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di Ernesto D. Bretscher
“Poi l’Eterno Dio disse: «Non è bene che l’uomo sia solo; io gli farò un aiuto conveniente a lui»” (Genesi 2:18)
Ma perché non era bene che l’uomo fosse solo? Il problema di Dio non era certo che l’uomo avesse bisogno di aiuto per coltivare la terra oppure che potesse annoiarsi! Dio aveva in mente un piano ben chiaro e definito, e da solo l’uomo non sarebbe stato sufficiente per realizzarlo.
“A me … è stata data questa grazia … di manifestare a tutti quale sia il piano seguito da Dio riguardo al mistero che è stato fin dalle più remote età nascosto in Dio …” (Efesini 3:8-9).
“In Cristo ci ha eletti prima della creazione del mondo perché fossimo santi e irreprensibili davanti a lui” (Efesini 1:4).
Tutto era già previsto: Cristo, la Chiesa, la santificazione, la maturità e la completezza di ogni uomo.
“Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l’uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona” (2° Timoteo 3:17).
Solo quando cominciamo a capire che il piano di Dio per ognuno di noi è di farci arrivare, per mezzo di Gesù e dello Spirito Santo, alla statura stessa di Cristo, “allo stato di uomini fatti” (Efesini 4:13) e quindi completi, maturi e di nulla mancanti, ci rendiamo conto di perché non è bene che l’uomo sia solo. “Il ferro forbisce il ferro; così un uomo ne forbisce un altro” (Proverbi 27:17 Riv). Ecco perché Dio ha creato per l’uomo un aiuto conveniente. “Perciò l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e saranno una sola carne” (Genesi 2:24). La donna viene tratta dall’uomo, ma Adamo non tarderà a scoprire quanto diversa sarebbe stata da lui! (Vedi il riquadro: “Differenze psicologiche tra l’uomo e la donna”).
L’aiuto conveniente che Dio gli aveva fornito gli avrebbe insegnato (e quanto!) a vivere rinunziando a se stesso. Quando poi l’apostolo Paolo parlerà del matrimonio, non esiterà a prendere l’esempio dell’amore di Gesù per la sua chiesa come modello al quale deve ispirarsi l’amore coniugale: “Mariti, amate le vostre mogli, come anche Cristo ha amato la chiesa e ha dato se stesso per lei, per santificarla dopo averla purificata lavandola con l’acqua della parola, e per farla comparire davanti a sé, gloriosa, senza macchia, senza ruga o altri simili difetti, ma santa e irreprensibile. Allo stesso modo anche i mariti devono amare le loro mogli, come la loro propria persona. Chi ama sua moglie ama se stesso. Infatti nessuno odia la propria persona, anzi la nutre e la cura teneramente, come anche Cristo fa per la chiesa, poiché siamo membra del suo corpo. Perciò l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diverranno una carne sola. Questo mistero è grande” (Efesini 5:25-32a).
Due tipi di amore
L’amore che solitamente attrae un uomo ad una donna si chiama in greco eros. A questa categoria appartengono l’innamoramento, la passione, il desiderio, l’amore sentimentale. L’amore di cui invece l’apostolo Paolo parla è di natura diversa, ben più profondo e duraturo. Il greco lo definisce agape, ed è un amore che si dona all’altro con sacrificio.
L’amore eros è suscettibile di cambiamenti. Può addirittura scomparire. Sono innumerevoli i coniugi che, dopo anni di passione l’uno per l’altro, si sono ritrovati a doversi dire fatidiche frasi quali: “Non so cosa mi succede, ma non ti amo più!” L’amore agape è presente solo in Dio, per cui l’unico modo per riceverlo è avere una relazione personale e continua con Lui. Non si basa su quello che uno sente, vede, percepisce o desidera. Non si esprime attraverso le emozioni ma tramite le attitudini. È un darsi all’altro, è un soffrire per l’altro, sopportare l’altro, rimanere fedele all’altro, spesso a scapito di se stessi e delle proprie emozioni. Nasce dalla decisione di amare cercando l’amore, che forse non si ha più, nella presenza di Dio.
Ed è questo il tipo di amore che l’uomo deve imparare ad esprimere. Quando l’amore eros svanisce, quando le circostanze si fanno difficili per i suoi rapporti con gli altri e nel matrimonio, col proprio coniuge, l’uomo è costretto a fare appello alla sua etica, al sacrificio e all’amore agape (presente solo in Dio!), per continuare ad amare. È a questo punto che l’uomo ama veramente. E chi ama con un amore agape è da Dio e conosce Dio (1° Giovanni 4:7-8).
