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di Geoffrey Allen
“Nel novembre del 1982 mi trovavo al Cairo in Egitto, e una sera ero in preghiera in una primitiva stanza d’albergo. Stavo in ginocchio vicino al letto, quando ho avuto une delle esperienze più incredibili della mia vita. Non vidi una visione, né fui rapito in cielo, ma udii la voce di Dio che mi parlava. Non una voce fisicamente udibile, ma una voce interna; tuttavia la udii con la stessa chiarezza come se l’avessi sentita con gli orecchi materiali. Fu francamente terrificante. Mi diede una sensazione tremenda di purezza, di potenza e di autorità quasi schiacciante. Volevo scappare, e nello stesso tempo no. Volevo che finisse, e anche che durasse.
Udii poche parole e l’esperienza durò pochi attimi, ma ogni parola fu piena di significato. Il timore di Dio riempì la mia anima: tremavo letteralmente di spavento, e piansi per il fatto che Dio stesso comunicasse con me in un modo che non avevo mai sperimentato, né prima né da allora in poi. Molto semplicemente, il Signore mi disse:“In una sola generazione io cambierò la comprensione e l’espressione del cristianesimo nel mondo”.
Era un’affermazione semplice e lapidaria, ma sentii la potenza di Dio in ogni parola mentre lo Spirito Santo me ne spiegò il significato. Compresi che questa riforma, questo risveglio sarà un’iniziativa sovrana da parte di Dio. L’espressione “la comprensione del cristianesimo” indica il modo in cui esso è percepito dai non credenti. Al tempo della chiesa primitiva, la gente aveva paura di frequentare anche informalmente i credenti a causa delle manifestazioni di una potenza soprannaturale. Oggi, invece, la maggior parte dei non credenti considera la chiesa una cosa antiquata e impotente … Le parole “l’espressione del cristianesimo”, poi, significano le modalità in cui il corpo di Cristo esprime la propria vita comune. Dio la trasformerà da qualcosa centrato su riunioni e programmi per farci vivere come un corpo che esprimerà la potenza e l’amore di Dio”.
Quando lessi, qualche anno fa, questa parola profetica – raccontata dal pastore americano Mike Bickle nel suo bellissimo libro Growing in the Prophetic[1] – essa suscitò immediatamente un’eco nel mio spirito. Mi colpì come una rivelazione autentica e autorevole. Con sorpresa, nel tempo trascorso da allora, l’ho sentito ripetere e confermare da più fonti come una parola che, evidentemente, trova riscontro nel cuore di numerosi servi di Dio in diversi paesi.
Credo che pochi fra i nostri lettori non saranno d’accordo con la tesi che “la comprensione del cristianesimo”, almeno in Italia, andrebbe cambiata. Qui, forse più che altrove, esso è visto come qualcosa di “antiquato e impotente”. Sono sempre più convinto che l’ostacolo più grande all’evangelizzazione in Italia, e in Europa, è il fatto che la maggior parte della gente è convinta di sapere già cosa sia il cristianesimo, e che non abbia nulla da offrire, mentre in realtà non ha la più pallida idea che cosa sia un cristianesimo autentico.
Ma anche “l’espressione del cristianesimo” ha bisogno di una trasformazione radicale! E non solo quello cattolico: anche la vita della stragrande maggioranza – forse la totalità – delle chiese evangeliche è lontana da ciò che leggiamo negli Atti degli Apostoli (la “chiesa neonata”); per non parlare del traguardo della “pienezza” di cui leggiamo nell’Epistola agli Efesini: “alla piena conoscenza del Figlio di Dio, allo stato di uomini fatti, all’altezza della statura perfetta di Cristo … non più come bambini sballottati e portati qua e là da ogni vento di dottrina … tutto il corpo, ben collegato e ben connesso mediante l’aiuto fornito da tutte le giunture, trae il proprio sviluppo nella misura del vigore di ogni singola parte …” (Ef. 4:13-16).
È a questo “sogno” e questo traguardo – dopo lo scorso numero in cui abbiamo dato uno sguardo al “passato” – che è dedicato il presente numero di Tempi di Restaurazione. L’inizio di un nuovo millennio suggerisce l’opportunità di guardare verso il futuro, non con timore, né con preoccupazione, ma pieni di speranza e di ottimismo, perché il nostro Dio è il Signore della storia. Egli ha promesso: “Io edificherò la mia chiesa” (Matt. 16:18), e ci assicura che “la gloria di questa casa sarà più grande di quella della casa precedente” (Aggeo 2:9).
La nostra preghiera, il nostro sogno, è: “Fallo, Signore! Fa’ come hai promesso! E così, Marana tha! Signore, vieni!”
[1] Kingsway Publications, Eastbourne, UK, 1995, pagg. 30-31.