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di Chris Chilvers
Oggi Dio sta ponendo una grande enfasi sulla vita familiare e si parla molto tra i credenti dei rispettivi ruoli dell’uomo e della donna.
Dio desidera ristabilire il Suo ordine, ed Egli ha riservato certe responsabilità, nella famiglia e nella chiesa, agli uomini. Ma anche Satana è all’opera per impedire che gli uomini prendano coscienza della loro chiamata; perché egli sa bene che, quando noi uomini ci assumeremo le nostre responsabilità, le nostre famiglie e le nostre chiese cominceranno finalmente a funzionare secondo i desideri di Dio.
Tutto questo potrebbe dare alle sorelle l’impressione di essere relegate in un ruolo secondario. Ma è la mia profonda convinzione che solo quando gli uomini riusciranno ad prendersi le responsabilità che Dio ha affidato loro, anche le donne troveranno la vera libertà e realizzazione. Dipende da noi uomini.
Un giorno la moglie di un fratello che da qualche tempo era entrato a far parte della nostra comunità mi ha detto: “È stato meraviglioso, dopo quattordici anni di matrimonio, vedere mio marito prendere la sua posizione nella famiglia”. Era stata sempre lei a occuparsi delle finanze, a disciplinare i figli, a prendere tutte le decisioni per la famiglia … E, oltre a tutti i lavori domestici, era anche un’insegnante a tempo pieno. Francamente, mi chiedo cosa facesse il marito! Ma la differenza in quella famiglia oggi è bellissima da vedere.
L’uomo secondo il cuore di Dio
La storia di Davide è un’illustrazione straordinaria di quello che Dio sta facendo oggi. Ecco un uomo che, ancora adolescente, ha ricevuto l’unzione di Dio. Poi è tornato al suo posto di lavoro, dove ha messo alla prova questa unzione: con le sue proprie mani ha ucciso un leone ed un orso. L’unzione di Dio non era per lui solo un fatto mistico, ma l’ha fatto diventare un uomo forte, sia nel fisico che nel carattere.
Quando Davide fu costretto a fuggire nel deserto e si rifugiò nella spelonca di Adullam, si unirono a lui quattrocento uomini: un numero insignificante nei confronti dell’esercito di Saul. Inoltre, erano persone deboli e poco considerate: “tutti quelli che erano in difficoltà, che avevano debiti o che erano scontenti” (1° Samuele 22:2). Ma, riconoscendo l’unzione di Davide, si sottomisero a lui. Egli risolse i loro problemi e le loro paure e diede loro sicurezza e visione, e così poterono emergere come uomini forti. E questo ne attirò molti altri.
Infatti in 1° Cronache 12 leggiamo che poi, “vennero a Davide dei prodi … uomini forti e valorosi, addestrati alla guerra, abili nel maneggiare scudo e lancia; le loro facce erano come le facce di leoni”. Alcuni erano persino parenti di Saul (vv. 1,2,8). Ma non ebbero timore di sottomettersi all’autorità di Davide, perché avevano visto che l’unzione di Dio era su di lui (v.18).
La prima chiamata
La prima chiamata di Dio a un uomo è dunque una chiamata alla sottomissione. Se Adamo fosse rimasto sottomesso, sarebbe restato in una posizione di autorità. Allo stesso modo, se oggi i padri si sottomettono ai servitori di Dio, possono aspettarsi di vedere restaurata la loro autorità nella famiglia, nella chiesa, e anche nel mondo del lavoro.
Anche gli anziani, “padri” della chiesa locale, se si sottomettono a uomini che hanno un ministero apostolico e profetico, ritroveranno la loro propria autorità e vedranno svilupparsi il loro ministero. La loro unzione crescerà progressivamente, come è avvenuto per Davide.
E se i mariti si sottomettono al Regno di Dio, troveranno restaurata la loro autorità e daranno alle loro mogli un governo cui sottomettersi. Come possiamo aspettarci che le nostre mogli si sottomettano a noi, se non offriamo loro qualcosa di chiaro al quale possano sottomettersi?
