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di Vinson Synan
Il movimento pentecostale è, senza dubbio, il più significativo movimento religioso del XX secolo.
Dalla sua nascita nel nascondimento presso una piccola scuola biblica nella cittadina di Topeka nel Kansas nel 1901, è cresciuto per diventare oggi il più importante ramo del protestantesimo: con più di 200 milioni di membri nel 1993, l’insieme delle chiese pentecostali ha ormai una maggiore consistenza degli Ortodossi e dei Protestanti storici. I pentecostali sono superati numericamente solo dalla Chiesa Cattolica Romana con il suo miliardo circa di membri, dei quali però la maggioranza non praticante.
Ci sono inoltre più di 200 milioni di “carismatici” all’interno delle altre chiese, per un totale, nel 1995, di circa 460.000.000 cristiani pentecostali e carismatici. E il movimento continua a crescere al ritmo vertiginoso del 150 per cento circa ogni decennio!
Il pentecostalismo però non è nato dal nulla. Esso ebbe le sue radici in precedenti movimenti evangelici perfezionistici e carismatici. Almeno tre di questi – il movimento metodista e “della santità”, la Chiesa Cattolica Apostolica di Edward Irving e il movimento britannico di Keswick, ossia della “vita più elevata” – prepararono la strada a quello che sarebbe potuto sembrare un’effusione spontanea dello Spirito Santo negli Stati Uniti.
Probabilmente il più importante precursore del pentecostalismo fu il “movimento della santità” nato dal Metodismo verso la fine del secolo scorso. Da Giovanni Wesley i Pentecostali ereditarono il concetto di un’esperienza drammatica successiva alla conversione, variamente denominata “santificazione completa”, “amore perfetto”, “perfezione cristiana” o “purezza di cuore”. Era stato Wesley a proporre una simile possibilità nel suo importante trattato Una semplice descrizione della perfezione cristiana (1766). Da Wesley infatti il movimento della santità derivò la teologia di una “seconda benedizione”. Fu però un collega di Wesley, John Fletcher, il primo a chiamare questa seconda benedizione un “battesimo nello Spirito Santo”, esperienza che conferiva a chi la riceveva potenza spirituale oltre a purificazione interiore, come egli asserisce nella sua importante opera Checks to Antinomianism (Barriere contro l’antinomianismo, 1771). Durante l’Ottocento, migliaia di Metodisti testimoniarono di aver fatto questa esperienza, seppure nessuno in quell’epoca vedesse un collegamento tra questa spiritualità e il parlare in lingue o qualche altro carisma.
Nel 19° secolo, poi, Edward Irving e i suoi amici a Londra suggerirono la possibilità di un recupero dei carismi nella chiesa moderna. Irving, famoso pastore della chiesa presbiteriana di Regent Square a Londra, fu la figura centrale nel primo abbozzo di “rinnovamento carismatico” nel 1831. Anche se ci furono manifestazioni di lingue e di profezia nella sua chiesa, Irving non ebbe successo nella sua ricerca di un recupero del cristianesimo del Nuovo Testamento (la “Chiesa Cattolica Apostolica” fondata dai suoi seguaci tentò di restaurare, oltre ai carismi, anche i “cinque ministeri”: apostoli, profeti, evangelisti, pastori e dottori). Sebbene il suo movimento non abbia avuto successo, Irving comunque indicava la glossolalia come “segno evidente” del battesimo nello Spirito Santo, un aspetto importante della teologia dei futuri Pentecostali.
Un altro precursore del Pentecostalismo fu il movimento di Keswick, ossia “della vita più elevata”, che fiorì in Inghilterra dopo il 1875. Guidato dapprima da esponenti americani quali Hannah Whitall Smith e William E. Boardman, i predicatori di Keswick presto spostarono l’obiettivo e il contenuto della “seconda benedizione” dall’enfasi wesleyana sulla “purezza del cuore” a quella di un “rivestimento di potenze spirituale per il servizio”.
