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Ernesto D. Bretscher
“Poi Dio disse: «Facciamo l’uomo a nostra immagine e a nostra somiglianza, ed abbia dominio …» Così Dio creò l’uomo a sua immagine; lo creò a immagine di Dio; li creò maschio e femmina. E Dio li benedisse; e Dio disse loro: «Siate fruttiferi e moltiplicatevi, riempite la terra e soggiogatela …»” (Genesi 1:26-28).
- “Facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza”: Dio parla di sé al plurale, mentre dell’uomo parla al singolare. Gesù, parlando del suo rapporto con il Padre, dirà: “Io e il Padre siamo uno” (Giov. 10:30). Gesù e il Padre sono due Persone distinte, ma sono uno. Quando Dio poi afferma d’aver creato “l’uomo a sua immagine”, parla di sé al singolare!
- “Li creò maschio e femmina”: Dio forma l’uomo, ma non lo crea un individuo solo, lo crea maschio e femmina: due persone profondamente diverse sia sul piano fisico che psicologico perché come Lui, possano diventare “uno”. In due, diversi ma per essere “uno”: un bel rebus per l’uomo di oggi! Infine Dio sentenzia: “L’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e saranno una stessa carne” (Gen. 2:24). Lo stesso principio viene auspicato da Gesù per la Famiglia di Dio in senso più lato: la Chiesa. “Che siano tutti uno; e come tu, o Padre, sei in me e io sono in te, anch’essi siano in noi” (Giov. 17:21). Dio è il modello!
Non è una novità che la maggior parte dei problemi presenti a tutti i livelli della nostra Società trovano la loro origine nelle relazioni. Abbiamo un disperato bisogno di modelli. Da sempre l’uomo ha accesso al Modello per eccellenza ma continua ad ostinarsi a cercarne altri. Ma il fatto rimane, siamo stati creati ad immagine di Dio per essere uno come Lui è uno, il Padre nel Figlio, il Figlio nello Spirito Santo e viceversa; perfetti nell’unità benché profondamente diversi. Questo è il piano di Dio per la coppia, per la famiglia e ancora per la Chiesa, “affinché siano perfetti nell’unità”! (Giov. 17:23).
Il senso dell’esistenza terrena trova in quanto appena esposto la sua più completa descrizione.
Il peccato ha rovinato l’unità tra l’uomo e Dio come pure tra l’uomo e la donna. Adamo ed Eva cominciano a vergognarsi della reciproca nudità, iniziano ad accusarsi e a scaricarsi delle proprie responsabilità. E la sostanza del peccato divenne ben presto: il vivere per se stessi. “La donna vide che l’albero era buono da mangiare, che era piacevole agli occhi e che l’albero era desiderabile per rendere uno intelligente; ed ella prese del suo frutto e ne mangiò …” (Gen. 3:6). Da sempre la maggior parte dei problemi che affliggono l’umanità, il matrimonio e la famiglia, sono causati dall’egoismo umano. Ognuno tende a vivere prevalentemente per se stesso.
Gesù Cristo è venuto nella vita dell’uomo proprio per far cambiare queste cose. Egli “morì per tutti, affinché quelli che vivono, non vivano più per se stessi” (2° Cor. 5:15). E in altra occasione specificò chiaramente: “Se uno vuol venire dietro a me, rinunzi a se stesso, prenda la sua croce e mi segua” (Matt. 16:24).
L’amore di Dio è un amore fatto di rinunzie. Non a caso l’esortazione dello Spirito Santo per il matrimonio è: “Mariti, amate le vostre mogli, come anche Cristo ha amato la chiesa e ha dato sé stesso per lei …” (Ef. 5:25). E ancora Gesù sottolinea che “nessuno ha amore più grande che quello di dar la sua vita per i suoi amici” (Giov. 15:13). La via dunque di Dio per l’unità è l’amore che rinunzia, l’amore che si sacrifica e che si dona agli altri.
L’uomo è creato a immagine di Dio, per cui valgono per lui gli stessi principi che rendono possibile l’unità di Dio. Ed è l’unità, raggiunta per questa unica via, quella della rinuncia, che produce il successo, la soddisfazione e la gioia prima del matrimonio, poi della famiglia ed infine della Chiesa. “Vi ho detto queste cose, affinché la mia gioia dimori in voi e la vostra gioia sia completa. Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io ho amato voi” (Giov. 15:11-12).