La sottomissione è in fondo un atteggiamento, prima di diventare un atto. Qualche anno fa stavo viaggiando in automobile con un fratello per recarmi ad un culto, e dopo che avevamo chiacchierato un po’ vi fu un momento di silenzio in cui sentivo come un calore venire da lui. Improvvisamente mi disse: “Se soltanto l’avessi capito prima!” “Che vuoi dire?” chiesi. “La sottomissione”, rispose lui. E sapevo che aveva veramente afferrato il significato di questa parola, perché il suo atteggiamento era profondamente cambiato. Tanti altri, invece, sono venuti da me proclamando pomposamente: “Ci sottomettiamo”, ma dopo se ne sono andati per la loro strada.
Un atteggiamento di sottomissione dà a chi è sopra di noi nel Signore la libertà di aiutarci in ogni area della nostra vita. Se invece ci sottomettiamo solo in modo legalistico, rimane una barriera che impedisce ai nostri “padri” di dare l’aiuto e la correzione di cui abbiamo bisogno. La sottomissione è dunque la prima chiamata dell’uomo, ed è la condizione perché anche le donne possano trovare la giusta collocazione.
Padri secondo Dio
La maggior parte dei nostri problemi oggi ha origine nella mancanza di autentici padri secondo il cuore di Dio. Ciò produce insicurezza negli uomini e li fa restare immaturi e incapaci di assumersi le loro responsabilità. La mancanza di cura paterna e pastorale, sia in seno alla famiglia che nella chiesa, trasmette a sua volta insicurezza alle donne, che si vedono costrette a cercare la sicurezza altrove. Ecco perché Dio, oggi, nell’ambito della restaurazione di tutte le cose, sta chiamando l’uomo a riprendere la posizione che Egli ha stabilito.
Leggendo i primi tre capitoli di 1° Tessalonicesi, possiamo renderci conto dell’atteggiamento che aveva Paolo nei confronti dei suoi discepoli. e delle chiese che aveva formato. Egli aveva un grande cuore di padre. E infatti il principio della paternità ha un posto centrale nella Scrittura, in quanto Dio stesso è chiamato “Padre”. Egli chiede a noi padri umani di somigliare a Lui. Gesù è il capo di una famiglia, la Chiesa, e la Sua paternità si esprime attraverso gli anziani, i quali debbono fare da padri alla chiesa locale. E ogni padre terreno deve essere un piccolo esempio dello stesso spirito.
La famiglia è il mezzo usato da Dio per rivelare la propria natura. Quando Dio disse: “Facciamo l’uomo a nostra immagine”, desiderava che nel nostro essere e nel nostro stile di vita fosse riflesso il Suo carattere. Ecco perché Paolo scrive a Timoteo: “Sii di esempio ai credenti nel parlare, nella condotta, nell’amore, nella fede, nella purezza …” (1° Timoteo 4:12). Se siamo di esempio in questi aspetti pratici della vita, Dio sarà rivelato agli altri attraverso di noi.
Esempi da imitare
Cos’è dunque un padre? È innanzitutto un uomo che è un esempio per gli altri, uno che governa bene la propria vita. Se non siamo capaci di fare questo, come possiamo pretendere che gli altri accettino la nostra autorità su di loro?
Il punto di partenza nel recupero dell’uomo deve essere infatti la giustizia. Il Regno di Dio è fondato sulla giustizia. Paolo scrive ai Romani che esso non consiste in cose esteriori, ma nella giustizia – cioè, nel vivere secondo quanto Dio ha stabilito – che dà pace e ci libera nella gioia dello Spirito Santo (Romani 14:17). Cercare di vivere nella gioia, senza la giustizia e la pace, è mettere il carro davanti ai buoi. Dio vuole darci la gioia; ma perché essa si manifesti, dobbiamo prima allinearci alla giustizia del Suo regno.
Ci sono qui delle questioni molto pratiche e personali. Dobbiamo ritornare al livello morale stabilito da Dio. Un giovane che conosco, sposato da poco, aveva ricevuto da Dio un meraviglioso battesimo nello Spirito Santo, ma non riusciva a capire perché la moglie non condivideva il suo entusiasmo. Alla fine, Dio gli rivelò la ragione. Egli era completamente schiavo di un vizio, sul quale, per quanto avesse lottato e pregato, non riusciva ad avere la vittoria. L’esperienza dello Spirito Santo non sembrava toccare quel settore, e questo era un grande dolore per sua moglie.
