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di Geoffrey Allen
L’adolescenza è spesso un periodo di rapporti burrascosi tra genitori e figli. Avvengono rapidi cambiamenti nel fisico dei nostri figli e anche nei loro rapporti sociali. Finché sono bambini, il loro mondo ruota intorno alla famiglia, ma nell’adolescenza gli orizzonti si allargano e il giovane esce progressivamente dal “guscio” sicuro della propria famiglia per aprirsi al mondo, mettendo in discussione tante cose che da bambino aveva dato per scontate.
È molto importante quindi il fondamento che noi genitori cristiani poniamo nei primi dodici anni, perché è difficile rimediare più tardi. Certo, con Dio tutto è possibile, e specialmente quando i genitori si convertono con i figli già adolescenti o giovani non sono “irrecuperabili”, ma è un lavoro molto più simile all’evangelizzazione di qualunque persona inconvertita: bisogna cercare di convincerli soprattutto attraverso il cambiamento della propria vita.
Il fondamento
Voglio sottolineare tre aspetti del fondamento da porre nell’infanzia. Prima, è importantissimo farlo nella sfera del rapporto e del dialogo. Se non stabiliamo un buon rapporto di apertura e di amicizia con i nostri figli quando sono piccoli, sarà molto difficile il dialogo con loro quando saranno adolescenti. Se noi non abbiamo tempo per loro da bambini, sarà difficile che essi si aprano con noi quando saranno grandi. Potrei citare delle lettere che spezzano il cuore, scritte da giovani che abbandonavano la famiglia e che si esprimono in questi termini: “Quando ero bambino, mi avete dato da mangiare e avete provveduto a tutti i miei bisogni, portandomi anche tanti bei giocattoli. Ma non avete mai avuto tempo per parlare con me, per cui non vi illudete ora che io voglia farlo con voi”.
Dobbiamo allora gettare una buona base di rapporto e di dialogo, interessarci ai discorsetti e alle attività dei nostri figli. A volte potremo trovarli noiosi, ma se non abbiamo abbastanza amore per ascoltarli quando vogliono raccontarci le loro cose da piccoli, non dobbiamo pretendere che lo facciano quando avranno quindici o sedici anni! Allora ce ne pentiremo amaramente.
Un’altra base da stabilire durante l’infanzia è quella del rispetto. Il nostro esempio conta molto nella vita dei nostri figli. Una delle accuse più frequenti dei giovani che si ribellano ai genitori e rigettano la loro fede è quella dell’ipocrisia: che questi professano dei valori ma non li vivono. Forse riusciremo a ingannare gli altri, ma i nostri figli mai. Non è che si pretenda la perfezione, ma la nostra vita deve essere a grandi linee coerente con la nostra fede e i valori che esprimiamo – il modo in cui investiamo le nostre energie, il nostro tempo e i nostri soldi – devono riflettere ciò che crediamo, se vogliamo guadagnare il rispetto dei figli.
Certo, l’adolescenza e la giovinezza sono anni di contestazione: il giovane non accetta più ciecamente quello che gli dicono gli anziani, ma mette in discussione un po’ tutto per maturare delle convinzioni proprie, ed è giusto che sia così. Ma se siamo coerenti con la nostra fede, comanderemo il rispetto dei nostri figli che non potranno tanto facilmente gettare alle ortiche i valori della Parola di Dio.
La terza base da stabilire è quella della vita spirituale. Se i nostri figli hanno fatto già nell’infanzia le loro esperienze di Dio e hanno operato delle scelte in Suo favore, lo Spirito di Dio diventerà dentro di loro una spinta nelle direzioni giuste e un’àncora che consentirà loro di resistere molto più facilmente alle pressioni esterne. Più riusciamo a stabilire nella loro vita delle basi spirituali – di fede, di preghiera, di rapporto reale con Dio e lo Spirito Santo – e più saranno facili gli anni dell’adolescenza. Ovviamente, dobbiamo poi continuare a favorire questa vita interiore incoraggiando la lettura e la riflessione sulla Parola di Dio, la vita di preghiera personale, la partecipazione alla vita della chiesa … Ma se non c’è dentro di loro questa base spirituale, gli anni dell’adolescenza possono diventare drammatici.
