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di Emilio Ursomando
“Costruitemi degli altari di preghiera in questa nazione, da questi altari fate salire verso di me la vostra intercessione, e io risponderò mandando il mio fuoco su ogni altare: un fuoco che vi infiammerà e che conquisterà questa nazione”. Questo ho sentito e continuo a sentire dal Signore.
La Bibbia ci definisce “profeti”, “re” e “sacerdoti”. Lo siamo, ma dobbiamo assicurarci di assolvere tutti e tre questi ministeri.
Come re, siamo chiamati ad occupare il trono del comando. Ma siamo chiamati anche, come sacerdoti, a stare ai piedi dell’altare di Dio e ad intercedere e, come profeti, a cercare il cuore di Dio e caricarci del suo peso.
Ogni grande ritorno a Dio, in qualunque tempo e luogo, è sempre preceduto dal “fuoco” di Dio che viene sui suoi servi. Dio ha bisogno di ministri e di chiese di fuoco! Elia contro i profeti di Baal, Pietro a Pentecoste e Giovanni Battista: erano tutti stati visitati e infiammati dal “fuoco”. Il Battista stesso rivelò che Dio intendeva suscitare un popolo infiammato dal fuoco: “Egli vi battezzerà con lo Spirito Santo e con il fuoco” (Matteo 3:11).
Abbiamo lo Spirito Santo, ma abbiamo il fuoco? Non basta la Parola di Dio, non bastano le lingue, occorre il fuoco! Gesù, la Parola, dovette essere battezzato nel fuoco! I nostri messaggi, le nostre preghiere, devono essere infiammate dal fuoco.
Il fuoco scende sulla preghiera perseverante. Il fuoco rende la nostra preghiera “ardente”. I primi cristiani ardevano perché “perseveravano” nella preghiera. Gesù non lasciava passare una sola notte senza far salire al Padre la sua preghiera ardente.
“Elia … pregò ardentemente che non piovesse, e non piovve sulla terra per tre anni e sei mesi. Pregò di nuovo, e il cielo diede la pioggia” (Giacomo 5:17-18 Riv.) La preghiera di Elia apriva e chiudeva il cielo. Non perché fosse lunga o piena di grandi parole, ma perché era ardente, fatta con un cuore infiammato per Dio.
Sarà forse perché le nostre preghiere sono “tiepide” che il cielo di Dio rimane chiuso sulle nostre chiese e sulle nostre città? “Signore – piangeva Giovanni Knox – dammi la Scozia, o che io muoia!” Ecco la preghiera ardente. Dio non potette non ascoltarla e il cielo si aprì sulla Scozia!
La dottrina della prosperità e del successo guarda dall’alto (se non con commiserazione) al cristianesimo del travaglio e del pianto. E non è cosa nuova che le loro sale si riempiano: la folla ha sempre risposto in massa ai miracoli di Gesù, ma si disperdeva come nebbia appena sentiva parlare di sacrificio, sofferenza, rinuncia a sé (Giovanni 6:53-66).
Dio cerca una generazione pronta a caricarsi del suo peso, capace sì di manifestare la Sua autorità, ma disposta anche a fare cordoglio con lo Spirito Santo. Credo nell’importanza dei segni, come testimonianza di Dio alla Parola, ma credo anche sia pericoloso sbilanciarsi nella ricerca del miracoloso. “Il regno di Dio non viene in modo da attirare gli sguardi”, avvertì Gesù (Luca 17:20) e, attraverso il Salmista, la Scrittura ci rivela qual è l’evangelizzazione che produce un frutto reale e permanente: quella che viene preceduta e alimentata dalle nostre “lacrime” di intercessione, ai piedi del trono di Dio (Salmo 126:5).
Carlos Annacondia, il famoso evangelista argentino, l’ho visto, fiero come un re, sgridare con grande autorità gli spiriti immondi, ma l’ho visto anche, ogni mattina, in ginocchio supplicare Dio per ore con lacrime per le prostitute, gli omosessuali, tutte le anime senza Dio. L’Italia ha, sì, bisogno di ascoltare l’Evangelo e vedere i segni potenti di un Dio vivo, ma ha bisogno prima ancora della nostra intercessione, della nostra capacità di piangere per i suoi peccati davanti a Dio.
Gesù pianse su Gerusalemme! Il nostro Paese è dilaniato dal peccato, dalla paura e dal dolore. La pornografia, la corruzione, l’ateismo, l’omosessualità e l’occultismo dilagano. Sono già un giudizio di Dio! (Romani 1:22-28; 2 Tessalonicesi 2:11-12; Isaia 5:5). Non dobbiamo abbandonarla! Non possiamo giudicarla! Dobbiamo invece addolorarci! Dobbiamo lasciare le nostre poltrone e prostrarci davanti a Dio con digiuni, pianti e supplicazioni. Dio non si compiace della morte dell’empio, Egli vuole che tutti gli uomini siano salvati, Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori. Questo è il messaggio che ci viene dalla Bibbia (Ezechiele 33:11; 1 Timoteo 2:4, 1:15).
