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di Emilio Ursomando
“Perché, quando io sono venuto, non si è trovato nessuno? Perché, quando ho chiamato, nessuno ha risposto?” (Is. 50:2a). È una protesta di Dio che deve farci riflettere. Il nostro non è solo un Dio che ascolta, ma che ci chiama per parlarci e darci i Suoi ordini.
Tanti fallimenti, tanti insuccessi, tante fatiche sterili trovano la loro origine nella nostra mancanza di ascolto. Tutti siamo convinti di essere discepoli del Signore; ma lo siamo veramente? “Egli [ l’Eterno ] risveglia, ogni mattina, risveglia il mio orecchio, perché io ascolti, come fanno i discepoli” (Is. 50:4b). Il discepolo è uno che “ascolta”, che cerca la guida del Maestro.
Prima di “fare”, dobbiamo ascoltare. Dio vuole che ubbidiamo ai Suoi ordini, non solo che ci diamo da fare.
Ci sono delle opere che Dio ha già preparate per ognuno di noi (Ef. 2:10); ma come potremo compierle se Lui non ce le rivela, e come potrà rivelarcele se non ascoltiamo?
“… e tu saresti il dottore di Israele?” Gesù rimproverò il sapiente Nicodemo, perché nonostante la sua cultura biblica, era cieco, non vedeva il movimento dello Spirito di Dio. E lo stesso pericolo incombe su ognuno di noi. Possiamo amare il Regno di Dio con tutte le nostre forze e, nonostante ciò, mancare le opere preparate per noi, restare “estranei alla vita di Dio” (Ef. 4:18).
Così, ad esempio, non basta evangelizzare: dobbiamo evangelizzare dove Lui vuole. Vediamo questo in Atti 16:6-10. Paolo voleva evangelizzare l’Asia, ma lo Spirito Santo gli vietò di farlo. Vietare un’evangelizzazione! Non sembra molto biblico… ma è spirituale! Poi, traversata la Frigia e il paese della Galazia, tentarono di andare in Bitinia, “… ma lo Spirito di Gesù non lo permise loro”. Neanche questo sembra biblico, ma è spirituale.
Non basta fare cose giuste, dobbiamo fare ciò che Egli vuole. Se Paolo avesse voluto fare a modo suo e fosse entrato in Bitinia, non ci sarebbe stata probabilmente nessuna conversione e nessun miracolo… perché Dio aveva preparato per lui delle opere in un altro luogo. “Paolo ebbe durante la notte una visione: un macedone gli stava davanti, e lo pregava dicendo: Passa in Macedonia e soccorrici”. Era il tempo della Macedonia, non della Bitinia!
È importante conoscere la Parola; ma per compiere le opere di Dio, dobbiamo essere “mossi” dallo Spirito. Eviteremmo molte frustrazioni e perdite di tempo se, prima di andare, cercassimo e ascoltassimo Dio. Era questo il segreto delle vittorie militari di Davide (2° Sam. 5:19,23) e anche del successo dei discepoli: “Gesù li mandò dove lui stesso stava per andare” (Lc. 10:1). Non riuscivano perché andavano, ma perché erano “mandati”, avevano ricevuto un comando e una direttiva. Se vogliamo incontrare l’unzione di Dio, è necessario che andiamo nei luoghi in cui Egli stesso sta per andare. E per questo, dobbiamo disporci all’ascolto.
Abituati agli “idoli muti”, la nostra tendenza è quella di parlare e parlare e parlare, quando siamo davanti a Dio. Ma il nostro Dio è un Dio che vuole anch’egli parlare! Recuperiamo allora l’ascolto, impariamo la preghiera del silenzio e lasciamoci istruire dallo Spirito Santo. Sottoponiamo a Lui ogni nostro progetto, attendiamo la Sua approvazione e saremo certi che la sua grazia ci accompagnerà, perché staremo compiendo le “sue” opere.
Gesù diceva: “… il Figlio non può da se stesso fare cosa alcuna, se non la vede fare dal Padre; perché il Padre gli mostra tutto quello che egli fa …” (Giov. 5:19-20). Il segreto del successo di Gesù era che ascoltava il Padre, il segreto del successo di Paolo era che ascoltava il Signore. E noi? Siamo forse più grandi di Gesù o più spirituali di Paolo, da non aver bisogno di cercare Dio? Ricordiamo il suo monito: “Senza di me non potete far nulla!”
Recuperiamo l’umiltà, fratelli, e disponiamoci a cercare il nostro Dio. Aspettiamo finché non ascolteremo la Sua voce. Allora vedremo la Sua potenza e le Sue opere manifestarsi nella nostra vita, perché staremo compiendo le Sue opere e ci staremo muovendo secondo la Sua volontà.