Passaggio delle consegne
L’adolescenza è un’età di transizione tra l’infanzia e l’età adulta, e l’obiettivo dei genitori cristiani deve essere quello di produrre degli adulti maturi, responsabili e giudiziosi. I nostri figli non dovranno continuare a dipendere da noi fino a trenta o quarant’anni d’età. So che è difficile (e forse più per le mamme che per i papà) togliere le mani e lasciare che i figli facciano le loro esperienze e magari commettano degli errori. Ma è necessario farlo: dobbiamo chiedere a Dio saggezza per consigliarli e guidarli nel modo giusto.
Questi sono anche anni di scelte importanti in cui, per esempio, si sceglie un indirizzo per lo studio e/o il lavoro: se continuare a studiare, un tipo di scuola o un mestiere piuttosto che un’altra; aree in cui oggi la vita non è facile. La tendenza del giovane è di non guardare più in là del proprio naso e i genitori devono aiutarlo a guardare più lontano: a quarant’anni riusciamo a vedere la vita da un’ottica diversa che a quattordici. Mentre il ragazzo è attirato dall’immediato, il compito dei genitori è di aiutarlo a considerare le conseguenze delle sue scelte e a consigliarlo alla luce della nostra esperienza della vita.
Sconvolgimenti emotivi
L’adolescenza è un’età di transizione anche sul piano fisico. C’è tutto un meccanismo ormonale straordinario e complesso che Dio ha messo nei nostri corpi, che provoca non solo gli evidenti e rapidi cambiamenti fisici, ma anche degli sconvolgimenti emotivi. Se i figli si comportano in modo strano e ci rispondono bruscamente, se hanno degli sbalzi d’umore imprevedibili, se una figlia scoppia a piangere per niente o il maschio sembra fare l’altalena – un momento quasi un uomo e l’altro di nuovo bambino – è per questa “burrasca” ormonale nel loro corpo. Dobbiamo capire tutto ciò e usare grazia e comprensione. Anche se non lo dimostrano al momento, apprezzeranno grandemente questo, che rinsalderà il nostro rapporto e aprirà i cuori al dialogo e al consiglio.
Dai dodici ai quindici anni, i maschi sono spesso demotivati e hanno un calo di rendimento scolastico. È un’età in cui il ragazzo, più che obbligato, deve essere motivato a fare le cose, per cui abbiamo bisogno di saggezza per sapere stimolare il suo interesse per le cose che gli saranno utili, in quanto i tentativi di imporci sono spesso controproducenti, provocando scontri e ribellioni. Questo vale sia per i compiti di scuola che per i lavoretti che affidiamo loro. Credo sia esperienza comune a molte mamme che indurre i loro figli maschi a tenere la cameretta in ordine o a farsi il letto sia un’impresa quasi disperata! Abbiamo dunque bisogno di perseveranza e di tanta pazienza, confidando che ci sia una luce alla fine del tunnel! Ma comunque sono anni in cui otteniamo di più con la lode, il ringraziamento e l’incoraggiamento che non con le grida e i rimproveri. Dobbiamo studiare i nostri figli per saperli incoraggiare nelle direzioni giuste.
Ho detto che questi sono anni in cui in misura crescente non possiamo più né dobbiamo imporci ai nostri figli, ma in cui hanno bisogno della nostra guida e, soprattutto, quella del Signore. Per scegliere l’indirizzo scolastico dei nostri figli, per esempio, abbiamo chiesto a Dio sapienza e consiglio. Con la maggior parte non abbiamo avuto particolari rivelazioni, piuttosto siamo stati guidati dal “comune buon senso santificato”, come qualcuno lo ha definito, in rapporto all’indole e alle abilità del figlio,e abbiamo sentito in queste scelte la pace e la conferma dello Spirito.
Con una di loro, invece, abbiamo avvertito con sorpresa una “spinta” verso un tipo di scuola che forse da soli non avremmo considerato. Ancora non so il perché, ma credo che il Signore ci ha guidati così in vista del piano che ha per la sua vita. Anche nella scelta dell’indirizzo universitario abbiamo sentito insieme con lei una spinta verso qualcosa di diverso, che da soli non avremmo probabilmente considerato. Dio ha un piano per la vita dei nostri figli e dobbiamo restare aperti al Suo consiglio e alla Sua guida nelle scelte che facciamo insieme con loro. Non abbiamo però imposto ai figli ciò che abbiamo sentito essere la volontà di Dio, piuttosto abbiamo cercato di convincerli: il ragazzo deve essere partecipe consapevole di tali decisioni per avere la motivazione di portarle avanti.
