Novembre 07, 2016
Off
SCARICA PDF di questo articolo
di Pietro Bolognesi
- La distinzione uomo-donna appartiene all’ordine creazionale ed è fondamentale all’interno dell’umanità. Per la Bibbia, il fatto che un uomo sia uomo (e/o che una donna sia donna) non costituisce un elemento trascurabile della sua personalità, ma marca in modo determinante l’individuo in tutto ciò che egli è. Pur sul terreno della comune umanità dell’uomo e della donna la specificità creazionale riveste un ruolo determinante in ogni sfera della loro esistenza e conferisce a ciascuno di loro una tonalità ed una fragranza inalienabili. Così pur essendo uguali essi devono essere considerati differenti. La loro appartenenza comune alla realtà creata non elimina infatti la loro individualità, ma la fonda.
- La distinzione uomo-donna implica una differenza circa l’esercizio dell’autorità. Se l’uomo e la donna sono differenti, essi sono anche complementari nel senso che hanno funzioni diverse e ciò abolisce la possibilità di un’antitesi. In questo contesto Dio ha attribuito all’uomo una specifica autorità che non può essere eliminata. La subordinazione generale e reciproca che infatti vale per tutti e quindi anche per l’uomo (Ef.5:21), non elimina le differenza d’autorità, ma determina solo il modo in cui è esercitata l’autorità. Nel caso dell’uomo l’esercizio dell’autorità s’iscrive nel contesto del servizio di cui è responsabile dinanzi a Dio e non significa né superiorità, né ineguaglianza, né dominio. Costituisce un elemento della sua diversa e specifica collocazione in vista di un’armonia più feconda e si fonda esclusivamente nell’ordine voluto da Dio.
- La distinzione uomo-donna è da combattere nelle sue illecite comprensioni e utilizzazioni. Il Signore Gesù, ma anche i discepoli e la chiesa primitiva hanno rotto con una comprensione della distinzione uomo-donna che non riconosca un posto adeguato a quest’ultima. Gesù e gli apostoli hanno manifestato una sorprendente naturalezza nei confronti delle donne. La grazia della filiazione divina è infatti sovranamente data da Dio senza distinzione di sesso (Gal. 3:26-28; 2° Cor. 6:18) in modo tale che l’uomo e la donna rivestano in maniera uguale Cristo e siano entrambi in Lui. Poiché nella Chiesa di Gesù Cristo tutti sono servitori e suoi ministri, i carismi ed i servizi sono esercitati in modo tale che pure la donna possa profetizzare (At. 21:9), istruire (At. 18:26) e collaborare (Rom. 16:3; Fil. 4:2-3) nell’opera dell’Evangelo per la gloria di Dio.
- La distinzione uomo-donna è preservata all’interno della chiesa cristiana. La nuova situazione causata dall’Evangelo di Cristo non sopprime la differenza dei diversi ruoli poiché essi non sono semplicemente intercambiabili. Se è infatti vero che alcuni elementi che si trovano nel Nuovo Testamento possiedono una dimensione legata alle circostanze di cui si deve sempre poter tenere conto, è anche vero che altri possiedono la forza vincolante dei principi e come tali non sono legati alle circostanze. Il rispetto per l’ispirazione della Scrittura obbliga a riconoscere la normativa di quegli insegnamenti e a non diluirne il significato.
- La distinzione uomo-donna è specialmente legata ad ogni ministero d’autorità. Certi ministeri sono legati alla nozione d’autorità e il Nuovo Testamento si Richiama all’ordine creazionale per sottolineare il fatto che la funzione di “capo” non è normalmente consentita alla donna. A quest’ultima non è concesso di “prendere autorità” e quindi insegnare nel senso più forte del termine. Si deve allora riconoscere che l’esercizio dell’autorità proprio al ministero pastorale-dottorale compete più specificamente all’uomo.
- La distinzione uomo-donna non deve dar luogo alla falsa alternativa uguaglianza/autoritarismo. La chiesa ha spesso interpretato la nozione biblica di sottomissione secondo canoni estranei alla Scrittura stessa. Le interferenze profane sono infatti spesso state talmente forti da farne fraintendere il vero senso. In un caso ha contribuito alla promozione della donna ma è finita col perdere ogni idea di distinzione, in molti altri casi è slittata verso una concezione gerarchica e dominatrice che ha soffocato ogni possibile contributo della donna. Una corretta nozione biblica deve riconoscere alla donna il posto che Dio le ha consegnato nel suo piano di grazia quale aiuto per l’uomo e non già quale sua dominatrice o serva. Nell’amore sottomissione e libertà coincidono. E infatti proprio nel rapporto che li riferisce l’uno all’altro che essi possono essere veramente donna.
- La distinzione uomo-donna può indurre alle seguenti considerazioni pratiche in un contesto di sana comprensione dei punti precedenti.
- a) Alla luce dei differenti ruoli dell’uomo e della donna legati alla loro specificità creazionale, il modello neotestamentario di anzianato maschile dev’essere ritenuto normativo per le chiese d’ogni epoca e d’ogni cultura.
- b) La donna deve aver la possibilità d’esprimersi e pregare pubblicamente nella chiesa ed è opportuno che si faccia realmente uso di questa libertà in un contesto di sottomissione agli anziani.
- c) La donna deve poter anche insegnare quando ciò non implica un’attività dottorale in senso stretto. E molto spesso il caso nelle scuole domenicali e nelle case in cui s’esercita l’ospitalità.
- d) Gli anziani dovrebbero riconoscere e vivere la realtà della complementarietà dei sessi evitando di monopolizzare tutte le attività della chiesa per lasciare che le sorelle discernino ed esercitino i loro doni.
- e) Gli anziani dovrebbero incoraggiare il ministero del diaconato femminile senza circoscriverlo a servizi paramedicali o marginali e riconoscerlo in maniera più esplicita.
- f) Gli anziani dovrebbero sottolineare maggiormente l’utilità di servizi quali l’accoglienza di persone sole, l’aiuto ai nuovi convertiti’ l’animazione di certe riunioni, la lettura della Bibbia, l’aiuto e le visite alle persone bisognose e, dato che l’amministrazione della cena durante il culto non riveste alcun carattere sacramentale, è possibile associare le sorelle a tale servizio.
- g) Gli anziani conduttori di chiese dovrebbero dar prova di maggiore creatività aprendo alle sorelle nuove forme di servizio atte a promuovere le loro capacità e in vista sempre dell’utilità comune.
- h) Si dovrebbe valorizzare il significato della reciproca sottomissione non solo tra fratelli e sorelle, ma anche fra fratelli e fratelli prendendo sempre più coscienza che l’individualismo è sempre illecito nella vita della chiesa, e che l’autorità che Dio ha conferito alla chiesa è piuttosto di carattere collegiale.