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di Don Double
Perché un albero possa crescere e portare frutto, bisogna che sia prima piantato un seme. Il più grande e più fruttuoso melo nel frutteto è stato una volta un minuscolo seme, che è stato piantato, coltivato e nutrito fino a portare il suo frutto.
Così è per tutti noi che siamo chiamati a portare il frutto dello Spirito Santo nella nostra vita. Quando lo Spirito Santo viene a dimorare in noi, viene piantato nel nostro spirito un seme, dal quale deriva tutta la crescita successiva.
Come ho già detto in precedenza, il frutto dello Spirito è il carattere di Gesù Cristo, cioè la natura di Dio stesso. Nel Suo ministero terreno, Gesù manifestava in grande abbondanza il frutto dello Spirito: “amore, gioia, pace, pazienza (sopportazione), bontà (benevolenza), fedeltà, dolcezza (mitezza, umiltà), autocontrollo …” (Gal. 5:22-23). Queste caratteristiche furono evidenti nel modo in cui Gesù trattava coloro che gli stavano intorno, dalla donna colta in adulterio ai bambini nella folla che volevano semplicemente avvicinarsi a Lui.
E ora che Gesù è ritornato dal Padre, Egli ha mandato lo Spirito Santo per impartirci il frutto dello Spirito perché anche noi possiamo sviluppare il carattere di Cristo. Dio lo Spirito Santo possiede le stesse caratteristiche, la stessa natura di Gesù. Perciò, se lo Spirito Santo vive in noi, abbiamo nella nostra vita il seme del frutto dello Spirito e il potenziale perché cresca abbondantemente e sia di benedizione a tutti coloro che sono intorno a noi.
Questa sorgente divina è certamente la prima condizione per portare frutto. Ma il seme deve essere coltivato, potato e nutrito perché possa crescere e diventare un fruttuoso albero nel Regno di Dio.
In questa e nelle successive puntate, esamineremo man mano le caratteristiche di ciascuno degli elementi che compongono il frutto dello Spirito. Un modo in cui possiamo coltivare e nutrire questo frutto nella nostra vita è quello di ricevere l’incoraggiamento e l’ammonizione degli apostoli e dei profeti in materia. Abbiamo infatti le preziose ed entusiasmanti promesse di Dio, che sono un fertile terreno in cui coltivare e far crescere il carattere di Gesù Cristo nella nostra vita.
Amore verso Dio
L’amore è qualcosa di vitale. In questi giorni Dio sta parlando molto chiaro al suo popolo su questo argomento, e abbiamo bisogno di un chiaro insegnamento e di una chiara comprensione al riguardo.
Credo che dobbiamo ancora capire la differenza che c’è tra il parlare di amore e il praticarlo. Il nocciolo di quello che Dio sta dicendo è appunto la necessità di amare praticamente. Non basta avere una dottrina dell’amore, bisogna manifestarlo con i fatti.
Gesù disse: “Se voi mi amate, osserverete i miei comandamenti” (Giov. 14:15). In altre parole: “Se mi amate, dimostratelo col vostro modo di agire”. Un conto è parlare, un altro è agire.
Una delle prime cose che si notano in due persone che si amano è che cercano di piacere l’uno all’altra, cercano di soddisfare la persona amata. Mi chiedo quanti di noi hanno dato piacere a Dio con il nostro modo di amarLo. Il Signore Gesù ha fatto in modo da dimostrarci quanto amava il Padre. Parlando di Lui, Gesù disse: “… faccio sempre le cose che gli piacciono” (Giov. 8:29). La Bibbia ci dice anche che Gesù, mentre era qui sulla terra, non fece nulla senza aver prima ricevuto le istruzioni dal Padre. Ogni cosa che il Padre gli chiedeva di fare, egli lo faceva. Da questo sappiamo che Lo amava: dal fatto che con le Sue azioni Egli piaceva al Padre.
Tre direzioni
Ci sono tre aree nelle quali questo frutto dello Spirito, l’amore, deve essere coltivato. In primo luogo il nostro amore deve essere diretto verso Dio; in secondo luogo, verso i nostri fratelli; in terzo luogo, verso i perduti.
