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di Don Double
“… a un altro, potenza di operare miracoli …” (1° Cor. 12:10).
I miracoli non sono certamente limitati al campo delle guarigioni. Il raggio d’azione di questo dono è molto più vasto. Certo, quando vengono create ex novo delle parti del corpo umano che mancavano, questo è un miracolo. In Giappone, non molto tempo fa, abbiamo conosciuto un giovane cui mancava il timpano di un orecchio sin dall’età di sei anni. Dio gliene diede uno nuovo, restituendogli l’udito. Questo fu un miracolo.
C’è anche una cantante cristiana che svolge un ministero internazionale, che è nata cieca, senza pupille negli occhi. Ma Dio le sta restituendo gradualmente le pupille: si può vedere che stanno crescendo. Presto questa giovane potrà vedere perfettamente; e anche questo è un miracolo.
Un buon esempio biblico della distinzione tra una guarigione e un miracolo si trova nel racconto dei dieci lebbrosi in Luca 17:19. Tutti e dieci furono mondati, cioè guariti della lebbra. Ma quello che tornò indietro fu “salvato”, cioè risanato completamente.
La lebbra, infatti, corrode le estremità. Io personalmente ho visto dei lebbrosi guariti dalle cure mediche. Non hanno più traccia di lebbra; ma le dita delle mani e dei piedi sono monche, mancano pezzi degli orecchi. Ciò nonostante, non c’è dubbio che siano guariti.
Nel racconto dei dieci lebbrosi, uno solo fu risanato. Io credo che questo significa che gli sono ricresciute le dita! Ecco la differenza tra “essere mondati” e “essere sanati”. Nove dei lebbrosi ricevettero la guarigione, ma uno solo ricevette un miracolo.
Morti risuscitati
Un altro caso notevole di un miracolo è quando un morto ritorna in vita. Gesù manifestò questa potenza nel suo ministero con la resurrezione di Lazzaro (Giov. 11) e della figlia di Jairo (Luca 8).
Anche Pietro utilizzò questo dono dei miracoli in Atti 9:36-42, quando gli fu detto che Tabita, donna che “faceva molte opere buone ed elemosine”, si era ammalata ed era morta. Pietro andò di fretta al suo capezzale, dove i suoi parenti e amici facevano cordoglio e piangevano. La Bibbia racconta: “Pietro, fatti uscire tutti, si mise in ginocchio e pregò; e, voltatosi verso il corpo, disse: Tabita, alzati”. E si alzò! Quando Pietro la presentò vivente ai suoi parenti e amici, molta gente della città credette nel Signore a motivo di questo miracolo. I miracoli dovrebbero sempre attirare la gente a Gesù Cristo.
Anche Paolo fece l’esperienza di risuscitare un morto in Atti 20:7-12. Un giovane discepolo di nome Eutico si addormentò mentre Paolo predicava una sera tardi, e cadde da una finestra del terzo piano. Fu raccolto senza vita; ma Paolo scese di corsa, lo abbracciò e “il giovane fu ricondotto vivo”. Questo fu un miracolo! In Atti 8:6, leggiamo che anche Filippo fu usato per operare miracoli.
Fede operante
Al di fuori del ministero delle guarigioni, un esempio straordinario di un miracolo fu la moltiplicazione di cinque pani e due pesci per sfamare cinquemila persone (Matt. 14:16-20). Viene in mente anche un caso moderno.
Quando ero da poco convertito, ci fu una cara sorella che mi prese a cuore e pregava per me. Questo è un modo molto biblico di trattare i nuovi convertiti! Era una vecchietta che viveva con pochissimo, ma sin dal giorno della sua conversione, aveva imparato a confidare in Dio per ogni cosa, e la sua fede mi fu di grande ispirazione.
Ricordo di essere andato un giorno a casa sua. Era appena tornata dopo aver testimoniato ad alcune persone del Signore, e le fu consegnato un pacco spedito da uno dei grandi magazzini in città.
Sul pacco c’erano scritte queste semplici parole: “Dal Signore Gesù Cristo”. Dentro c’era un cappotto nuovo di zecca: proprio ciò che essa stava chiedendo a Dio. Le dissi: “Non lo vuoi provare per vedere se la misura è giusta?” Con uno sguardo di rimprovero, mi rispose: “Don, non ce n’è bisogno: il Signore conosce la mia taglia!”
Ora, questa stessa sorella era fortemente convinta che non era giusto lavorare o fare la spesa di domenica. Viveva da sola, e una domenica una macchina carica di gente si presentò a casa sua all’ora di cena. Non aveva altro in casa che un tozzo di pane e un po’ di burro. Come fare?
Subito pregò: “Signore, è domenica e io non vado al negozio a comprare qualcosa”. Poi impose le mani su quel pezzo di pane e proseguì: “Signore, voglio che tu moltiplichi questo pane, come hai fatto ai pani e ai pesci in Galilea”.
Poi, per fede, cominciò a tagliare fette di pane e ad imburrarle, e ne riempì un grande piatto. Quando aveva finito, il pezzo di pane era sempre della stessa grandezza di prima! Ecco il dono di operare miracoli. Se Dio non fosse capace di fare questo, non sarebbe Dio!