Così, prima dell’inizio del movimento pentecostale in America nel 1901, c’erano stati durante più di un secolo dei movimenti che sottolineavano una seconda benedizione chiamata “battesimo nello Spirito Santo”, variamente interpretata quanto ai risultati e ai contenuti dell’esperienza. In America, predicatori di Keswick quali A.B. Simpson e A.J. Gordon aggiunsero al movimento un’enfasi sulla guarigione divina come “compresa nel sacrificio di Cristo” e sul rapimento premillennale della chiesa.
Il movimento di santità nell’Ottocento
Poiché il Pentecostalismo ebbe inizio essenzialmente nell’ambiente dei movimenti americani “di santità”, è difficile comprenderlo senza conoscere qualcosa di questo ambiente. Infatti, quasi tutti i Pentecostali del primo decennio, sia in America che in altri paesi del mondo, erano stati attivi nelle chiese e nei convegni di questo movimento. Erano in maggioranza metodisti, ex metodisti o membri di altri simili movimenti che avevano adottato la dottrina metodista della “seconda benedizione”. La stragrande maggioranza aveva una teologia arminiana e una spiritualità e uno stile di vita fortemente perfezionista.
Negli anni immediatamente precedenti il 1900, il metodismo americano aveva vissuto un grande risveglio di “santità”, che partì dagli stati di New York, New Jersey e Pennsylvania negli anni successivi alla guerra civile. Il movimento nacque a Vineland, N. J. nel 1867 sotto il nome “Associazione Nazionale dei Convegni per la Santità”, e attirò grandi folle nei suoi convegni (camp meeting): ad alcune riunioni partecipavano più di 20.000 persone. Migliaia di esse resero testimonianza di aver ricevuto la “seconda benedizione” della santificazione in queste riunioni. Alcune figure di spicco nel movimento erano metodisti quali Phoebe Palmer (nota anche per la sua difesa del diritto delle donne di predicare), John Inskip, pastore di New York, e Alfred Cookman, pastore del New Jersey.
Dal 1867 al 1880, il movimento di santità continuava a crescere nelle chiese metodiste come pure in altre denominazioni. Durante quegli anni, molti esponenti del movimento credevano che esso potesse risvegliare le chiese e rivitalizzare il cristianesimo in tutto il mondo. Dopo il 1875 il movimento americano di santità, influenzato dall’enfasi di Keswick, incominciò a sottolineare gli aspetti “pentecostali” della “seconda benedizione”: alcuni definivano tale esperienza “santificazione pentecostale”. Si creò un’intera innologia focalizzata sull’“alto solaio” e sulla rivoluzionaria “potenza pentecostale” riservata a coloro che vi si trattenevano. Quasi tutti gli inni del movimento pentecostale della prima ora provenivano da autori del movimento di santità che innalzavano la seconda benedizione sia come purificazione, sia come rivestimento di potenza.
Il movimento di santità ebbe il sostegno delle chiese fino al 1880 circa, quando cominciarono ad emergere degli elementi che turbavano i capi ecclesiastici. Fra questi, un movimento separatista promosso da radicali che avevano abbandonato la speranza di rinnovare le chiese esistenti. Condotto da uomini quali John B. Brooks, autore di La chiesa divina, e Daniel Warner, fondatore della Chiesa di Dio “Luce di Sera” di Anderson, Indiana, questo movimento segnò l’inizio della fine del sogno di riformare le chiese secondo il modello della “santità”. Nello stesso tempo altri radicali promuovevano insegnamenti quali la “perfezione impeccabile”, norme di abbigliamento restrittive, la “purezza sponsale” e una “terza benedizione”, un battesimo di fuoco successiva all’esperienza della santificazione.
Le prime chiese pentecostali nacquero dunque dal movimento di santità prima del 1901 e, dopo essere diventate pentecostali, si attennero ancora alla maggior parte delle dottrine perfezionistiche. Fra queste chiese erano la Chiesa di Dio in Cristo (1897), a prevalenza afro-americana; la Chiesa della Santità Pentecostale (1898), la Chiesa di Dio con sede a Cleveland nel Tennessee (1906), e altri raggruppamenti minori. Tali chiese, formate come all’interno del movimento di santità con la dottrina della “seconda benedizione”, non fece altro che aggiungere a ciò il battesimo nello Spirito Santo con la glossolalia come “prova iniziale” di una “terza benedizione”.
