SCARICA PDF di questo articolo
di Don Double
“ … a un altro, parola di conoscenza, secondo il medesimo Spirito …” (1° Cor. 12:8).
Esattamente come la “parola di sapienza” è un frammento della sapienza di Dio, così la parola di conoscenza è un frammento della Sua conoscenza, dato anch’esso in modo soprannaturale. Nel considerare la parola di conoscenza, è bene ricordarci che Dio conosce tutto. Egli è “l’Alfa e l’Omega”, il principio e la fine. Egli conosce tutto quello che c’è da conoscere. Egli sa non soltanto quello che facciamo, ma anche perché lo facciamo.
Nella vita cristiana, le motivazioni sono più importanti delle azioni. Un’azione può sembrare buona e anche biblica, ma la motivazione può essere fortemente sbagliata. La parola di conoscenza si manifesta spesso nei colloqui personali per rivelare le motivazioni e per far capire alla persona perché le cose gli vanno storte.
Per quel che mi risulta, la parola di conoscenza è il dono più spesso illustrato nella Bibbia. Ma è così raramente insegnato nella Chiesa oggi! Sentiamo molto parlare del dono delle lingue, e molti libri sono stati scritti su tale argomento. Ce ne sono anche diversi sul dono di profezia, e non pochi sul ministero della guarigione. Ma io personalmente conosco un solo libro sulla parola di conoscenza. Gli insegnamenti generali sui doni solitamente lo liquidano in poche parole. Ma se la Bibbia se ne occupa al punto da descriverlo più di ogni altro dono, non dobbiamo forse concludere che la parola di conoscenza è molto importante?
Esempi nella Bibbia
Esaminiamo nella Scrittura un episodio in cui questo dono fu usato. In 1° Re 14:1-20, leggiamo: “In quel tempo, Abija, figlio di Geroboamo, si ammalò. E Geroboamo disse a sua moglie: «Levati, ti prego, e travestiti, affinché non si conosca che tu sei moglie di Geroboamo, e va’ a Sciloh. Là c’è il profeta Ahija, il quale predisse di me che sarei stato re di questo popolo … Egli ti dirà quello che avverrà di questo fanciullo»” (vv. 1-3).
Geroboamo disse alla moglie di usare inganno, non perché ci fosse qualcosa di male nella domanda che doveva fare, ma perché sapeva di non essere nelle buone grazie del profeta e di Dio.
Nel versetto 4, notiamo che Ahija non ci vedeva più, “poiché gli s’era offuscata la vista per la vecchiaia”. Era praticamente cieco. Nel versetto 5, entra in azione la parola di conoscenza: “Or l’Eterno aveva detto ad Ahija: «Ecco, la moglie di Geroboamo sta per venire a consultarti riguardo al suo figlio, che è ammalato. Tu parlale così e così. Quando entrerà, fingerà di essere un’altra». Come dunque Ahija udì il rumore dei piedi di lei che entrava per la porta, disse: «Entra pure, moglie di Geroboamo; perché fingi di essere un’altra? Io sono incaricato di dirti delle cose dure»” (vv. 5-6).
Deve essere stato per lei un colpo tremendo! Si era presa tutta la briga di travestirsi, e suppongo che si sarà esercitata a lungo per dare alla voce un timbro diverso! Ma non ebbe nemmeno il tempo di aprire bocca. Dio l’aveva anticipata: “Entra pure, moglie di Geroboamo”!
Abbiamo bisogno di capire il grande valore della parola di conoscenza nelle nostre chiese, per tenerle pure dalla doppiezza. E dobbiamo riconoscere che Dio potrebbe servirsi del dono per tenere puri anche noi. Se la parola di conoscenza si manifestasse più spesso, credo che vedremmo la potenza di Dio più forte nelle nostre chiese, perché sarebbero chiese più sante.
Nella vita di Gesù
Questo dono operava di frequente nel ministero del Signore Gesù. Incontrando la Samaritana al pozzo di Giacobbe (Giovanni 4), egli cominciò a parlarle dell’acqua viva; e la donna arrivò infine al punto di dirgli: “Dammi di quest’acqua”. Gesù rispose: “Va’ a chiamare tuo marito”. E la donna: “Non ho marito”. Allora Gesù replicò: “Hai detto bene che non hai marito: ne hai avuti cinque, e quello che hai ora non è tuo marito”.