La liberazione venne solo quando decise di sottomettersi. Allora Dio rivelò la causa del suo problema, fu presa autorità, la sua volontà si fortificò e il legame fu spezzato. Entro poco tempo anche sua moglie fu battezzata nello Spirito Santo. Si sono sottomessi all’autorità degli anziani locali, hanno ricevuto delle direttive molto pratiche per la loro vita e sono entrati in una profonda unità di spirito. Ora aspettano un bambino e sono molto felici. Ma tutto è cominciato quando Dio ha parlato riguardo a un problema morale.
Esempio nei rapporti
Poi, un vero uomo è capace di governare la propria vita e di dare un esempio nei rapporti personali, nella famiglia e con gli amici. Un mio amico venne a trovarmi, molto preoccupato riguardo alle relazioni con sua moglie. Non riusciva proprio a capire che cosa non andasse nel loro rapporto, fino a quando abbiamo scoperto che egli usciva ogni sera con i suoi amici! E purtroppo non erano neanche le amicizie giuste. Come conseguenza vi era una barriera nella loro famiglia e nella loro testimonianza.
Per quanto riguarda il nostro lavoro, poi, se Dio guardasse il nostro cartellino orario, cosa vedrebbe? Se venisse in ufficio o in fabbrica, quale atteggiamento vedrebbe in noi nei confronti del capo? In Romani 13, Dio dice molto chiaramente che chi non si sottomette alle autorità, disubbidisce all’ordine di Dio. Le autorità non comprendono soltanto lo Stato e gli anziani della chiesa locale, ma anche il capo in fabbrica.
E ancora, che dire delle nostre finanze? Ritornando a quel fratello che aveva lasciato tutto nelle mani della moglie, egli aveva abdicato alla sua responsabilità in questo campo. La moglie era una buona economa, così lui non si era preoccupato; lasciava a lei le preoccupazioni! Ma quando il marito ha assunto le sue responsabilità, ha dovuto imparare come occuparsi anche delle finanze della famiglia.
Priorità
Un’altra area in cui dobbiamo imparare a governare la nostra vita è stabilendo le priorità nell’uso del tempo. Quante volte Dio ci deve parlare di questo … e particolarmente a quelli fra noi che lavorano a pieno tempo per il Signore e ci troviamo sempre più impegnati!
Poco fa passeggiavo con un fratello che ha la sorveglianza sulla mia vita, il quale mi chiese di parlare di me stesso e dei miei impegni. Cominciai così a descriverli, e ad un certo punto mi domandò: “E la famiglia?” Quando ebbi finito di rispondere alle sue domande, ci rendemmo conto che ero invischiato in un groviglio di impegni che mi impedivano di dare priorità alle cose più importanti. Dobbiamo mettere in ordine le nostre priorità, ricordando che “il nostro ministero” non è la cosa più importante … come mia moglie ama ricordarmi!
Quando parlo con lei di qualche fratello che ho appena incontrato, mi rivolge sempre la stessa domanda: “Com’è sua moglie?” All’inizio ne restavo male, ma poi ho cominciato a capire cosa volesse dire: che un uomo che non sa curare e proteggere la propria moglie non sta certamente governando la propria vita, ma piuttosto rimane schiavo delle circostanze.
Sono andato una volta a casa di un missionario che aveva l’aspetto afflitto e depresso. A poco a poco mi ha raccontato tutta la sua storia. Con stupore ho saputo che sua moglie aveva allestito con le proprie mani il locale della chiesa! E in realtà era lei che faceva da pastore, che provvedeva ai bisogni della famiglia, che prendeva tutte le decisioni, compilando perfino i moduli per la missione del marito, il quale si limitava a firmarli! Quando poi si recavano al culto, la tensione in casa era arrivata a tal punto che avevano due automobili: la moglie e i figli si recavano al locale prima e cominciavano a salutare le persone, e lui arrivava, in ritardo, con un’altra macchina.
