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di Geoffrey Allen
La manifestazione “Gay Pride” di quest’anno a Roma, con tutte le polemiche che l’hanno accompagnata, e poi il varo di una legge in Olanda per legalizzare i “matrimoni” omosessuali, hanno messo ancora di più all’ordine del giorno un tema su cui nel mondo evangelico esistono ancora tanti pregiudizi e tanta confusione.
È inoltre una questione che sul piano pastorale nelle nostre chiese rimane il più delle volte “sommerso”. Come suggerisce un volantino sull’argomento, “il problema c’è, ma non si vede”. Infatti le statistiche suggeriscono che in una chiesa di 100 membri è assai probabile che ci sia qualcuno a lottare con problemi di identità sessuale e con le tentazioni che ne conseguono. Ma quanti pastori hanno presente questa realtà nella cura pastorale? Io stesso ho assistito a dei casi in cui solo troppo tardi, quando sono scoppiati i problemi, i pastori in questione se ne sono resi conto.
Principi di base
Prima, comunque, alcune basi di partenza su cui, spero, tutti gli evangelici biblici saranno d’accordo:
- È vitale comprendere la distinzione tra rapporti omosessuali, da una parte, e tendenza o orientamento omosessuale dall’altra. Purtroppo si confondono spesso questi due sensi in cui viene usato il termine “omosessuale”, dando luogo a gravissimi equivoci. Chi vive rapporti sessuali “gay” è un peccatore (come d’altronde tutti noi!) e, per ottenere la grazia e la misericordia, deve ravvedersi, riconoscendo come peccaminoso quello stile di vita e abbandonandolo. Invece chi semplicemente sente un’involontaria attrazione verso persone dello stesso sesso non può essere condannato, anzi deve ricevere compassione cristiana e aiuto pastorale.
- Qualsiasi tipo di rapporto sessuale al di fuori del matrimonio è un grave peccato; e sembra che agli occhi di Dio, quelli omosessuali rivestono particolare gravità. Su questo l’insegnamento sia dell’Antico che del Nuovo Testamento è fin troppo chiaro:
“Non avrai con un uomo relazioni carnali come si hanno con una donna: è cosa abominevole … Non vi contaminate con queste cose; poiché con tutte queste cose si sono contaminate le nazioni che io sto per cacciare davanti a voi. Il paese ne è stato contaminato; per questo io punirò la sua iniquità; il paese vomiterà i suoi abitanti” (Lev. 18:22).
“Non sapete che gli ingiusti non erediteranno il regno di Dio? Non v’illudete; né fornicatori, né idolatri, né adùlteri, né effeminati, né sodomiti … erediteranno il regno di Dio. E tali eravate alcuni di voi; ma siete stati lavati, siete stati santificati, siete stati giustificati nel nome del Signore Gesù Cristo e mediante lo Spirito del nostro Dio” (1° Cor. 6:9-11). La parola greca tradotta “sodomiti” (arsenokoitai) deriva da arsen, “maschio” e koitos, “letto, relazione sessuale”. La Scrittura non poteva essere più esplicita; il termine “effeminati” si riferisce probabilmente ai travestiti. Romani 1:26-27 è altrettanto chiaro nella condanna delle relazioni lesbiche.
- Ma terzo, sottolineiamo che la Bibbia non dice assolutamente nulla riguardo ad eventuali sentimenti, desideri o tentazioni omosessuali. Possiamo dire tranquillamente che non è peccato provare un’involontaria attrazione verso una persona dello stesso sesso, allo stesso modo in cui non lo è sentirlo verso una del sesso opposto! Siamo responsabili delle nostre azioni e delle nostre scelte, non dei sentimenti. Certo, se cominciamo a riempirci la mente di fantasie sessuali o – come dice Gesù – “guardare una [persona] per appetirla” – questa è un’altra cosa. Il peccato inizia, semmai, con il “secondo sguardo …” Come ebbe a dire Martin Lutero: “Non posso impedire agli uccelli di volarmi sopra la testa, ma posso far in modo che non nidifichino tra i miei capelli!”
Coloro – anche i credenti! – che si ritrovano a lottare con simili desideri “anormali” non sono mostri, non vanno “demonizzati” né emarginati, ma meritano tutta la nostra comprensione, affetto e sostegno morale. Forse non è realistico – anche se sarebbe da auspicare – sperare in un clima nella chiesa in cui si possa parlare apertamente di simili tentazioni; ma certamente il credente che ne soffre deve sapere di poterne parlarne liberamente con il proprio pastore senza il timore di essere rifiutato o condannato.
Si nasce o si diventa?
Fin qui le certezze bibliche; ma mi sento di affermare con molta sicurezza – insieme a tanti scienziati, e con l’appoggio della Bibbia, anche se in barba a una martellante propaganda odierna – che nessuno nasce omosessuale. Non esiste un “terzo sesso”: “Dio creò l’uomo a sua immagine … li creò maschio e femmina” (Gen. 1:27). E la scienza moderna conferma che ciascuna dei 300 milioni di cellule che compongono il nostro corpo contiene dei cromosomi nei quali c’è scritto, o “MASCHIO” (XY) oppure “FEMMINA” (XX). A eccezione di rarissime anomalie cromosomiche (XXY), questo dato è fisso e inalterabile. Non esiste il “cambio di sesso”. Non c’è nulla di più tragico del cosiddetto “transessuale” – peggio ancora, chi si è fatto fare un intervento chirurgico irreversibile per “apparire” una femmina, quando per Dio rimane irrevocabilmente maschio, o viceversa.
