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di Don Double
Per mettere in relazione l’amore verso Dio con l’amore l’uno per l’altro, leggiamo 1° Giovanni 4:20-21: “Se uno dice: Io amo Dio, ma odia suo fratello, è bugiardo; perché chi non ama suo fratello che ha visto, non può amare Dio che non ha visto. Questo è il comandamento che abbiamo ricevuto da lui: che chi ama Dio ami anche suo fratello”.
Dobbiamo capire che c’è un chiaro collegamento tra amare Dio e amare i nostri fratelli. Ci sono delle persone che mancano completamente di equilibrio in questo campo. Essi diranno: “Ah, sì, io amo il Signore. Ma non riesco a sopportare la sorella Bianchi, perciò mi siedo lontano da lei la domenica. Ed esco dall’altra porta per non essere costretto a salutarla”.
Non puoi amare Dio, il quale non vedi, se non ami il fratello o la sorella che vedi. Se t’illudi di farlo, sei un ipocrita.
In Giovanni 13:34-35, è scritto: “Io vi do un nuovo comandamento che vi amiate gli uni gli altri. Come io vi ho amati, anche voi amatevi gli uni gli altri. Da questo conosceranno tutti che siete miei discepoli, se avete amore gli uni per gli altri”.
Vi prego di notare che non sta scritto che sarà noto come discepolo di Cristo chi predica l’amore, prega per l’amore, canta dell’amore, o lo considera come una delle dottrine più importanti. No, dice molto chiaramente che siamo Suoi discepoli unicamente se abbiamo amore gli uni per gli altri.
Io credo che ci sono delle coppie nelle nostre chiese che non hanno questo tipo di amore l’uno per l’altro. Il marito non darebbe la sua vita per la moglie, e neanche la moglie per il marito.
Se tu sei un giovane e speri di sposarti, assicurati di non sposare una persona per la quale non saresti pronto a morire. Esamina il tuo amore e chiediti: “È questo tipo di amore? È qualcosa per cui sarei pronto a soffrire, se necessario?”
Impegno
Quando stai davanti al ministro e pronunci le promesse matrimoniali, prometti di amare il tuo coniuge nella buona e nella cattiva sorte, nella salute e nell’infermità. Credo che questo vuol dire essere pronti a dare la propria vita per l’altro.
Non sposi quell’altra persona per ciò che puoi ricavarne; lo fai perché sei pronto a dare la tua vita per essa. È questo il genere d’amore che dura e che funziona oggi. Ed è questo il genere d’amore che i membri del Corpo di Cristo dovrebbero avere gli uni per gli altri.
L’amore è un impegno. Esso contiene il rispetto e la fiducia. Non basta averlo soltanto come dottrina o che ci sia predicato. Io credo che l’impegno e la sottomissione reciproca obbliga due persone nel Corpo di Cristo ad amarsi d’un amore divino messo in loro dallo Spirito Santo (Rom. 5:5).
Tale qualità di impegno e di amore reciproco fu esemplificato nell’Antico Testamento dalla relazione tra Davide e Gionathan, figlio del re Saul. Gionathan stabilì un patto tra le loro famiglie perché “l’amava come l’anima propria” (1° Sam. 20:17). E quando Saul per invidia tentò di far uccidere Davide, l’impegno di amore di Gionathan rimase. Egli disse a Davide: “L’Eterno sia testimone fra me e te e fra la mia progenie e la progenie tua, in perpetuo” (1° Sam. 20:42). Gionathan era pronto a dare la sua vita per Davide: proprio quel genere di amore che Gesù stesso ha detto essere il migliore: “Nessuno ha amore più grande che quello di dare la sua vita per i suoi amici” (Giov. 15:13).
Io posso impegnarmi con qualcuno che so che ama me. Quando mi ama, non c’è problema. So che Dio mi ama, perciò posso affidarGli la mia vita; posso fidarmi di Lui per tutto ciò che mi necessita; posso avere fiducia in Lui per la mia famiglia, per i miei beni, per i miei spostamenti.
È la stessa cosa per quel che riguarda l’impegno e la sottomissione reciproca, perché posso fidarmi di coloro con i quali sono impegnato. Se so che qualcuno mi ama, allora posso gettare giù la mia vita e dire: “Sono impegnato con te, mio fratello, mia sorella”. E so che queste persone saranno fedeli e leali nell’amore.
