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di Massimo Loda
È di questi ultimi giorni la notizia secondo la quale in alcuni municipi italiani sarà possibile registrarsi come nucleo familiare sulla sola base della convivenza, al di là del sesso di appartenenza e al di fuori di ogni schema matrimoniale tradizionale.
Senza cadere nei più banali luoghi comuni sui valori che stanno scomparendo, dobbiamo con preoccupazione registrare una crescente insofferenza verso tutto ciò che ha come implicazione l’impegno e la responsabilità. Questa società narcisista che esalta il diritto a discapito del dovere ha partorito con estrema accelerazione nella fase post-bellica generazioni di uomini e donne che possono rispecchiarsi totalmente in ciò che l’apostolo Paolo afferma a proposito degli ultimi tempi:
“Negli ultimi giorni verranno tempi difficili; perché gli uomini saranno egoisti, amanti del denaro, vanagloriosi, superbi, bestemmiatori, ribelli ai genitori, ingrati, irreligiosi, senza cuore, sleali, calunniatori, intemperanti, spietati, senza amore per il bene, traditori, temerari, orgogliosi, amanti del piacere anziché di Dio …” (2° Timoteo 3:1-4).
L’amore per se stessi, l’ingratitudine, l’incapacità di sottostare all’autorità, il rifiuto degli affetti sono i dati caratterizzanti la filosofia di vita di “questo secolo”. Il livello immediato in cui tutto ciò percettibile è nella famiglia.
Concepita da Dio come elemento base della società, intesa da Lui come “micro-chiesa” che aggregata ad altre viene a formare la più grande chiesa locale e universale, l’istituzione famiglia sta vivendo il più potente attacco che nella storia le sia mai stato sferrato.
La crisi morale che società e chiesa stanno vivendo non può prescindere da quella della famiglia che di esse è fondamento e continuità.
Introducendo nel mondo l’essere umano, Dio lo intese subito organizzato nel nucleo famigliare: “Così Dio creò l’uomo a sua immagine; lo creò a immagine di Dio; li creò maschio e femmina” (Genesi 1:27), strettamente legati da un vincolo di appartenenza reciproca: “… ossa delle mie ossa e carne della mia carne” (Genesi 2:23), chiamati a vivere un perfetto rapporto di unità pur nei differenti ruoli: “… l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e saranno una sola carne” (Genesi 2:24).
L’immagine di Dio, della quale l’uomo e la donna sono portatori, si manifeste in tutta la sua bellezza all’interno della Trinità dove il Padre creatore e provveditore (Matteo 6:31-32), il Figlio ubbidiente esecutore della volontà paterna e lo Spirito Santo consolatore nel suo ruolo quasi materno (Giovanni 14:16, Isaia 66:13) sono in assoluta armonia fra loro pur nella netta distinzione delle loro persone, ma nella perfetta unità della loro deità.
Il ritorno al modello divino, la restituzione della giustizia nei rapporti all’interno delle famiglie (Malachia 4:6) sono parte integrante del progetto divino, indipendentemente dalle variabili culturali. I modelli che Dio dà non si possono esporre ai cambiamenti di pensiero delle successive generazioni, ma al contrario, poiché sono in se stessi gli unici modelli “veri” in quanto stabiliti dal Creatore stesso, diventano la verità a cui tutti dobbiamo tendere, non lasciandoci formare la mente dal modello a questo mondo (Romani 12:2).
Anche la storia dell’universo si chiuderà con un evento fondamentale nelle economie famigliari: il matrimonio del Figlio con la Chiesa, la sua amata sposa. Beati coloro che sono invitati alle cena della nozze dell’Agnello!