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di Roberto Bacicchi
Guerre, rumori di guerre, sommosse, una nazione contro un’altra, un regno contro l’altro. Terremoti, carestie, pestilenze, scandali, tradimenti, e l’odio e la malvagità che si moltiplicano. Il quadro è molto familiare. Ogni giorno riceviamo notizie di questo genere: basta accendere il televisore o comprare il giornale per esserne sommersi. Invano cerchiamo qualche notizia che ci faccia sperare in un futuro migliore; ma ogni giorno questa speranza torna ad essere inevitabilmente frustrata dalla realtà dell’ultimo attentato, dell’ennesimo rapimento o di una nuova guerra.
La razza umana è schiava del peccato é della morte. Ma “Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il Suo unigenito Figlio affinché chiunque crede in Lui non perisca ma abbia vita eterna” (1)
Dio mandò il Suo Figlio, Gesù, che guadagnò per noi la salvezza ed il perdono dei peccati attraverso la Sua vita, morte e risurrezione. In virtù di questo, Dio ci offre una nuova vita, il dono dello Spirito e la promessa di una felicità eterna se ci ravvediamo, crediamo al messaggio e siamo battezzati.
Il Vangelo è pertanto la buona notizia dell’amore di Dio che ci riconcilia con sé, riscattandoci dal peccato e dalla morte che dominano su tutto il genere umano.
La buona notizia è una persona
La buona notizia è una persona: Gesù Cristo. Infatti “In nessun altro è la salvezza; perché non vi è sotto il cielo nessun altro nome che sia stato dato agli uomini, per il quale noi possiamo essere salvati” (2).
Tutto è compiuto in Lui, tutto trova la sua realizzazione in Lui e in ciò che Egli ha fatto. In poche parole il Vangelo non è altro che la testimonianza storica che Gesù “è morto per i nostri peccati, secondo le Scritture; che f u seppellito, che risuscitò il terzo giorno, secondo le Scritture” (3). In virtù di questo Egli è stato fatto da Dio Signore e Cristo, (4) diventando autore di una salvezza eterna (5). Questo è il Vangelo “mediante il quale siete salvati” (6).
Il ravvedimento, la fede, il battesimo e le altre cose non sono altro che l’insegnamento elementare intorno a Cristo (7). È la persona di Gesù che noi dobbiamo annunciare, è Lui che salva, è Lui la risposta ad ogni problema dell’uomo ed è nel Suo nome che chi Gli apre il cuore e Lo riceve con fede, ravvedendosi ‘dalla propria vita di peccato e di indipendenza da Dio, riceve il perdono dei peccati e diviene una nuova creatura “nata dall’alto”, un figlio di Dio.
“Così è scritto, che il Cristo avrebbe sofferto e sarebbe risorto dai morti il terzo giorno, e che nel Suo nome si sarebbe predicato il ravvedimento e il perdono dei peccati a tutte le genti, cominciando da Gerusalemme” (8).
Quando i discepoli ricevettero lo Spirito Santo, ricevettero la potenza per essere testimoni, non di una dottrina o di una filosofia, ma di una persona (9). Nel giorno della Pentecoste, cominciarono ad annunciare la buona notizia a Gerusalemme. Il messaggio di Pietro fu, in sintesi: “L’età del compimento delle Scritture è giunta. Dio ha mandato il Messia, Gesù. Egli mori sulla croce. Dio Lo ha risuscitato dai morti. Egli ora è il Signore e siede alla destra di Dio. Egli ha sparso lo Spirito Santo i cui effetti ora vedete. Questo Gesù ritornerà alla fine dell’età presente”. Egli predicò Gesù; e le folle trovarono salvezza rispondendo all’appello di ravvedersi, credere ed essere battezzati.
Poi vediamo Filippo – uno dei sette diaconi “ripieni di Spirito e di sapienza” che servivano alle mense le quali fu noto più tardi come “l’evangelista” (10). Egli discese in Samaria e cosa fece? “Vi predicò Cristo” (11). Ancora, seduto sul carro di un Etiope in viaggio, “gli annunciò Gesù” (12). È di Gesù che dobbiamo parlare. Anche Paolo non si proponeva di annunciare niente altro che Cristo e Lui crocifisso (13). Il suo obiettivo era quello di ritrarre Gesù al vivo (14) e di fare in modo che la fede e la vita dei nuovi convertiti non fosse basata su dottrine o comandamenti o tradizioni umane, ma sulla persona di Gesù.