Tra i pionieri pentecostali che erano stati metodisti furono Charles Fox Parham, il primo ad articolare la teologia della “prova iniziale”; William J. Seymour, il pastore della missione di Azusa Street a Los Angeles che diffuse il movimento in tutto il mondo; J.H. King della Chiesa della Santità Pentecostale, il quale portò tale denominazione a far parte del movimento pentecostale nel 1907-8; e Thomas Ball Barratt, il padre del pentecostalismo europeo. Tutti questi ritennero nel proprio sistema teologico la maggior parte dell’insegnamento wesleyano sulla “santificazione totale”. In essenza, la loro convinzione era che un cuore purificato e santificato era una condizione necessaria per ricevere il battesimo nello Spirito Santo con la sua “prova iniziale” di parlare in lingue.
Altri pionieri degli inizi del pentecostalismo, pur provenendo da ambienti diversi da quello metodista, accettarono la tesi della santificazione come seconda benedizione prima di diventare pentecostali. Per la maggior parte, essi erano immersi nell’esperienza e nella teologia del movimento di santità non meno dei loro fratelli metodisti. Fra questi furono C.C. Mason (Battista) della Chiesa di Dio in Cristo; A.J. Tomlinson (Quacchero) della Chiesa di Dio (Cleveland, Tennessee); B.H. Irwin (Battista) della Chiesa di Santità battezzata col Fuoco, e N.J. Holmes (Presbiteriano) della Chiesa Pentecostale del Tabernacolo. Alla luce di queste informazioni, non sarebbe esagerato sostenere che il pentecostalismo, almeno negli USA, nacque nella culla del movimento della santità.
Le origini del pentecostalismo
I primi “pentecostali” in senso moderno comparvero in scena nel 1901 nella città di Topeka nel Kansas presso una scuola biblica condotta da Charles Fox Parham, un predicatore della santità ed ex pastore metodista. Nonostante le discussioni sulle origini e i tempi dell’enfasi di Parham sulla glossolalia, tutti gli studiosi concordano nel dire che il movimento è iniziato nei primi giorni del 1901, proprio mentre iniziava il ventesimo secolo. La prima persona a essere battezzata nello Spirito Santo con la conferma di parlare in lingue fu Agnes Ozman, una studentessa della scuola biblica, la quale parlò in lingue il primo giorno del nuovo secolo, 1° gennaio 1901. Secondo J. Roswell Flower, primo segretario delle Assemblee di Dio, l’esperienza della Ozman fu il “tocco sentito in tutto il mondo”, l’avvenimento che “fondò il movimento pentecostale del ventesimo secolo”.
Come risultato della Pentecoste di Topeka, Parham formulò la dottrina che il parlare in lingue è la “prova biblica” del battesimo nello Spirito Santo. Egli insegnava anche che le lingue erano una comunicazione soprannaturale di lingue straniere (xenoglossolalia) al fine dell’evangelizzazione mondiale. Da ora in poi – egli dichiarava – i missionari non avrebbero più avuto bisogno di studiare le lingue straniere, dal momento che avrebbero potuto predicare in tutto il mondo nelle lingue miracolose. Armato di questa nuova teologia, Parham fondò un movimento ecclesiale che chiamò “Fede apostolica” e partì per un giro veloce di evangelizzazione in tutto il Mid-west americano per promuovere questa nuove ed emozionante esperienza.
Solo nel 1906, però, il pentecostalismo attirò l’attenzione di cristiani in tutto il mondo con il risveglio di Azusa Street a Los Angeles, guidato dal predicatore afro-americano William Joseph Seymour. Egli aveva saputo del battesimo confermato dal segno delle lingue presso una scuola biblica condotta dal pastore Parham a Houston nel Texas nel 1905. Invitato a diventare pastore di una chiesa di santità dei negri a Los Angeles nel 1906, Seymour diede inizio alle riunioni storiche nell’aprile del 1906 in una sala che era stata della Chiesa Metodista Episcopale Africana al n° 312 dell’Azusa Street nel centro di Los Angeles.
