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di Arthur Wallis
Da circa un secolo e mezzo il digiuno è passato di moda, almeno nelle chiese occidentali; la sola idea che oggi qualcuno digiuni sembra strana alla maggior parte dei cristiani moderni.
Esso viene infatti associato col cristianesimo medievale o forse con le pratiche cattoliche. Ad altri richiama alla mente capi politici come Mahatma Gandhi che l’hanno usato come un’arma di resistenza passiva; ma quale esercizio spirituale, si crede che sia praticato solo da quei credenti che appaiono estremisti o addirittura fanatici.
Altri hanno dei dubbi riguardo al suo aspetto pratico. A costoro, digiunare e morire di fame sembra la stessa cosa e temono che abbia dei risultati dannosi. Siccome “… nessun uomo odia la propria carne, ma la nutre e la cura teneramente” (Ef. 5:29), si oppongono al digiuno istintivamente. “Sta’ attento – dicono – potresti danneggiare gravemente la salute. Quando vivi una vita così attiva non puoi permetterti di rischiare un calo fisico!”
Perché tali atteggiamenti per un esercizio chiaramente scritturale? Una risposta è perché il digiuno è stato uno degli aspetti dominanti di un ascetismo che apparve nell’era successiva a quella apostolica, e che fu enfatizzato quando dilagò nel periodo medievale. Poi il pendolo oscillò verso la parte opposta quando le persone rifiutarono tutto ciò che sapeva di ascetico.
Ancora oggi la Chiesa soffre per quella reazione. Non abbiamo ancora recuperato l’equilibrio spirituale della Chiesa del Nuovo Testamento. Una volta ho ascoltato un discorso stuzzicante di un abile insegnante biblico, basato sulla risposta che il Signore diede a una domanda sul digiuno, quando Gesù disse che gli amici dello sposo non avrebbero digiunato fino a quando lo sposo non fosse loro tolto. Tutto ciò che l’oratore disse era molto utile, ma non sfiorò nemmeno una volta l’argomento digiuno, né disse se questo ha un posto nell’odierna vita cristiana.
Pregiudizi
Quando le nostre menti sono condizionate dal pregiudizio o paralizzate dal modo di vedere tradizionale, possiamo meditare su una verità biblica quante volte vogliamo, senza che essa ci tocchi. La nostra inibizione spirituale per quella verità ci permette si di vedere, ma non di apprendere. La verità rimane assopita dentro di noi, compresa con la mente, ma non applicata spiritualmente. E questo è vero in modo particolare per il digiuno.
Ma quando la miccia della verità è accesa dallo Spirito Santo, nella mente di molte persone scoppia immediatamente un conflitto. La verità biblica diviene improvvisamente “vivente ed efficace”, i nostri atteggiamenti tradizionali e i nostri pregiudizi sono presi d’assalto e l’esito della lotta rivela se siamo aperti per ricevere ed obbedire alla nuova luce di Dio e così crescere nella conoscenza della verità. Il presente libro ha l’intento di domandarci se siamo disposti a sottoporre il nostro attuale atteggiamento verso il digiuno (se pur ne abbiamo uno) alla “prova di fuoco” della Parola di Dio, per poi “vivere secondo le scritture” (1° Cor. 4:6).
Forse il lettore si sorprenderà (come mi sono sorpreso io) di scoprire quanto la Bibbia ha da insegnarci, sia tramite esempi che con precetti, sul valore di tale esercizio spirituale. Vi sono anche degli avvertimenti, perché il digiuno presenta pure dei pericoli che dobbiamo notare.
Nella storia del cristianesimo
Tra i grandi santi della Bibbia che digiunarono vi sono Mosè il legislatore, Davide il re, Elia il profeta e Daniele il veggente. Il Nuovo Testamento ci offre l’esempio tanto del nostro Signore che dei Suoi discepoli. Il digiuno ha avuto un’evidente importanza nella vita della chiesa nascente. Non era praticato solo dagli uomini, perché nella schiera degli intercessori che digiunarono e pregarono troviamo anche i nomi di Anna nel Vecchio Testamento e di un’altra Anna nel Nuovo.
Grandi santi della storia della Chiesa hanno praticato il digiuno e testimoniato la sua importanza. Fra loro sono i grandi riformatori come Lutero, Calvino e Knox. Questa consuetudine non si è limitata ad una particolare scuola di pensiero teologico: nel digiuno troviamo Jonathan Edwards, calvinista, unito con Giovanni Wesley arminiano; David Brainerd in comunione con Carlo Finney.