Vedo qui qualcosa di molto importante nell’esercizio della parola di conoscenza. È la mia convinzione che la Chiesa oggi è piena di problemi a causa del mancato uso della parola di conoscenza. C’è stato un tipo di evangelizzazione che dice: “Vieni a Gesù. Basta credere!” Ma non è questo ciò che la Bibbia insegna. Piuttosto, essa dice:. “Ravvedetevi e credete!” Se manca l’appello al ravvedimento, finiamo con quello che io chiamo “credianesimo”, il che produce un tipo di credente che è sempre pieno di problemi.
Fu Wesley a dire: “Il ravvedimento apre la porta alla nuova nascita”. Se proprio in partenza la nostra mentalità fosse aperta ai doni soprannaturali dello Spirito, il Signore si servirebbe di questi doni per mezzo di noi per produrre nella gente un ravvedimento profondo e completo.
Proprio all’inizio della vita cristiana, le persone sarebbero purificate, e l’opera della grazia penetrerebbe in loro fino in fondo, risparmiandoci ore ed ore di colloqui pastorali più tardi. Ricordiamo che il Signore Gesù disse in un’altra occasione: “Se non vi ravvedete, perirete” (Lc. 13:3).
Era proprio questo che il Signore cercava nel suo incontro con la Samaritana. Egli si servì della parola di conoscenza, diretta alla radice del suo problema, per produrre un vero ravvedimento.
Al cuore dei problemi
Ricordo un’esperienza che mi fu raccontata da un mio amico, un potente uomo di Dio che ha la manifestazione più straordinaria della parola di conoscenza che io abbia mai vista. Una sera, egli aveva predicato la Parola, e molta gente aveva chiesto il suo aiuto. Non era possibile parlare con tutti quella sera, così fece degli appuntamenti perché venissero da lui ad intervalli di mezz’ora durante tutta la mattinata successiva.
Una donna aveva l’appuntamento per le undici. Si presentò soltanto alle 11,25: il colloquio successivo era stabilito per le 11,30. Appena questa giovane entrò nella stanza, il mio amico ricevette una parola di conoscenza. “S’accomodi”, disse. Non ebbe bisogno di chiederle perché era venuta, ma disse subito: “Lei è una prostituta, e il motivo per cui è venuta in ritardo è che è appena stata con un uomo”. Con questo, la donna cadde in ginocchio implorando la misericordia di Dio, e fu meravigliosamente liberata per la Sua grazia. Una parola di conoscenza fa risparmiare un sacco di tempo!
Io credo che il nostro tempo come ministri di Dio è molto prezioso. Perdiamo tante ore cercando di arrivare in fondo ai problemi quando, se volessimo avere fede in Dio, è a nostra disposizione una conoscenza soprannaturale che ci farebbe arrivare subito al nocciolo. E questo creerebbe anche un grande senso di rispetto nei confronti della chiesa.
Timore di Dio
In Atti 5, vediamo la parola di conoscenza in azione nella chiesa primitiva. Anania e Saffira avevano venduto un terreno. Altri avevano dato volontariamente tutto ciò che possedevano; ma Anania e Saffira decisero di trattenere per sé una parte. In questo non c’era niente di male: la Bibbia ci dice di dare come abbiamo deliberato nel nostro cuore (2° Cor. 9:7). Ma essi volevano fare bella figura davanti agli altri, così Anania posò la sua offerta ai piedi degli apostoli, come se avesse dato tutto.
In Atti 5:3-4, Pietro esercita la parola di conoscenza: “Anania, perché Satana ha così riempito il tuo cuore da farti mentire allo Spirito Santo e trattenere parte del prezzo del podere? Se questo non si vendeva, non restava tuo? E una volta venduto, il ricavato non era a tua disposizione? Perché ti sei messo in cuore questa cosa? Tu non hai mentito agli uomini, ma a Dio”. Udito questo, Anania cadde a terra e spirò. La stessa cosa avvenne anche a Saffira. Questa è una disciplina soprannaturale esercitata per la parola di conoscenza. E credo che Dio sta restaurando questo nella chiesa.