Da decenni l’accadimento di Azusa Street affascina gli storici della chiesa, e ancora non è stato pienamente compreso o spiegato. Durante più di tre anni la “Apostolic Faith Mission” (Missione di fede apostolica) di Azusa Street tenne tre culti ogni giorno per sette giorni della settimana, nei quali migliaia di cercatori ricevettero il battesimo con il segno delle lingue. La notizia del risveglio fu diffusa da La fede apostolica, un giornale che Seymour inviava gratuitamente a circa 50.000 indirizzi. Dall’Azusa Street il pentecostalismo si diffuse rapidamente in tutto il mondo e iniziò il cammino per il quale è diventato una forza importante nel mondo cristiano.
Il movimento di Azusa Street sembra essere stato un’unione tra la religione della santità dei bianchi americani e uno stile di culto derivato dalla tradizione cristiana afro-americana sviluppatasi fin dai tempi della schiavitù nel Sud degli Stati Uniti. Lo stile espressivo di adorazione e di lode di Azusa Street, che comprendeva grida e danze, era diventato comune tra i bianchi della regione dei monti Appalachi oltre che tra i negri del Sud. L’aggiunta delle lingue e di altri carismi alla musica e allo stile di adorazione dei negri creò una forma nuova e indigena di pentecostalismo che si sarebbe mostrato estremamente attraente ai poveri e ai diseredati, tanto in America che in altre nazioni del mondo.
L’aspetto interrazziale del movimento di Los Angeles costituiva un’eccezione notevole al razzismo e alla segregazione dell’epoca. Il fenomeno di negri e bianchi che adoravano Dio insieme sotto la guida di un pastore dalla pelle nera aveva dell’incredibile per molti osservatori. L’atmosfera di quelle riunioni fu catturata da Frank Bartleman, un partecipante bianco, quando disse di Azusa Street: “La barriera razziale fu lavata via dal sangue di Cristo”. Infatti, tutte le minoranze etniche di Los Angeles, città definita da Bartleman “la Gerusalemme americana”, furono rappresentate fra i partecipanti ad Azusa Street.
Il posto nella storia di William Seymour come importante figura religiosa sembra ormai assicurato. Già nel 1972 Sidney Ahlstrom, noto storico del cristianesimo dell’università di Yale, osservò che Seymour era stato “il più influente leader nero della storia religiosa americana”. Insieme con Charles Parham, Seymour potrebbe essere benissimo definito uno dei fondatori del pentecostalismo mondiale.
I pionieri pentecostali americani
La prima ondata dei “pellegrini di Azusa Street” viaggiò per tutti gli Stati Uniti, diffondendo il fuoco pentecostale soprattutto attraverso le chiese, le missioni e i convegni del movimento di santità. Per un certo tempo si pensava che fosse necessario arrivare fino in California per ricevere la “benedizione”. Presto, però, la gente incominciò a ricevere l’esperienza delle lingue in tutti i luoghi dove risiedeva.
I pionieri pentecostali americani che avevano ricevuto il dono delle lingue ad Azusa Street tornarono nelle proprie città per diffondere il movimento fra la propria gente, talvolta in faccia a forti opposizioni. Uno dei primi fu Gaston Barnabas Cashwell della Carolina del Nord, il quale parlò in lingue nel 1906. Il suo giro di predicazione nel Sud nel 1907 fece una grande breccia fra i seguaci meridionali del movimento di santità. Come risultato del ministero di Cashwell, diverse denominazioni entrarono a far parte del nuovo movimento, fra le quali la Chiesa di Dio di Cleveland nel Tennessee, la Chiesa della Santità Pentecostale, la Chiesa della santità battezzata col fuoco e la Chiesa Battista Pentecostale del Libero Arbitrio.