Questi sono nomi di grandi studiosi e predicatori, ministri c missionari, fautori di risvegli ed evangelisti. Sulla lista del digiuno vi sono ancora i nomi del pastore Hsi della Cina e del pastore Blumhardt della Germania, che Dio usò un secolo fa nelle loro rispettive sfere per liberare i prigionieri di Satana. E non abbiamo tempo a sufficienza per annoverare il crescente gruppo che oggi Dio suscita ed usa nello stesso ministero per mezzo della preghiera e del digiuno.
Le opere dei grandi difficilmente possono essere nascoste. Quando essi sono stati appena messi nelle loro tombe i biografi si mettono a ricercare i loro diari e carteggi privati. Ma solo quando gli archivi celesti saranno aperti, scopriremo il grande numero dei cristiani anonimi che non ebbero diari né biografie, ma che digiunarono e pregarono Dio che vede nel segreto. Anche loro sicuramente risplenderanno nella galassia dei santi illustri “come le stelle, in sempiterno” (Dan. 12:3).
Potenza
Nel Nuovo Testamento il digiuno era un canale di potenza. Quando il livello spirituale calò e la mondanità fiorì nelle chiese, la potenza e i doni dello Spirito vennero meno. Con la perdita di tale potenza interiore, gli uomini poterono aggrapparsi solo a quello che era loro rimasto: l’aspetto esteriore. Si cercò di evidenziare sempre più l’atto esteriore del digiuno, sebbene privato del suo vero spirito che solo poteva dargli valore. L’ascetismo divenne il segno della religiosità e della spiritualità. La predizione di Paolo riguardante “la forma della religione ma rinnegandone la potenza” (2° Tim. 3:5) veniva adempiuta.
Ma, Dio sia lodato, un nuovo giorno sta sorgendo e una nuova sete dello Spirito comincia a svegliare la chiesa assopita. Il nostro e un periodo di rinnovo spirituale: ricerche approfondite e domande, peso e brama si trovano dappertutto. Il grido accorato della Chiesa sta salendo al cielo. Lo Spirito di Dio si sta muovendo. Cos’è tutto ciò se non le prime doglie della nuova era che sta per nascere?
Dio è deciso ad avere una Chiesa gloriosa senza macchia e senza ruga, una Sposa adatta al Suo amato Figliuolo. Sono convinto che nel travaglio per questa nuova scoperta troveremo uno dei segreti perduti della Chiesa nascente: la potenza che si libera dall’esercizio biblico del digiuno per Dio.
“Quando”, non “se”
Nel grande mandato che Cristo affidò ai suoi discepoli Egli comandò: “Andate dunque e fate diventare miei discepoli gli uomini di tutte le nazioni … insegnando loro a osservare tutte quante le cose che io vi ho comandate” (Matt. 28:19,20). Da più d’un secolo a questa parte vi è la tendenza a mettere in evidenza e a dare molta importanza agli insegnamenti delle epistole tanto da far pensare che questi possano sostituire l’insegnamento di Cristo contenuto nei Vangeli.
Qualcuno ha anche asserito che l’insegnamento del Sermone sul Monte non si applica direttamente agli odierni credenti, perché è essenzialmente messianico, riguarda i Giudei e deve essere adempiuto in un’era millenniale futura. Questo è un grave errore in piena contraddizione Con la suddetta affermazione di Cristo. Se è vero che le parole citate hanno un significato, dev’essere chiaro che le cose insegnate da Gesù ai discepoli dovevano essere ugualmente insegnate ad ogni successiva generazione di discepoli e osservate fino alla fine dei tempi (vedi anche 1° Tim. 6:3,4).
Cosa aveva insegnato il Signore ai discepoli riguardo al digiuno? I Suoi insegnamenti dovranno ora guidare la nostra condotta. Il primo è quello riportato all’inizio del capitolo.
Nel parlare del dare, della preghiera, del digiuno, Gesù mise in guardia i suoi ascoltatori sulla futilità di praticare tali cose di fronte agli uomini per essere notati (Matt. 6:1-18). Egli non disse “Se fate l’elemosina”, ma “Quando fate l’elemosina”: egli diede per scontato che le successive generazioni di discepoli avrebbero riconosciuto il dovere di dare. Ed ancora, non disse “Se pregate …”, come se pregare fosse facoltativo, ma “Quando pregate …”, dando per sicuro il fatto che essi avrebbero riconosciuto nella preghiera una necessità vitale.