Dio oggi sta chiamando il Corpo di Cristo a questo tipo di amore. Abbiamo bisogno gli uni degli altri. Non possiamo fare a meno l’uno dell’altro.
Ci sono dei fratelli con i quali sono impegnato ma che vedo molto raramente; talvolta solo una o due volte l’anno. Ma, quando ci incontriamo e ci salutiamo con un santo abbraccio, è in qualche modo come il ritorno a casa di un amato parente da lungo tempo assente, perché facciamo parte l’uno dell’altro.
Il Corpo di Cristo non è soltanto una collezione di individui che vanno in giro a fare ognuno come gli pare. Le membra di Cristo sono membra di un corpo, e devono essere impegnati e sottomessi l’uno all’altro nell’amore reciproco.
Compassione, non comprensione
È bene rendersi conto che l’amore è molto più che la comprensione per i dolori degli altri. Infatti, credo che la semplice comprensione può facilmente sfociare nel peccato. Essa dice: “Che peccato, sono proprio spiacente di sapere questo, signora Verdi. Dunque, ci vediamo la settimana prossima”. Questo non ha assolutamente niente a che fare con l’amore di Dio.
Amare un fratello o una sorella significa avere compassione. Ora, c’è un’enorme differenza tra comprensione e compassione. La compassione è l’amore di Dio che stende la mano per fare qualcosa. La compassione dice: “Sorella Verdi, mi dispiace, e voglio aiutarti. Possiamo pregare insieme? Posso fare qualcosa? Posso andare a fare la spesa per te?” La compassione si fa carico della situazione e agisce.
Gesù fu mosso a compassione durante il suo ministero. Si faceva carico dei bisogni dell’umanità, dei problemi della persone nelle loro case.
Una volta egli vide una donna avvicinarsi per la strada, seguendo una bara in cui era l’unico suo figlio. Era vedova e non aveva nessun altro sostegno. Non c’era allora la previdenza sociale, non poteva andare all’ufficio di assistenza e prendere una pensione. Gesù stese la mano e disse: “Fermi! Aprite la bara”. Poi fece ritornare in vita quel morto. Ecco l’amore e la compassione! Egli fece qualcosa per risolvere la situazione.
Chiediti: “Ho compassione per il mio vicino di casa? Mi impegnerei a suo favore?” Questo è il significato di amarci come Cristo ci ha amati, dando la nostra vita per gli altri.
Amare = dare
1° Giovanni 3:17-19 ci dice: “Ma se qualcuno possiede dei beni di questo mondo e vede suo fratello nel bisogno e non lo aiuta, come potrebbe l’amore di Dio essere in lui? Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma con i fatti e in verità. Da questo conosceremo che siamo della verità e renderemo sicuri i nostri cuori davanti a lui”. Non è meraviglioso questo?
Se abbiamo dei beni di questo mondo, qualcosa nel nostro possesso, che sia la fede in Dio per operare un miracolo per quella persona oppure un bene materiale, denaro, un aiuto di qualunque genere, e lo tratteniamo, limitandoci a dire: “Sì, ti voglio bene”, chiudendo il nostro cuore alla compassione, la Bibbia dice che non siamo della verità.
Dobbiamo amare “con i fatti e in verità”. La parola “verità” significa “realtà”. L’amore di Dio è reale. Alleluia! Ve lo assicuro, dovunque è l’amore di Dio, lo puoi sentire. Se entro in una casa come ospite, e l’amore di Dio è lì, lo posso sentire entro pochi secondi dopo essere entrato per la porta.
Amare vuol dire dare. Spesso citiamo Luca 6:38: “Date, e vi sarà dato …” con riferimento alle finanze; ma questo è solo un aspetto. Questo è un’immagine dell’amore. L’amore dà continuamente. Io credo che dobbiamo vivere per dare, e nel dare, riceviamo anche.
C’è qualcuno che si sente solo? Non c’è assolutamente bisogno di sentirsi soli. Comincia semplicemente ad amare la gente! Comincia a dare il tuo amore, e che cosa succederà? Anche gli altri cominceranno ad amare te.