Il nostro compito principale dovrebbe essere quindi quello di esaltare Cristo, dare di Lui una fresca visione, poiché è solo l’incontro personale con la persona vivente di Gesù che può spingere uomini e donne a donarsi a Lui.
La chiesa non salva
A volte commettiamo l’errore di annunciare la nostra chiesa, le sue dottrine particolarmente bibliche che la rendono diversa dalla altre e una serie di–regole da osservare. Ma non dobbiamo mai pensare che sia l’aderire alla nostra “purezza dottrinale” a salvare la gente. Anche se le discussioni sulla dottrina possono talvolta servire a liberare le persone dalla confusione e dai concetti errati, devono comunque mirare a presentare Gesù, poiché è solo Lui che salva, non noi, non il nostro credo, non le nostre tradizioni, che si rifacciano o meno alla chiesa primitiva.
La chiesa deve essere senz’altro visibile come espressione del messaggio che portiamo, ma la sua funzione è la medesima di un segnale stradale: indica la via giusta, non punta ad attirare le persone a sé, ma mostra la direzione giusta per arrivare a destinazione. Non è la chiesa che salva; essa è il frutto della predicazione. “Noi infatti non predichiamo noi stessi, ma Cristo Gesù quale Signore” (15).
Annunciamo il Signore
Tutto il piano della salvezza è centrato sul fatto che Gesù è il Signore. “Poiché a questo fine Cristo è morto ed è tornato in vita per essere il Signore dei morti e dei viventi” (16).
La persona che presentiamo, il nome che annunciamo è quello di Colui che è stato innalzato al di sopra di ogni altro, costituito da Dio Padre come Sovrano di un regno eterno e a cui ogni cosa nei cieli e sulla terra è stata sottoposta. Un giorno ogni ginocchio si piegherà davanti a Lui, e riconoscerà la Sua Signoria alla gloria di Dio (17).
In Atti 16:30 è scritto: “Signore, che debbo fare per essere salvato? Ed essi risposero: Credi nel Signore Gesù e sarai salvato tu e la tua famiglia”. Credi nel Signore Gesù! Gesù diventa il mio Salvatore quando Lo accetto e lo confesso come il Signore della mia vita.
“Se con la bocca avrai confessato Gesù come Signore e avrai creduto col cuore che Dio Lo ha risuscitato dai morti, sarai salvato”. “Chiunque avrà invocato il nome del Signore sarà salpato” (18).
È proprio perché Dio ha stabilito Gesù come Signore e per mezzo di Lui giudicherà un giorno il mondo con giustizia che “fa ora annunziare agli uomini che tutti, in ogni luogo, si ravvedano” (19), cioè che debbono lasciare la propria vita di peccato, egoismo ed indipendenza per sottomettersi a Gesù e ubbidire alla Sua Parola. Sta infatti scritto: “Si ritragga dall’iniquità chiunque pronunzia il nome del Signore “ (20).
La salvezza significa la liberazione e il risanamento di ogni sfera della nostra vita, ma significa anche portare tutto il nostro essere ed ogni aspetto di noi, spirituale e materiale, sotto il governo di Dio.
Il vangelo del Regno
Un giorno i discepoli chiesero a Gesù: “ Quale sarà il segno della tua venuta e della fine dell’età presente?” (21). Nella sua risposta, Gesù parlò delle varie calamità citate all’inizio di questo articolo; ma poi, Egli sottolineò l’evento finale: “E questo vangelo del regno sarà predicato in tutto il mondo, affinché ne sia resa testimonianza a tutte le genti; allora verrà la fine” (22).
Il segno ultimo della fine dei tempi sarà la predicazione in tutto il mondo e in tutte le nazioni, non di un vangelo. annacquato, ma del “ vangelo del Regno”.
Dovunque i discepoli predicarono la salvezza nel nome di Gesù, annunziarono anche il regno di Dio (23).