Sapienza
Mi ha colpito di recente il fatto che gran parte del libro dei Proverbi consiste nelle istruzioni di un padre al proprio figlio. Oltre a darci tanti consigli utili per la nostra vita cristiana, questo libro ci dà anche un modello del consiglio e delle istruzioni che noi padri, in particolare, siamo chiamati a dare ai nostri figli. La Scrittura esorta i padri ad “allevare i propri figli nella disciplina e nell’istruzione del Signore” (Efesini 6:4), e qui troviamo “istruzioni” su tante aree della vita.
È significativo che in questo libro vediamo soprattutto il dialogo tra padre e figlio, perché più facilmente si crea e si mantiene un dialogo tra madre e figlia. Anche i padri però devono tenere aperto il dialogo con i propri figli e assolvere il compito importantissimo di istruirli nella saggezza divina. Sarebbe forse una buona idea che i padri studiassero il libro dei Proverbi insieme con i figli adolescenti: potrebbe dare l’occasione di tante considerazioni utili per la loro vita e affinché acquistino sapienza e non commettano errori di cui si pentiranno poi per tutta la vita.
Al capitolo 1, per esempio, sul tema sempre attuale delle compagnie frequentate dai nostri figli: “Ascolta, figlio mio, l’ammaestramento di tuo padre e non trascurare l’insegnamento di tua madre … Figlio mio, se i peccatori ti vogliono sedurre, non acconsentire. Se dicono: «Vieni con noi, stiamo in agguato per spargere sangue, tendiamo insidie senza motivo all’innocente; inghiottiamoli vivi …»; figlio mio, non incamminarti con loro, trattieni il tuo piede dal loro sentiero, perché i loro piedi corrono al male e si affrettano a versare sangue” (vv. 8-15).
Nei capitoli 5 e 7, il padre istruisce il figlio sulle tentazioni sessuali: “Figlio mio, fa’ attenzione alla mia sapienza, porgi l’orecchio al mio intendimento … Le labbra della donna adultera stillano miele e la sua bocca è più morbida dell’olio; ma alla fine ella è amara come l’assenzio, tagliente come una spada a due tagli …” Al capitolo 6, sulla gestione economica: “Figlio mio, se ti sei fatto garante per il tuo vicino, se hai dato la mano come garanzia per un estraneo, sei colto nel laccio dalle parole della tua bocca …”. E ce n’è ancora.
Libertà
Poiché l’adolescenza è un periodo in cui il figlio progressivamente si assume la responsabilità delle proprie scelte, dobbiamo concedergli uno spazio crescente di libertà, in relazione, chiaramente, ai suoi anni e alla sua maturità. Questo comporta delle difficoltà per noi genitori: ci è più comodo comandarlo a bacchetta!
I figli hanno bisogno anche di una certa libertà di sbagliare: “chi non ha mai commesso un errore non ha mai costruito niente”. Ci sono cose che ci conviene imparare dagli errori degli altri, ma altre che riusciamo a capire solo dai nostri, e la sapienza dei genitori sta nel riconoscere la differenza, concedendo ai figli la libertà di sbagliare là dove non sarà disastroso. Altrimenti rischiamo di soffocarli, provocando una ribellione in cui rigetteranno completamente il nostro consiglio, commettendo errori che segneranno tutta la loro vita.
Per dare ai nostri figli questo “spazio di libertà”, abbiamo bisogno di fede per lasciarli andare, affidandoli nelle mani di Dio. L’estate scorsa due miei figli – il più grande di ventidue anni e la ragazza di diciassette anni – sono andati in giro per l’Europa per conto loro. Sicuramente alcuni genitori non li avrebbero lasciati andare fino in Scandinavia da soli; ma noi li abbiamo ritenuti abbastanza maturi e giudiziosi per fare questa esperienza (e sono tornati sani e salvi, anche se hanno patito un po’ la fame negli ultimi giorni per aver finito tutti i soldi!). Anch’io, a 18 anni, ho girato tutta l’Italia in autostop, ed è stata per me un’esperienza formativa e indimenticabile.