Altre tre parole chiavi:
- Crescete … “E Dio li benedisse; e Dio disse loro: «Siate fruttiferi e moltiplicatevi, riempite la terra e soggiogatela …»“
Dio parlò a due esseri adulti quando rivolse loro questa parola. È solo puntando gli occhi su un modello ben definito che possiamo confrontarci e metterci in discussione. E dal confronto emergono le aree che hanno bisogno d’essere modellate. Il modello ci guida, ci stimola e ci comunica le motivazioni, la volontà, la forza e la costanza necessari per perfezionare l’opera. La crescita è un processo. L’unità e cioè l’intesa piena, può essere raggiunta solo in seguito ad un processo di crescita. Anche Gesù in forma di uomo dovette crescere, imparare l’ubbidienza, la rinuncia e la sofferenza. “E Gesù cresceva in sapienza, in statura e in grazia davanti a Dio e agli uomini” (Lc. 2:52). “Benché fosse Figlio, imparò l’ubbidienza dalle cose che soffrì” (Ebr. 5:8). Ognuno deve avere ben chiaro il fine, quello di raggiungere “lo stato di uomini fatti, l’altezza della statura perfetta di Cristo” (Ef. 4:13). E Dio ha voluto la vita di coppia per far crescere ognuno in sapienza, in statura e in grazia davanti a Lui ed agli uomini!
- “Moltiplicatevi, riempite la terra …”
L’ordine di Dio è quello di riprodurci, e non solo sul piano fisico avendo dei figli. Dio rivela il suo piano: riempire la terra con un popolo che conosca e viva i principi che reggono l’unità stessa di Dio. E questo comincia dalla vita coniugale! Infatti è ad un uomo ed una donna che Dio rivolge queste parole! Dalla maturità che essi acquisiranno “crescendo” e “maturando” grazie alla loro vita insieme che potranno trasferire ai propri figli i valori divini acquisiti. E questi a loro volta potranno insegnarli ai propri figli fino a riempire tutta la terra.
- “… e soggiogatela …”
L’amore e l’unità presenti in Dio non sono le sole Sue caratteristiche, Dio è anche autorità e nello stesso tempo ubbidienza.
“Ma voglio che sappiate che il capo di ogni uomo è Cristo, che il capo della donna è l’uomo, e che il capo di Cristo è Dio” (1° Cor. 11:3). Una sequenza di deleghe di autorità!
Dio ha creato l’uomo perché come Lui, sappia esercitare l’autorità e allo stesso tempo vivere l’ubbidienza.
Una delle caratteristiche più evidenti nella vita di Gesù è l’ubbidienza: “faccio sempre le cose che gli piacciono” (Giov. 8:29). In altra occasione Gesù parla dell’origine della sua autorità: il Padre. “Il Padre ama il Figlio, e gli ha dato ogni cosa in mano” (Giov. 3:35). La Sua autorità nasce dalla responsabile e volontaria sottomissione al Padre. “Per questo mi ama il Padre: perché io depongo la mia vita per riprenderla poi. Nessuno me la toglie, ma la depongo da me” (Giov. 10:17-18).
La sottomissione di Gesù nei riguardi del Padre è una sottomissione volontaria che esprime fiducia e amore. È una sottomissione vissuta col cuore per piacere in tutto a chi è al di sopra di Lui. Ed ora la Scrittura afferma che Egli è venuto con un proposito ben preciso: “Eravate infatti come pecore erranti … Cristo ha sofferto per noi, lasciandoci un esempio affinché seguiate le sue orme” (1 Pt. 2:25,21 NDiod).
Chi è sottomesso di cuore fa scattare il meccanismo della fiducia e della sicurezza negli altri e di conseguenza crea i presupposti per l’unità. Nessuno ha paura di sottomettersi a chi sa essere sottomesso. E d’altra parte chi è veramente sottomesso quando esercita l’autorità non è una minaccia per nessuno. Ecco perché uno dei primi valori insegnati da Gesù è la sottomissione. Ciò che ha “ferito” il primo rapporto di coppia furono essenzialmente la mancanza di sottomissione della donna nei confronti del marito e la mancanza di ubbidienza dell’uomo nei riguardi di Dio.
L’uomo ha paura dell’autorità solo perché ha presente i molteplici abusi di autorità di cui la vita è piena. Abusi che esistono unicamente perché l’uomo non è sottomesso a Dio. La vera autorità può essere esercitata solo nella sottomissione. La natura stessa di Dio ci è modello: troviamo autorità nel Padre ma sottomissione ed ubbidienza nel Figlio che a sua volta, diventa Signore, Re, Capo supremo, autorità. Intanto il Figlio ha autorità sullo Spirito Santo Diversità di ruoli, funzioni e posizione ma unità e intesa perfetta. Non ci sono aree conflittuali perché ognuno accetta il proprio ruolo, le proprie funzioni e la propria posizione.