Similmente, Gesù non disse “Se digiunate …”, come se il digiuno fosse qualcosa che i discepoli avrebbero potuto fare oppure no, o come se fosse riservato a pochi eletti quali apostoli, profeti, predicatori o anziani. Egli dichiarò senza ambiguità, categoricamente, e a tutto il gruppo dei Suoi discepoli: “Quando digiunate …”. Senza alcun dubbio, Egli dava per scontato che essi, spinti dallo Spirito, avrebbero sentito di farlo, come di pregare e di dare, quando l’occasione lo avrebbe richiesto.
Con o senza preghiera
È importante notare che Gesù parla del digiuno come di un esercizio spirituale distinto dalla preghiera. Sebbene essi siano spesso collegati nelle Scritture e nell’esperienza, questo non deve necessariamente verificarsi. Non dobbiamo pensare che il digiuno sia come l’edera col muro, sempre attaccato alla preghiera. Al contrario, il primo si colloca in un proprio campo e, all’occasione, può essere utile da solo per uno scopo spirituale.
Come vi può essere preghiera senza digiuno, così alle volte può esserci digiuno, veramente accettevole a Dio, senza preghiera, almeno nel senso di intercessione. Nel racconto di Ester non vi è menzione alcuna di preghiera che accompagnasse il digiuno; i profeti e i dottori di Antiochia che digiunarono, si diedero all’adorazione più che alla preghiera (Atti 13:2).
Se non ci si può dare alla preghiera per tutto il tempo del digiuno non significa che il periodo non accompagnato da specifica preghiera sia privo di valore spirituale. Il digiuno, come noteremo più avanti, ha molti scopi oltre quello più importante di facilitare l’intercessione.
Il tempo è ora!
La seconda importante affermazione di Gesù riguardante il digiuno è la risposta alla domanda dei discepoli di Giovanni Battista. “Perché – essi domandarono – noi e i Farisei digiuniamo mentre i tuoi discepoli non digiunano?”
La risposta del Cristo è profondamente pertinente alla domanda se oggi i cristiani debbano digiunare. Egli disse: “Possono far cordoglio gli amici dello sposo mentre egli è con loro? Ma verranno i giorni in cui lo sposo sarà loro tolto, ed allora essi digiuneranno”.
Anche se alle volte Gesù e i discepoli soffrirono la fame, o a causa delle esigenze dell’opera non ebbero tempo a sufficienza per mangiare, non vi è testimonianza di un vero e proprio digiuno volontario oltre a quello del Signore, nel deserto, precedente l’inizio del Suo pubblico ministero. Qui Egli ne spiega le ragioni. Lo sposo era ancora fra gli amici; era tempo di banchetti e non di digiuni, di gioia e non di lutto.
L’era del Regno
Era sorto un nuovo giorno; il Regno di Dio era venuto fra gli uomini. Il vecchio ordinamento con i suoi riti, le sue cerimonie e la schiavitù della legge era passato per sempre. Anche quando lo Sposo sarebbe stato tolto, non ci sarebbe più stato ritorno al legalismo e all’ascetismo del vecchio ordine. Anche se i discepoli avrebbero di nuovo digiunato, l’avrebbero fatto per motivi differenti e con uno spirito differente da quello che caratterizzava il digiuno dei Farisei o anche di Giovanni Battista. Come Gesù continuò a spiegare, il vecchio otre giudaico non era un contenitore adatto al vino nuovo dello Spirito.
“Verranno i giorni quando lo sposo sarà loro tolto, ed allora digiuneranno”. Questa è forse la più cruciale delle affermazioni del Nuovo Testamento riguardo al digiuno. A quale tempo si riferiva Gesù? Intendeva fare riferimento al breve periodo compreso tra l’arresto e la sua riapparizione da risorto? Alcuni hanno dedotto questo dalle Sue parole: “Tra poco non mi vedrete più; e tra un altro poco mi vedrete … In verità, in verità vi dico che voi piangerete e farete cordoglio, e il mondo si rallegrerà. Sarete rattristati, ma la vostra tristezza sarà cambiata in gioia” (Giov. 16:16,20). Questa convinzione è stata così espressa:
Egli fu loro tolto, ed essi digiunarono e furono tristi in quei giorni di tenebre, ma ritornò e, sul monte degli Ulivi, disse: “Ecco io sono con voi tutti i giorni”. Dunque non c’è più luogo per il cordoglio, né per la triste faccia dell’angoscia, ma vi è luogo per la gioia, per l’allegrezza e per la letizia.
Secondo questa interpretazione, l’assenza dello Sposo fu di tre o al massimo quattro giorni, ma con la resurrezione di Cristo e la Sua apparizione, il periodo per il digiuno era ormai finito.