Può sembrare buffo, ma è invece davvero grave. Questo rappresenta certamente un caso estremo, ma per me personalmente è uno stimolo a pregare: “O Dio, suscita degli uomini veri che si prendano le proprie responsabilità!”
Responsabilità
Un vero uomo è capace anche di governare bene la propria famiglia: di esercitare l’autorità nel modo giusto, di provvedere ai bisogni materiali e morali della moglie e dei figli, di anticipare addirittura i loro bisogni e proteggere così la moglie dalle pressioni.
Siamo veramente capi delle nostre famiglie? Accettiamo la responsabilità decisionale? Deleghiamo in maniera efficace? Ci occupiamo della disciplina dei figli? Forse ci scusiamo dicendo che trascorriamo tutta la giornata al lavoro ma, in questo caso, i figli vedono che sosteniamo l’autorità che è delegata alla nostra moglie? Lei ha la sicurezza che, quando sarà necessario, sarete voi a prendere in mano la situazione, non con la mano dura di un dittatore, ma con quella forte di un padre?
Al cuore della paternità, infatti, c’è l’amore. Se facciamo i dittatori verso i nostri figli, senza alcuna espressione di amore, non solo il loro rapporto con noi vacillerà, ma non saranno in grado di sviluppare il giusto rapporto con Dio. Quante volte constatiamo che i figli che hanno avuto un cattivo rapporto con il proprio padre trovano terribili difficoltà ad avere un rapporto con il Padre celeste!
Inoltre, quali capi della famiglia, dobbiamo esercitare autorità per assicurare il benessere spirituale dei nostri figli, e non delegare tutto alla scuola domenicale. Dobbiamo avere una cura paterna per i nostri figli, pregare per loro insieme alle nostre mogli, dare una guida per il loro sviluppo spirituale, condividere con la famiglia le benedizioni che riceviamo e costituire un esempio di crescita spirituale. È in questo modo che stabiliamo la nostra posizione di capi della famiglia.
Rapporti coniugali
Infine, vorrei toccare il delicato settore dei rapporti con le nostre mogli. I nostri figli ci osservano molto attentamente su questo punto. Se un uomo è sicuro nel suo rapporto con la chiesa e con l’autorità in genere, questo dà sicurezza alla sua vita personale ed è il fondamento della sicurezza di sua moglie.
In che consiste la protezione delle nostre mogli? È molto importante comprendere questo nella sua applicazione pratica. Non significa dire semplicemente: “Lascia tutto nelle mie mani”, ma piuttosto vedere le cose in termini pratici dal suo punto di vista. Dobbiamo venire incontro alle sue esigenze.
Per esempio, quanto accesso hanno le nostre mogli ai soldi? Diamo loro solo il necessario per la spesa e basta? Quando i suoi bisogni personali sono evidenti, cerchiamo di soddisfarli? E non parlo solo dei bisogni materiali e di quelli spirituali, ma anche di quelli sociali, emotive in tante altre sfere.
Apprezziamo il suo lavoro quotidiano? O torniamo a casa lamentandoci della giornata terribile che abbiamo trascorso al lavoro e brontoliamo perché la cena non è pronta, senza vedere il sudore sulla sua fronte? Siamo sensibili al fatto che i figli sono stati un peso per lei e che è stata disturbata tutto il giorno da continue interruzioni, o torniamo a casa con una pesante mano autoritaria?
In che modo trascorriamo il tempo con lei? Siamo disposti ad ascoltarla mentre racconta come è andata la sua giornata? Le confidiamo i nostri pensieri segreti? Sappiamo ascoltarla, stando attenti non solo alle parole, ma anche a ciò che sta dietro le parole? Recepiamo quello che è nel suo spirito?
Quando io mi sono sposato, venti anni fa, trovavo molto difficile accettare mia moglie sotto questo aspetto. Quando esprimeva le sue opinioni sulle cose da fare, provavo una profonda irritazione. Non mi riferisco a questioni quali il colore delle tendine o altre cose domestiche, ma quando discutevamo delle cose spirituali e della direzione che doveva prendere la nostra vita. Ogni volta che lei esprimeva le sue idee, mi irritavo, come per dire: “Questo non è affare tuo”.
