iniziato da Martin Lutero nel secolo XVI, non solo non poteva considerarsi concluso, ma aveva anche creato qualche problema in più. Uno di essi era la frammentazione del mondo protestante. Il Signore non aveva forse desiderato l’unità del Suo Corpo? “Siano perfetti nell’unità affinché il mondo creda che tu mi hai mandato” (Giov. 17:23). Dove eravamo invece finiti? Non solo la Chiesa del 1° millennio si era divisa tra Chiesa Cattolica e Chiese Ortodosse, ma la scissione protestante, che aveva la pretesa di ricondurre il popolo di Dio alla fedeltà della Parola di Dio, staccandosi dal mondo cattolico, finì per spaccarsi in tante denominazioni e spiritualità disarticolate, nelle quali fiorirono dottrine, ecclesiologie e tradizioni le più diverse, alcune ricche e preziose, altre che rasentavano l’eresia.
Alla ricerca di una Chiesa unita
A quel tempo partecipavo a un incontro mensile di preghiera frequentato da credenti e pastori di diverse denominazioni a Roma per un risveglio nella chiesa. Mentre eravamo in preghiera una sera, mi si dipinse davanti agli occhi l’immagine di un cantiere edile. Vi erano carpentieri, muratori, falegnami, idraulici, piastrellisti, vetrai, imbianchini, ciascuno impegnato a costruire una casa con i materiali propri del suo mestiere. Vi erano così case di mattoni, di vetro, di piastrelle, di tubi idraulici, di tegole, ecc. Ne scaturì una domanda: “Ma che razza di casa mi state costruendo?” Quest’immagine sembrava cogliere il disagio di Dio davanti al fatto che ogni comunità o denominazione costruisce la Chiesa “a modo suo”, senza tenere conto del contributo degli altri. Ognuna lavorava per sé.
Perché le diverse spiritualità evangeliche non dovrebbero trovare la via all’unità, anche nella diversità che le caratterizza, e avere così accesso alle ricchezze dei rispettivi patrimoni? Il grido di Gesù fu: “Siano perfetti nell’unità affinché il mondo conosca che tu mi hai mandato” (Giov 17:23).
Ma da dove iniziare? Cominciamo da noi! Così abbiamo messo insieme tutto ciò che eravamo, avevamo o facevamo, nello stile di Gesù che ci ha detto: “Questo è il mio comandamento, che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi” (Giov. 15:12). Ne scaturì un solenne impegno davanti a Dio a vivere le implicazioni di questo comandamento, a lavorare insieme mano nella mano, anche se eravamo profondamente diversi per storia, teologia e tradizioni. E ci impegnammo ad avere lo stesso cuore per tutta la Chiesa, interessandoci a quanto accadeva nella Chiesa di tutto il mondo, a ristudiare le origini e il percorso del cristianesimo attraverso i secoli, a comprendere meglio le nostre radici per lavorare e contribuire al recupero e alla restaurazione della Chiesa.
Le relazioni fraterne sono state oggetto delle prime riflessioni, dando luogo a una prima conferenza nel 1979 e un primo numero della rivista Tempi di Restaurazione. Il pastore Chris Chilvers (GB) introdusse una riflessione sulla qualità dell’amore tra i credenti della Chiesa primitiva che paragonò all’amore tra Davide e Gionathan (1° Sam. 18:1), da cui nacque la pratica a noi cara di suggellare il nostro amore fraterno in Cristo con un patto di fedeltà reciproca. Seguirono una rivisitazione di diversi argomenti quali le fondamenta della vita cristiana (Ebr. 6:1-2, da cui le attuali classi di catechesi), la paternità di Dio nella Chiesa, il Regno di Dio, le chiavi di lettura della Bibbia, la grazia, la lode e l’adorazione, i gruppi in casa, i cinque ministeri, il governo della Chiesa, il Corpo di Cristo, la squadra apostolica, gli apostoli e i profeti oggi, il combattimento spirituale …
Un movimento profetico
Il gruppo divenne movimento e squadra apostolica nel 1981, quando s’impegnò a vivere relazioni di patto e d’amore ai piedi del Signore per diventare strumento di guarigione per la Chiesa e di salvezza per il mondo. Aprì una segreteria a Caserta cui fu dato il nome di “Centro di Comunione e Restaurazione”, e una casa editrice, “Edizioni Koinonia”, che pubblicò la rivista Tempi di Restaurazione e diversi libri quali Discepolo di J.C. Ortiz, Restaurazione nella Chiesa di Terry Virgo e altri.
Si portarono avanti le conferenze “Spirito e Vita” in cui parlarono ministri provenienti da più parti del mondo e da diverse spiritualità, proponendo nuovi argomenti che si aggiungevano alle riflessioni proposte ai pastori del mondo evangelico italiano. Le relazioni fraterne rimasero sempre il tema centrale, mentre l’atteggiamento da assumere nei riguardi dei cattolici, degli ortodossi e dei cristiani non carismatici diventava: Essere con tutti ciò che Dio ci aveva dato di essere, ma con umiltà ed amore. Via dunque il tipico abito evangelico colorato di anticattolicesimo!
Si definiva così una nuova spiritualità, fortemente evangelica, ma in dialogo e ascolto con le altre confessioni, che assumeva il nome di “Chiesa Evangelica della Riconciliazione”, il cui ministero è diventato sempre meglio definito e vuole essere strumento di riconciliazione degli uomini con Dio, con sé stessi e con tutta la gamma dei propri simili, inclusi i credenti delle diverse confessioni.
Ecco, io sto per fare una cosa nuova; essa sta per germogliare; non la riconoscerete? (Is. 43:1)