Sarebbe molto comodo convalidare questa tesi che, però, è insostenibile per diverse ragioni. Prima di tutto perché questo non è un tempo di gioia completa. Senza dubbio abbiamo la gioia, ma essa è ancora frammista con la tristezza. Vi è ancora luogo per il cordoglio visto che peccato, afflizione e lotta ci circondano ancora. “Dobbiamo entrare nel Regno di Dio attraverso molte tribolazioni” (Atti 14:22). E oltre a tutto ciò, come potrebbe esserci gioia completa quando il nostro amato Signore e Maestro sta ancora aspettando di ricevere il Regno, di vedere il frutto del tormento dell’anima sua cd essere saziato? (Is. 53:11). Sicuramente le sue parole “Beati coloro che fanno cordoglio” erano riferite al nostro tempo.
Invitati a nozze
Le parole del Signore infatti mettono in rilievo solo due periodi di tempo: quello dell’allegrezza “finché lo sposo è con loro”, che allora stava adempiendosi, e il tempo della tristezza che doveva seguire: “Verranno i giorni quando lo sposo sarà loro tolto”. Questa interpretazione, invece, evidenzia una terza fase, quando cioè lo Sposo ritorna a loro, la quale non è contemplata dal discorso di Cristo.
Nel paragone portato dal nostro Signore, gli invitati a nozze gioiscono perché lo sposo è con loro, ma i festeggiamenti passano, lo sposo li lascia e gli amici sono rattristati perché non sanno quando lo rivedranno. “Verranno i giorni quando lo sposo sarà loro tolto”: queste parole fanno pensare ad un’assenza di durata non determinata, ma sicuramente più lunga del breve periodo di festa. Il periodo della gioia e dell’allegrezza rappresenta chiaramente gli anni del Suo ministero terreno. È mai possibile che il tempo del cordoglio e del digiuno si sia adempiuto in quei pochi giorni precedenti la Sua resurrezione? E, comunque, quali prove abbiamo che durante quei tre giorni essi digiunarono? Quando Egli apparve loro nell’alto solaio e chiese se avessero qualcosa da mangiare, essi furono in grado di porgergli un pezzo di pesce già cotto (Luca 24:41-42).
Dobbiamo quindi identificare col nostro periodo i giorni della Sua assenza: dal momento in cui ascese al Padre a quello del Suo ritorno dal cielo. Evidentemente questa è l’interpretazione degli apostoli, visto che essi non digiunarono che dopo la Sua ascensione, come si legge in Atti 13:2,3.
Prima che lo Sposo li lasciasse, promise di ritornare per accoglierli a sé. La Chiesa attende ancora il grido di mezzanotte: “Ecco lo Sposo, uscitegli incontro” (Matt. 25:6). È proprio in quest’era, quella della Chiesa che lo sposo e assente. Proprio a questa, dunque, il nostro Maestro si riferiva quando disse: “allora digiuneranno”. Il tempo è ora!
Una nuova generazione
Le parole di Gesù erano profetiche. I primi cristiani le adempirono e così hanno fatto molti santi uomini e donne delle successive generazioni. Dove sono coloro che le adempiono oggi? Purtroppo sono in pochi, l’eccezione c non la regola, a scapito della Chiesa.
Però, sta sorgendo una nuova generazione. Molti hanno nel cuore un vivo interesse per il recupero della potenza apostolica. Ma come possiamo riacquistare la potenza apostolica se tralasciamo la pratica apostolica? Come possiamo aspettarci che la potenza ci inondi se non prepariamo i canali in cui farla scorrere? Il digiuno è un mezzo stabilito da Dio per far fluire la Sua grazia e la sua potenza, e non potremo permetterci di trascurarlo ancora a lungo.
Il digiuno nel nostro tempo non sarebbe un semplice atto di cordoglio per l’assenza di Cristo, ma un atto di preparazione per il Suo ritorno. Possano quelle parole profetiche, “allora digiuneranno”, essere finalmente attuate nella nostra generazione! Sarà una Chiesa che digiuna e che prega quella che sentirà il tanto sospirato grido: “Ecco lo Sposo!”. Allora le lacrime saranno asciugate e il digiuno sarà seguito dal banchetto delle nozze dell’Agnello.
Lo Spirito e la Sposa dicono: Vieni. Sì, vengo presto! Amen! Vieni, Signore Gesù! (Apoc. 22:17,20)
[1] G. Campbell Morgan, The Gospel According to Matthew (Il Vangelo secondo Matteo), Oliphants Ltd/Fleming H. Revell Co.