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di Giovanni Traettino
La mia prima visita al Brasile risale al novembre del 1987, in occasione del primo “Congresso Missionario Ibero-Americano” (COMIBAM), cui partecipai assieme all’evangelista Gaetano Sottile in rappresentanza di “Italia per Cristo”.
La didascalia di presentazione del Congresso recitava: “L’America Latina: da campo di missione a forza missionaria”.
Nel giro di ottant’anni, infatti, il continente sudamericano aveva subito uno sconvolgimento radicale della sua struttura religiosa e spirituale. Le chiese evangeliche erano cresciute più rapidamente che in qualsiasi altro continente in questo secolo. Secondo stime cattoliche, il ritmo di crescita attuale dei movimenti evangelici in Sud America è del 20-25% l’anno, laddove le chiese protestanti tradizionali non vanno oltre il 2%.
Gli evangelici attualmente costituiscono in Brasile tra il quindici e il venti per cento della popolazione, in Argentina il 10-15%, in Cile il 12%, in Messico il 15%, in Guatemala il 30% e così via, secondo un modello e un ritmo di crescita che tende a ripetersi in quasi tutti gli Stati di quel continente.
Disinformazione
Le poche volte che i giornali italiani si sono occupati dell’analisi e della descrizione di questi movimenti, lo hanno fatto con pregiudizio cattolico-romano e/o laicista e antireligioso. E singolare che anche buoni giornali, come La Repubblica, tutte le volte che si occupano degli evangelici (si vedano per esempio alcune corrispondenze dagli USA di Zucconi), lo facciano con un atteggiamento spocchioso e di sostanziale incomprensione.
È la stessa miopia che ha trovato impreparata la maggior parte della nostra stampa e della nostra cultura davanti al ruolo decisivo svolto dalle chiese evangeliche nei cambiamenti in corso in Europa dell’Est, in Russia e persino in Cina.
Le chiese e i movimenti evangelici stanno diventando una forza rilevante per il destino di nazioni e di interi continenti. E non è vero che siano appiattiti su posizioni di destra, con un’ideologia di destra. Sono piuttosto dei radicali di centro, interclassisti e con una forte sensibilità sociale. Forse più vicini a posizioni come quelle di “Comunione e liberazione” in Italia.
Un leader di spicco
Nel mio primo viaggio, ebbi il privilegio di incontrare diversi leaders nazionali di alcuni dei maggiori paesi del Sud America, dell’Africa e dell’Asia. Ma l’incontro di gran lunga più importante fu quello con il pastore Robson Rodovalho, che all’epoca aveva poco più di trent’anni. Professore di fisica dell’Università di Goiania, era nello stesso tempo pastore di una comunità evangelica di quella città e a capo di una squadra di ministeri operanti in tutto il Brasile.
Passeggiammo a lungo per le strade di Sao Paolo, parlando della realtà sociale e spirituale di quella nazione e confrontando le nostre visioni. Qualche giorno dopo lo raggiunsi a un ritiro per leaders sul tema della “Guarigione interiore”.
Avrei poi visitato, per predicare, la comunità di Goiania e due chiese della capitale, Brasilia. La comunità di Goiania aveva circa mille membri, una scuola biblica funzionante con più di cinquanta studenti a tempo pieno, un’opera sociale per i bambini abbandonati e una casa editrice.
Il secondo viaggio l’ho fatto su invito del fratello Rodovalho per predicare alla Conferenza nazionale per leaders tenutasi a Brasilia nel gennaio del ’90, e per visitare alcune comunità di Rio de Janeiro e tornare a Goiania.
Impatto forte
L’impatto di un europeo, anche se meridionale, con la realtà dei Brasile è forte.
Intanto è un paese che ha le dimensioni di un continente. Grandi spazi. Due grandissime città, Sao Paolo e Rio de Janeiro. Grandi campagne, grandi foreste. La costa densamente popolata, l’interno con ampie regioni quasi disabitate e con livelli di povertà incredibili.
Le città che ho visitate (Sao Paolo, Rio de Janeiro, Brasilia, Goiania) presentano grandi contrasti: quartieri estremamente ricchi, favelas addossate alla città costruite in cartone o lamiera, senza strade, fogne, acqua. A Copacabana, il famoso quartiere di Rio, che dà direttamente sul mare, è estremamente pericoloso camminare da soli persino in pieno giorno.