Ma qual è ora il senso del darsi l’uno all’altro? È la santificazione, la crescita verso la statura “gloriosa, senza macchia, senza ruga o altri simili difetti, ma santa e irreprensibile” che Dio s’aspetta da ognuno di noi, e da noi nell’insieme. E nel matrimonio questo è possibile solo se, dimenticando noi stessi, “nutriamo e curiamo teneramente” il nostro coniuge come anche Cristo fa per la Chiesa!
E l’apostolo afferma tranquillamente che chi ama sua moglie – e cioè si dona per lei – ama se stesso, perché di fatto, fa del bene a se stesso. Paolo afferma che chi si dà sacrificalmente e in maniera completa al proprio coniuge ne deriva tutta una serie di benefici:
- Cresce ad immagine e somiglianza di Cristo.
- Vive secondo i principi per i quali siamo stati creati.
- Sperimenterà in maniera crescente l’unità di cui parla Dio come obiettivo per il matrimonio, e che fa parte della Sua essenza.
- Raccoglie quello che semina: chi dona amore, dolcezza, tenerezza e servizio non può che riceverne il contraccambio.
Dio ha creato l’uomo e la donna perché nella loro diversità si aiutino reciprocamente a raggiungere la statura perfetta di Cristo.
Dare per ricevere
Dal testo di Efesini 5:25-33, appare subito chiaro che l’uomo e la donna sono fatti in maniera diversa l’uno dall’altro. All’uomo viene chiesto di amare la propria moglie, dando la vita per lei, nutrendola e curandola con tenerezza. Alla donna invece viene detto di essere sottomessa al marito e di rispettarlo.
Come mai questa differenza? Semplicemente perché i bisogni di base dell’uomo e della donna sono profondamente diversi. Un uomo reagisce in maniera diversa da una donna nelle varie situazioni. E se le diversità tra di essi vengono disattese, ne nascerà immancabilmente tutta una serie di difficoltà e di tensioni. Eppure è proprio nella diversità dei loro bisogni che risiede il segreto per il successo dell’amore, della crescita, della felicità e della piena realizzazione di se stessi.
Il principio biblico che regge e produce la vita non può essere alterato, come invece vorrebbe l’uomo non rigenerato, e cioè: “Se il granello di frumento caduto in terra non muore, rimane solo; ma se muore, produce molto frutto” (Giovanni 12:24). Nella misura in cui ciascun coniuge è pronto a morire a se stesso, produrrà vita, tanta vita. Il segreto dunque per una vita di successo, sia nel matrimonio che nella chiesa, è morire a se stessi. Quello che daremo di noi stessi ci verrà restituito moltiplicato.
Un altro principio biblico per un matrimonio di successo e per una vita piena è: “Date, e vi sarà dato; vi sarà versata in seno buona misura, pigiata, scossa, traboccante; perché con la misura con cui misurate, sarà rimisurato a voi” (Luca 6:38). In tutta la Scrittura l’insegnamento è lo stesso, i principi rimangono gli stessi. Chi contrae matrimonio per soddisfare i propri desideri, le proprie voglie ed aspettative e non è pronto a imparare la via della rinunzia, del sacrificio e della donazione di se stesso, non può aspettarsi altro che tensioni, delusioni, liti, amarezze, e il naufragio del legame stesso.
Capire come si è fatti
Essere pronti a dare la vita per il proprio coniuge non è ancora tutto. Bisogna capire come l’altro sia fatto, quale siano le sue attese, i suoi desideri, i suoi sogni e anche i suoi bisogni e le sue debolezze, per poterlo servire nella maniera corretta.
Per esempio, quando un uomo e una donna incominciano a nutrire delle simpatie l’uno per l’altro, iniziano a dedicare tanto tempo per parlarsi. Questo perché in quel momento hanno bisogno di conoscersi. È straordinario quanto interesse un uomo e una donna sappiano dimostrarsi durante il tempo in cui si frequentano. Provano di solito un gran piacere a parlare anche per ore. E infatti, la comunicazione è indispensabile per conoscersi.