Mi piace quello che è scritto al v.11: “Un gran timore si diffuse in tutta la chiesa e in tutti quelli che udivano queste cose”. Io prego che un gran timore si diffonda nella chiesa in questi giorni in cui viviamo: il timore di Dio.
E non credo che sia possibile avere il timore di Dio senza la manifestazione del soprannaturale. Senza l’elemento soprannaturale, viviamo sul piano naturale con una coscienza naturale che è priva del timore di Dio.
In un recente convegno, Dio diede una parola di conoscenza nel senso che un certo uomo d’affari là presente era rimasto coinvolto, contro la sua volontà, in una transazione che era diventata disonesta, e che ora non riusciva a trovare una via d’uscita e stava vivendo nella condanna. Dio gli diceva che, se egli avesse manifestata la sua disponibilità, gli avrebbe fatto vedere una soluzione. Il Signore è buono, vero? Questa è una dimostrazione di quanto Egli ci ama.
È successo molte volte che, per mancanza di una manifestazione soprannaturale, qualcuno è andato avanti per anni appesantito da un senso di condanna. È una crudeltà! Dio non vuole una chiesa che vive sotto il peso della condanna. “Non c’è dunque più nessuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù” (Rom. 8:11). E credo che uno degli scopi della parola di conoscenza è quello di tenere la chiesa libera dalla condanna.
Un’altra volta è successo che c’era nell’incontro un agricoltore che stava per dichiarare fallimento. Noi non conoscevamo quest’uomo, ma Dio rivelò questi fatti attraverso la parola di conoscenza, dicendo anche che, se si fosse fatto conoscere, Dio gli avrebbe comunicato la soluzione dei suoi problemi. Fu una soluzione molto semplice! Il Signore gli disse che non aveva pagato le decime. La Bibbia dice che se noi versiamo la decima, il Signore “minaccerà l’insetto divoratore” per noi (Mal. 3:11). Dio disse che avrebbe perdonato quell’agricoltore se avesse cominciato subito a versare le decime. Sì, Egli s’interessa anche ai nostri affari e alla vita economica.
Per creare fede
Questo dono serve anche per suscitare la fede nel cuore delle persone perché siano guarite. Dio rivela che ci sono in un incontro persone con determinate afflizioni. Quando Egli rivela questi fatti, è come una parola di fede per loro: essi rispondono, ed Egli li guarisce.
Ricordo una volta che stavo nell’Africa orientale. Ero sdraiato sul mio letto un giorno e mi preparavo per l’incontro di quella sera, quando Dio mi comunicò che qualcuno sarebbe stato guarito quella sera di un forte dolore nella schiena. Più tardi, andavo all’incontro a piedi con una signora missionaria che era infermiera professionale. Non avevo mai usato il dono della parola di conoscenza prima di allora nell’Africa orientale, e siccome il messaggio doveva essere tradotto in Swahili, le raccontai quello che Dio mi aveva detto, chiedendo se ci sarebbero state difficoltà nel tradurlo.
Mi guardò dritto negli occhi e domandò: “Don, pensi che per caso potrebbe trattarsi di me?” Spiegò poi che, quando aveva partorito il primo figlio, si era fatta male alla schiena, e da allora era stata sempre nel dolore. Tutte le volte che doveva lavorare più del normale, i dolori diventavano fortissimi, e gli analgesici non le facevano più nessun effetto. Così, proprio lì in mezzo alla strada che portava verso la chiesa, ci fermammo mentre pregai per lei; e il Signore la guarì all’istante, restituendole una salute perfetta. Com’è stupendo quando Dio dà una parola di conoscenza in questa maniera!
Come funziona?
In che modo dunque funziona il dono della parola di conoscenza? Il più delle volte, la conoscenza semplicemente “viene”. Se hai esercitato il dono di profezia, potrai capire questo, dal momento che viene in maniera molto simile.