L’ottanta per cento della popolazione è al di sotto dei 25 anni. Il salario minimo ufficiale è di circa 70.000 lire al mese. Lo stipendio di un professore di scuola media superiore è inferiore alle L. 300.000 al mese. Il dieci per cento della popolazione detiene il 90% delle ricchezze del paese. Nel 1989, l’inflazione annuale è stata intorno al 1800%.
Il paese pullula di chiese spiritiste, presenti praticamente in ogni quartiere delle città che ho visitato. Molti sono quelli che praticano la macumba, un rito spiritista con invocazioni a demoni, sacrifici di animali e perfino di persone. Il famoso carnevale di Rio è per molti versi una grande festa spiritista.
Il confine tra il cattolicesimo di massa tradizionale e lo spiritismo è spesso molto tenue se non addirittura inesistente.
Crescita esplosiva
In questo quadro le chiese evangeliche, specie quelle pentecostali e carismatiche, hanno preso a moltiplicare a una velocità sorprendente. Ad esempio, il pastore Marcos si è trasferito circa tre anni fa a Rio per dare inizio a nuove comunità. Nei sei mesi iniziali, aveva già raccolto una chiesa di circa 600 persone. Successivamente ha avviato altre comunità nei quartieri di Rio, ed è attualmente responsabile di più di 3000 credenti nell’area metropolitana.
Serino, un giovane pastore, si è trasferito in una città all’estremo Ovest. Nel giro di due anni è passato da zero a 500 membri. La stessa comunità di Goiania è passata da 1000 a 2500 membri nel periodo tra le mie due visite. La stessa cosa è vera nel caso di molti altri pastori di cui ho ascoltato la testimonianza.
La cosa che colpisce molto è la giovane età della stragrande maggioranza dei membri e della leadership delle comunità. È un movimento di risveglio con le caratteristiche di un movimento giovanile: forte dinamismo, grande zelo spirituale e aggressività evangelistica, il che non impedisce la presenza di leaders (almeno fra quelli che conosco io) che, nonostante la giovane età, mostrano grande saggezza ed equilibrio. Lo dimostra la priorità che hanno saputo dare ai temi e alla pratica dei rapporti, del discepolato, dell’apertura nei riguardi di altre chiese e l’attenzione per le questioni sociali e politiche del loro paese. Si sono per esempio preoccupati di sensibilizzare il governo al problema dell’infanzia abbandonata e della povertà nelle favelas.
Alla conferenza nazionale per leaders di Brasilia c’erano più di 600 pastori e responsabili da tutto il paese. Tutti giovani tra i 25 e i 35 anni, pieni di entusiasmo, di visione e di motivazione. La lode e l’adorazione erano possenti per volume e per forza. Non è difficile prevedere un’ulteriore forte crescita per i prossimi anni.
Visione missionaria
In effetti, già quelle chiese hanno progetti missionari per gli altri continenti del mondo. Mi risulta che ci sono già missionari in Africa e in Europa. Nel nostro continente hanno cominciato con il Portogallo per via della lingua, ma il loro desiderio è di toccare anche altre nazioni, specie quelle neolatine: Italia, Francia, Spagna.
La grande sfida per questa chiesa è quella di raccogliere le finanze per sostenere quanti già desiderano venire a collaborare come missionari con le chiese in Europa. Anche i fratelli argentini hanno lo stesso peso e la stessa visione.
È importante che noi ci apriamo al contributo di queste nazioni e che rafforziamo i contatti, costruendo i ponti che renderanno possibili tutti gli scambi che il Signore della chiesa vorrà stimolare. Molto probabilmente sarà necessario che le chiese europee si assumano, almeno in parte, la responsabilità del sostegno finanziario dei ministri che vorranno servire nel nostro paese, con una specie di “joint venture” spirituale.
Altri credenti verranno spinti a venire da noi dall’attrazione che esercita la Comunità Europea dal punto di vista del lavoro e del benessere.
La nostra preghiera è che, mentre andiamo verso la “pienezza dei tempi”, si moltiplichino le mosse di Dio sulla scacchiera mondiale per affrettare i tempi della pioggia dell’ultima stagione. Crediamo che in qualche modo anche il risveglio in Sud America abbia da fare con quello che Dio sta preparando per l’Italia!