Altri buoni esempi di miracoli che non sono guarigioni sarebbero quei miracoli che Dio fece per mezzo di Mosè prima che il Faraone si decidesse a lasciar andare gli Ebrei (Esodo 7–11) e, naturalmente, la divisione del Mar Rosso perché potessero passare camminando sull’asciutto.
Nel Nuovo Testamento, c’è il caso del Signore che manda Pietro a prendere la moneta dalla bocca di un pesce (Matt. 17:24-27). Non è certo normale che i pesci vadano in giro con delle monete in bocca! Ma il Signore mandò Pietro, ecco il pesce ed ecco la moneta, e l’imposta fu pagata.
Si possono trovare numerosi altri miracoli che non siano di guarigione nelle pagine sia dell’Antico che del Nuovo Testamento. E il Signore ha operato miracoli dopo miracoli anche per noi nel ministero della “Crociata Buona Novella”. Egli è “lo stesso ieri, oggi e in eterno” (Ebr. 13:8).
IL DONO DELLA PROFEZIA
1. Il suo scopo
“… a un altro, profezia …” (1° Cor. 12:10).
La profezia è un dono meraviglioso. Significa che è Dio stesso a parlare, attraverso uno strumento umano. Dobbiamo riconoscere questo, e onorare il dono di profezia come qualcosa di molto prezioso. Troppo spesso viene data una profezia nel corso di una riunione, e poi andiamo a casa e non ne facciamo niente. Ma è stato Dio a parlarci!
Io credo che più rispettiamo la profezia, più agiamo sulla base di ciò che Dio ci dice, più questo dono diventerà profondo nella chiesa. Uno dei fattori più importanti per lo sviluppo del dono della profezia è che gli diamo il suo giusto valore.
Ora, non bisogna confondere il dono della profezia col ministero del profeta, elencato in Efesini 4:11 insieme con gli altri doni ministeriali del Signore asceso: apostoli, profeti, evangelisti, pastori e dottori. Il dono della profezia è diverso da questo: infatti, tutti i membri del Corpo di Cristo possono profetizzare, ma questo non significa che tutti abbiano il ministero del profeta. Il ministero del profeta può guidare le nostre decisioni e rivelare avvenimenti futuri. Ma il dono di profezia non ci dirà mai cosa dobbiamo fare, anche se può, secondo me, confermare in qualche modo la guida già ricevuta.
1° Corinzi 14:3 ci dice chiaramente per quale scopo il dono di profezia viene dato: “Chi profetizza … parla agli uomini un linguaggio di edificazione, di esortazione e di consolazione”.
Ora, qualunque cosa facciamo nella sfera dello Spirito deve svolgersi secondo la Parola di Dio. Non importa quali scuse si fanno per superare quel confine: Dio non parla mai al di fuori di quello che la Bibbia può confermare. E io credo che il dono di profezia non opererà mai al di fuori di questi tre scopi elencati nella Parola scritta di Dio: edificazione, esortazione e consolazione.
Edificazione
Troviamo spesso la parola “edificazione” nelle lettere di Paolo alle chiese. La parola greca così tradotta significa letteralmente “costruire” o “fortificare”. La chiesa ha grandemente bisogno di edificazione, perciò ha grande bisogno del dono di profezia! Quando vedremo quali debbano essere i risultati dei doni e quanto ce n’è bisogno, essi saranno fortemente stimolati in noi.
La profezia serve dunque per edificare, costruire, sviluppare: non va in giro a buttare giù le persone, a farle a pezzi o a ridurle in schiavitù e sotto condanna. Anzi, è vero proprio il contrario: la profezia divina libera la gente da queste cose! Essa serve per edificare, migliorare, incoraggiare; per dirci quanto Dio ha provveduto per noi e darci una visione di quello che Egli ha da darci.
Esortazione
Esortare significa “incitare con parole o consigli, incoraggiare, ammonire o avvertire”. Può comprendere un rimprovero, è vero, ma non si tratta di un rimprovero freddo, arido e insensibile. L’esortazione fa vedere che cosa non va e poi ne dà la soluzione. Alleluia! Fu usato in questo modo una volta nella mia vita.
Alcuni anni fa, divenni preda di un certo peccato, e nonostante tutti i miei sforzi, non riuscivo a vincerlo. Così sprofondai nel vecchio cerchio vizioso: peccavo, mi pentivo, poi tornavo a farlo di nuovo. Questo andò avanti per settimane intere, e sapevo che il Signore non ne era contento.
Un giorno, entrai in una riunione e mi sedetti in ultima fila. Nessuno sapeva della mia presenza, dal momento che mi trovavo in un’altra città, dove nessuno mi conosceva né sapeva della mia condizione. Non ero lì da molti minuti quando una sorella si alzò e cominciò a profetizzare. La sua profezia suonò più o meno così:
“Tu giri sempre intorno allo stesso punto. Non fai altro che girare e girare, e ritornare sempre al punto di partenza. Tu pecchi e ti penti, pecchi e ti penti. Stai girando attorno ai piedi di una montagna. Ecco perché ritorni sempre allo stesso punto”.