Lasciarsi amare
Una delle cose più tristi è vedere persone che sembrano incapaci di ricevere l’amore. Abbraccio certe persone, e a giudicare dalla reazione è come se abbracciassi un albero. Esse si chiudono dietro uno scudo difensivo: non riescono a ricevere l’affetto.
Ho visto delle persone che, dopo aver ricevuto preghiere e consiglio, hanno cominciato a spezzarsi, sentendo l’amore di Dio. A volte, tutto quello di cui ha bisogno è che qualcuno le si metta le braccia attorno e le dia un grande e santo abbraccio, in modo che senta l’amore di Dio che fluisce da quella persona. Il gesto spezza la ribellione e il risentimento, l’amarezza e i problemi nella sua vita.
La Bibbia dice a proposito del Vangelo: “… come potranno sentirne parlare, se non c’è chi predichi?” (Rom. 1:14). Analogamente, potremmo dire: “Come sentiranno l’amore, se non c’è chi li ami?” Tu non sei chiamato soltanto ad essere uno che conosce le Scritture piuttosto bene. Dio ha bisogno di te per poter amare gli altri per mezzo tuo. Egli non ha mani se non le tue mani; non ha piedi se non i tuoi piedi. Lascia che l’amore di Dio si comunichi; comincia ad amare in questa maniera.
Ma alcuni cristiani sono legati da timori. Essi dicono: “Ma se comincio ad amare la gente in questa maniera, che succederà? Come posso espormi in quel modo?”
È vero che, quando cominci ad amare qualcuno, cominci anche ad esporti, a renderti vulnerabile. Ma “nell’amore non c’è paura; anzi, l’amore perfetto caccia via la paura” (1° Giov. 4:18). Lascia che l’amore di Dio ti riempia il cuore. Lascia che l’amore di Dio scorra verso gli altri, e le paure scompariranno.
Quando ci si ama reciprocamente, è un sentimento meraviglioso. Ci sono alcune persone alle quali potrei esporre tutto il mio cuore. Potrei far loro conoscere ogni segreto che ho, perché mi amano ed io le amo. Non c’è paura nel nostro rapporto. E so che, se dovessi fare qualcosa di fortemente e gravemente sbagliato, ci sono delle persone da cui potrei andare e dirglielo. So che la prima cosa che farebbero sarebbe di perdonarmi e darsi da fare per rimettermi a posto. Ecco il tipo di amico che ci vuole! Tutti noi abbiamo bisogno di questo genere di amici nel Corpo di Cristo.
Amare i nemici
Un altro aspetto dell’amore verso gli altri ci è dato in Matteo 5:44: “Amate i vostri nemici”. Che cosa straordinaria! Uno dei motivi per cui abbiamo dei nemici è per poterli amare!
Ora, per quel che mi riguarda, non ho nemici; ma ci sono delle persone che mi sono ostili. Sono lì, cercano sempre di creare complicazioni e di mettere un bastone tra le ruote. Se riescono a distruggerti, lo faranno. Forse non con le azioni, ma con le parole. Ma noi dobbiamo amare i nostri nemici: amarli fino a sconfiggerli! Dobbiamo distruggere il loro malanimo con l’amore. In altre parole, amarli tanto da desiderarli come amici, fino a che non ce la fanno più ad esserti nemici.
Amarezza e risentimento
Molti anni fa, quando ero da poco convertito, sono entrato in casa mia e mi sono trovato di fronte una situazione in cui avrei potuto facilmente commettere un omicidio. Ma, in quel momento, Dio mi ha riempito il cuore della Sua grazia e del Suo amore, e mi sono avvicinato all’uomo che mi aveva fatto il torto, l’ho abbracciato e l’ho baciato.
La mia azione non ha avuto nessun effetto evidente sulla situazione in quel momento. Certamente non ha cambiato le circostanze. Ma negli ultimi anni, Dio mi ha fatto capire che, amando il mio nemico, mi sono salvato dall’amarezza e dal risentimento e da molti problemi che si sarebbero potuti verificare nella mia vita, se non avessi consentito all’amore di Dio di esprimersi attraverso di me.
È importante amare i tuoi nemici a motivo di ciò che questo fa per te. Così facendo, resterai libero nell’amore di Dio. Sarai difeso da molti problemi e talvolta anche dall’infermità, perché molte malattie sono causate da risentimenti e amarezze che le persone tengono dentro di sé. E soprattutto, ti farà restare nel giusto rapporto con Dio.
