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di Michele Romeo
Nel cuore di Dio ci sono due grandi desideri. Nel mondo, Egli ricerca i perduti; nella chiesa, ricerca dei veri adoratori (Giovanni 4:23). E non è facile trovarne, perché troppo spesso, tra tutti gli impegni e i programmi della nostra vita cristiana, trascuriamo di pianificare il nostro tempo personale con Dio. Ma quando la chiesa prende coscienza di questa necessità, come oggi sta accadendo, vuol dire che sta arrivando alla maturità: si è resa conto che non può andare avanti se non sulla base della preghiera e della ricerca della faccia di Dio.
Questo certamente rallegra il cuore di Dio, ma è altrettanto sicuro che dispiace a Satana. Nella nostra chiesa locale abbiamo dato avvio a un programma di preghiera, e mai come oggi siamo stati assaliti da tanti problemi. Ma Dio è Colui che ci protegge, ponendo i Suoi angeli attorno a noi per renderci vittoriosi in ogni difficoltà.
Attraverso la preghiera possiamo addirittura cambiare i progetti di Dio per la nostra vita. Non vi sembri questa un’affermazione troppo azzardata: nell’Antico Testamento leggiamo di Anna, alla quale, per le Sue buone ragioni, “l’Eterno aveva chiuso il suo grembo” per renderla sterile (1° Samuele 1:6). Quando però Anna spande la propria anima in una preghiera intensa, umiliandosi davanti all’Eterno, il risultato è che la sua preghiera cambia il progetto di Dio: ottiene il figlio tanto desiderato. La sua non è però una preghiera egoista: “Se vuoi dare alla tua serva un figlio maschio, io lo darò all’Eterno per tutti i giorni della sua vita” (v.11). E Dio usa quel figlio, Samuele, come profeta e giudice per benedire il Suo popolo.
La preghiera di Salomone
È importante infatti che la nostra preghiera sia del genere che il Signore richiede, altrimenti non arriverà mai al Suo trono. A questo proposito voglio leggere la conclusione della preghiera che Salomone rivolge a Dio in occasione della consacrazione del Tempio:
“Ora, o Dio mio, siano aperti i tuoi occhi e siano attente le tue orecchie alla preghiera fatta in questo luogo! Ora dunque, levati, o Eterno Dio, e vieni al luogo del tuo riposo, tu e l’arca della tua forza. Siano i tuoi sacerdoti, o Eterno Dio, rivestiti di salvezza, e giubilino nel bene i tuoi santi. O Eterno Dio, non respingere la faccia del tuo unto; ricordati dei favori fatti a Davide tuo servo!” (2° Cronache 6:40-42).
Questa è senza dubbio una bellissima preghiera. Salomone ha appena terminato i lavori di costruzione del Tempio, che sono costati molto denaro e grandi sacrifici; ma, come ogni uomo di Dio, comprende che l’edificio vale ben poco se non c’è la presenza di Dio. Desidera allora che le preghiere elevate in quel luogo siano ascoltate da Dio, che esso diventi “il luogo del Suo riposo”, cioè che Egli possa trovarsi a Suo agio in mezzo alle lodi del Suo popolo; e ancora, che i Suoi ministri siano “rivestiti di salvezza”, che tutti i fedeli “giubilino nel bene” e che il leader, l’unto di Dio, abbia accesso alla faccia di Dio.
Tutte queste richieste sono più che giuste. Tuttavia, quando leggiamo oltre, scopriamo che anche Dio ha delle esigenze nei confronti del popolo che Lo invoca. Nel capitolo seguente leggiamo:
“Se il mio popolo, sul quale è invocato il mio nome, si umilia, prega, cerca la mia faccia e torna indietro dalle sue vie malvagie, io ascolterò dal cielo, perdonerò il suo peccato e guarirò il suo paese” (2° Cronache 7:13-14).
Il popolo che cerca Dio ha dunque bisogno di umiliarsi; ed è forse una delle cose più difficili che Dio ci richiede. Non mi riferisco a un’umiltà solo esteriore, ma a quella autentica del cuore, quella di cui parla Gesù quando dice: “Imparate da me, perché io sono mansueto e umile di cuore” (Matteo 11:29).
Certamente Dio desidera benedire il Suo popolo con la Sua presenza ed esaudire le sue preghiere. Ma ciò non è possibile se non ci umiliamo e non ci “convertiamo dalle nostre vie malvagie”, abbandonando ogni forma di compromesso con il peccato. Tutti siamo bravi a giubilare, ad alzare le mani e ad invocare il Signore; ma Dio scruta il nostro intimo e ricerca dei veri adoratori, coloro che sanno umiliarsi profondamente davanti a Lui.
Il modello della preghiera
Notiamo inoltre che la preghiera di Salomone è forse troppo circoscritta. Egli chiede che siano benedetti da Dio il re, i sacerdoti, i fedeli; ma quelli di fuori? Una preghiera secondo il cuore di Dio non si limita alle nostre necessità personali, né a quelle della nostra comunità. Egli vuole guarire il nostro paese.
Un giorno i discepoli, dopo aver osservato come Gesù pregava e constatato che mancava loro qualcosa, Gli chiesero: “Signore, insegnaci a pregare”. Egli allora insegnò loro la “preghiera modello” che ogni giorno viene recitata da milioni di persone (seppure Dio non voglia che “recitiamo” le preghiere, ma che apriamo sinceramente il cuore davanti a Lui).
In questa preghiera, Gesù ci insegna per prima cosa a invocare Dio come “Padre nostro”: non è soltanto “Padre mio”, ma anche di tutti quei credenti che magari disprezziamo e che non vorremmo riconoscere come nostri fratelli.
Poi continua: “Sia santificato il tuo nome”. Il nostro desiderio deve essere che Dio, il Santo, viva in mezzo a un popolo santo, separato da ogni contaminazione di carne e di spirito, che la Chiesa dimostri la Sua santità. Il tema della santificazione oggi non è di moda; ma è in questa maniera che Gesù ci ha insegnato a pregare. Non solo dobbiamo chiedere a Dio di perdonarci i peccati di cui siamo a conoscenza, ma anche quelli di cui non siamo coscienti e di scrutare il nostro cuore perché non ci sia nulla in noi che Gli dispiaccia: “Investigami, o Dio, e conosci il mio cuore; provami e conosci i miei pensieri, e vedi se vi è in me alcuna via iniqua …” (Salmo 139:23-24).
Gesù prosegue: “Venga il tuo regno; sia fatta la tua volontà anche in terra come è fatta in cielo”. Ecco il desiderio di chi è spirituale: che si realizzi sulla terra quel Regno che “consiste in giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo” (Romani 14:17).
Infine, per quel che riguarda i nostri interessi personali, il Signore ci insegna a pregare: “Dacci oggi il nostro pane quotidiano – lo stretto necessario materiale – e: “Rimettici i nostri debiti come anche noi li abbiamo rimessi ai nostri debitori”.
È su questo modello universalmente valido che va fondato un movimento nazionale di preghiera: un genere di preghiera che si concentra, non sui nostri interessi, ma su quelli di Dio. Solo così otterremo la Sua risposta per la nostra nazione e potremo calpestare il potere di Satana per conquistare territorio per il regno del nostro Dio.