Poi, dopo il rimprovero, venne la chiave per la mia liberazione:
“Devi girarti e guardare verso la montagna. Vieni a Me con il tuo problema, e io ti alzerò e ti metterò in cima alla montagna”.
In quel momento, feci proprio così, e Dio mi venne incontro, alleluia!
La Parola non ci dice forse che, quando profetizziamo, i segreti dei cuori sono svelati (1° Cor. 14:24-25)? Ma – lasciatemelo ripetere – non è per condannarci. Gesù non è venuto nel mondo per condannare, ma perché il mondo fosse salvato per mezzo di Lui (Giov. 3:17).
Quando qualcuno mi dice: “Il Signore mi ha rivelato così e così nei riguardi di tale persona”, ne prendo nota: so di dovere stare in guardia, perché quel credente non si sta muovendo veramente nello Spirito. C’è una deformazione, qualcosa che non va. Dio rivela le cose attraverso la profezia e gli altri doni solo per dare la soluzione, per soddisfare un bisogno.
Consolazione
Quanto il Corpo di Cristo ha bisogno di essere consolato! La comprensione umana è un povero surrogato per la consolazione che viene da Dio. Non sarebbe meraviglioso se, ogni volta che ci incontriamo, prima l’uno, poi l’altro profetizzasse? La parola penetrerebbe profondamente nei cuori delle persone e le consolerebbe. È così facile in questo mondo scoraggiarsi. Non che io voglia scusare il fatto di scoraggiarsi, di essere depressi e sconfitti: Gesù ha provveduto una perfetta vittoria, così lo scoraggiamento non è necessario. Ma questo non cambia il fatto che avviene.
Non mi è ancora successo di trovarmi con una compagnia del popolo di Dio per ministrare, senza trovare qualcuno che avesse bisogno di consolazione. Io credo che se il dono di profezia operasse in maniera corretta, efficiente e sufficiente, non sarebbe necessario far stare la gente in fila per ricevere consiglio e aiuto quando passano i ministri di Dio itineranti, convegno dopo convegno e riunione dopo riunione. Il dono di profezia nella loro chiesa locale avrebbe soddisfatto quei bisogni non appena i credenti cominciassero a sentirsi giù. La parola del Signore sarebbe venuta, avrebbe svelato i segreti dei cuori, e li avrebbe consolati e rialzati.
C’è stata un’occasione nella mia vita quando questo dono mi è stato di grandissimo sollievo. C’era qualcosa che il diavolo usava sempre per condannarmi, qualcosa dal mio passato di anni fa che egli continuamente disseppelliva, e specialmente se eravamo nel mezzo di una battaglia spirituale: proprio allora, il nemico trovava sempre qualcuno da usare per flagellarmi, qualcuno che mi scrivesse una lettera, o che mi telefonasse, o che mi venisse a dire: “Sai che cosa il tal de’ tali ha detto di te?”
In quei tempi, c’era un solo modo in cui riuscivo ad ottenere un po’ di consolazione. Andavo nella mia camera, mi mettevo in ginocchio con la mia Bibbia e investigavo le Scritture. E le Scritture cominciavano a consolarmi. In quel giorno particolare, alcuni anni fa, ero stato sottoposto al solito bombardamento, e mi sentivo sprofondare sempre di più. Mi ritirai nella mia camera, mi buttai in ginocchio e cominciai ad investigare le Scritture. Mentre facevo questo, qualcuno entrò nella casa. Avevo visto quel fratello solo una volta prima d’allora, ed egli non sapeva niente della mia situazione.
Mi mandarono a chiamare dalla mia stanza, e cominciammo a godere un po’ di comunione insieme. Avevamo appena iniziato, quando il mio ospite disse: “Vogliamo pregare un po’?”. E non appena cominciammo a pregare, questo caro fratello mi si avvicinò, mi impose le mani e cominciò a profetizzare. Ecco le sue parole:
“Non andare più nella tua stanza per metterti in ginocchio e investigare le Scritture su questo punto, perché Io ti ho perdonato. Tutto il tuo passato è sotto il Mio prezioso sangue. Tu sei perdonato. Tu sei mio figlio. Tu sei mio servo”.
Come potete immaginare, il diavolo non poteva più nemmeno provare a condannarmi su quel punto! Quella parola portò al mio cuore una consolazione permanente.
Quale gioia essere usati in questo ministero della profezia! Ci sono tante critiche, tante insinuazioni, tanta opera distruttiva nelle nostre chiese. Che bellezza essere usati per portare un messaggio di consolazione al popolo di Dio!
(L’insegnamento sul dono di profezia sarà completato nel prossimo numero – N.d.R.)
L’evangelista Don Double è responsabile della “Good News Crusade” con sede in Cornovaglia, Inghilterra. Il suo ministero si svolge non solo nel Regno Unito, ma anche in parecchie altre nazioni, fra le quali Cile, Danimarca, Uganda, Ungheria e Zimbabwe.