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di Giovanni Traettino
A tredici anni dalla fine del secondo millennio dell’era cristiana, la nostra strategia non può essere quella di un’attesa passiva del ritorno di Cristo: piuttosto dobbiamo affrettarlo (2° Pt. 3:12)! Né possiamo far finta di essere all’anno zero della storia della Chiesa, e di dover quindi inventare tutto da capo.
La chiesa locale
Il futuro della Chiesa è legato al successo che avremo nella costruzione delle chiese locali. Perché è nella chiesa locale, come dice Francis A. Schaeffer, che il messaggio e la conoscenza di Dio diventano pratica individuale e collettiva. E qui che si rende evidente il senso della comunità. Ed è partendo dalla chiesa locale che possiamo estendere il Regno di Dio sul territorio circostante, attraverso l’evangelizzazione e la formazione di nuove chiese.
Così è stato anche nel passato. Si consideri il ruolo svolto nella Chiesa dei primi tre secoli dalle comunità di Gerusalemme, Antiochia, Efeso, Alessandria, Costantinopoli, Roma. Si consideri, nella storia recente dell’evangelismo italiano, il ruolo di comunità come quella di Via Vigna Vecchia a Firenze per “i fratelli”, o di Via de’ Bruzi a Roma e Materdei a Napoli per le ADI.
Non sono in possesso di statistiche aggiornate, ma dalle informazioni di cui dispongo, mi risulta che nel corso degli ultimi dieci anni, è cresciuto in modo considerevole il numero di chiese locali con più di 150 membri. E ci sono anche esempi molto significativi di chiese con 300, 500 e perfino 1000 membri, alcune delle quali nate e cresciute nel corso degli ultimi cinque anni. È un segno nuovo per il panorama evangelico italiano.
Una nuova strategia
Queste chiese dovrebbero prendere coscienza del loro ruolo e svolgere una funzione strategica nella costruzione del futuro della Chiesa in Italia.
Tre obiettivi sono a mio avviso prioritari:
- Rafforzare le chiese locali: non solo per “resistere”, ma per “conquistare”.
Dobbiamo liberarci dalla mentalità della “ cittadella assediata”, e fare nostra la mentalità del popolo in marcia e all’attacco.
Dobbiamo costruire per durare una o più generazioni, se Dio vorrà; fino a che ogni cosa non sia sottomessa a Cristo (Col. 1:18).
Dobbiamo utilizzare tutti gli strumenti (ministeri, libri, conferenze, ritiri, ecc.) donati da Dio alla Chiesa in questa generazione, e subordinare ogni programma ed obiettivo a quello prioritario di costruire forti chiese locali.
- Costruire rapporti tra le chiese locali esistenti. Occorre creare occasioni di comunione e di scambio – incontri, seminari e conferenze per “costruttori” – che superino gli steccati, le preclusioni e le diffidenze tradizionali. È vitale conoscersi e diventare amici, ascoltarsi a vicenda, avere uno scambio di esperienze personali e comunitarie.
Va, ad esempio, nella direzione giusta l’incontro annuale di pastori dell’area pentecostale, già al terzo anno di vita, che si terrà il prossimo 1 ° maggio a Gela in Sicilia. Ma sarebbe necessario mettere a confronto un quadro di esperienze ancora più largo, che comprenda almeno tutta l’area dei cristiani biblici. È assurda la chiusura che c’è, ad esempio, tra fratelli pentecostali e non pentecostali.
Occorre raggrupparsi e comprendere la differenza che c’è tra “dottrina” e “verità”: “Una ‘dottrina’ significa che continuiamo a studiare l’argomento per avere maggiore illuminazione. Una ‘verità’, invece, è assolutamente immutabile, non cambia mai. Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e in eterno. Le teorie e le dottrine cambiano o si modificano, ma la verità non cambia mai” (1).
Ci si potrebbe e dovrebbe confrontare, a mio avviso, su temi come quello della crescita della Chiesa (quello che è avvenuto e quello che sta avvenendo nelle nostre realtà), o quello del recupero di tutto il patrimonio ortodosso del cristianesimo, rimanendo aperti allo stimolo e al contributo di tutte le esperienze di costruzione autenticamente cristiane ed evangeliche.
Lo Spirito Santo ha bisogno di trovarci liberi da schemi, tradizioni e preconcetti per poterci guidare fuori dalle attuali divisioni, riserve, antipatie e pregiudizi, che sono il frutto della carne. Occorre costruire chiese locali con mentalità aperta per trasformare un passato di divisione in un futuro di unità. Si potrebbe addirittura pensare ad un “Congresso Nazionale per la Crescita e la Costruzione della Chiesa in Italia”.
L’unica agenzia neo-testamentaria del Regno di Dio è la Chiesa. Tutte le altre forme (opere, organizzazioni, comitati, etc.) sono deleghe e supplenze straordinarie, destinate a rientrare con il recupero alla Chiesa di tutte le sue funzioni.
- Moltiplicare. È questo lo scopo finale della strategia: “Così la chiesa, per tutta la Giudea, la Galilea e la Samaria, aveva pace, essendo edificata; e, camminando nel timore del Signore e nella consolazione dello Spirito Santo, moltiplicava …” (Atti 9:31). Pace, edificazione, moltiplicazione.
Solo raccogliendo il meglio di tutte le forze disponibili in Italia e incanalandole nella costruzione della Chiesa, potremo rispondere in modo adeguato alla sfida che sale a noi dalle decine di milioni di non credenti che vivono nel nostro Paese.
E, perché sia raggiunto questo traguardo, è altresì mia convinzione che nei prossimi decenni emergeranno apostoli e squadre apostoliche che avranno un ruolo decisivo nella costruzione di rapporti tra le chiese locali in vista della loro moltiplicazione. Così il brano sopra citato prosegue: “… Or avvenne che Pietro, andando, qua e là da tutti, venne anche ai santi che abitavano a Lidda” (Atti 9:32).
(1) EARL PAULK, Held in the heavens until …, p. 145.