La Bibbia ci dice molto chiaramente come dobbiamo amare il Signore. “Ascolta, Israele: il Signore, nostro Dio, è l’unico Signore: ama dunque il tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta l’anima tua, con tutta la mente tua e con tutta la forza tua …” (Mc. 12:29-30). Ecco il modo di amare Dio. Prendiamo a cuore queste parole!
Noi amiamo il Signore in questo modo? Se la risposta è affermativa, allora Lo amiamo quanto più è possibile, perché non ne è esclusa nessuna parte di noi. “Il cuore, l’anima, la mente e la forza” comprendono tutto il nostro essere. Ecco il modo in cui Dio vuole essere amato: con ogni parte del nostro essere.
Con il cuore
“Ama dunque il tuo Dio con tutto il tuo cuore …”. Il cuore sembra avere uno stretto legame con l’amore. Quando due giovani si innamorano, dicono di amarsi con tutto il cuore, il quale rappresenta il centro del loro essere.
Non si può vivere se il cuore non batte. Se un giorno morirai d’infarto, sul certificato di morte scriveranno: “Collasso cardio-circolatorio”. Il cuore è infatti essenziale alla vita fisica. Allo stesso modo, spiritualmente parlando, Dio vuole che Lo amiamo con la parte più vitale del nostro essere: con tutto il cuore.
Con l’anima
“Ama dunque il tuo Dio … con tutta l’anima tua …” L’anima comprende la volontà e le emozioni. Tu ami il Signore con tutta la tua volontà? È qui che molta gente ha problemi. Le persone ostinate ed egocentriche hanno continuamente difficoltà in questo campo. Dobbiamo invece morire a noi stessi in quelle aree della vita in cui vogliamo seguire i nostri propri desideri e fare la nostra volontà.
È questo che ha fatto Gesù. Egli non è stato tenero con se stesso. Pregando nel giardino del Getsemani, egli gridò al Padre: “Non la mia, ma la tua volontà sia fatta”. Ma prima di questo, aveva detto: “Se è possibile, passi oltre da me questo calice”. In effetti, Gesù diceva: “Padre, io non voglio andare sulla croce se non è necessario; ma se è la tua volontà per me, io ti amo tanto che voglio che la tua volontà diventi anche la mia”. Tu ami Dio in questo modo?
Poi, dobbiamo amare il Signore con le nostre emozioni.
Chiediamoci: “Chi ha creato le nostre emozioni?” Forse noi stessi? Forse nostro padre o nostra madre? No, è stato Dio a crearle. Egli le ha messe dentro di noi con uno scopo: non certo perché andassimo al night per soddisfarle con divertimenti sfrenati, ma perché fossero appagate in Lui.
Molte persone hanno problemi nella vita emotiva perché hanno paura di lasciarsi andare a esprimere le loro emozioni davanti al Signore.
Che cosa stava facendo la donna del capitolo 7 di Luca, quando venne da Gesù, ruppe la boccetta di alabastro e gli versò il prezioso unguento sui piedi, li lavò con le sue lacrime e li asciugò con i propri capelli? Stava “spargendo” le sue emozioni sul Signore Gesù Cristo. E cosa disse il Signore? “I suoi molti peccati le sono perdonati, perché ha molto amato; ma colui a cui poco è perdonato, poco ama” (Luca 7:47).
Anch’io amo molto il Signore perché molto mi è stato perdonato. Ciò significa che voglio esprimere le mie emozioni nell’amare il Salvatore, perché Egli ne è degno.
Alcuni pensano che amare molto il Signore perché molto ci è stato perdonato significhi che i peggiori peccatori, quando sono salvati, amano il Signore più degli altri. Non sono d’accordo con questa interpretazione. Il più piccolo dei peccati è grande abbastanza per mandare una persona all’inferno, e quello che noi possiamo considerare un piccolo peccato sarebbe bastato a far crocifiggere Gesù.
Chi ha avuto una rivelazione dell’immensità del peccato, comprende la grandezza della salvezza di Cristo: sapendo quanto gli è stato perdonato, ama molto Gesù. Quando ti rendi conto di ciò che Gesù ha fatto per te, lo amerai molto e darai espressione alla tua emozione davanti a Lui.
