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di Domenico De Rosa
Giravo, giravo intorno al tavolo nella sala da pranzo. Quanta angoscia, quanta frustrazione sentivo dentro di me! Da tempo lottavo senza successo con un- peccato da cui non riuscivo– a liberarmi. “Misero me uomo”! esclamavo con lo apostolo Paolo. “… perché io non approvo quello che faccio; … non faccio quello che voglio, ma faccio quello che odio” (Rom. 7:24, 15). Gloria a Dio, la soluzione c’è, l’ho trovata!
Ma per trovarla, bisogna prima desiderarla ardentemente con tutto il cuore.
Il nemico dentro
Chi vuole combattere il male e il diavolo scopre presto che c’è un nemico dentro di sé, nella sua natura umana. Dobbiamo fare i conti non solo con il mondo e con Satana, ma anche con quello che la Bibbia chiama “la carne”. Quando usiamo questa parola, spesso rischiamo di non capirci, perché nel linguaggio comune “carne” significa il corpo fisico, e in maniera particolare tutto ciò che ha a che fare con il sesso: si parla di “piacere carnale” e “violenza carnale”. E questo equivoco è rafforzato dalla mentalità, portata avanti per secoli dal cattolicesimo, secondo la quale il corpo e il sesso sono cose cattive, sporche, peccaminose, da evitare quanto più possibile. Tutti noi che viviamo in una cultura “cattolica” ne siamo in qualche modo influenzati, anche senza rendercene conto.
Ma per Dio e per tutti gli scrittori biblici, il corpo e il sesso non sono cose cattive: “Tutto quel che Dio ha creato è buono … è santificato dalla parola di Dio e dalla preghiera” (1 Tim. 4:4-5).
La “carne”, invece, nel senso biblico, non si riferisce al corpo ma vuol dire la natura umana separata da Dio, che opera per contro proprio, e quindi in opposizione a Dio. Non riguarda solo il corpo e gli istinti ma anche la mente e le emozioni. Ma è sempre qualcosa di male che produce peccati sessuali, sociali e spirituali: “Le opere della carne sono: fornicazione, impurità, dissolutezza, idolatria, stregoneria, inimicizie, discordia, gelosia, ire, contese, divisioni, sette, invidie, ubriachezze, gozzoviglie, e altre simili cose … Quelli che fanno tali cose non erederanno il regno di Dio” (Gal. 5:19-21). Una cosa è certa: nella misura in cui troviamo in noi stessi queste cose, non stiamo camminando per lo Spirito Santo, come invece Dio vuole, perché è scritto: “Camminate per lo Spirito e non adempirete i desideri della carne” (Gal. 5:16).
Non abbiamo scelta
Vincere la carne e il peccato che ne deriva non è un “optional”, qualcosa di facoltativo per i cristiani particolarmente bravi. Dio ci ha dato un comando preciso: “Siate santi, perché io son santo” (1 Pt. 1:15-16, cfr. Lev. 11:45). La santificazione è la volontà di Dio per noi, radicata nella Sua stessa natura. Egli desidera ardentemente che siamo come Lui per poter avere comunione con noi.
Se dunque è la volontà di Dio per ognuno di noi che viviamo nella vittoria e nella santità, come possiamo farlo? Ci si presentano praticamente due possibilità:
La via della legge
La nostra tendenza naturale, umana, è di sforzarci con le nostre risorse di volontà a soggiogare i desideri cattivi e fare quello che Dio ha comandato. Ma questa via è destinata a fallire, perché il problema è proprio dentro di noi: è un po’ come volerci sollevare da terra tirando su i lacci delle scarpe! La legge in sé, certo, è buona (Rom. 7:12); ma fallisce come mezzo di santificazione perché è resa impotente dalla carne (Rom. 8:3). Così ci troviamo sotto un pesante senso di frustrazione, volendo il bene e non potendolo fare. Grazie a Dio, Egli ci ha dato una via migliore!