Le privazioni, le sofferenze e l’esperienza del rischio aiutano i ragazzi a maturare (mi piace enormemente però il consiglio di una mamma che usava ripetere ai figli: “Fate le cose pericolose con prudenza”!). I genitori che danno sempre tutto ai propri figli e li tengono nell’ovatta sbagliano profondamente. Nella mia famiglia credo sia stato salutare il fatto di non aver potuto, ma neanche voluto, dare ai nostri figli tutto ciò che desideravano. Certe soddisfazioni le hanno dovuto acquistare a costo di sacrifici, mettendo da parte quei pochi soldi che gli passavamo oppure trovandosi qualche lavoro nelle vacanze o nel tempo libero.
Il lavoro infatti è molto formativo per i giovani: troppi ragazzi arrivano a venticinque anni senza aver mai fatto una giornata di lavoro. Più tardi ci si avvia al lavoro e più diventa duro: “Buona cosa è per l’uomo portare il giogo nella sua giovinezza” (Lamentazioni 3:27). Ed è altresì formativo per il carattere acquistare le cose a costo di sacrifici. Anche i genitori che hanno la possibilità di dare tutto ai propri figli fanno bene a non accontentarli sempre: è l’esperienza del sacrificio e della privazione che insegna loro il valore delle cose.
Gli amici
Un’altra area su cui fare molta attenzione è quella delle amicizie. I giovani hanno bisogno di amicizia. Molte volte a noi genitori non piacciono i compagni dei nostri figli semplicemente perché ne siamo gelosi, oppure eccessivamente apprensivi. Se però riteniamo necessario intervenire, dobbiamo usare grazia e prudenza, cercando un momento in cui nostro figlio è disponibile al dialogo. Ma non bisogna essere solo negativi: occorre non solo mettere in discussione le amicizie sbagliate, ma anche favorire quelle sane. Anche qui è utile ai ragazzi l’ottica più matura e più saggia dei genitori.
In teoria, le amicizie più sane dovrebbero essere con i figli di altri credenti, ma purtroppo non è sempre così: sono più raccomandabili alcuni ragazzi non credenti, ma che hanno alle spalle una famiglia seria con sani principi morali, che non certi giovani che frequentano le nostre chiese. Anche qui abbiamo dunque bisogno di discernimento.
Ma non cerchiamo di chiudere i nostri figli in casa, perché sarebbe una violenza alla loro natura e un danno permanente al loro sviluppo. Abbiamo bisogno di fede per vincere le apprensioni naturali: certamente i nostri figli non troveranno degli amici perfetti neanche nella chiesa! Qualunque loro amico o amica avrà dei difetti, ma dobbiamo discernere quali amicizie siano salutari, o per lo meno non nocive, aprendo i loro orizzonti ad altre famiglie e altri modi di fare e di pensare. Questo confronto, se la nostra famiglia è sana, servirà solo a confermare ciò che abbiamo inculcato e insegnato.
Abbiamo avuto il privilegio di far parte di comunità con un buon gruppo giovanile, dove parecchi coetanei dei nostri figli amano veramente il Signore. Tuttavia, per i miei figli si sono dimostrate ancora più importanti le amicizie con quelli che definirei “fratelli o sorelle maggiori”: giovani di cinque o dieci anni più grandi di loro, sposati e non, che sono diventati modelli per loro. Certo, anche i genitori devono essere modelli per i figli, ma è anche vero che, per la differenza di età, difficilmente possiamo essere modelli di gioventù cristiana! È molto importante, allora, che abbiano anche modelli più vicini alla loro età, con i quali possono anche aprirsi e affrontare le problematiche che non riescono a confidare ai genitori. Se riescono a trovare questo tipo di amicizia con fratelli o sorelle maggiori nella chiesa, sarà un fatto estremamente positivo per i nostri ragazzi.
L’altro sesso
I giovani hanno bisogno di fare amicizie non solo con i coetanei dello stesso sesso, ma anche con l’altro: è importante – specialmente per quelli che non hanno fratelli dell’altro sesso – conoscere come sia fatto un maschio o una femmina in un ambiente disteso come deve essere il gruppo giovanile della chiesa. Succederà poi che prendano anche delle cotte: è la vita!