È estremamente importante, s’intende, che siamo “nella fede”. È utile imparare questa lezione basilare, che si applica in ogni sfera del nostro rapporto con Dio. Nel ministero, Dio può parlare soltanto a chi è nell’atteggiamento della fede. Se sei nell’incredulità, è chiaro che Dio non ti può parlare, perché dubiterai se è veramente Dio che ti parla.
Qualcuno si chiederà: “Sono io, o è il Signore? È il Signore, o sono io?” Un altro domanda: “È il Signore, oppure il diavolo?” L’incredulità produce sempre confusione. Dobbiamo arrivare ad una posizione di fede. Una volta che ci siamo arrivati, crediamo che tutto quello che ci viene, viene da Dio.
Prima di andare a un incontro, preparo sempre il mio cuore facendo certe cose. Prima, chiedo a Dio di purificarmi di nuovo per il prezioso sangue di Gesù: così sono santificato nel corpo, nell’anima e nello spirito. Allora sono perfettamente puro e posso presentarmi senza timore davanti al trono di Dio.
Poi, chiedo al Signore di riempirmi, o ungermi, di nuovo di Spirito Santo. Dopo di questo, mi consacro deliberatamente alla sfera dello Spirito Santo. Infine, prendo l’autorità che Dio mi ha dato e lego ogni potere del diavolo. Così, vado all’incontro credendo nelle cose che ho pregato, e credendo che solo Dio mi può parlare. Tutto ciò che mi viene, lo prendo per fede come proveniente da Dio.
Se per caso (e dico “se”!) scivolo a qualche punto e cado dalla posizione della fede, subito me ne rendo conto. Non è difficile saperlo: la mia pace rimane turbata. La Bibbia mi dice: “La pace di Cristo … regni [faccia da arbitro, dia l’ultima parola] nei vostri cuori” (Col. 3:15). Perciò, mi trovo in un luogo di sicurezza assoluta.
Io credo che Dio ci ama al punto da desiderare che siamo nello Spirito e nella posizione della fede, e che siamo usati per esercitare i doni, ancora più di noi. Non ci sono dunque problemi da parte di Dio.
E, se io desidero essere nello spirito e in una posizione di fede, e desidero che Dio si serva di me più di qualsiasi altra cosa, non ci sono problemi da parte mia. Se sono disposto a credere questo, allora nulla mi può fermare, a patto che io sia pronto a “rischiare” nella fede.
Discernimento
Un altro modo in cui sembra che operi la parola di conoscenza è tramite quello che chiamiamo “vedere nel nostro spirito”. La Bibbia usa l’espressione “capire” o “conoscere nello spirito” (vedi Marco 2:8). In Atti 14:9-10, leggiamo di un certo zoppo: “Egli udì parlare Paolo, il quale, fissati gli occhi su di lui, e vedendo che aveva fede per essere guarito, disse ad alta voce: «Alzati» …”. Paolo percepì nel suo spirito: vide che l’uomo aveva fede per essere risanato.
Puoi vedere molte cose nel tuo spirito. Infatti, per quel che riguarda la sfera spirituale, è più importante vedere nel tuo spirito che non vedere con gli occhi naturali.
Per esempio, ti puoi trovare davanti una persona che ti chiede di pregare per la sua guarigione. Dio ti fa vedere una forma umana, e vedi nel torace una macchiolina nera. Questo significa che ha qualche problema nei polmoni.
Ricordo una volta in cui vidi nel mio spirito l’immagine di una gamba legata con una catena. La catena era fissata al muro, e la gamba la tirava continuamente, cercando di liberarsi. Non appena descrissi quello che vedevo, una dottoressa nella riunione esclamò: “Sono io, sono io!” Per molti anni era stata membro di una setta esclusivista, e nonostante fosse stata battezzata nello Spirito Santo, non riusciva ancora a liberarsi. Quel giorno pregammo per lei e Dio spezzò le sue catene.
Guarigioni
C’è un altro modo in cui la parola di conoscenza opera nei casi di malattia. Mentre ti trovi in un incontro, improvvisamente senti un dolore in qualche parte del corpo. Questo non è perché stai male, ma Dio ti fa capire con questo che c’è qualcuno presente con un simile dolore che Egli vuole guarire. Per esempio, avverti un dolore nel ginocchio. Allora dici semplicemente: “C’è qualcuno qui presente che ha un dolore nel ginocchio che Dio desidera guarire”. La persona risponde, preghi per essa, e la guarigione avviene.