La soluzione: la grazia
“La legge dello Spirito della vita in Cristo Gesù mi ha liberato dalla legge del peccato e della morte” afferma Paolo (Rom. 8:2). Questa legge non è altro che la “legge dell’amore”, che viene “scritta nei nostri cuori con lo Spirito dell’Iddio vivente” (2 Cor. 3:2). Tutti noi abbiamo la potenza di non peccare, non con le nostre forze ma contando sullo Spirito Santo. Non basta però capire cosa significa “camminare per lo Spirito”; se vogliamo vivere realmente nella vittoria, dovremo farlo praticamente. E questo vuol dire vivere nella dimensione soprannaturale della FEDE.
Arrendersi
Il più grosso ostacolo alla santificazione è che continuiamo a gestire noi certe parti della nostra vita. Anche se a parole abbiamo detto: “Signore, mi arrendo a te, prendi tutta la mia vita”, nei fatti abbiamo deciso, in fondo, di non voler cambiare; abbiamo paura di far entrare Gesù in tutte le “zone oscure” della nostra vita. Ma fino a che non lo facciamo, finché ci coccoliamo, scusando il peccato o continuando ad amarlo nell’intimo del nostro cuore, non troveremo liberazione. Dobbiamo arrenderci completamente a Dio, cedergli tutte le zone della nostra vita, lasciare che Egli ne faccia quello che vuole. Basta con i compromessi! Solo allora lo Spirito Santo potrà operare in noi con piena libertà. In particolare, il risentimento, l’amarezza e il rancore sono peccati che bloccano l’azione dello Spirito. Anche se obiettivamente abbiamo “ragione” perché ci è stato fatto veramente un torto, per il Signore abbiamo sempre torto, perché Egli ci ha detto di amarci e di perdonarci come Egli ha fatto per noi (Ef. 4:32).
Perdono
A volte ci sentiamo depressi e scoraggiati perché sappiamo di aver peccato, e abbiamo vergogna di chiedere perdono per l’ennesima volta al Signore. Ma non è il caso di aspettare qualche grosso incontro di credenti per farlo: corriamo subito ai piedi di Gesù! Egli ci tiene alla mia salvezza! Lo Spirito Santo non mi convince di peccato per condannarmi, ma per portarmi a Gesù. Spesso predichiamo il perdono dei peccati agli altri, ma il nostro peccato non lo vogliamo confessare al Signore. Predichiamo la grazia agli altri, e riserviamo una verga per noi stessi! Ma Gesù ha detto: “Venite a me, voi tutti che siete travagliati ed aggravati, e io vi darò riposo” (Matt. 11:28). “Voi tutti”, non solo i non credenti!
Imparare a camminare nello Spirito è un po’ come imparare a pattinare o ad andare in bicicletta. La santificazione è un processo, e ci vuole tempo perché Gesù prenda possesso praticamente di tutte le aree della nostra vita. Cadere e ricadere, quindi, non e la fine del mondo! Ci faremo il corpo tutto pieno di lividi, ma l’importante è rialzarsi e tentare ancora. C’è ancora perdono e liberazione! Dobbiamo andare a Gesù, esporGli la nostra vita, confessare, lasciarci amare, e vedremo che tutto si risolverà. Dio non si dispera, crede ancora nella nostra santificazione ed è disposto ancora ad operare dentro di noi. Solo quando sperimentiamo la gioia del perdono, l’amore, la liberazione, possiamo testimoniarlo agli altri con efficacia. E una volta gustata la Sua grazia, scopriremo che il desiderio di vivere una vita santa è molto più grande del desiderio di peccare.
Sprofondare
A volte, però, quando lo Spirito ci convince di peccato, sprofondiamo nella depressione e nello scoraggiamento, ci sentiamo schiacciati dalla vergogna e dall’umiliazione. Ma se facciamo così, può essere sintomo di presunzione. Credevamo dì essere chissà che cosa, di farcela da soli, di essere già arrivati! Invece non sono niente, sono il più imbecille degli imbecilli!
Altre volte resistiamo, non vogliamo riconoscere la nostra colpevolezza. Ma sono due lati di una stessa medaglia: orgoglio e presunzione. Dio invece “dà grazia agli umili” (1 Pt. 5:5). Solo Gesù ci fa essere qualcosa. Se restiamo nella pigrizia, l’angoscia, la depressione, la tristezza, non succederà mai niente.
