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di David Matthew
“È un blocco intestinale”, spiegò il dottore con tono preoccupato. “Dobbiamo operare subito”.
Ostacoli e ostruzioni fanno sempre cattive notizie. È già grave quando si tratta di una strada o di una fogna; ma quando il blocco riguarda il nostro intestino o un’arteria, l’esito può essere fatale. I canali di comunicazione del nostro corpo devono restare aperti al traffico normale.
Anche i blocchi spirituali sono gravi. Dio, nel piano che ha preparato per rivelarsi all’umanità, ha scelto di usare come Suoi canali coloro che Lo hanno già conosciuto (Is. 60:1-3). Ma – l’avrete già capito – spesso il canale rimane bloccato, con il risultato che il Signore non riesce a farsi vedere.
Quando chiediamo alla gente perché non abbraccia la fede cristiana, la maggior parte risponde: “I cristiani che io ho conosciuto sono tutti ipocriti. Essi non sono migliori di me; perché dovrei convertirmi?”
Tornanti e autostrade
Il blocco consiste dunque in atteggiamenti, parole e comportamenti che non riflettono Cristo. Per usare un’altra immagine, il carattere di troppi credenti è come una stradina di campagna, dissestata e piena di buche: si arrampica tortuosa sulle montagne con salite ripidissime, poi si tuffa giù nelle vallate per tornanti resi pericolosi dall’asfalto consumato e dalla pendenza avversa della sede stradale.
In linea d’aria sono solo dieci chilometri da A a B, ma con quella strada diventano quaranta, e ogni chilometro è una battaglia. Non si va oltre la terza marcia ed è impossibile superare i 50 km orari.
Ma oggi ci sono le autostrade, e tutto questo cambia. Larghe, diritte e uniformi, esse superano facilmente ogni tipo di terreno, senza incroci e semafori, senza salite ripide né curve strette. Si passa subito ai 120 km/h e là si resta. Improvvisamente, il tragitto da A a B è questione di minuti.
Isaia, al capitolo 40 del suo libro, aveva in mente qualcosa di simile quando scrisse: “Preparate nel deserto la via dell’Eterno, spianate nei luoghi aridi una strada per il nostro Dio! Ogni valle sia colmata, ogni monte ed ogni colle siano abbassati; i luoghi erti siano livellati, i luoghi scabri diventino pianura. Allora la gloria dell’Eterno sarà rivelata, e ogni carne, ad un tempo, la vedrà” (vv. 3-5).
Caratteri aspri
Voglio applicare questa parola, “Preparate la via!”, sul piano personale. C’è qualcosa in te e nel tuo carattere che impedisce al Signore di usarti come la Sua strada per giungere fino ai perduti? C’è per caso qualche montagna di orgoglio, di ira o di parole vuote che si erge come l’Everest a bloccare la visuale alla gente che incontri, impedendole di vedere Gesù in te?
O forse il problema non è una montagna, ma una valle. Una valle è una mancanza di qualcosa, un’assenza di terra. Che cosa manca in te? C’è per caso una mancanza di disciplina, di cortesia, di tatto, di socievolezza? Manchi di affidabilità? Sei sempre in ritardo, dimentichi sempre i tuoi impegni, sei sempre tu a sconvolgere i programmi?
O ancora, potresti avere del terreno aspro da livellare, dei luoghi scabri che bisognerebbe urgentemente ridurre in pianura. Può trattarsi, per esempio, di una personalità schiacciante, abrasiva o critica. In tal caso, Dio vuole levigare il tuo carattere e ridurlo a pianura perché la Sua gloria possa essere vista anche da lontano. Il Suo desiderio è che, appena le persone ti incontrano, possano accorgersi della presenza di Gesù.
Quando quella stradina di campagna è trasformata in autostrada, quando i nostri difetti di carattere sono raddrizzati, “la gloria dell’Eterno sarà rivelata”, invece di restare nascosta tra gli alti e bassi del nostro temperamento.
Il costo di cambiare
La costruzione di un’autostrada costa miliardi per ogni chilometro. E anche il cambiamento del nostro carattere è costoso. Non si costruirà mai un’Autostrada del Sole con il sistema di “Dai, butta un po’ di asfalto in quella buca!”. Allo stesso modo, non si ottiene una santità istantanea con una preghiera frettolosa e una pacca sulle spalle da parte di uno degli anziani. Entrambi i progetti richiedono tempo, spese, programmazione e sforzi.
Cambiare è sempre doloroso. “La chiamata di Dio è sempre una chiamata al sacrificio”, ha detto un saggio, e possiamo aggiungere: “… soprattutto quando si tratta della chiamata a modificare il nostro carattere!” È molto più facile rimandare una simile impresa che affrontarla subito, qui e ora.
E se vuoi, puoi anche rifugiarti in quei versetti biblici che parlano di come saremo trasformati al ritorno di Cristo: “Quando egli sarà manifestato saremo simili a Lui” (1° Giov. 3:2). “La tromba squillerà, e i morti risusciteranno incorruttibili, e noi saremo trasformati” (1° Cor. 15:52).