Ma, col passare degli anni, ho scoperto che tante volte lei ha avuto proprio ragione! Così, poco alla volta, ho riconosciuto il mio errore e ora ricevo il suo discernimento. Mia moglie ha dei doni molto validi, con i quali dà il suo apporto alla famiglia, e ho visto che quando le sue esigenze sono soddisfatte, è in grado di seguirmi con fede e determinazione. E non solo la famiglia, ma anche il ministero ne deriva un’unzione fresca.
A che cosa chiediamo alle nostre mogli di sottomettersi? Se reclamiamo per noi il ruolo di guida spirituale, stiamo veramente guidando? Prendiamo decisioni chiare nelle quali lei ci possa seguire? Siamo in grado di offrirle qualcosa a cui possa sottomettersi, in modo che si senta guidata spiritualmente come lo siamo noi?
Ancora, nel nostro rapporto fisico, veniamo insieme solo per il nostro appagamento personale, o ci preoccupiamo del suo? Quale atteggiamento abbiamo in queste cose? Se non le diamo cura e protezione nella camera da letto, diventa molto difficile darla negli altri settori. Anche qui dobbiamo recuperare la comprensione di che vuol dire essere uomini.
Un uomo nuovo
Cominciano dunque ad essere dei veri uomini e veri padri! La cosa meravigliosa è che, quando iniziamo a mettere ordine nella nostra famiglia, Dio fa in modo che i nostri doni e i nostri ministeri emergano nella chiesa; perché gli stessi princìpi che avremo imparato in seno alla famiglia, si esprimono anche nel governo della chiesa. Nelle nostre responsabilità nella chiesa, applicheremo i princìpi che già applichiamo a casa nostro: anticipare le esigenze dei nostri figli per soddisfare le loro necessità; pensare a loro più che a noi stessi; non irritarci delle loro richieste, ma andare alla radice dei bisogni per risolverli …
Nella famiglia provvediamo, secondo le nostre possibilità, al cibo, ai vestiti e all’alloggio più adatto alle necessità dei nostri figli. E così bisogna fare nella chiesa. Non ci limiteremo solo a “predicare la Parola”, ma ascolteremo quello che Dio ha da dire a quei Suoi figli in particolare, e verremo incontro ai loro bisogni, prevenendoli addirittura. Così i fratelli cominceranno ad avere un senso di appartenenza, si sentiranno protetti.
Nella cura dei nostri figli, il nostro obiettivo è quello di farli crescere dallo stato infantile a quello adulto. Che tristezza per i genitori i cui figli non crescono e non maturano! Eppure le chiese, oggi, sono piene di bambini. Perché? Perché noi uomini siamo continuamente alla ricerca dell’autorità invece che della responsabilità.
Nei prossimi anni voi, sorelle, che oggi vi sentite deluse e frustrate, vedrete emergere degli uomini che siano veramente tali. Voi, mogli, vedrete i vostri mariti cambiati. Anziani, vedrete suscitati uomini autentici nelle vostre chiese. Sottomessi a quelli che Dio ha stabilito sopra di noi, ci innalzeremo sotto la loro autorità, metteremo in ordine la nostra vita ed emergeremo per essere uomini secondo il progetto di Dio. Allora vedremo le nostre mogli e le nostre famiglie vivere sicure, conosceremo qual è il nostro posto nel corpo e potremo adempiere i propositi di Dio per noi oggi.
Il progetto di Dio di “restaurare tutte le cose” inizia da noi uomini. Cominciamo dunque ad essere veri uomini, non più ragazzi, e ad essere di esempio, come lo è stato l’uomo Gesù. Solo così il mondo potrà finalmente vedere “l’uomo nuovo” che esprimerà la pienezza di Cristo sulla terra.
Chris Chilvers, pastore inglese, è figlio di missionari ed ha una lunga esperienza pastorale. Per diversi anni visitava frequentemente l’Italia per seguire e curare credenti con i quali era in relazione, diventando così uno dei primi a dare impulso al “movimento di restaurazione” nel nostro Paese.