Figli di Re
Ora possiamo prendere posizione nella FEDE. Siamo figli di Dio! Gesù ci ha dato la Sua Parola che è “spirito e vita” e dobbiamo prenderne possesso e predicarla a noi stessi: “Il peccato non mi signoreggerà più!” “La legge dello Spirito della vita in Cristo Gesù mi ha affrancato dalla legge del peccato” (Rom. 6:14, 8:2). Quando il diavolo ci tenta, suscitando i desideri della nostra carne, gli possiamo rispondere: “Sono un figlio di Dio, e non devo comportarmi come suggerisci tu. Gesù mi ha dato la potenza dello Spirito, e non ho più necessità di peccare”. Ed egli dovrà fuggire da noi. Alleluia!
Accuse
Spesso, quando non riesce ad indurci a peccare, Satana ci attacca con un’altra arma: l’accusa. E’ importante riconoscere, dunque, che essere tentati non è peccato. Gesù ha detto: “Chiunque guarda una donna per appetirla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore” (Matt. 5:28). Ma dobbiamo capire che vuol dire questo e che cosa non vuol dite. Avete mai provato a gridare dentro un pianoforte? Il suono fa vibrare inevitabilmente qualche corda. Così siamo noi. Quando vediamo un bel ragazzo (o ragazza), o una bella moto, o una Mercedes con l’aria condizionata, o una stupenda villa vicino al mare, è normale che facciano appello ai nostri desideri umani. Siamo fatti così! E non c’è niente di peccaminoso in questo. Ma se ci mettiamo ad accogliere, a caldeggiare nella mente il desiderio; il pensiero impuro o peccaminoso se abbassiamo il pedale del pianoforte e permettiamo che queste “grida” producono dentro di noi tutta una “sinfonia”! – allora diventa peccato. Martin Lutero disse una volta: “Non potete impedire agli uccelli di girarvi intorno alla testa; ma potete impedire loro di nidificare fra i vostri capelli”! Dobbiamo fuggire dalla tentazione, come Giuseppe dalla moglie di Potifar, dicendo: “Sono un figlio di Dio, non un guardiano di porci”!
Gioire
Per vivere nella vittoria sulla nostra carne, dobbiamo mantenerci sempre nella gioia e nella contentezza. “Siate sempre allegri; non cessate mai di pregare; in ogni cosa rendete grazie; poiché tale è la volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi” (1 Tess. 5:1618). La lode è l’espressione concreta della fede che è il Signore ad ordinare tutte le mie circostanze, che “tutte le cose cooperano al bene di quelli che amano Dio” (Rom 8:28). Mormorare, lamentarci, autocommiserarci, sono invece espressioni di incredulità e di ribellione, gli stessi peccati che impedirono agli Israeliti di entrare in possesso della Terra Promessa (Ebr. 3:7.19).
Dunque …
Se vuoi entrare ora nella vittoria sul peccato e sulla carne, prendi ora carta e penna e scrivi quelle zone della tua vita che non sono veramente arrese al Signore Gesù, e quindi ti procurano problemi è angoscia. Leggi ancora Galati 5: 19-21 (“le opere della carne”) per vedere se qualcuna di queste cose è ancora presente nella tua vita.
– Poi, prega sul problema, cedendolo al Signore.
- Afferra, per fede, il perdono di Dio per il passato.
- Finalmente, prendi posizione con una fede attiva, vittoriosa, come un figlio di Dio. Puoi strappare quella carta e gettarla nel cestino! Anche tu, come figlio di Dio, puoi camminare secondo lo. Spirito, e non adempirai più i desideri della carne! Alleluia!
Per alcuni concetti espressi in questo articolo sono debitore a Steve Clark per il suo articolo “Maturità cristiana: La carne” comparso sul n. 35-36 di “Camminiamo nella vita nuova”, e al libro Scacco Matto di John White, ed. GBU, Roma. Ringrazio Pina Franza e Geoffrey Allen per la stesura dello stesso in forma scritta.