Sempre nel 1906, Charles Harrison Mason fece il viaggio fino ad Azusa Street e poi ritornò a Memphis nel Tennessee a diffondere il fuoco pentecostale nella Chiesa di Dio in Cristo. Mason e i membri della chiesa da lui fondata furono afro-americani della prima generazione nata in libertà (infatti, i genitori sia di Seymour che di Mason erano nati schiavi nel Sud). Anche se la questione delle lingue provocò una scissione nella chiesa nel 1907, la Chiesa di Dio in Cristo visse una crescita così esplosiva che nel 1993 era di gran lunga la più grande denominazione pentecostale del Nord America, con circa 5.500.000 membri in 15.300 chiese locali.
Un altro “pellegrino” ad Azusa Street fu William H. Durham di Chicago. Dopo aver fatto l’esperienza delle lingue ad Azusa Street nel 1907, egli fece ritorno a Chicago dove introdusse migliaia di persone del Mid-West e del Canada nel movimento pentecostale. La sua teologia della santificazione graduale e progressiva basata sull’“opera compiuta da Cristo”, formulata nel 1910, portò alla formazione delle Assemblee di Dio nel 1914. Dal momento che molti pastori bianchi erano stati in precedenza membri della chiesa guidata da Mason, la fondazione delle Assemblee di Dio fu anche in parte una separazione razziale. Col tempo, le Assemblee di Dio sarebbero diventate la più grande denominazione pentecostale del mondo: nel 1993 contava più di due milioni di membri negli USA e circa 25 milioni in 150 nazioni del mondo.
Missionari “con il biglietto di solo andata”
Oltre ai pastori che fecero la loro esperienza pentecostale ad Azusa Street, migliaia di altri furono influenzati in maniera indiretta dal risveglio di Los Angeles. Fra questi fu il norvegese Thomas Ball Barratt, un pastore metodista che più tardi sarebbe stato conosciuto come l’apostolo pentecostale dell’Europa settentrionale e occidentale. Dopo aver ricevuto il battesimo nello Spirito Santo e parlato in lingue a New York nel 1906, ritornò a Oslo, dove presiedette i primi culti pentecostali d’Europa nel dicembre dello stesso anno. Dalla Norvegia, Barratt si spostò in Svezia, Inghilterra, Francia e Germania, dando vita ad altri movimenti pentecostali nazionali. Fu da Barratt che leaders quali Lewi Pethrus in Svezia, Jonathan Paul in Germania e Alexander Boddy in Inghilterra furono introdotti nel movimento.
Da Chicago, attraverso l’influenza di William Durham, il movimento si estese rapidamente in Italia e in Sud America: dal 1908 in poi due immigrati italiani stabilitisi a Chicago, Luigi Francescon e Giacomo Lombardi, fondarono un forte movimento pentecostale italiano negli USA, in Brasile, in Argentina e in Italia.
Nello stesso tempo a South Bend nell’Indiana (vicino a Chicago), due immigrati battisti svedesi, Daniel Berg e Gunnar Vingren, ricevettero l’esperienza pentecostale e avvertirono una chiamata profetica per il Brasile. Il risultato del loro viaggio missionario nel 1910 fu la formazione delle Assemblee di Dio brasiliane, sviluppatesi poi per diventare il più importante movimento pentecostale nazionale del mondo, con circa 15 milioni di membri nel 1993.
Sempre da Chicago proveniva Willis C. Hoover, il missionario metodista nel Cile che nel 1909 fece scoccare un risveglio pentecostale nella Chiesa Metodista Episcopale cilena. Dopo essere stato escluso da tale chiesa, Hoover con trentasette seguaci organizzarono la “Chiesa Metodista Pentecostale”, che entro il 1993 era cresciuta per contare circa 1.500.000 aderenti nel Cile.
