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di Giovanni Traettino
“E Gesù, avvicinatosi, parlò loro, dicendo: «Ogni potere mi è stato dato in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate miei discepoli tutte le genti, battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutte quante le cose che vi ho comandate. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine dell’età presente»” (Matteo 28:18-20).
Nella Convocazione Nazionale “Spirito o Vita” tenutasi a Caserta nell’autunno del 1996 – di cui si riportano in questo numero alcuni degli insegnamenti più significativi – Dio ha costruito qualcosa nelle nostre vite, ma anche tra i ministeri che Egli ha portati insieme in quella occasione.
Noi crediamo che Dio opera attraverso le relazioni, e che non a caso abbiamo potuto ospitare in Italia uomini della levatura del francese Jean-Pierre Truschel e dell’argentino Jorge Himitian. Siamo rimasti sorpresi e consolati nel constatare come Dio in questi anni ci ha condotti per strade parallele.
Lo Spirito di Dio dentro di noi “geme” e “sospira”, aspettando il compimento della pienezza della redenzione. Non c’è grido di giubilo che non sia preceduto dal grido di dolore; non c’è resurrezione se non c’è prima la croce. Chi vuole partecipare alla gioia della resurrezione deve essere pronto prima a gustare la croce.
“Ciò che brama lo Spirito è vita e pace”, scrive l’apostolo Paolo (Rom. 8:6). Tutto ciò che Dio opera si può riassumere con queste due parole: vita e pace. La nuova nascita è vita, il risveglio è vita, il kerygma – l’annuncio del messaggio – è vita, il carisma è vita, la koinonia – i nuovi rapporti di famiglia creati dal Vangelo – è vita. E lo Spirito di Dio continua a muoversi e a creare la vita. Vincerà la vita, non la morte. Vita è la resurrezione e la restaurazione della Chiesa, il progetto che Dio ha preparato per il Suo popolo e per il Suo creato per la pienezza dei tempi. Lo Spirito è vita.
L’altro filone dell’opera dello Spirito è la pace. La vita è frutto della riconciliazione; la pace è frutto della riconciliazione. La riconciliazione tra Dio e me, se è autentica, non può fermarsi con me ma deve estendersi oltre: alla mia famiglia, alla mia comunità, al mondo intorno a me. Dio ci ha fatti ministri della riconciliazione e ha affidato alla Chiesa il ministero della riconciliazione.
Tutto ciò che non è riconducibile a questo concetto tradisce il Vangelo: è un altro spirito e un altro vangelo. Perché tutto ciò che bramo lo Spirito di Dio è vita e pace. Il Regno di Dio è shalom, è riconciliazione, è rapporti. Solo quando il Regno di Dio viene stabilito come pace, produce anche la gioia, espressione della giustizia e della sicurezza.
L’opera di Dio è un processo di irradiazione senza confine territoriale, che deve toccare tutta l’umanità e tutto l’universo, perché il progetto di Dio è la riconciliazione con Sé di tutte le cose, mettere tutto sotto l’unico Capo, Gesù Cristo. Se noi ascoltiamo il gemito dello Spirito, siamo sospinti – ecco la chiave della Pentecoste! – sulla frontiera della missione, dove ci aspetta lo Spirito per affrontare nuovi ostacoli. Egli ci aspetta là dove c’è una sfida, là dove c’è un pregiudizio da far cadere, là dove c’è una chiusura o una barriera di paura, di sospetto, di tradizione; perché il nostro Dio è un Dio di riconciliazione.
È questo lo Spirito della Pentecoste, ed è in questo senso che tutto il cristianesimo deve diventare “pentecostale”. Lo Spirito di Dio si muove come un fiume, e i vari movimenti di risveglio e di riforma che sorgono non sono rifondazioni della Chiesa, ma espressioni della visitazione di Dio alla Chiesa: una Chiesa addormentata che viene risvegliata.
Solo quando viviamo in questa prospettiva, attingendo la forza alla sorgente interiore dello Spirito Santo – i cui desideri vanno sempre in direzione della vita e della pace – potremo dare autentica espressione ai desideri di Dio; perché solo quello che ha origine in Dio regge alla prova del tempo. Quando siamo ripieni dello Spirito di Dio, possiamo andare con la calma sicurezza e la forza che vengono dal sapere che Dio ci accompagna, e che stiamo compiendo non l’opera nostra, ma l’opera di Dio.