La rivelazione del regno è una buona notizia. R la buona notizia che gli uomini possono essere liberati dalla potestà delle tenebre ed essere trasportati nel regno della luce (24). R la buona notizia che possono essere sciolti da ogni legame con Satana ed entrare nella vera libertà che si ha sotto il governo di Dio.
In questo regno ogni cosa riflette le caratteristiche del Re e pertanto la pace, la giustizia e la santità di Gesù. I suoi sudditi, i riscattati, riconoscono la Sua Signoria e vi si sottomettono volentieri, perché ben sanno che é l’unica via di salvezza dalla morte e dalla desolazione del mondo e desiderano rispondere all’amore che li chiama. Questo regno si realizzerà appieno soltanto alla fine dei secoli quando Gesù ritornerà, ma nel frattempo vi possiamo già entrare per fede e vivere la nostra vita sotto il governo di Dio.
Salvezza e discepolato
“Andate dunque e fate diventare miei discepoli gli uomini di tutte le nazioni, battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutte quante le cose che vi ho comandate” (25).
Una “decisione” per Cristo che non conducesse le persone al discepolato e all’incorporazione nella comunità locale di credenti è completamente estranea al Nuovo Testamento (26).
Non dovremmo accontentarci di avere dei membri e dei frequentatori di chiese, ma dei discepoli, persone che seguono il Maestro e mettono in pratica tutti i suoi comandamenti; riconoscendo a Gesù il diritto di guidare la loro vita.
Chi entra nel regno di Dio con la conversione e la nuova nascita deve passare attraverso un ravvedimento radicale, l’intera sua vita deve esserne toccata.
Ecco perché è importante che la conversione cristiana sia chiaramente spiegata e ogni elemento sia capito e assimilato dalla persona. La gente deve realizzare un profondo ravvedimento, impegnando la propria vita verso Gesù Cristo, battezzarsi, ricevere il dono dello Spirito Santo, e diventare parte del corpo di Cristo.
Gesù ci invita a riflettere sul costo che dobbiamo pagare per seguirLo prima di mettere mano all’aratro, così da poterGli dare una risposta con tutto il nostro cuore, anima e mente.
Esempio e parole
Il messaggero deve esprimere il messaggio. Come possiamo pretendere che la gente riceva l’annuncio di un Gesù che vince la paura, se la nostra vita esprime ansietà; o di un Gesù che libera, se noi viviamo nella schiavitù (fosse anche religiosa?).
Ricordiamoci che Gesù ci chiama ad essere testimoni, non solo a testimoniare! Ancora una volta, l’essere viene prima del fare. La parola deve incarnarsi!
Cerchiamo, perciò, di essere anche noi un profumo di salvezza per coloro che attendono una liberazione dal peccato e dalla perdizione; siamo noi stessi gli esempi viventi di quella salvezza, di quella rivoluzione di vita che il vangelo produce! Così potremo annunciare, con l’esempio oltre che con le parole, questa buona notizia che ci ha trasformati e ci ha dato la vita.
Altrimenti, “come invocheranno Colui nel quale non hanno creduto? e come crederanno in Colui del quale non hanno sentito parlare? E come potranno sentire parlare, se non c’è chi predichi? E come predicheranno se non sono mandati? Come è scritto: Quanto sono belli i piedi di quelli che annunziano buone notizie!”
(1) Gio. 3:16
(2) At. 4:12
(3) 1 Cor. 15:3-4
(4) At. 2:36
(5) Ebr. 5:10
(6) 1 Cor. 15:1
(7) Ebr. 6:1
(8) Lc. 24:46-47
(9) At. 1:8
(10)At. 21:8
(11) At. 8:5
(12) At. 8:35
(13) 1 Cor. 2:2
(14) Gal. 3:1
(15) 2 Cor. 4:5
(16) Rom. 14:9
(17) Fil. 2:11
(18) Rom. 10:9-13
(19) At.17:30,31
(20) 2 Tim. 2:19
(21) Mat. 24:3
(22) Mat. 24:14
(23) At. 8:12; 19:8; 20:25; 28:23,31
(24) Col. 1:13
(25) Mat. 28:19-20
(26) Cfr. At. 2:41-42
(27) Rom. 10:14-15