Il pentecostalismo africano deve le sue origini all’opera di John Graham Lake (1870-1935), il quale iniziò il proprio ministero come predicatore metodista ma più tardi prosperò nel mondo degli affari come dirigente assicurativo. Nel 1898 sua moglie fu miracolosamente guarita dalla tubercolosi sotto il ministero di Alexander Dowie, fondatore di una comunità religiosa chiamata “Zion City” vicino a Chicago. Unendosi a Dowie, Lake divenne un “anziano” nella “Chiesa Cattolica Apostolica di Sion”. A un certo punto, Lake diede testimonianza di un’esperienza di santificazione istantanea e totale in casa di Fred Bosworth, uno dei primi leader delle Assemblee di Dio. Nel 1907, egli ricevette l’esperienza pentecostale e parlò in lingue sotto il ministero di Charles Parham, il quale visitava Zion mentre l’anziano Dowie perdeva il controllo della propria opera. Da Zion venne una schiera di quasi 500 predicatori a unirsi al movimento pentecostale, principale fra i quali fu John G. Lake.
Dopo la sua esperienza pentecostale, Lake abbandonò il mondo delle assicurazioni per rispondere a una chiamata, ricevuta già da tempo, a predicare il Vangelo in Sud Africa. Nell’aprile del 1908, egli condusse un gruppo numeroso di missionari a Johannesburg, da dove incominciò a diffondere il messaggio pentecostale per tutta la nazione. Fu accompagnato dalla moglie e dai sette figli, nonché da due evangelisti del movimento “di santità”, Thomas Hezmalhalch e J.C. Lehman. Solo quest’ultimo era già stato in Africa prima del 1908, avendo servito per cinque anni come missionario agli Zulu. Hezmalhalch – noto affettuosamente come il “fratello Tom” – era nato in Inghilterra e aveva sessant’anni quando arrivò in Sud Africa. Entro un anno dall’arrivo in Sud Africa la moglie di Lake morì, secondo alcuni di malnutrizione.
Ciò nonostante, Lake riuscì a fondare due grandi ed influenti denominazioni pentecostali in Sud Africa. Il ramo bianco nel 1910 prese il nome di “Apostolic Faith Mission” (Missione della fede apostolica, o AFM), nome mutuato da quello della famosa missione di Azusa Street. Questa è la chiesa che poi ha dato al mondo David DuPlessis, noto col nome di “Mr Pentecost”. Il ramo nero, invece, divenne la “Zion Christian Church” (Chiesa cristiana di Sion, o ZCC), che nel 1993 contava almeno 6 milioni di membri e, nonostante qualche particolarità dottrinale e culturale, è riconosciuta come la chiesa cristiana più numerosa della nazione. Nella sua conferenza annuale di Pasqua tenuta a Pietersburg, questa chiesa riunisce oltre due milioni di fedeli, la più grande assemblea annuale di cristiani del mondo.
Dopo questo periodo missionario in Africa, durato dal 1908 al 1912, Lake rientrò negli Stati Uniti dove fondò chiese e centri di guarigione a Spokane nel Washington e a Portland nell’Oregon prima di morire nell’anno 1935. Durante il resto del secolo, missionari delle varie denominazioni pentecostali portarono il movimento in ogni parte dell’Africa. Oltre alle chiese AFM e ZCC, la Chiesa della Santità Pentecostale del Sud Africa fu fondata nel 1913 sotto la guida del Lehman che era arrivato insieme con Lake nel 1908. Nel 1917 anche le Assemblee di Dio sbarcarono in Sud Africa quando la chiesa americana accolse la missione già stabilita da R.M. Turney. La Chiesa di Dio (Cleveland, Tennessee) vi arrivò nel 1951 per una fusione con la Chiesa del Pieno Vangelo. Guardando indietro, l’opera di Lake è stata la più influente e duratura di tutte le missioni pentecostali in Sud Africa. Cecil Rhodes, “l’architetto dell’impero” in Sud Africa, disse di lui: “Il suo messaggio ha spazzato l’Africa intera. Egli ha fatto di più per la futura pace del Sud Africa di qualunque altro uomo”. Ma forse l’encomio più alto venne da un altro personaggio di grandis-simo rilievo, Mahatma Gandhi, il quale disse di Lake: “Gli insegnamenti del dott. Lake saranno presto o tardi accettati dal mondo intero”.