Anche qui però c’è bisogno di dialogo con i nostri figli: dobbiamo trovare il modo di affrontare con loro i temi dell’amore e del matrimonio e dei valori che danno un solido fondamento alla coppia, che non basta trovare qualcuno che sia affascinante, bello o con cui piace stare insieme, perché una famiglia solida è fondata su valori che si hanno in comune, soprattutto quello di cercare prima il Regno di Dio. Se nostro figlio è entrato in un rapporto di patto con Dio, non può con leggerezza intrecciare una relazione romantica con chi non ne vuole sapere. Dunque, dobbiamo tenere gli occhi aperti sulle amicizie e sulle “cotte” dei nostri figli e cercare i momenti giusti in cui siano pronti ad ascoltarci, senza assumere un tono negativo e andandoci piano con i divieti e gli scontri diretti, perché i genitori che sanno solo vietare e biasimare provocano i figli a ribellione e non sono più ascoltati da loro.
Un altro suggerimento stimolante è quello di pregare fin dall’infanzia dei nostri figli, non solo per loro ma anche per le persone che un giorno sposeranno. Non posso dire di aver fatto questo assiduamente, ma di tanto in tanto sì … e forse si intravedono dei buoni risultati! Certamente la scelta di un partner per la vita è la decisione più importante dopo quella di accettare Gesù, e se crediamo che Dio abbia un piano per i nostri figli, questo probabilmente prevede “qualcuno” o “qualcuna” per cui sarà bene pregare.
Vita comunitaria
Infine, voglio accennare alla relazione dei nostri giovani con la chiesa. Personalmente non credo sia il caso di costringerli ad ogni costo a venire al culto. Sappiamo tutti che essere cristiani non è questione solo di “andare in chiesa”. Certo, chi ama Dio vuole adorarLo e ritrovarsi con i propri fratelli; ma non è la presenza obbligata ai culti che ci fa amare Dio (anzi, talvolta ha l’effetto opposto!). Quindi, più che costringere i figli a venire in chiesa, l’essenziale è incoraggiare la loro vita spirituale e le loro scelte a favore del Regno di Dio. Questo fondamento va posto fin dall’infanzia, ma anche durante le burrasche dell’adolescenza la vita spirituale ha bisogno di essere coltivata e incoraggiata.
Man mano che un ragazzo cresce e matura, si sviluppano i vari aspetti del suo essere: il corpo e le capacità fisiche, l’intelletto e il bagaglio di conoscenze, i rapporti sociali e la vita emotiva … Anche lo sviluppo spirituale non deve restare indietro. E qui c’è una bella battaglia da combattere, perché viviamo in un tessuto sociale che stimola lo sviluppo dei rapporti e delle emozioni; la scuola è intesa a sviluppare l’intelletto e le conoscenze; ci sono anche strutture sanitarie e sportive che mirano allo sviluppo della parte fisica. Ma sono poche le forze che favoriscono la crescita spirituale.
I nostri figli hanno bisogno del nostro incoraggiamento a partecipare all’adorazione della comunità, pregando e lodando Dio, anziché stare in ultima fila a guardare passivamente. Devono essere incoraggiati anche a sviluppare il dialogo personale con Dio e ad approfondire la sua Parola.
Se poi il ragazzo ha già fatto professione di fede negli anni più tranquilli dell’infanzia – non dietro la nostra pressione per strappargli dalla bocca delle parole che non venivano dal cuore, ma per una scelta libera e spontanea – allora nei momenti di difficoltà e di crisi possiamo fare appello alla sua coscienza: ha fatto una promessa a Dio che ora deve mantenere (cfr. Sal. 15:4). Chiaramente questo non va fatto con un tono di aspro rimprovero ma con dolcezza e persuasione, facendo leva sulla sua sensibilità e serietà.
A noi è capitato di farlo in più di un’occasione ed è stato un aiuto e uno stimolo importante per i nostri figli: la coscienza è sensibile a simili appelli. “Non me la sento” non è una ragione sufficiente per abbandonare la chiesa e i patti che hanno sottoscritto. Poi dobbiamo anche imparare a pregare con i nostri figli per i loro problemi: se c’è un dialogo aperto con loro, apprezzano tanto il fatto che ci prendiamo la briga di pregare per loro e con loro nei momenti di crisi e di difficoltà, chiedendo insieme consiglio a Dio.
Certamente in questo articolo non ho potuto esaurire l’argomento. Ma spero di aver dato degli stimoli utili a quanti devono affrontare questo compito impegnativo, delicato ma che offre anche enormi soddisfazioni: aiutare i nostri figli a maturare come figli di Dio e cittadini del Suo Regno.