L’Italia è sotto giudizio, ha pesantemente trasgredito la legge di Dio, ma Gesù “ha interceduto per i colpevoli” (Isaia 53:12).
Dobbiamo intercedere perché l’Italia sia salvata. Gesù pianse su Gerusalemme. L’amava! Knox amava la Scozia. E noi, amiamo l’Italia?
“Il popolo del paese si dà alla violenza, commette rapine, calpesta l’afflitto e il povero, opprime lo straniero, contro ogni giustizia. Io ho cercato fra loro qualcuno che riparasse il muro e stesse sulla breccia davanti a me in favore del paese, perché io non lo distruggessi; ma non l’ho trovato …” (Ezechiele 22:28-30). Nonostante la gravità del peccato, Dio vuole salvare. Egli percorre con lo sguardo la nostra nazione alla ricerca di intercessori.
Ma dove trovare tempo per la preghiera?
“Il giorno è fatto per il lavoro, la notte per la preghiera”, mi insegnò un giorno un servo di Dio. Usiamo allora il giorno per muoverci da “re” e per sottrarre le anime alla schiavitù del diavolo. Ma quando scende la sera, il nostro ministero non si è concluso: è il momento di deporre la corona e di rivestirci del sacco dell’intercessore. È l’ora, silenziosa e segreta, in cui inizia il ministero dei “sacerdoti” e dei “profeti”. Non abbiamo troppa cura della nostra corona, o ci sarà tolta! (Amos 6:6-7). Facciamoci invece trovare ai piedi dei nostri altari, supplichiamo il Signore per i peccati della nostra nazione. Se Dio vedrà, unite alle parole le nostre lacrime, ci risponderà e guarirà il Paese. Il movimento purificatore di Dio è sempre preceduto dal cordoglio e dall’intercessione di qualcuno (Gioele 2:12-17,28-32).
Sarà così che l’Italia conoscerà il risveglio, il “vero” risveglio, quello che non porta solo persone nelle nostre chiese ma cuori pentiti a Dio, quel risveglio il cui frutto rimane per l’eternità.
Dio vuole trasformare il nostro Paese dilaniato, rimuovere la corruzione e la violenza e ristabilire la giustizia e il diritto. Vuole togliere i poveri dalle nostre strade e dare pace al suo popolo, vuole rimuovere i corrotti e stabilire principi secondo il suo cuore. Ma aspetta la nostra preghiera, attende di vedere cuori ardenti che insistono davanti all’altare e che, nel cuore della notte, fanno salire con passione e lacrime verso il suo trono la preghiera di Gesù:
“Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà in questa nostra nazione senza più pace. Rimuovi i suoi peccati, sottraila al potere del diavolo e suscita uomini giusti che sappiano guidarla e condurla nella tua benedizione. Nel nome del tuo Figlio Gesù. Amen.”
“Costruitemi degli altari di preghiera, da questi altari fate salire la vostra intercessione verso di me, e io manderò il mio fuoco su ogni altare. Pregate senza scoraggiarvi, perché io voglio salvare e guarire il vostro Paese.”
Non scoraggiarti, fratello! E tu, non fermarti, sorella! C’è una ricompensa per il tuo cordoglio e le tue lacrime porteranno il loro frutto.
Il regno di Dio non viene portato avanti dall’alto dei pulpiti, ma nel segreto del nostro angolo di preghiera.
“Molti primi saranno ultimi e molti ultimi primi”. Cosa voleva dire Gesù con queste parole sibilline? Sono un’esortazione alla vigilanza.
Si potrà tendere, quando il risveglio verrà, ad attribuirne la gloria e il merito ai “primi”, ai ministeri in vista sui pulpiti (l’uomo tende a vedere e a valutare con i propri occhi). Ma quel giorno nel cielo, quando i segreti dei cuori saranno rivelati, potrà essere ad uno di questi “ultimi” che Dio, invece, darà la corona per aver conquistato l’Italia.
Perché? Si può ricercare la potenza e predicare il vangelo anche per motivazioni carnali. Ma solo chi ama veramente persevera nell’intercessione. Gli intercessori sono i più grandi! Gli intercessori sederanno più vicini a Dio! Gesù è stato innalzato non per la potenza del suo ministero o per il numero dei suoi miracoli, ma perché si è abbassato al livello dei peccatori, ha saputo amarli fino a dare la vita per loro; perché, come dice Isaia, ha interceduto per i trasgressori.
“Lasciatevi attrarre dalle cose umili”, esorta l’apostolo (Romani 12:16). Chi saprà abbassarsi, sarà innalzato … alla fine!
Il Signore spanda sopra di noi il suo spirito di grazia e di supplicazione e la sua pace possa venire a dare riposo all’Italia. Amen!