Il guaio è che, nella maggior parte dei casi, dopo le nozze sembra che l’uomo non abbia più il piacere di prima a trascorrere del tempo per parlare e ascoltare e ben presto è travolto dai numerosi impegni ed interessi che prendono il sopravvento sulla comunicazione con la propria moglie. Il gran numero di distrazioni della vita moderna farà poi il resto: ciascuno si richiuderà in se stesso e finirà per vivere solo in funzione di se stesso. Eppure la comunicazione rimane vitale per tutto il corso dell’esistenza insieme e, almeno nella donna, il desiderio di comunicare rimane un bisogno fondamentale che, se disatteso, produrrà profonde insoddisfazioni. È solo parlando insieme che potremo esprimere reciprocamente le nostre attenzioni, soddisfacendo i bisogni più diversi. In sintesi la strada è: comunicare, ascoltare, parlarsi, per continuare a crescere insieme.
Nel suo libro His Needs, Her Needs (Revell, USA) il dott. Willard F. Harley jr. da una lunga esperienza come psichiatra e consulente coniugale, individua cinque bisogni fondamentali dell’uomo ed altrettanti della donna. Qui elencheremo solo quelli della donna, quelli sui quali gli uomini devono concentrare la loro attenzione. Eccoli:
- La donna ha bisogno di essere trattata dal proprio marito con gentilezza, sensibilità e dolcezza. Ha bisogno di sentirsi amata per quello che è e non desiderata solo quando lui ha bisogno di sfogare il suo istinto sessuale.
- Comunicare è un’esigenza femminile. E poiché la sua ricettività è sopratutto emotiva, la donna sente il bisogno di parlare delle sue sensazioni, di esprimere i suoi stati d’animo, di raccontare quanto le esperienze che vive.
- Onestà e apertura (fiducia). È per lei tassativo sentirsi trattata da pari, per cui desidera essere messa al corrente della vita del marito, dei suoi fatti, dei suoi problemi. Si aspetta di essere la sua confidente e di avere tutta la sua fiducia. Non sopporta che lui le nasconda la verità, le racconti bugie, non sia onesto e trasparente con lei. Desidera assoluta lealtà, e non accetta di essere trattata come qualcuno che non capisce nulla delle attività del marito.
- Sicurezza economica. Anche se dovesse avere una sua attività, ha comunque bisogno di sentire che è il marito a farsi carico di lei, a portare la responsabilità della famiglia. Vuole sentirsi sicura con lui. Laddove la disoccupazione o l’inattività del coniuge non è giustificata, si creeranno in lei insicurezze, frustrazioni e risentimento.
- Impegno per la famiglia. Anche se sa che occuparsi dei figli è una sua responsabilità, vuole sentire il sostegno e la copertura del marito. Ha bisogno che lui non abdichi dalle sue responsabilità di padre. Anzi, desidera che sia un buon padre, che i figli siano fieri di lui e che lo rispettino. Desidera vederlo giocare con i figli più piccoli, interessarsi al mondo di quelli più grandi e dialogare con loro ed avere tempo per loro.
Anche uno solo di questi bisogni, se non è soddisfatto, può provocare parecchi problemi nella vita di coppia. Immaginate quali tensioni è costretta a sostenere una moglie che non possa contare sul marito per il sostegno economico! Quasi sempre, l’insoddisfazione di uno o più di tali bisogni fondamentali provocherà, se non la crisi del matrimonio, certamente liti, asprezze, frustrazioni, delusione e spesso depressione.
Che il Signore possa dare grazia ad ogni uomo di sapere vivere “a sua immagine e somiglianza”, dando se stesso per la propria moglie e per la propria famiglia per fare della propria donna l’essere più soddisfatto e più felice del creato!
DIFFERENZE PSICOLOGICHE TRA L’UOMO E LA DONNA
Dio creò l’uomo a sua immagine; lo creò a immagine di Dio; li creò maschio e femmina (Genesi 1:27).
- L’uomo tende ad orientarsi verso le cose. La donna invece preferisce orientarsi verso le persone.
- L’uomo si indirizza verso obiettivi; la donna, verso i bisogni.
- L’uomo si fa coinvolgere a livello mentale; lei invece prevalentemente a livello emotivo.
- L’uomo vuole trasformare le cose; la donna ama invece curarle e conservarle.
- L’uomo ha maggiori difficoltà della donna a tradurre in parole i propri pensieri e sentimenti.
- L’uomo non ama comunicare. Lei invece lo fa con grande piacere e naturalezza.
- L’uomo ha difficoltà ad ammettere i propri errori. La donna è invece più realista e più umile.
- L’uomo è temerario. La donna è prudente.
“Dio disse: «Non è bene che l’uomo sia solo; io gli farò un aiuto conveniente a lui»” (Genesi 2:18)
Dio ci ha fatti diversi, per completarci e diventare uno!