Paolo, scrivendo ai Romani, dice loro la stessa cosa: “Non fate le vostre vendette miei cari, ma cedete il posto all’ira di Dio; poiché sta scritto: «A me la vendetta; io darò la retribuzione», dice il Signore. Anzi, se il tuo nemico ha fame, dagli da mangiare; se ha sete, dagli da bere; poiché, facendo così, tu radunerai dei carboni accesi sul suo capo. Non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il bene” (Rom. 12:19-21).
Nel Sermone sul Monte, Gesù espresse la stessa verità in un altro modo: “Benedite coloro che vi maledicono”. Un altro modo di amare i tuoi nemici è dunque di benedirli.
Se scopri che qualcuno si è stabilito come tuo nemico, non cominciare a combattere contro di lui, dicendo: “Glielo farò vedere io!”. Piuttosto, mettiti in ginocchio e prega per lui. E il modo di pregare per quel tipo di persona è: “Signore, ti prego di benedirlo, così come hai benedetto me”. Questo consente al Signore di ministrare al tuo nemico come vuole Lui. Ecco come bisogna amare i propri nemici.
Amare quelli che ti fanno del male
Alcune persone sono state profondamente ferite dagli altri. Dio sa tutto di queste ferite. Gli altri sono stati crudeli e cattivi, ma lo stesso, per il tuo bene … amali! “L’amore non viene mai meno”. L’amore manterrà viva la benedizione di Dio nella tua vita.
In Proverbi 10:12 è scritto: “L’amore copre ogni fallo”. L’amore non va in giro a mettere in evidenza i peccati degli altri. L’amore non espone in pubblico i panni sporchi degli altri. L’amore copre.
Se vedi un fratello scoperto in qualche colpa, che fai? Prendi il telefono per informarne il pastore? No; vai da quella persona e, con spirito di mansuetudine, lo rialzi (Gal. 6:1). Ecco l’amore.
Una delle cose peggiori mi capita di sentire è quando le mogli vengono da me a criticare i mariti e mettere in luce i loro difetti, raccontandomi come sono cattivi e deboli, un fallimento completo. Questo mi fa sentire male dentro di me. Chi ama il proprio coniuge, lo copre. Ciascuno di voi dovrebbe dire di avere la moglie migliore, il marito migliore di questo mondo. Credo che questo è importante.
Amare i perduti
Infine, leggiamo in 2° Corinzi 5:14-15: “Infatti l’amore di Cristo ci costringe, perché siamo giunti a questa conclusione: che uno solo morì per tutti, quindi tutti morirono; e che egli morì per tutti, affinché quelli che vivono non vivano più per se stessi, ma per colui che è morto e risuscitato per loro”.
Alleluia! L’amore di Dio ci costringe ad amare coloro per i quali Cristo è morto: le persone perdute e moribonde di questo mondo.
Una delle cose che mi preoccupano nel Corpo di Cristo è la mancanza di interesse per raggiungere le moltitudini che vanno alla perdizione e un’eternità nell’inferno. Dobbiamo mantenere un equilibrio. Non andiamo a un estremo. Amiamo Dio, amiamoci l’un l’altro, amiamo le nostre famiglie, ma amiamo anche i perduti che sono là fuori in un mondo che perisce.
Dico questo con tutto il cuore: se il nostro amore non va oltre il recinto, per così dire, che circonda il nostro accampamento, allora è un fallimento. Se l’amore che Dio ha versato su di noi non torna a casa dai nostri vicini e i nostri amici, ai nostri compagni di lavoro e ai nostri parenti per toccarli per Gesù, allora abbiamo mancato il bersaglio. Ho spesso detto: “Se non posso conquistare delle anime per Cristo, allora preferisco morire e andare subito in Paradiso”. Ed è vero!
La sera in cui mi sono convertito a Cristo, quando mi è stato presentato il Signore Gesù dal suo servo, Vic Ramsey, sono stato pieno di entusiasmo. Ho sentito dei brividi in tutto il corpo. Ero perdonato! Mi sentivo come se fossero state fatte le pulizie generali dentro di me. Oh, come mi sentivo bene! E ho scoperto che ogni volta che conduco un’anima a Gesù Cristo, sento lo stesso brivido.