No al sentimentalismo
Non fraintendetemi, non sto sostenendo la causa del sentimentalismo. Non ne voglio sapere di tecniche artificiali per suscitare uno stato emotivo. La Scrittura dice che Elia, quando offrì il suo sacrificio sul Monte Carmel, non vi accese il fuoco sotto, ma piuttosto invocò Dio perché scendesse il fuoco dal cielo. Così è anche per noi: quando rispondiamo a Dio con la fede, il fuoco celeste scende su di noi e le nostre emozioni si liberano per esprimerGli il nostro amore.
In quali modi possiamo liberare le nostre emozioni verso il Signore? La Bibbia ne parla chiaramente. Possiamo cantare al Signore, battere le mani e acclamarLo gioiosamente, sia con la nostra bocca che con strumenti musicali: “Acclamate l’Eterno, abitanti di tutta la terra, date in canti di gioia e di lode, salmeggiate … con trombe e al suono del corno acclamate il re, l’Eterno” (Sal. 98:4-6); e “Battete le mani, o popoli tutti; acclamate Dio con grida di gioia” (Sal. 47:1). Possiamo anche manifestare le nostre emozioni a Dio danzando, come fece il re Davide (2° Sam. 6:16), il quale, ci dice la Bibbia, era un uomo secondo il cuore di Dio (Atti 13:22).
Credo che ci sono momenti in cui Dio si emoziona esattamente come noi. Le Scritture affermano che un giorno Dio ha riso nei cieli (Sal. 2:4). Alleluia!
Esprimiamo dunque a Dio tutto il nostro amore. Dobbiamo amarLo con tutto il nostro cuore e con tutta la nostra anima.
Con la mente
Il brano prosegue: “Ama dunque il tuo Dio … con tutta la mente …” Dobbiamo dunque amare il Signore anche con la mente. Quante volte abbiamo problemi con i nostri pensieri! Non c’è da meravigliarsi che Paolo, scrivendo ai Filippesi, dica: “Tutte le cose vere … onorevoli … giuste … pure … amabili … di buona fama, quelle in cui è qualche virtù e qualche lode, siano oggetto dei vostri pensieri” (Fil. 4:8).
Fa’ in modo che i tuoi pensieri siano riempiti dell’amore di Dio. Se l’amore di Dio riempie la tua mente, ti ritroverai ad avere dei pensieri amorevoli in ogni momento.
Dobbiamo anche amare Dio con il nostro “intelletto”, cioè con la nostra capacità di comprendere e di acquisire conoscenza. Amare il Signore con l’intelletto è di vitale importanza in questi giorni in cui gli uomini danno tanto risalto all’istruzione.
Se vuoi sapere quello che l’istruzione sta producendo, basta guardarti intorno per scoprirlo. Un intelletto istruito senza Cristo è pericoloso. Una delle cose peggiori che alcune società missionarie hanno fatto è stata quella di andare sul campo di missione e istruire gli indigeni, senza dare loro Cristo, sperando che così essi in qualche modo sarebbero diventati religiosi. Questo procedimento fa più male che bene. Dobbiamo prima dare Cristo alle persone, e solo dopo l’istruzione. Io credo che una mente istruita che ama Dio è una cosa meravigliosa. Ma la mente che diventa intellettuale e non ama Dio è assai pericolosa.
Qualunque sia il grado di abilità intellettuale che possiedi, la cosa migliore che puoi farne è usarla per la gloria di Dio. Forse hai studiato parecchi anni per raggiungere il livello di istruzione che hai. Consacra il tuo intelletto ad amare Dio, e vorrai usarlo unicamente per la Sua gloria.
Con tutte le forze
Infine, dobbiamo “amare Dio con tutte le forze”, cioè con tutte le nostre capacità, più di ogni cosa e di ogni altra persona al mondo. È questa la definizione di un vero discepolo del Signore.