Appare subito evidente che l’autorità di Dio non è autoritarismo, “comando io perché sono il maggiore oppure il più forte e tu ubbidisci perché sei inferiore o più debole!” È piuttosto senso di responsabilità che chi è in autorità esercita nei riguardi delle persone che ama e con le quali è impegnato. Definiremo perciò la sottomissione essere: “la risposta responsabile di chi ripone la propria fiducia nel senso di responsabilità di un’altra persona”. “Per questo mi ama il Padre: perché io depongo la mia vita per riprenderla poi. Nessuno me la toglie, ma la depongo da me” (Giov. 10:17).
Dio, con il proprio esempio, insegna gli uomini a vivere la sottomissione nei Suoi riguardi perché possano imparare a esercitare correttamente l’autorità nei riguardi delle loro mogli e famiglie. Insegna le donne a fare altrettanto nei riguardi dei loro mariti perché con sicurezza e serenità possano esercitare autorità nei riguardi dei figli e delle vicende della vita. Vissuta in questi termini, l’unità di Dio, tradotta in termini di armonia, equilibrio e sicurezza, diventa possibile in seno alla vita di coppia e di famiglia, di chiesa e di società.
Quando finalmente comprendiamo i principi chiave espressi nei primi capitoli della Genesi capiamo anche l’importanza di costruire la famiglia, ogni famiglia, secondo il progetto, i principi e i valori di Dio. L’uomo può ottenere una vera soddisfazione e sentirsi pienamente realizzato in seno al proprio matrimonio, alla propria famiglia e nella Chiesa solo quando accetta di assomigliare a Dio.
Il modello di Dio si riproduce come nella tabella che segue:
1. Padre | 1. Spirito Santo | 1. Marito |
hanno autorità su: | ||
2. Figlio (1° Cor. 8:6; Apoc. 2:27) |
2. Ministeri (Ef. 1:22-23) |
2. Moglie (Ebr. 13:17; 1° Pt. 3:7) |
hanno autorità su: | ||
3. Spirito Santo (Giov. 20:22) |
3. Mariti (Ef. 4:11-13 ) |
3. Figli (1° Pt. 3:1-2, Ef. 6:1-2) |
Ma perché questa sequenza? Semplicemente perché i principi che reggono l’unità e che creano intesa e sicurezza valgono per tutti allo stesso modo. Siamo davvero stati creati ad immagine di Dio! È solo se lavoriamo rispettando le regole in seno alle coppie, alle famiglie e alla Chiesa che costruiremo in questo mondo la medesima unità che troviamo in Dio. Allora sì che il disegno che “la terra sarà ripiena della conoscenza della gloria dell’Eterno” potrà adempiersi (Hab. 2:14).
E Dio ha creato il matrimonio quale palestra dove iniziare questo importante processo di formazione a sua immagine e somiglianza.
Diversi per crescere
“Poi l’Eterno Dio disse: «Non è bene che l’uomo sia solo; io gli farò un aiuto conveniente a lui»” (Gen. 2:18).
Perché non era bene che l’uomo fosse solo? Il problema di Dio non era certo che l’uomo avesse bisogno di aiuto per coltivare la terra oppure che potesse annoiarsi! Dio aveva un piano ben definito e chiaro in mente, e l’uomo da solo non sarebbe stato né sufficiente né all’altezza per assolverlo.
“A me … è stata data questa grazia … di manifestare a tutti quale sia il piano seguito da Dio riguardo al mistero che è stato fin dalle più remote età nascosto in Dio …” (Ef. 3:9).
“Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l’uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona” (2° Tim. 3:16-17).
Solo quando cominciamo a capire che il piano di Dio per ognuno di noi è di farci arrivare, per mezzo di Gesù e dello Spirito Santo alla statura stessa di Cristo, “allo stato di uomini fatti” (Ef. 4:13) e quindi completi, maturi e di nulla mancanti ci renderemo conto perché non è bene che l’uomo sia solo. Il principio su cui Dio si basa è il seguente:
“Il ferro forbisce il ferro; così un uomo ne forbisce un altro” (Prov. 27:17).