Ma che dire di quegli altri versetti che parlano di una nostra trasformazione ora, prima che Cristo ritorni? “Noi tutti … siamo trasformati nella sua stessa immagine, di gloria in gloria” (2° Cor. 3:18). “Siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente” (Rom. 12:2). Non possiamo dunque rimandare! Dobbiamo cambiare ora, di modo che, quando Gesù ritornerà, il nostro carattere avrà bisogno solo degli ultimi ritocchi, della “ciliegina sulla torta”.
Fabbricati in serie?
“Ma, un momento, – dirai – il Signore non ci ama forse proprio così come siamo?” Sì, questo è vero. Anch’io amo mio figlio di sette anni così com’è. Lo ricevo e lo accetto al cento per cento. E tuttavia voglio che cambi! Se a diciassette anni sarà ancora così immaturo come lo è oggi, sarò fortemente deluso!
E così è anche con te. Sì, il Signore ti ama e ti accetta totalmente ora, così come sei … ma nello stesso tempo vuole che tu cambi!
Altri obiettano: “Non vorrai mica dire che dobbiamo perdere la nostra individualità per diventare dei cristiani fatti in serie, tutti uguali come tanti chicchi di riso o come scatole che escono da una fabbrica?” No di certo! Anzi, rabbrividisco al pensiero di credenti “fabbricati in serie”: “evangelico-pentecostali, a uso testimonianza”.
Il nostro Dio è un Dio di varietà infinita. Se Egli ha stabilito che ogni filo d’erba sia diverso e che non ci siano due fiocchi di neve o due impronte digitali uguali, quanto più non deve desiderare che ciascuno dei Suoi figli conservi la propria individualità?
Al contrario, nel chiamarci a cambiare, Dio intende piuttosto sottolineare la nostra individualità, non cancellarla. Egli desidera levigarci e lisciarci come dei gioielli preziosi, affinché la luce di Gesù splenda attraverso ciascuno di noi con una luminosità speciale e individuale.
“Somiglia tutto al padre …!”
Siamo dunque realisti: cambiare è una necessità. È il nostro contributo personale alla preparazione della via del Signore. Ma allora, in che cosa dobbiamo cambiare? Quale deve essere la direzione di questa trasformazione del carattere così vitale?
“Siate imitatori di Dio, come figli suoi diletti”, scrive Paolo (Ef. 5:1). Dio è nostro Padre. Come i bambini imitano i genitori, così noi dobbiamo prenderLo come nostro modello. In una parola, essere come Dio vuol dire santità. Ricercate dunque nelle Scritture tutti quegli attributi del nostro Padre che possono riprodursi negli esseri umani, e imitateli!
Un altro modo di dire la stessa cosa è che dobbiamo diventare simili a Gesù. Egli è “l’immagine del Dio invisibile” (Col. 1:15), per cui diventare come il Padre e come Gesù sono la stessa cosa. Leggete i Vangeli e notate come Gesù agiva e reagiva, come faceva fronte alle pressioni, come dava espressione alle sue emozioni, come misurava le sue parole … insomma, tutto il suo modo di vivere. Imitatelo!
Genetica spirituale
Mi dicono che, per molti versi, somiglio al mio padre naturale. Abbiamo la stessa voce al telefono; il mio naso è uguale al suo; egli suona benissimo il pianoforte a orecchio – qualunque melodia in qualunque tonalità – e da ragazzo ho scoperto di avere anch’io lo stesso talento, un dono prezioso e utile. Da dove è venuto fuori? Da papà.
Con questo, voglio aiutarvi a capire qualcosa di straordinariamente incoraggiante. Eccolo: io venivo a somigliare a papà in maniera naturale e spontanea. Non mi sono mai messo con un registratore a cercare di imitare il suo tono di voce; non è stata necessaria nessuna chirurgia plastica per riprodurre in me la forma del suo naso, e non ho avuto bisogno di lezioni per imparare a suonare il piano a orecchio. No, queste e altre caratteristiche si sono sviluppate in me spontaneamente per il semplice motivo che io sono suo figlio!
I biologi ci dicono che tutto questo dipende dalla genetica. Quando mio padre mi ha generato, il seme che fertilizzò l’ovulo di mia madre conteneva dei geni nei quali erano latenti le caratteristiche di papà. C’è letteralmente in me qualcosa di mio padre. Non posso fare a meno di diventare come lui!
Ma vi siete resi conto che la stessa cosa vale anche sul piano spirituale? Dio è tuo Padre. Egli ti ha generato (è questo il significato letterale della parola greca gennao in Giov. 3:3,5,7; 1° Giov. 2:29; 3:9; 4:7; 5:1,4,18; 1° Pt. 1:3,23). Giovanni rende questo molto chiaro quando dice a proposito del credente: “… il seme divino dimora in lui” (1° Giov. 3:9).
“Seme”, nel Greco originale, è sperma. Hai capito, ora? Siccome nella tua nuova nascita è stato Dio stesso a generarti, inevitabilmente tendi a somigliare a tuo Padre. Diventare sempre più santo è ormai la tua tendenza naturale, perché il Suo seme dimora in te!