La Scrittura che illustra più chiaramente che cosa significa amare Dio con tutta la nostra capacità è questa: “Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, e la moglie, i fratelli, le sorelle e persino la sua propria vita, non può essere mio discepolo” (Lc. 14:26)
Ho avuto grosse difficoltà con questo versetto quando l’ho scoperto mentre studiavo come diventare un discepolo del Signore. Gesù sta dicendo che chi non odia i suoi parenti più stretti non può essere un suo discepolo.
“Signore, che cosa vuoi dire qui?”, domandai. Cercai il significato della parola greca tradotta “odiare”, e scoprii che è una parola davvero molto forte che significa proprio “odiare”. Interrogai ancora il Signore, e infine compresi molto chiaramente che cosa voleva dire.
Il significato è che il nostro amore per Dio deve essere così grande che, nei suoi confronti, l’amore che nutriamo per la moglie, per i figli e per gli altri nostri familiari è come se fosse odio. Naturalmente non vuol dire che li odiamo, ma che, per quanto li amiamo molto, amiamo Dio molto di più.
Vediamo un’illustrazione di un tale amore nella morte di Gesù sulla croce. Tu credi che Dio amava suo figlio, il Signore Gesù? Ma sulla croce, Gesù gridò: “Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato?” Pensi che in quel momento l’amore di Dio verso suo figlio fosse manifesto? No, piuttosto sembrava che lo odiasse. Ma io credo che il cuore di Dio Padre in cielo soffriva profondamente. Il Suo amore per il Figlio sulla croce non era per niente diminuito in quel momento; ma non appariva. Dio ha così tanto amato il mondo, che ha dato il Suo Figlio per morire di quella morte crudele.
Pochi anni fa, ho fatto un’esperienza in cui è sembrato che non mi curassi della mia famiglia. Dovevo partire per il Giappone, proprio nel periodo in cui la nostra figlia Faith stava per nascere. Era già un po’ in ritardo, e nacque pochi giorni prima della mia partenza. Per me fu molto doloroso partire, ma dopo avere pregato con mia moglie Heather, chiedendo di conoscere la volontà di Dio, convenimmo che partissi nel giorno stabilito.
Quando ritornai, una giovane venne da me e mi disse: “Signor Double, devo chiederti scusa”. “Perché?” le chiesi. “Ti ho criticato – mi disse. – Quando hai lasciato tua moglie, pochi giorni dopo la nascita della bambina, e te ne sei andato per un mese in Giappone, ti ho criticato perché dentro di me pensavo che questo non poteva essere giusto, che Dio non avrebbe mai potuto volere che tu agissi così”. Io le risposi: “Se tu sapessi quanto mi è costato! Ma è stata Heather a volere che andassi, più di quanto lo volessi io, perché lei sapeva che era la volontà di Dio, che Egli mi aveva chiamato a fare quel viaggio”.
Sono convinto che Dio ci sta chiamando a questo tipo di consacrazione.
Nel prossimo capitolo, esamineremo il nostro amore gli uni per gli altri. C’è attualmente una grande enfasi su questo argomento nel Corpo di Cristo. Dobbiamo però stare in guardia, perché, se il diavolo non riesce a frenarci, andrà all’altro estremo e cercherà di spingerci troppo in là. Credo che abbiamo il giusto equilibrio solo quando mettiamo al primo posto il nostro amore per Dio. Dobbiamo fare attenzione a non amarci gli uni gli altri così tanto da dimenticare il nostro amore per Lui. Ricordate che l’amore per Dio non consiste solo in parole, ma è un impegno a ubbidirgli a qualsiasi costo.
Consacriamoci dunque interamente al Signore e impegnamoci ad amarLo con tutto il nostro cuore, con tutta la nostra anima, con tutta la nostra mente e con tutte le nostre forze!
Questo articolo è preso dal suo libro Vita in una nuova dimensione, di cui l’edizione italiana è in preparazione presso le Edizioni Koinonia, Caserta.
Don Double è un evangelista e direttore della “Good News Crusade” con sede in Cornovaglia, Inghilterra. Il suo ministero si svolge principalmente in Gran Bretagna, ma anche in altre nazioni quali Cile, Danimarca, Filippine, Ghana, Pakistan, Uganda, Ungheria e Zimbabwe.