In un nostro incontro sotto la tenda, Dio mi fece capire che qualcuno aveva dei dolori allo stomaco: aveva provato le risorse della medicina, ma i medici non erano stati capaci di individuare la causa del problema. Quando annunciai questo, con stupore vidi avvicinarsi il medico del paese. Egli mi disse di essere stato visitato all’ospedale, dove avevano eseguito degli esami interni, ma non erano riusciti a fare una diagnosi. Pregammo per lui, e istantaneamente il Signore lo guarì. La sua testimonianza scritta è conservata nel nostro archivio.
È scritto del Signore Gesù che Egli può “simpatizzare con noi nelle nostre debolezze” (Ebr. 4:15). Se è così, allora gli è molto facile impartirci quello che Egli sente, perché anche noi lo avvertiamo nel nostro corpo. Ma non lo devi accettare come una malattia tua! Non è per te, ma è un segnale, dato perché tu dia la soluzione ai bisogni degli altri.
Una parola finale. È necessario stare in guardia contro i doni falsi. Non dico questo per suscitare un timore sbagliato: ricordiamo che, per ogni contraffazione, ci deve essere l’articolo genuino. Il Diavolo è sempre indaffarato ad imitare le cose che fa Dio. La Bibbia dice che “Satana si traveste da angelo di luce” (2° Cor. 10:14). Egli si avvicina sempre quanto più possibile alla verità per ingannarci, ma ci sarà sempre un difetto da qualche parte.
C’è una forma di occultismo, oggi molto di moda, chiamata “percezione extrasensoria” o “ESP”. Questa manifestazione si rivela spesse volte esatta, e perciò molta gente ne rimane ingannata. Io non mi impressiono affatto per qualcuno che sa rivelare le cose con esattezza con mezzi soprannaturali.
In Atti capitolo 16, la ragazza che aveva uno spirito indovino diceva il vero quando gridava: “Questi uomini sono servi del Dio altissimo …” (v.17). Ma Paolo e Sila non le si rivolsero dicendo “Alleluia!”; piuttosto, si rivolsero allo spirito, dicendo: “Io ti ordino, nel nome di Gesù Cristo, che tu esca da costei”. Nonostante la ragazza dicesse cose vere, aveva bisogno di essere liberata per la potenza di Dio.
In Giovanni 1:47-49, emerge un principio importante. “Gesù vide Natanaele che gli veniva incontro e disse di lui: «Ecco un vero Israelita in cui non c’è frode». Natanaele gli disse: «Da che cosa mi conosci?» Gesù gli rispose: «Prima che Filippo ti chiamasse, quando eri sotto il fico, io ti ho visto». Natanaele gli rispose: «Maestro, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il Re d’Israele»”.
Il Signore si servì della parola di conoscenza per dire a Natanaele di averlo visto sotto il fico, primo ancora che Filippo lo chiamasse. Natanaele rispose immediatamente: “Maestro, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il Re d’Israele”. In altre parole, la parola di conoscenza era centrata sul Signore Gesù e Lo glorificava.
Voglio sempre avvertire alla fine di un incontro che gli intervenuti stanno parlando di Gesù mentre se ne vanno a casa. Se invece parlano di Don Double, sono fortemente preoccupato.
State in guardia contro ogni cosa che glorifica l’uomo che lo manifesta, facendolo sembrare qualcuno d’importante! La Bibbia dice con grande chiarezza che il compito dello Spirito Santo è quello di glorificare Gesù Cristo.
Se vedi manifestarsi dei doni soprannaturali e ti viene spontaneo dire: “Gloria a Dio! Gesù, sei meraviglioso!”, allora sai che tutto va bene. Ma se la tua reazione è: “Che persona straordinaria! È incredibile! Che dono meraviglioso che ha!”, allora sta’ in guardia.
Gli autentici doni dello Spirito Santo metteranno sempre in primo piano il Signore Gesù Cristo, e glorificheranno Lui.