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di Janet E. Smith
La maggior parte della gente oggi pensa che aspettare fino al matrimonio per avere rapporti sessuali non abbia più senso. Questa mentalità non si trova soltanto nel mondo, ma sempre di più anche fra i cristiani.
Molti pensano che aspettare fino al matrimonio renderebbe troppo imbarazzante l’approdo all’intimità sessuale; che È meglio conoscersi sul piano sessuale in un momento meno intenso e stressato. Si ragiona inoltre che, non essendo lontano il giorno del matrimonio, poco importa se il rapporto sia consumato prima o dopo una cerimonia che ratifica semplicemente un impegno già sentito.
Al di là di un discorso puramente legale (“La Bibbia ci dice di fare così”) – che certamente ha validità – che differenza fa aspettare?
In primo luogo, una promessa di fedeltà non È tale finché non viene espressa. Troppo facilmente vengono disdetti impegni mai pubblicamente dichiarati e ratificati.
Ma ci sono anche delle ragioni pratiche. J. Burtchaell dell’università di Notre Dame (USA) ha scritto un ottimo libro intitolato For Better or Worse (Nella buona e nella cattiva sorte), nel quale spiega molte ragioni per cui conviene aspettare il matrimonio per iniziare i rapporti sessuali.
Egli parla eloquentemente del periodo del fidanzamento come un’occasione unica e irrepetibile per potersi conoscere reciprocamente. Invece il rapporto sessuale crea un falso senso di unità, un tipo di legame che facilmente porta a trascurare elementi della relazione che bisognerebbe invece affrontare e risolvere. Il fidanzamento È un periodo meraviglioso per abbozzare piani, condividere sogni ed esprimere eventuali timori e riserve. Ma il piacere sessuale può facilmente indurre a sfuggire le problematiche che andrebbero affrontate -prima- di arrivare al matrimonio.
C’è però una ragione ancora più profonda: la questione dell’onestà e della fiducia. Pochi fra quelli che hanno relazioni sessuali prima del matrimonio – specialmente se cristiani – possono essere completamente trasparenti nel loro modo di agire. Di solito sono portati inevitabilmente a ingannare qualcuno: i genitori, i pastori, spesso anche gli amici. L’abilità nel praticare l’inganno non depone a favore dell’integrità morale della persona.
Ciascuno dei fidanzati osserverà che l’altro È bravo ad ingannare, e questa scoperta viene memorizzata per un uso futuro. E` probabile che più in là avranno occasione di chiedersi se l’altro si sta comportando in maniera onesta; e allora ricorderanno che il partner non ha avuto difficoltà ad ingannare altre persone che rispettava.
Inoltre, molti cristiani si sentono terribilmente in colpa dopo aver violato le loro profonde convinzioni morali. Alcuni, anche dopo il matrimonio, continuano a vivere la sessualità in modo colpevolizzante. In un certo senso si sono autocondizionati a pensare al sesso come a un’attività furtiva e immorale.
Al contrario, quelle coppie che attendono fino al matrimonio per consumare l’unione sessuale sembrano spesso goderla con un particolare senso di euforia. Poiché hanno aspettato, esse vedono il sesso come un diritto privilegiato del matrimonio da godere liberamente. E` più facile per tali coppie sviluppare una profonda e radicata fiducia e stima l’uno per l’altro. La loro disponibilità ad aspettare e a resistere alle tensioni della continenza sessuale per l’amore e il rispetto che hanno l’uno per l’altro, È una grossa prova della loro forza di carattere.
Hanno anche dimostrato che l’attrazione sessuale non È la parte più importante della loro relazione, che desiderano la compagnia l’uno dell’altro anche quando il piacere sessuale non È disponibile. La fedeltà e la purezza prima del matrimonio sono la migliore garanzia della fedeltà e della purezza nel matrimonio.
Janet E. Smith è una professoressa di lettere presso l’università di Notre Dame, USA.
Tradotto e adattato, per gentile concessione, da Pastoral Renewal, P.O. Box 8617, Ann Arbor, USA.