Tutto in discesa
Questa verità fa tutta la differenza quando si tratta di cambiare. Vuol dire che non devi affrontare una lunga lotta in salita. Anzi, Dio ha invertito la pendenza in modo che, ora, vai in discesa. La forza gravitazionale è dalla tua parte. Ecco perché “i suoi comandamenti non sono gravosi” 1° Giov. 5:3)!
Geremia lo spiega in termini della “legge di Dio scritta nel tuo cuore” (Ger. 31:33). Nella nostra età computerizzata lo potremmo dire in un altro modo: tu sei stato programmato per assomigliare a tuo Padre!
Certo, c’è anche l’altro lato della medaglia: non sto dicendo che non sarà necessario nessuno sforzo da parte tua. Quando ho scoperto il mio dono musicale, ho dovuto comunque esercitarmi per svilupparlo. Ma le esercitazioni erano un piacere. Perché? Perché sapevo che c’era in me il dono di base, e questo mi dava la certezza che i miei sforzi avrebbero portato frutto. Nuotavo con la corrente, non contro di essa.
“Compiete la vostra salvezza”, scrisse Paolo. Ma non voleva affatto dire che dobbiamo salvare noi stessi. Piuttosto sta dicendo: “Sviluppate la vostra salvezza, costruitevi sopra, esprimetela nella vita quotidiana”, e aggiunge: “… perché è Dio che opera in voi”! (Fil. 2:12-13).
Che fatica vana sarebbe un tale impegno, se non fosse che Dio ha preso l’iniziativa di operare in noi e cooperare con i nostri sforzi da dentro di noi! Coraggio, dunque: puoi farcela! Comincia subito ad imitare tuo Padre!
Che cosa aspetti?
Ricordo che una volta stavo in piedi, assorto nel pensiero, davanti al caminetto, con le gambe leggermente divaricate, le mani dietro la schiena, la testa all’indietro. Ad un tratto mi sono accorto di un movimento al mio fianco. Guardando giù, ho visto mio figlio, che all’epoca aveva tre o quattro anni. Si era messo vicino a me: divaricò le sue gambette, la schiena rivolta al fuoco, e si strinse dietro la schiena i piccoli pugni. Gettò la testa all’indietro in un’imitazione quasi perfetta della mia posizione.
Stava imitando il papà in maniera cosciente e deliberata. Un sorriso venne alle mie labbra e una lacrima agli occhi. “Mio figlio!”, esclamai.
Ti è mai venuto in mente che tuo Padre celeste si commuove quando tu cerchi in coscientemente e deliberatamente di imitarLo? Che cosa aspetti, dunque? Prepara la via dell’Eterno, affinché la sua gloria sia rivelata ai perduti che aspettano … per mezzo di te!
Ti suggerisco di iniziare così: prova ad immaginare come gli altri ti potrebbero descrivere in tua assenza. Quali aspetti negativi potrebbero mettere in luce i tuoi genitori, tuo marito, tua moglie, i tuoi figli, i tuoi amici, se qualcuno chiedesse loro che tipo di persona sei? Prendi le caratteristiche predominanti: timido, loquace, cinico, facile a offendersi, irresponsabile, pignolo, duro, poco serio, pessimista … E che cosa direbbero i tuoi nemici davanti alla medesima domanda?
Confronta a turno ciascuna delle tue caratteristiche con il metro della natura di tuo Padre. Dio è timido? No. Allora neanche tu devi esserlo: Egli vuole che tu sia più estroverso e che ti occupi maggiormente degli altri. Dio chiacchiera troppo? Certamente no! Ogni Sua parola è pesata e misurata, e così devono essere le tue.
Niente cosmetici
Fa riflettere, vero? Non stiamo proponendo dei piccoli cambiamenti cosmetici, ma una trasformazione profonda e radicale del tuo carattere. Vieni al Padre in preghiera e parlaGli francamente. Ecco una preghiera “campione” che puoi adattare alla tua situazione personale:
“Padre, sono sempre stato timido, e fino ad oggi avevo pensato che fosse normale. Ma ho capito che tu non sei timido. Tu ami le persone e ricerchi la loro compagnia. Voglio essere così anch’io. Sarà un cambiamento piuttosto radicale per me, ma grazie perché tu sostieni i miei sforzi. Aiutami ad essere caloroso ed estroverso come lo sei tu, Padre, affinché la tua gloria sia manifestata ai perduti per mezzo di me.
“A partire da oggi, voglio iniziare io le conversazioni, invece di aspettare, come ho sempre fatto, che gli altri facciano la prima mossa. Sto contando sul tuo aiuto, Padre. Grazie perché posso esserne sicuro, per amore di Gesù. Amen”.
Questo articolo è stato tradotto, per gentile concessione, da Restoration, marzo/aprile 1983.
L’insegnante e scrittore David Matthew è il direttore della rivista inglese Restoration Magazine e autore di diversi libri. Abita a Bradford, Inghilterra e lavora nell’ambito della squadra apostolica di Bryn Jones. È sposato e ha tre figli.