Alleluia! Le lacrime mi hanno bagnato il viso quando ho ricevuto Gesù, e questo succede spesso ancora quando vedo le anime venire a Cristo e accoglierLo come loro Salvatore.
Quando sto davanti a migliaia di persone a Dar es Salaam in Tanzania, come ho fatto varie volte, per predicare loro il Vangelo, e vedo musulmani, in lacrime, cadere a terra quando si piegano per accettare Gesù come loro Salvatore; vi dico che sento lo stesso brivido che ho sentito quella sera in cui sono stato salvato.
Come è preziosa un’anima umana, così preziosa che Dio ha dato il suo unico Figlio a morire per noi! Dio ha dato tutto ciò che aveva per l’umanità perduta, che comprende me e te. E se Egli ha fatto tanto per me, non penso di poter dare di meno per coloro che vivono intorno a me.
Dobbiamo andare e dire loro che Dio li ama. Abbiamo bisogno noi stessi dell’amore di Giovanni 3:16. Il nostro amore deve esprimersi nel comunicare il Signore Gesù Cristo al mondo: non una dottrina, non una denominazione, non qualcosa di formale o un regolamento, ma una Persona, il Signore Gesù.
Credo che il mondo intero sta cercando ciò che io ho. Forse non lo sa nominare; forse non si rende conto di quello che sta cercando, ma tutti, in fondo, cercano la soddisfazione e lo scopo della vita. Tutti cercano qualcosa che abbiamo noi che conosciamo Gesù. Diamoglielo, nell’amore di Dio!
Come farlo? Nessun brano ce lo dice più chiaro di quel meraviglioso capitolo sull’amore nella Parola di Dio, 1° Corinzi cap. 13. Citiamo da una parafrasi fatta da un missionario in India. Si intitola: “Un amore che conquista il cuore”. Chiediti se questa è una descrizione di te oppure no:
- Se ho un linguaggio perfetto, e parlo come un grande maestro, e non ho la padronanza di quell’amore che conquista il cuore, non sono niente. Se ho decorazioni e diplomi e sono esperto dei metodi più aggiornati, ma non ho il tocco di un amore comprensivo, non sono niente …
- Se ho ogni fede e grandi ideali e magnifici progetti e meravigliose visioni, ma non ho l’amore che suda e che sanguina e piange e prega e supplica, non sono niente.
- Se abbandono ogni possibilità di carriera e, lasciando casa, amici e comodità, mi dedico al sacrificio evidente di un lavoro missionario, e divento amaro ed egoista con le irritazioni quotidiane e gli insulti personali che toccano al missionario; e anche se do il corpo a consumarsi nel caldo, nel sudore e nella muffa d’India o di qualche altro campo missionario; se non ho l’amore che cede i suoi diritti, il suo prezioso tempo libero e i suoi cari progetti, non sono niente, niente, niente. La virtù ha cessato di venire da me.
- Se sono capace di sanare ogni infermità e ogni malattia, ma ferisco i cuori e le sensibilità per mancanza di amore, non sono niente.
- Se scrivo libri e pubblico articoli che entusiasmano il mondo, ma non esprimo il messaggio della croce nel linguaggio dell’amore, non sono niente, niente, niente.
Le più grandi parole d’amore mai pronunciate su questa terra furono dette dal Figlio di Dio, il Signore Gesù Cristo, sulla croce. “Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno” (Luca 23:34).
Parole simili furono echeggiate da un essere umano, perfettamente uguale a me e a te, che sentiva esattamente lo stesso genere di dolore: il martire Stefano. Mentre scagliavano quelle pietre contro il suo corpo, Dio aprì i cieli e Stefano vide Gesù. Quando Lo vide, egli esclamò: “Signore, non imputare loro questo peccato” (Atti 7:60). In altre parole, “Signore, perdona loro”.
Romani 5:5 ci dice: “L’amore di Dio è stato sparso nei nostri cuori mediante lo Spirito Santo che ci è stato dato”. Questo è il solo modo in cui possiamo amare le persone: lasciare che lo Spirito Santo abbia il sopravvento nella nostra vita.
Se noi faremo la nostra parte nel cedere l’intero nostro essere a Lui, Egli produrrà lo squisito frutto dell’amore in misura sovrabbondante.