Ecco perché Dio ha creato per l’uomo un aiuto conveniente, in ebraico “un aiuto contro” tipo la forza sviluppata da due semi archi appoggiati l’uno contro l’altro.
La donna venne tratta dall’uomo ma Adamo non tarderà a scoprire quanto diversa sarebbe stata da lui! Dio creò la donna come aiuto convenevole all’uomo per insegnargli a vivere rinunziando a se stesso per darsi a sua moglie. Quando poi l’apostolo Paolo parlerà del matrimonio non esiterà a prendere l’esempio dell’amore di Gesù per la sua Chiesa come modello al quale deve ispirarsi l’amore coniugale.
“Mariti, amate le vostre mogli, come anche Cristo ha amato la chiesa e ha dato se stesso per lei, per santificarla dopo averla purificata lavandola con l’acqua della parola, e per farla comparire davanti a sé, gloriosa, senza macchia, senza ruga o altri simili difetti, ma santa e irreprensibile. Allo stesso modo anche i mariti devono amare le loro mogli, come la loro propria persona. Chi ama sua moglie ama se stesso. Infatti nessuno odia la propria persona, anzi la nutre e la cura teneramente, come anche Cristo fa per la chiesa, poiché siamo membra del suo corpo. Perciò l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diverranno una carne sola. Questo mistero è grande …” (Ef. 5:25-32a).
L’analogia tra il rapporto di Gesù con la Sua chiesa e il rapporto di coppia è perfetta. L’amore biblico (greco agape) è un amore che si dona con sacrificio.
Qual è il senso del darsi l’uno all’altro? È la santificazione, la crescita verso la statura “gloriosa, senza macchia, senza ruga o altri simili difetti, ma santa e irreprensibile”. E questo è possibile quando dimenticando noi stessi “nutriamo e curiamo teneramente” il nostro coniuge come anche Cristo fa per la Chiesa!
La vita coniugale diventa così laboratorio e banco di prova per far crescere e testare l’esercizio dei valori divini nella vita di ciascuno. Dal testo di Ef. 5:22-33, appare subito chiaro che l’uomo e la donna sono fatti in maniera diversa l’uno dall’altro. All’uomo viene chiesto di amare la propria moglie dando la vita per lei, nutrendola e curandola con tenerezza. Alla donna invece viene detto di essere sottomessa al marito e di rispettarlo.
Come mai questa differenza? Semplicemente perché i bisogni di base dell’uomo e della donna sono profondamente diversi. Un uomo reagisce in maniera diversa da una donna nelle varie situazioni. E se le diversità tra di essi vengono disattese ne nascerà immancabilmente tutta una serie di difficoltà e di tensioni. Il segreto per il successo dell’amore, della crescita, della felicità e della piena realizzazione di se stessi sta nel principio biblico che regge e produce la vita:
“Date e vi sarà dato; vi sarà versata in seno buona misura, pigiata, scossa, traboccante; perché con la misura con cui misurate, sarà rimisurato a voi” (Lc. 6:38). In tutta la Scrittura l’insegnamento è lo stesso, i principi rimangono i medesimi, per cui chi contrae matrimonio per soddisfare i propri desideri, le proprie voglie ed aspettative ma non è pronto ad imparare la via della rinunzia, del sacrificio e della donazione di sé stesso al proprio coniuge, non può aspettarsi altro che tensioni, delusioni, liti, amarezze e il naufragio del legame stesso.
Per cui nella cultura del Regno di Dio il marito padrone oppure la moglie comandante non trovano più spazio. Devono ravvedersi e accettare gli spazi demarcati da Dio stesso per vivere all’interno del matrimonio nel servizio l’uno dell’altro.
E poiché non vi è rapporto se non v’è comunicazione, Gesù ci insegna con il proprio esempio a prendere tempo, tanto tempo per comunicare. Egli comunica con il Padre attraverso la preghiera, con i discepoli ragionando con loro. Nessun rapporto di coppia può avere successo a crescere ad immagine di Dio senza che i coniugi si parlino, condividano le loro idee, i loro desideri ed i reciproci punti di vista. Tramite la comunicazione emergeranno le aree dove intervenire per benedire, servire, aiutare, sostenere e proteggere. Per cui ogni coppia dovrebbe continuare per tutta la durata della vita a trovare del tempo per comunicare “come da fidanzati”.
Abbiamo già visto più sopra che nell’ambito del matrimonio all’uomo vengono dati ordini diversi da quelli dati alla donna, il che conferma il fatto che Dio li vede e li sa diversi tra di loro.