La tendenza omosessuale è invece una condizione che deriva da circostanze e pressioni dall’ambiente in cui si cresce. Potrebbe esistere al limite una predisposizione, come per altre debolezze e malattie (e ciò spiegherebbe il fatto che fratelli cresciuti nello stesso ambiente famigliare ne vengono fuori con orientamenti diversi). Ma le voci che con sempre maggiore insistenza parlano di un fantomatico “gene omosessuale” sono frutto dell’ideologia, non della scienza. A tanta gente infatti fa comodo trovare una “giustificazione” per non sentirsi più responsabile delle proprie scelte. Infatti, se dovesse esistere un tale gene, sarebbe molto difficile spiegare la sua sopravvivenza e sempre maggiore diffusione, visto che sarebbe, evidentemente, un gene … “suicida”!
La teoria che “si nasce omosessuali”, se da una parte serve ad anestetizzare la coscienza di chi vuole restare così, dall’altra distrugge la speranza di chi vuole uscirne. È una menzogna del Diavolo! Dio non ha creato nessuno in quel modo, ma è una delle molteplici conseguenze del peccato, che ha comportato la corruzione della nostra natura umana insieme a tutto il creato. Esistono molte testimonianze di persone che, dopo aver riconosciuto dalla Parola di Dio che lo stile di vita “gay” è peccaminoso e aberrante, se ne sono liberate, trovando anche la guarigione dei propri desideri “malati”. Ci sono diverse missioni evangeliche rivolte specificamente a questo settore bisognoso della popolazione, almeno una delle quali operante anche in Italia (vedi riquadro).
Il corpo e l’anima
Ma, se “Dio creò l’uomo a sua immagine … maschio e femmina”, questo si riferisce non solo al nostro essere fisico, ma soprattutto alla nostra personalità (infatti è inutile ricordare che Dio non ha un corpo ma è Spirito). Significa dunque che, nell’infinita varietà degli esseri umani – e al di là delle conseguenze del peccato che ha offuscato, ma non distrutto, quella immagine – la natura di Dio viene riflessa in modi e in proporzioni diverse. Dio è Padre, e di solito viene presentato nella Parola come maschile (infatti il maschio è “capo” della donna, 1° Cor. 11:3, e nella creazione l’uomo fu il “tronco”, la donna il “ramo”), tuttavia Egli ha anche un lato “materno” (Is. 49:15, 66:13 ecc.). Dio unisce perfettamente nella Sua natura le caratteristiche tipicamente “maschili” (forza, determinazione, severità, dominio, razionalità) con quelle considerate “femminili” (compassione, tenerezza, dolcezza, creatività, fantasia). Ha creato “l’uomo maschio e femmina” per riflettere, in proporzioni diverse in ogni individuo, questa ricchezza, e in modo tale che hanno bisogno l’uno dell’altra per essere completi (la famosa “attrazione tra poli opposti”). Allo stesso modo il/la credente, e la Chiesa, in rapporto a Dio è “femminile” (dipendente, debole, sottomesso, chiamato a rispondere alle Sue iniziative), mentre invece in relazione al mondo diventa “maschile” (forte, guerriero, dominatore).
Dunque, l’essere umano nel fisico è maschio oppure femmina, senza mezzi termini; ma nell’anima (la personalità interiore) è una miscela di caratteristiche, nella somma delle quali si ritrova a qualche punto di uno “spettro” delle caratteristiche “maschili” e “femminili”. Quando uno si ritrova una personalità non corrispondente agli stereotipi del proprio sesso, può rimanere confusi nell’identità sessuale, soprattutto quando i ruoli sono visti in maniera eccessivamente rigidi (“i veri uomini non piangono”). Se poi non trova dei modelli adatti con cui identificarsi nello scoprire il proprio modo di essere maschio o femmina, rischia di vedersi come “diverso” ed è esposto alle tentazioni omosessuali. “Contrariamente a quanto comunemente si crede – scrive un esperto – il problema dell’omosessuale non è una difficoltà nei rapporti con le donne, ma una difficoltà nei rapporti con gli altri uomini”.
La guarigione è possibile, ma richiede – come nel caso della droga – una forte determinazione di cambiare, costi quello che costi. Di solito la via è lunga e sofferta (seppure ci siano anche in questo campo casi “miracolosi” di liberazione istantanea), e passa attraverso la scoperta della propria personalità come un modo valido di essere maschi o femmine a immagine e somiglianza di Dio, aiutata dalle amicizie “normali” con persone del proprio sesso. Con l’aiuto dell’amore e dell’accoglienza da parte di fratelli, pastori e consulenti esperti (stando però alla larga da quelli che vorrebbero solo convincere la persona ad accettare la propria condizione come “normale”), e, soprattutto, della grazia di Dio e l’opera dello Spirito Santo che fa diventare “ogni cosa nuova”.
Ma l’esperienza insegna che in questo, come in altri campi, non sempre avviene la guarigione, o non completamente. E quando è così, non c’è altro rimedio che convivere con la propria debolezza, lottando contro le tentazioni e imparando a ottenere la vittoria che la fede rende possibile (1° Gv. 5:4). Come non tutti gli eterosessuali riescono a sposarsi, e anche i coniugi, per una circostanza o l’altra, non sempre riescono ad avere una vita sessuale soddisfacente, così anche alcuni omosessuali sono chiamati da Dio a una vita di celibato e di castità. “Vi sono degli eunuchi che sono tali dalla nascita; vi sono degli eunuchi, i quali sono stati fatti tali dagli uomini, e vi sono degli eunuchi, i quali si sono fatti eunuchi da sé a motivo del regno dei cieli. Chi può capire, capisca” (Matt. 19:12).
La missione “EXODUS INTERNATIONAL” ha lo scopo di aiutare chi si ritrova a lottare con desideri omosessuali. Si può contattare la sua rappresentanza italiano scrivendo all’indirizzo: Casella Postale 110, 20090 ASSAGO (MI).