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Intervista a Franco e Giuseppina Trotta della Comunità Cristiana di Pavia
Qual era la vostra situazione familiare prima di incontrare Gesù nella vostra vita?
Era disastrosa: abitavamo in due stanze, non c’era niente di nostro e si viveva alla giornata.
Che rapporto c’era fra voi due?
Il nostro rapporto era litigioso, eravamo l’uno più orgoglioso dell’altra e su qualsiasi cosa avevamo punti di vista diversi.
Eravate in conflitto quando dovevate prendere qualche decisione su vostro figlio?
Nella maggior parte dei casi avevamo pareri diversi, per cui il bambino, a seconda delle situazioni, si rivolgeva una volta al padre ed altre volte alla madre. Non c’erano delle regole precise, ma ci si lasciava influenzare in base alle emozioni ed alle situazioni del momento.
Con le vostre rispettive famiglie eravate in buoni rapporti?
Con i nostri familiari i rapporti erano tesi, ci sentivamo di peso e ci infastidiva anche il loro interessamento nel cercare di aiutarci a risolvere i nostri problemi.
Lui: Mi irritavo facilmente con loro, che mi accusavano di essere un fallito, un vagabondo e un irresponsabile (il che era vero)!
Cosa c’era che più ti dava fastidio nell’altro?
Lei: La sua irresponsabilità e il continuo giocare a carte con gli amici.
Lui: A me invece infastidiva – o meglio, mi ferivano tanto – le accuse che mi rivolgeva e che il più delle volte mi faceva sentire la causa di tutto quel malessere.
In tutto questo buio, dove trovavate consolazione?
Era molto difficile trovare consolazione. Pensavamo che anche Dio era troppo impegnato per poter prendersi cura di noi e della nostra famiglia, perché nel mondo c’erano cose più urgenti e più importanti di cui il Signore doveva occuparsi.
Sembrava di essere in un tunnel oscuro senza fine e la luce si allontanava sempre di più. L’ansia e l’angoscia ci accompagnavano sin da quando aprivamo gli occhi la mattina. C’erano alcuni giorni che ci rifiutavamo di alzarci e continuavamo a restare a letto in una specie di dormiveglia che ci intorpidiva e ci dava la sensazione di alleviarci quel peso che sentivamo sulle spalle.
Lui: Ci sono stati momenti in cui pensavo seriamente al suicidio come unica via di salvezza e di liberazione.
Cosa pensavate fosse la causa del vostro malessere e della vostra situazione?
Pensavamo che le persone che ci stavano intorno non ci comprendevano, che le circostanze erano quasi sempre sfavorevoli. Insomma eravamo convinti di fare di tutto per superare i problemi, ma che la “sorte” si accaniva contro di noi.
Sul lavoro, quelle poche volte che c’era, com’era?
Lui: Era un continuo conflitto e litigio con i colleghi: io li vedevo come un ostacolo per il mio modo di impostare e gestire il lavoro. Addirittura spesso finiva a pugni, e per questo motivo mi ritrovavo sempre senza lavoro.
E la vostra condizione fisica?
Risentiva molto della nostra condizione psicologica: avvertivamo stanchezza, stress, forti attacchi di tosse dovuti al fumo nonché terribili mal di testa. In complesso la nostra condizione generale era precaria come tutto il resto.
E tu, Antonio, qual era la cosa che più ti faceva star male?
Antonio: Il fatto che i miei genitori litigavano spesso mi faceva stare molto male, e poi molte volte per un motivo o per l’altro ci andavo di mezzo anch’io. Mi dispiaceva anche il fatto che avevo pochi soldi da spendere.
Come passavi il tempo?
A.: La mattina andavo a scuola, nel pomeriggio studiavo poco e poi fino a sera giocavo a pallone o ai videogiochi e andavo in bici.
Oggi, dopo che i tuoi hanno conosciuto Gesù, come stai?
A.: Oggi vivo bene, anzi molto bene, anche se all’inizio è stato molto difficile lasciare i miei amici per venire a vivere in Lombardia. Ora ho più doveri ma ho anche molte più soddisfazioni. Vivo in una casa grande e ho finalmente la mia cameretta, ma soprattutto ho imparato che posso pregare Gesù e rivolgermi a Lui.
Quando è cambiato qualcosa?
Lei: Circa due anni fa. Quando venni a Codogno, chiesi a mio fratello un libro da leggere e lui mi consigliò la Bibbia. Io incominciai a leggerla. Accadde qualcosa di strano: le parole che leggevo erano per me. Mi resi conto che il Signore parlava personalmente a me, e nel mio cuore trovai finalmente pace e serenità. Gesù mi ha abbracciato con amore. Ho capito che sbagliavo e che non era la sorte, le circostanze o le persone contro di me. Mi sono affidata completamente al Signore.
Dopo qualche mese anche mio marito ha conosciuto Gesù. Il nostro rapporto, che sembrava insanabile (eravamo già sulla strada della separazione), ha ripreso a funzionare.
Lui: La mia situazione è cambiata il 14 dicembre 1997. Quel giorno mi trovai “per caso” in chiesa a Pavia per la prima volta. Mentre il pastore predicava e profetizzava, io pensavo di non essere degno di essere perdonato da Gesù. In quel momento il pastore venne da me e disse: “Non pensare di non essere degno di perdono, perché Gesù ti ha già perdonato”.
In quell’attimo incontrai il Gesù vivente e capii che non era teoria o storia astratta, ma che ciò che stavo vivendo era realtà. Da allora decisi di seguire il Signore.
Qual è la vostra situazione attuale, il vostro rapporto, il lavoro e le relazioni con gli altri?
Oggi la nostra situazione è fiorente. Abitiamo in una bella casa e il Signore ha provveduto il lavoro a entrambi. La mattina è una gioia svegliarsi. Il nostro rapporto è buono, cerchiamo di comprenderci l’un l’altra e di aiutarci. Insieme cerchiamo di prendere, dietro consiglio del Signore, le giuste decisioni su nostro figlio. Il lavoro ci dà soddisfazioni e il rapporto con gli altri è amichevole e fraterno. Si cerca di evitare qualsiasi polemica con colleghi ed amici. Finalmente riusciamo ad avere un’unione mai sperimentata prima.
Vorreste dire qualcosa a chi in questo momento si trova nella stessa situazione in cui eravate voi?
Lei: Io vorrei dire a queste persone, ovunque esse siano, che Gesù li ama e aspetta solo di avere l’opportunità per poterli aiutare. La nostra unica salvezza è affidarsi al Signore, sarà Lui con la sua misericordia e bontà a calmare il mare in tempesta che c’è in noi. Basta mettersi in discussione, ammettere e tirar fuori i nostri errori, e anche se questo non sarà facile, la gioia che ne scaturirà colmerà ogni vuoto e ogni bisogno.
Lui: Io vorrei dire le stesse cose che ha detto mia moglie e in più aggiungere un consiglio: non soffocate quella voce e quell’amore che viene da Dio e che è il nostro unico vero e grande bisogno.