Dio li ha creati con una struttura psicologica e con dei bisogni di base diversi perché l’uno possa servire l’altro . Paolo scriveva a Tito che le donne più anziane insegnino le “giovani ad amare i mariti, ad amare i figli, a essere sagge, caste, diligenti nei lavori domestici, buone, soggette ai loro mariti” (Tito 2:4-5). E per imparare ad amare i mariti – o viceversa le mogli – con saggezza, diligenza e bontà bisogna conoscersi, conoscere i bisogni, la diversità psicologica, le attese e le richieste di ognuno. Sono troppi i coniugi anche cristiani profondamente insoddisfatti del proprio rapporto coniugale. E questo perché non osano parlarsi, non sanno ascoltarsi, e se lo fanno finiscono spesso per bisticciarsi. Eppure è così semplice ascoltarsi e cercare di capire quali siano i desideri più segreti del nostro coniuge.
Io e mia moglie ci vediamo molto poco in quanto lavoriamo tutti e due. Per non venir meno nella comunicazione abbiamo trovato un momento della nostra giornata in cui ci “incrociamo”. Lei torna alle 14,15 mentre io esco alle 15,00 di casa. Sfruttiamo quei 45 minuti per farci un bel caffè e ci sediamo in cucina per chiacchierare, questo tutti i giorni. È il toccasana della nostra vita di coppia!
Parlando della donna virtuosa, il re Lemuel dice che suo marito non manca di nulla perché “ella gli fa del bene e non del male tutti i giorni della sua vita” (Prov. 31:12). È una donna che conosce le attese del proprio sposo e con saggezza e diligenza le soddisfa tutte una per una tanto da essere lodata al di là di ogni aspettativa: “Molte donne si sono portate valorosamente, ma tu le superi tutte!” (v. 29).
L’attuale tendenza della nostra società è quella di voler convincerci che l’uomo e la donna possano fare esattamente le stesse cose, in quanto, fatta eccezione per il fisico, sono perfettamente uguali. Ma i fatti dimostrano il contrario, sia sul piano psicologico che su quello dei bisogni. Nel sottostante riquadro si segnalano alcune tra le differenze psicologiche più evidenti; ne emerge chiaro quanto essi siano strutturalmente diversi, come pure profondamente diversi sono i bisogni fondamentali presenti nelle personalità di ciascuno.
Nel suo libro His Needs, Her Needs (Fleming H. Revell Company, Old Tappan, New Jersey) il dott. Willard F. Arley Jr., da una lunga esperienza di psichiatra e consulente matrimoniale, individua cinque bisogni di base per l’uomo ed altrettanti per la donna. La comprensione di queste diversità aiuterà e costruire un rapporto sicuro, stabile e felice. | |
Bisogni della donna: | Bisogni dell’uomo: |
1. Affetto (espressioni di gentilezza, dolcezza, sensibilità da parte del marito). | 1. Rispetto, ammirazione, apprezzamento (da parte della moglie). |
2. Dialogo (possibilità di poter parlare regolarmente con il proprio coniuge). | 2. Appagamento sessuale. |
3. Onestà e apertura (da parte del marito che non le mente e non le nasconde nulla). | 3. Compagnia (della moglie. In caso di mancanza, la cercherà negli amici!) |
4. Sicurezza economica (anche se lavora, deve sentire che lui si prende cura di lei). | 4. Una moglie attraente (che si renda tale per lui). |
5. Impegno per la famiglia (da parte del marito). | 5. Sostegno domestico (che lo “accudisca”). |
Nota: Il presente elenco riassume solo i bisogni fondamentali. |
La mancanza di rispetto delle diversità psicologiche e la pretesa di voler cambiare l’altro secondo il proprio modo di vedere diventa fin troppo sovente sorgente di tensioni enormi. Così pure la disattenzione di uno solo dei suddetti bisogni può provocare frustrazioni, sofferenze e non pochi problemi in seno ad una coppia!
È solo imparando a vivere l’amore in termini di donazione di se stessi che si riesce a rendere felice l’altro!
Ernesto D. Bretscher è cresciuto in Calabria, dove i genitori svizzeri sono tuttora missionari. Ha fondato chiese a Reggio Calabria e a Salerno e attualmente cura una comunità a Torino. Membro della squadra apostolica che fa capo a Giovanni Traettino, egli sente un peso soprattutto per l’evangelizzazione e la cura pastorale dei credenti. È sposato e padre di quattro figli.