Poco dopo il rientro di Lake in patria, il movimento arrivò anche nel mondo slavo ad opera di un pastore battista di origine russa, Ivan Voronaev, il quale ricevette l’esperienza pentecostale a New York nel 1919. Attraverso delle profezie, egli fu portato a partire con la sua famiglia per Odessa nell’Ucraina, dove nel 1922 stabilì la prima chiesa pentecostale nell’Unione Sovietica. Anche se egli fu arrestato, imprigionato e morì martire in un carcere comunista nel 1943, le chiese fondate da Voronaev sono sopravvissute a tremende persecuzioni per diventare una delle più importanti forze religiose in Russia e in tutta l’ex Unione Sovietica.
Neopentecostali e carismatici
La prima ondata di pionieri missionari pentecostali ha dato origine a ciò che oggi si chiama il “movimento pentecostale classico” che comprende più di 11.000 denominazioni pentecostali in ogni parte del mondo. Queste continuano ancora a proliferare a un ritmo vertiginoso in questo ultimo scorcio di secolo. Guardando indietro, possiamo constatare come, nel diffondersi del movimento in tutto il mondo, si sia ripetuto in molte altre nazioni lo stesso modello stabilito in Sud Africa. Cioè, un pioniere intraprendente, quale Lake, ha preparato il terreno a un nuovo movimento inizialmente disprezzato e rigettato dalle chiese già stabilite. A questa fase è seguita quella delle opere missionarie organizzate dalle denominazioni pentecostali, che hanno partorito missioni e chiese indigene in rapida crescita. La fase finale è stata la penetrazione del pentecostalismo nelle “chiese storiche”, sia protestanti che cattolica, sotto forma di movimenti di “rinnovamento carismatico” con lo scopo di rinnovare e risvegliare le chiese “vecchie”.
Stranamente, anche queste “ondate” più recenti hanno avuto origine negli Stati Uniti. Hanno compreso il movimento “neopentecostale” protestante nato nel 1960 a Van Nuys in California ad opera di Dennis Bennett, pastore della chiesa episcopale (anglicana) di S. Marco. In meno di un decennio questo movimento si era diffuso in tutte le 150 raggruppamenti principali delle chiesa protestanti del mondo, per raggiungere nel 1990 un totale di 55 milioni di persone. Il movimento di rinnovamento carismatico cattolico, invece, ebbe inizio a Pittsburgh, Pennsylvania nel 1967 fra studenti e professori dell’università Duquesne. Nei 26 anni trascorsi dai suoi inizi, il movimento cattolico ha toccato la vita di più di 70 milioni di cattolici in più di 120 nazioni del mondo. A questi bisogna aggiungere la categoria più recente, la cosiddetta “Terza ondata” dello Spirito che ha avuto origine al seminario teologico evangelico Fuller nel 1981 nelle lezioni del prof. John Wimber. Questa “terza ondata” è composta essenzialmente di evangelici tradizionali che abbracciarono “segni e miracoli” ma che rifiutarono etichette quali “pentecostale” o “carismatico”. Nel 1990, questa categoria comprendeva circa 33 milioni di aderenti in tutto il mondo.
In conclusione, l’insieme di questi svariati movimenti pentecostali e carismatici è divento una forza importantissima nella cristianità mondiale, con un tasso di crescita esplosivo mai visto nei tempi moderni. Ora i pentecostali e i loro fratelli carismatici nelle chiese storiche protestanti e in quella cattolica cominciano a svolgere l’attenzione alla questione dell’evangelizzazione mondiale. Solo il tempo rivelerà le conseguenze finali di questo movimento che ha avuto un tale impatto sulla storia del ventesimo secolo.
Il dott. Vinson Synan è noto come uno dei massimi esperti della storia del movimento penteco-stale. Già presidente della Pentecostal Holiness Church degli Stati Uniti, è attualmente preside della Facoltà di Teologia della Regent University di Virginia Beach, USA; è anche co-presidente del NARSC (Comitato nordamericano di servizio del rinnovamento), organo che promuove contatti e convegni ecumenici carismatici.